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Autore: Ili91    06/06/2012    2 recensioni
[Yukimura/Kano, Misaki/Usui (accennata)]
Questa one-shot ha partecipato al contest "Prompt e amore: cosa volete di più?" indetto da Akira Haru Potter sul forum di Efp e si è classificata quarta.
Un pomeriggio, dopo una maratona di videogiochi, Kano bacia Yukimura, lasciandolo sorpreso e sconvolto. Arrivato alla conclusione che è ora di trovarsi una ragazza, Yukimura prova a corteggiare una compagna di scuola, con il solerte aiuto di Misaki e Usui.
[Dietro le quinte a fine storia]
Tratto dalla one-shot:
Si prese il viso tra le mani lasciandosi prendere dalla disperazione. Ma perché, perché lo aveva baciato? Non riusciva proprio a capire che cosa avesse spinto Kano a comportarsi in quel modo. Erano amici, naturalmente non c'era mai stato altro. Era assurdo!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Nuovo personaggio, Shouichirou Yukimura, Soutarou Kanou, Takumi Usui
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mio secondo, inaspettato bacio Titolo: Il mio secondo, inaspettato bacio
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Nuovo Personaggio, Altri
Pairing: Yukimura/Kano, Misaki/Takumi (accennata)
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot, What if?, Shonen-ai, Het
Introduzione alla storia: Un pomeriggio, dopo una maratona di videogiochi, Kano bacia Yukimura, lasciandolo sorpreso e sconvolto. Arrivato alla conclusione che è ora di trovarsi una ragazza, Yukimura prova a corteggiare una compagna di scuola, con il solerte aiuto di Misaki e Usui.
[Dietro le quinte a fine storia]
Tratto dalla one-shot:
Si prese il viso tra le mani lasciandosi prendere dalla disperazione. Ma perché, perché lo aveva baciato? Non riusciva proprio a capire che cosa aveva spinto Kano a comportarsi in quel modo. Erano amici, naturalmente non c'era mai stato altro. Era assurdo!
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Momento imprecisato, ma comunque posto prima del 7.
- POV misti, ma quello prevalente è di Yukimura.  
- Numero di parole: 7758 + 1952 per il "dietro le quinte" (La mia one-shot più lunga per ora)
- Questa one-shot ha partecipato al contest "Prompt e amore: cosa volte di più?" indetto da Akira Haru Potter sul forum di EFP e si è classificata al quarto posto. In fondo il giudizio che ha ricevuto.
- Spoiler, news, scleri sulle mie storie o altro li trovate tutti qui (comprese notizie sulla long annunciata tempo addietro su Misaki/Usui), sulla mia pagina autore su facebook:
http://www.facebook.com/pages/Ili91/322833071126812


Il mio secondo, inaspettato bacio

Era successo così in fretta, che Shoichiro non si rese conto della cosa finché non accadde.
Un paio di labbra calde e asciutte erano premute gentilmente sulle sue, una mano gli ricopriva la guancia e un respiro si mescolava al proprio.
Non poteva crederci!
Sotaro Kano, diventato un suo grande amico da mesi, ormai, dopo un lungo pomeriggio dedicato ai videogiochi, si era alzato per tornare a casa; solo che, anziché dirigersi verso la porta chiusa della sua stanza, si era chinato su di lui per baciarlo.
Lo stava baciando!
Non poteva stare avvenendo davvero, doveva essere solo un sogno.
Sì, ecco, probabilmente si era appisolato mentre giocava e ora la sua mente gli stava giocando un brutto scherzo. Forse stava ancora rielaborando l'incidente accaduto con Usui tempo prima. Era senz'altro così.
Perché non si era ancora svegliato urlando, allora?
La lingua di Kano sfiorò le sue labbra, che istintivamente si schiusero. Quando poi quella lingua sprofondò nella sua bocca – accidenti! Era davvero bravo, dove aveva imparato? Ma no, che cosa diavolo stava pensando? -, si rese conto che non poteva essere solo un sogno – un incubo, in verità -, stava realmente accadendo.
Improvvisamente com'era cominciato, il bacio si concluse.
Kano si tirò indietro e gli rivolse uno dei suoi rari sorrisi. Shoichiro riuscì a notare solo che l'altro aveva le guance un po' rosse, per il resto la sua mente si era come spenta.   
«Ciao, ci vediamo» lo salutò Kano, ma le parole gli arrivarono ovattate. Shoichiro riuscì solo a fissarlo con gli occhi sbarrati, senza spiccicare parola.
