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Autore: reina86    06/06/2012    10 recensioni
Una passione appena nata riesce a cancellare una storia lunga anni. Non sempre la vita va secondo i nostri piani e non sempre la scelta più facile è la migliore da seguire. Breve racconto sulle ultime vicende legate alla relazione di Yamcha e Bulma e di come la loro storia possa essere finita definitivamente attraverso un mio personale pensiero notturno.
Buona lettura, Reina.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti cari lettori, oggi Morfeo non vuole proprio saperne di me e allora eccovi una one shot, che di breve non ha proprio nulla, ma spero che vogliate perdonarmi.

In attesa del mio prossimo aggiornamento di “Credere nel futuro”, mi auguro che questa storia possa tenervi compagnia, ringraziando anticipatamente chiunque vorrà lasciarmi una recensione o semplicemente qualche opinione.

Buona lettura, Reina.

 

Una brava ragazza non butta all'aria cosi in poco tempo tanti anni d'amore per una persona arrivata all'ultimo momento...

Una donna sensata e intelligente non può decidere all'improvviso senza prima fare una lista dettagliata dei pro e dei contro...

Una ragazza razionale non deve e non può farsi trasportare cosi velocemente dagli eventi e soprattutto dalle emozioni...

 

Non può farsi prendere in qualsiasi momento della giornata, qualsiasi cosa stesse facendo, solo per soddisfare le voglie malsane di un uomo che nemmeno sapeva cosa fossero i sentimenti e le emozioni.

 

Non poteva andare avanti in quel modo...

 

Non era giusto per lei, non era giusto per Yamcha, non era giusto nei confronti dei suoi amici di sempre e soprattutto di Goku...

 

Eppure quelle mani calde e possenti avevano il potere di farle dimenticare anche il suo nome, di mettere a tacere anche l'ultimo barlume di quella coscienza che a volte riaffiorava nella sua anima mentre l'accoglieva dentro di lei con una passione che non avrebbe mai potuto immaginare pur volendo.

 

Quello sguardo caldo e attento, quella bocca semiaperta pronta ad accogliere i sospiri di lei che si perdeva tra le sue braccia e che la cingevano protettive e violente allo stesso tempo.

Quel desiderio che cresceva in lei anche solo guardandolo, anche quando durante il giorno la ignorava completamente per poi prenderla quando tutto il mondo taceva e rimaneva solo la voglia in entrambi di fondersi insieme in un unico essere.

 

Paura, eccitazione, voglia di urlare il suo nome e contemporaneamente voglia di scacciarlo via dal suo cuore prima ancora che da casa sua.

 

Perché si era messa in quella situazione, perché doveva essere sempre cosi impulsiva e pazza pur sapendo di andare incontro a qualcosa che non poteva controllare come aveva sempre fatto nella sua vita?

 

Anche allora tra quei pensieri, c'erano la sua voce e le sue mani, le sue carezze e i suoi modi bruschi di prenderla che lei accettava senza nemmeno fiatare; subiva impunemente senza controbattere e la cosa peggiore era che a lei piaceva cosi, piaceva quel suo modo di fare.

 

Passava ore a pensare come sarebbe stato il suo prossimo approccio, il suo prossimo modo di prenderla e magari farla godere mettendole la mano sulla bocca, cosi da non farla fiatare, da tenere quel piacere che cresceva lento dentro di sé fino a dilaniarla e sperare che anche lui, preso dalla passione, mettesse fine a quel supplizio, a quelle spinte che si facevano sempre più violente ed energiche.

 

Lo aveva capito che in quei momenti di piacere, ogni suo respiro e ogni sua semplice

parola di passione gli faceva perdere il controllo di sé stesso, e a volte approfittava di questa sua debolezza umana sussurrandogli qualsiasi cosa le venisse in mente e accarezzando quel corpo inviolabile per il resto di tutti gli esseri viventi.

 

Era pur sempre una donna maliziosa e sicura di sé, e il fatto di essere stata scelta da un principe, da un uomo cosi potente e infallibile, e perché no, da uno cinico e bastardo conquistatore di pianeti, non era altro che un afrodisiaco in quella mente ormai offuscata dal suo fascino e dal suo modo di fare.

 

Dio, quanto era persa di quel Vegeta...

 

Aveva perso il senno, aveva perso qualsiasi freno inibitore, tanto da ritrovarsi a volte a sfiorarsi con le sue stesse mani i seni e le cosce, ogni qual vota lui era lontano per i suoi allenamenti, mentre la sua voglia come un fiume in piena dentro di lei, cresceva e superava la sua razionalità.

 

Doveva smetterla, doveva farlo, doveva e basta...

 

Non era giusto però, lei voleva amarlo, voleva dargli tutto, qualsiasi cosa le avesse chiesto anche a costo di star male, lei glielo avrebbe dato, perché avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa solo per paura di soffrire?

Lei lo voleva e basta, non doveva demordere, e poi era abbastanza sicura di cedere subito a quella tentazione, pur armandosi di qualsiasi tipo di buone intenzioni lui avrebbe di certo vinto.

 

La sua voce e le sua mani, i suoi modi rudi e violenti, quel sorriso sghembo che faceva crollare quelle mura difensive erette solo per non cadere tra le sue braccia; aveva ragione sua madre, troppo bello, troppo intelligente, troppo tutto...

Ormai era dentro la sua testa come un pensiero perenne e cosa peggiore, era stato il suo cuore ad essere preso in ostaggio da quel bastardo di un sayan, ed era quello a farle più male.

 

Ogni livido, ogni morso, ogni singola e violenta spinta dentro di lei, tutto le ricordava ciò a cui stava rinunciando della sua precedente vita, e non le dispiaceva per nulla...

Cosa poteva aspettarsi da un principe di una stirpe maledetta e perduta, da un uomo mosso da violenza e sete di vendetta?

E in tutto questo c'era lui, Yamcha e la loro storia d'amore, gli anni trascorsi insieme e le avventure che costellarono la loro gioventù, cosi lontani nel tempo e dalla sua mente...

 

A lui voleva bene, a lui teneva davvero, ma nello stesso modo in cui teneva a Goku o a Crilin, quel sentimento che lei credeva d'amore si era lentamente trasformato solo in affetto e pura amicizia, niente di più, e quello era stato il reale problema, il nocciolo della questione.

 

Il non amare più Yamcha l'aveva avvicinata a Vegeta, o era stato il principe dei sayan ad insinuarsi nel suo cuore prima ancora che quel sentimento finisse per sempre?

 

Come avrebbe voluto che Yamcha fosse stato davvero il suo principe azzurro, come avrebbe voluto poter avere una famiglia con lui prima di incontrare quell'animale da guerra a cui ormai andava tutta la sua stima, si perché Vegeta era un'altra cosa, lontano anni luce da tutti gli uomini che aveva conosciuto, anche di Goku pur essendo anch'egli un sayan...

 

Lui era un principe, aveva un'educazione ed una cultura degna del titolo di cui tanto si vantava ogni giorno, lui era il massimo a cui qualsiasi donna potesse aspirare e dentro di sé sapeva di aver fatto la scelta più giusta, anche a costo di farsi del male, avrebbe continuato a camminare su quella china pericolosa, ormai era dentro la sua ragnatela e non voleva uscirne davvero.

 

Di nuovo la sua bocca e il suo morderla fino a farla sanguinare, quella lingua che si insinuava nei luoghi più proibiti, senza pudore o vergogna di nulla.

Sembrava argilla tra le sue mani, quelle mani che le tenevano bloccati i polsi per impedire che potesse muoversi o dimenarsi più di tanto.

 

A volte si sentiva come una delle sue vittime, presa da quella forza bruta che le impediva di fare tutto quello che avrebbe voluto fargli sentire, si perché voleva ricambiare quei sospiri, voleva fargli sentire qualcosa di diverso dalla semplice penetrazione.

Voleva che lui sentisse la sua pelle morbida e profumata su di sé, che potesse accarezzarla e prendere atto di quanto potesse farlo godere se solo lui glielo avesse permesso.

 

Lo avrebbe fatto, lo avrebbe ammansito e allora lei lo avrebbe fatto impazzire di piacere, l'avrebbe cercata più di quanto già non facesse, e allora avrebbe avuto la vittoria in pugno, avrebbe ottenuto non solo il suo corpo ma anche la sua mente, il suo cuore no, quello era troppo anche per lei cosi ambiziosa e furba.

 

E poi d'un tratto il timido bussare di una porta le fece rinvenire da quei loschi pensieri portandola al presente.

Era Yamcha che lentamente aprì la porta, scoprendola sola e rossa in viso, lui naturalmente non poteva attribuire quei pensieri al sayan o almeno non ancora...

Stupido per lei pensare e soprattutto sperare che fosse Vegeta, lui che di solito pretendeva senza mai chiedere il permesso, non avrebbe mai bussato ad una porta, a maggior ragione quando già sapeva che dietro quelle mura c'era lei, l'oggetto del suo desiderio sessuale.