E allo stesso modo lo vide andar via; non lo accompagnò nemmeno all'ingresso, come aveva sempre fatto ogni volta.
Aveva il fiato un po' corto e il cuore nel petto gli batteva tanto forte che sembrava volesse uscire dalla gabbia toracica. Sollevò una mano e se la portò alle labbra, poteva ancora sentire la pressione su di esse.
Dei passi svelti sulle scale e il rumore della porta della sua stanza che si apriva lo riscossero dallo stato di torpore in cui era precipitato. Il bello e dolce sorriso di sua sorella minore fece capolino.   
«Fratellone?» lo chiamò Ruri.  
«Sì, principessa?» Le sorrise, fingendo una calma che non provava affatto.
«Mi vieni ad aiutare a fare i codini?» chiese lei, indicando i capelli neri, lasciati liberi sulle spalle. «Da sola non ci riesco.»
«Ma certo! Vai, io arrivo tra un momento.»
Ruri annuì e richiuse la porta.
Shoichiro sospirò e si passò una mano tra i capelli, nel vano tentativo di calmarsi.
Kano, il suo migliore amico, per un motivo inspiegabile, pochi minuti prima l'aveva – deglutì rumorosamente – baciato. Aveva appena ricevuto il suo secondo bacio ed in entrambi i casi era stato un uomo a darglielo.
C'era decisamente qualcosa che non andava in lui.
Dove erano finiti tutti i suoi propositi di diventare un uomo virile? Era ora di fare qualcosa di concreto in proposito.
***
«Yukimura, è tutto apposto?» chiese Misaki Ayuzawa al suo vicepresidente, vedendo che si stava appisolando sul banco. Strano, non era da lui comportarsi così.
La testa di Yukimura smise di ciondolare e lui le rivolse uno sguardo confuso. «Eh? Cosa? Sì, sì, tutti i registri sono in ordine!»
«No, intendevo... se tu hai qualche problema. Mi sembri stanco, oggi.»
Lui aveva gli occhi assonnati e lucidi, e uno sbadiglio, a conferma delle sue parole, lo colse proprio in quel momento. «Mi scusi, presidente. E grazie per l'interesse, ma va tutto bene, è solo che non ho dormito granché stanotte.» Scrollò le spalle con noncuranza. «Ora prenderò uno dei miei integratori ai frutti di bosco e mi sentirò subito meglio.» Cominciò a rovistare nella cartella. «Piuttosto, ne vuole uno anche lei?»
Misaki si affrettò a scuotere il capo. «No, grazie. Io mi sento bene.» E poi, l'ultima volta che aveva preso quell'integratore, stava per finire male, perciò non aveva nessuna intenzione di ripetere l'esperienza. «Beh, fammi sapere se hai bisogno di qualcosa» gli disse prima di congedarsi.
Lo sguardo di Yukimura si illuminò e lui sorrise con gratitudine. «Va bene, presidente.»

Yukimura osservò il presidente allontanarsi, ora era rimasto da solo nell'aula del consiglio studentesco. Scartò la carta che ricopriva l'integratore e si ficcò la barretta ai frutti di bosco in bocca. Soffocò un altro sbadiglio e riprese a concentrarsi sul lavoro. Non era contento di essersi addormentato e di essere stato sorpreso dal presidente, ma non era riuscito ad evitarlo vista la notte orribile che aveva trascorso. Non era riuscito a chiudere occhio, aveva passato le ore a pensare a Kano, al bacio – arrossiva furiosamente solo al pensiero – e al suo pretenzioso proposito di trovarsi una ragazza. Non aveva mai avuto un appuntamento, come avrebbe fatto ad ottenerne uno?
Si prese il viso tra le mani lasciandosi prendere dalla disperazione. Ma perché, perché lo aveva baciato? Non riusciva proprio a capire che cosa aveva spinto Kano a comportarsi in quel modo. Erano amici, naturalmente non c'era mai stato altro. Era assurdo!
Lo sguardo gli cadde sull'orologio e sbiancò nel vedere che ore erano. Di solito, era quello il momento in cui Kano passava dall'aula del consiglio studentesco e tornavano a casa insieme. Difatti, abitavano piuttosto vicini e da quando avevano stretto amicizia era diventata un abitudine fare la strada insieme.
Come aveva previsto, la figura di Sotaro Kano comparve proprio in quel momento. I capelli neri erano coperti, come al solito, dal cappuccio della felpa, usato forse come una sorta di protezione; indossava un paio di occhiali dalla spessa montatura e la divisa scolastica. Kano gli rivolse un cenno di saluto, al quale Shoichiro rispose con una risatina nervosa.