 

Si ricompose sperando che Yamcha non si accorgesse dei suoi pensieri, e si avvicinò a lui in modo molto tranquillo e normale, come se le emozioni appena ricordate avessero lasciato la sua mente per sempre; doveva farlo non voleva fargli del male, sapeva di sbagliare gestendo la loro relazione in quel modo, e anche se il suo compagno non era il più affidabile degli uomini, lei non avrebbe dovuto ricambiare i suoi tradimenti con la stessa moneta, non erano questi i suoi piani.

 

Si sa però che nella vita i programmi cambiano, e il più delle volte stravolti da sentimenti cosi mutevoli e passionali da cambiare anche la più razionale delle scienziate.

 

Sarai stanco dopo tutto quell'allenamento, vado a prepararti qualcosa da mangiare”.

 

Due passi, riuscì a fare solo quelli prima che una mano forte le bloccasse il polso costringendola a rimanere ferma sul posto.

Confusa e stranita, non riuscì a fare altro che aspettare la sua prossima mossa, convinta che in lui qualcosa fosse cambiato.

La trascinò a sé stringendola forte e togliendole il fiato, lei dal suo canto aspettava spaventata quale sarebbe stato il suo destino, non aveva il coraggio di parlare, non aveva il coraggio di fare altro, a mala pena riusciva a zittire il cuore che le batteva all'impazzata tradendone la calma apparente.

 

La scostò da sé e dopo averla guardata brevemente negli occhi, la sua bocca attaccò quella della ragazza con una violenza inaudita, e mentre una delle sue mani premeva contro la sua nuca per impedirle di allontanarsi, l'altra le strappava l'orlo della maglietta per scoprire appena i suoi seni candidi.

Ormai erano chiare quali fossero le sue intenzioni, e mentre lui continuava e baciarla e a toccarla, lei non poteva fare altro che piangere sommessamente e pensare che dopo tutto avrebbe dovuto meritare quella sofferenza.

 

Yamcha non era certo stato fedele o il migliore dei compagni, ma non era stupido, aveva intuito la situazione ed ora ci sarebbe stato il fatidico momento della verità, se avesse avuto il coraggio di parlare prima, forse non si sarebbe cacciata in quella situazione.

 

Quando la mano di lui si fece più indagatrice e maliziosa, insinuandosi tra le sue gambe serrate, non fece altro se non allontanarlo violentemente; raccogliendo tutte le forze che aveva in corpo lo scacciò come non aveva mai fatto in vita sua.

 

Fu in quel preciso istante che capì di amare Vegeta, quell'uomo che spesso l'aveva presa con la stessa foga e prepotenza, non aveva mai osato farle del male, e riflettendoci su, non doveva essere stato nemmeno facile per un guerriero di quel livello, fare attenzione a non ferire una stupida e debole terrestre come lei.

 

Non capiva perfettamente perché Yamcha lo avesse fatto, forse voleva punirla o peggio ancora violentarla, non poteva nemmeno pensare a quello che sarebbe successo nella sua stanza se lo avesse lasciato fare...

 

Piangeva ancora di più disperata al solo pensiero di subire violenza dall'uomo che una volta aveva amato e a cui voleva ancora bene nonostante tutto, eppure stava davvero per accedere.

 

Dimmi solo perché ed io ti lascerò andare per sempre, te lo giuro”.

 

Lui aveva capito o anche solo semplicemente intuito quello che stava accadendo in quella casa che per anni aveva considerato come la propria.

Un silenzio innaturale ricoprì la stanza che era avvolta soltanto da qualche flebile raggio lunare che disegnava sulle pareti strani disegni innaturali.

Lei non si mosse di una virgola, non sapeva cosa dire, non sapeva come spiegare i suoi sentimenti, nessuna l'avrebbe compresa, figuriamoci lui...

 

Dimmi perché amare o anche peggio solo scopare un alieno omicida, un pazzo capace solo di ammazzare e fare stragi. Tempo fa ci ha ammazzati tutti guardandoci negli occhi, ha seminato il panico in tanti cuori, compreso il tuo che ancora batteva per me. Dimmi perché mandare a puttane una vita insieme per un idiota che si sta solo approfittando di te, perché sappilo, lui ti lascerà, lui ti abbandonerà e non sarà lì per te ogni volta che i tuoi istinti infantili usciranno fuori cosi come ho fatto io stupida donna viziata”.

 

Ancora silenzio, ancora buio e ancora confusione...

Cosa dirgli, come spiegarlo, come fargli capire che non era un semplice capriccio?

 

Dammi un motivo per rimanere, uno solo ed io dimenticherò tutto, però ti prego dimmi il perché”.

 

Piangeva disperata, nessuna parola usciva dalla sua bocca, copriva il seno ormai scoperto, indietreggiava spaventata dalla furia di Yamcha.

Voleva uscire da quella stanza, voleva evitare quella situazione, la stava mettendo di fronte alla dura realtà e anche se sapeva che quel confronto prima o poi avrebbe avuto luogo, non voleva accadesse in quel modo, non con tutta quella violenza e con tutto quel risentimento.

Non c'è mai stato un buon modo per lasciare qualcuno e mai sarebbe esistito, ma quella serata aveva dell'incredibile anche per lei che era abituata alle avventure più strane.

 

Ti prego Yamcha calmati, non essere arrabbiato, io...”

 

Arrabbiato, tu pensi che io sia arrabbiato... no Bulma, ti sbagli. Sono sconvolto e deluso, e la cosa peggiore è che tu non mi degni nemmeno di una minima spiegazione. Vorrei amarti, buttarti su quel letto e farti ricordare il motivo per cui siamo stati insieme per tutto questo tempo; entrarti dentro come una volta e fare uscire da te il ricordo di quell'orribile mostro, ma non lo farò, non ne ho il coraggio, non dopo aver visto come lo guardi”.

 

Mise una mano sul viso, cominciava a piangere anche lui, silenziosamente e amaramente...

Un pianto che celava rimorsi e rimpianti...

Rimorso di non averle mai detto abbastanza quanto fosse intelligente, bella e soprattutto quanto l'avesse amata in tutti i loro anni insieme.

Rimpianto di averla tradita più volte, perché era un vile e si sentiva sempre inferiore a quella donna che di comune non aveva assolutamente nulla, nemmeno fisicamente.

Con le altre si mostrava grande e forte, ma con lei ormai non aveva più nulla a che fare...

 

Voleva perdersi ancora in quel blu che non avrebbe trovato nemmeno negli oceani più profondi, voleva ancora quella casa e quell'affetto che gli avevano dato i suoi genitori fin dal primo momento in cui li aveva conosciuti, ma soprattutto voleva lei...

Lei che aveva scelto un altro, lei che ora non riusciva a degnarlo di una risposta, voleva lei e niente più...

 

Ti prego dimmi perché...”

 

Non sapeva cosa dire, non sapeva come spiegare quel sentimento nuovo e pauroso al tempo stesso, e poi d'un tratto poche parole illuminarono il buio di quella stanza, parole che entrarono nel cuore di Yamcha con la stessa facilità con cui si riesce a respirare dopo un violento colpo allo stomaco.

 

Tu non sei lui Yamcha, e non lo sarai mai”.

 

Colpito e affondato, voleva quella spiegazione e l'aveva avuta.

Con quelle parole le avrebbe detto addio, avrebbe abbandonato quella casa e i suoi affetti, avrebbe lasciato una volta per tutte i suoi occhi e le avventure trascorse insieme, un giorno forse sarebbe riuscito di nuovo a guardala e a sorridere con lei, ma non quel giorno, non con il suo orgoglio ferito.

 

Addio Bulma e buona fortuna”.

 

Si avvicinò a lei stampandole un veloce ma intenso bacio sulla guancia, chiuse la porta dietro di sé non voltandosi ancora una volta per guardarla.

La sua storia con Yamcha era finita per sempre, doveva ritenersi libera oppure no, quello non era certo il momento adatto per pensare a certe cose...

 

Dalla finestra le candide tende si mossero lentamente, peccato che quella sera non ci fosse un alito di vento che potesse muovere una sola foglia.

Allora lei capì, lei solo poteva comprenderlo, lei che ormai era innamorata di quel cuore di ghiaccio, lo aveva silenziosamente ringraziato.

Quella sera non sarebbe andato a trovarla, non avrebbero passato la notte insieme come spesso facevano.

Bulma sospettava che avesse ascoltato tutto e che l'avrebbe lasciata in pace per quella notte.

 

L'avrebbe lasciata a riflettere e a ricordare il perché di quella fine ed il perché del suo inizio con lui che di umano non aveva un bel niente.

Per quanto dicesse di essere un insensibile, lei gli aveva letto l'animo, lo aveva compreso meglio di chiunque altro, i suoi occhi non mentivano, quell'aggressività era solo un'arma di difesa che aveva saputo abbattere con le sue deboli forze umane.

 

Era convinta che stesse facendo la scelta più giusta, il cuore non le avrebbe mentito, forse avrebbe sofferto anzi ne era certa, ma avrebbe sopportato tutto per lui, lo amava già e lo aveva capito da poco.

Si addormentò in quell'enorme letto stavolta da sola, senza il suo corpo a scaldarle l'anima; era felice doveva esserlo per forza, aveva sofferto troppo ed era giunta per lei l'ora di sorridere e andare avanti.

 

Era sicura di ciò che aveva detto e pensato, Yamcha non era come lui, nessuno lo sarebbe mai stato, nessuno...

 

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