Subito dopo nell'aula cadde un pesante silenzio, durante il quale Shoichiro avrebbe voluto sotterrarsi. «Beh, ecco...» balbettò, senza guardare direttamente Kano. «Sei...» Si fermò e deglutì di nuovo. Ma perché era così nervoso? L'altro era solo Kano, il suo amico. «Sei stato gentile a venire, ma ho ancora parecchio lavoro da fare e non è necessario che mi aspetti.» Parlò così velocemente che non era sicuro si fosse capito cosa avesse detto.
Shoichiro sentì le proprie guance arrossarsi e il senso di colpa farsi strada in lui. Non è che stesse esattamente mentendo, ma era anche vero che avrebbe potuto terminare il lavoro il giorno successivo, non essendo urgente.  
L'espressione di Kano parve ferita per un momento, prima che la mascherasse; ciò lo fece sentire ancora più in colpa.
Kano annuì con il capo. «Okay, allora io vado.» Girò sui tacchi e sembrò andarsene, ma si fermò un attimo dopo e ritornò sui suoi passi. «Mi stai evitando, non è vero?» gli chiese con tono calmo.
«Cosa?! No!» esclamò Shoichiro. Abbassò lo sguardo sulle sue mani, tremanti per il nervosismo, senza contare che gli occhi si riempirono di lacrime.
«D'accordo, ho capito. Il mio... bacio ti ha turbato. Non era quello il mio scopo, ti chiedo scusa.» Kano oltrepassò la soglia dell'aula e gli si avvicinò in poche rapide falcate, mentre Shoichiro faceva istintivamente un passo indietro.
«Io... io non capisco! Perché l'hai fatto?»
L'altro sollevò gli occhi al cielo, poi puntò uno sguardo serio su di lui. «Perché mi piaci.» Ci fu un attimo di silenzio. «Non come amico» si affrettò a precisare.
Chiaro, conciso e diretto, ma allora perché Shoichiro si sentiva sempre più confuso? Avrebbe solo voluto tornare indietro di qualche giorno, quando tutto era ancora semplice tra di loro. Senza sapere cosa dire in risposta, raccattò velocemente le sue cose. «Devo andare» balbettò in fretta. Prese la sua cartella e fuggì dall'aula del consiglio, lasciando Kano da solo.

Shoichiro correva lungo i corridoi vuoti del liceo Seika. Se l'avesse visto il presidente Ayuzawa, l'avrebbe sicuramente sgridato essendo vietato dal regolamento, ma era troppo sconvolto per preoccuparsi di una simile quisquilia.
Scese le scale e raggiunse il piano inferiore, ma proprio in quel momento si scontrò con un'altra persona ed entrambi caddero sul pavimento.
«Mi dispiace tanto! Non ti avevo proprio visto» si scusò Shoichiro. Sollevandosi a sedere e massaggiandosi i gomiti su cui aveva sbattuto, vide contro chi era avvenuto l'incidente.
Davanti a lui, nella sua stessa posizione – seduta sul pavimento a gambe divaricate –, c'era una ragazza. Aveva dei lisci capelli neri, tanto lunghi da arrivare a sfiorarle la vita. Era magra, ma non abbastanza da poter essere definita gracile o minuta, e piuttosto bassa, anche se visto che era seduta non avrebbe potuto affermarlo con certezza. Il viso era di forma ovale e aveva gli occhi marroni, il naso piccolo e diritto, e le labbra sottili. Non aveva lineamenti particolari, ma era carina nel complesso.
Shoichiro la fissò nel tentativo di rammentare il suo nome; anche se non aveva imparato i nomi di tutti come il Presidente Ayuzawa, ne ricordava la maggior parte.  
«Kamiya» mormorò improvvisamente. Il nome di battesimo doveva essere Meiko o Mako, o qualcosa di simile, e frequentava il primo anno. Shoichiro si alzò in piedi e le porse gentilmente la mano per aiutarla ad alzarsi.
Kamiya sollevò lo sguardo su di lui e accettò la mano allungata verso di lei. «Grazie» disse e gli sorrise. Si alzò anche lei e batté le mani ripetutamente sulla gonna della divisa per sistemarsela.
«Mi dispiace molto» si scusò nuovamente Shoichiro. «Non stavo guardando dove andavo.»
«Nemmeno io» si unì Kamiya. «Sono tornata indietro di corsa perché avevo dimenticato il mio album in classe e non mi ero accorta arrivassi dalla parte opposta. Scusa, Senpai Yukimura.»
Chissà di che album si trattava, si chiese Shoichiro per un momento. «Ora devo andare.»
Lei annuì. «Ciao» lo salutò.
Le sorrise. «Ciao» replicò, poi l'aggirò e proseguì, camminando questa volta, per la sua strada.
«Vicepresidente!» esclamò Hinata Shintani, l'amico d'infanzia di Misaki Ayuzawa, avvicinandosi e posandogli un braccio intorno alle spalle con fare amichevole. Nell'altra mano, Shoichiro vide che stringeva un sacchetto colorato. «Ho sempre pensato che fossi un tipo ingenuo, un'acqua cheta e invece ecco qui che ti trovo a fare il filo ad una ragazza.»
«Eh? Cosa?! Non stava affatto... ci siamo solo scontrati» spiegò lui con tono concitato, lasciandosi trascinare fuori dal liceo Seika.
Shintani si separò da lui e infilò la mano nel pacchetto, che, scoprì, conteneva patatine fritte. L'altro ne prese un po', poi allungò il pacchetto verso di lui in segno di offerta.
Shoichiro rifiutò e ringraziò, non aveva fame.
«Peccato!» blaterò a quel punto Shintani, con la bocca ancora piena di patatine. «Era una ragazza carina, anche se non quanto Misaki-chan»
«Dici che dovrei provarci?» chiese incerto. Okay, Kamiya era oggettivamente carina, oltre che gentile e dolce, ma non era certo che gli piacesse abbastanza da uscirci insieme per un appuntamento. Non la conosceva nemmeno! A stento ricordava il suo nome e che frequentava il primo anno come Kano.  
«Perché no? Si tratterebbe solo di un appuntamento, in fin dei conti.»
Passarono davanti ad una pasticceria e lo sguardo di Shintani fu lesto a posarsi sui dolci esposti in vetrina. «Oh, che buoni!» mormorò tra sé e sé.
«Potrebbe essere la soluzione ai miei problemi.» considerò Shoichiro in quel momento. «Grazie, Shintani!»
Questo si girò a guardarlo confuso per un attimo. «Prego... credo.»
«Ci vediamo» si congedò lui. Shintani ricambiò il saluto, poi entrò nella pasticceria, mentre Shoichiro si avviò verso casa.
Ora doveva solo trovare il coraggio di proporsi a Kamiya.
***
«K-Kamiya, che ne diresti se...» Shoichiro si fermò, fece un respiro profondo, mentre torceva le mani in segno di nervosismo. «Ti andrebbe di uscire con me?» affermò alla fine d'un fiato, rosso in volto a se stesso, o, meglio, alla sua immagine riflessa nello specchio.
Oh, no, così non andava. Se non riusciva nemmeno a fare una prova decente davanti allo specchio, come avrebbe potuto davanti a Kamiya?
No, non si sarebbe arreso. Avrebbe continuato finché non sarebbe riuscito a fare una proposta con tono calmo, possibilmente senza lo stesso colore dei pomodori maturi dipinto sul viso. Fece di nuovo dei respiri profondi, serrò le palpebre per alcuni minuti e tentò di rilassarsi. Quando credette di essersi calmato a sufficienza, riaprì gli occhi e si stampò un sorriso sul volto. «Kamiya, vorresti uscire con me?» Fissò il suo riflesso, pensieroso. «Forse dovrei procurarmi un mazzo di fiori.»    
Una risatina sommessa lo scosse dai suoi pensieri. Shoichiro si voltò di scatto verso la porta, da cui era sbucata sua sorella minore, Ruri.
«Fratellone, che cosa stai facendo? Chi è Kaniya?» Entrò nella stanza, chiuse la porta e andò a sedersi sul bordo del letto di Shoichiro.
«Kamiya!» la corresse lui. «È una ragazza che frequenta la mia scuola.»
Ruri sgranò gli occhi. «Una ragazza?! E Kano?»
Fu il turno di Shoichiro di rimanere sorpreso. «Kano? Che cosa c'entra?»
Lei sbuffò e incrociò le braccia. «Oh, dai! Viene spesso qui o vai tu da lui. Tornate sempre a casa insieme, oppure fate programmi. Perché nascondi il fatto che lui è il tuo principe? È così ovvio.»
La fissò sconvolto. Davano davvero quell'impressione? Era assurdo! «Ma cosa...? Di che cosa stai parlando? Kano è il mio migliore amico, solo questo.»
«Sei uno stupido, fratellone. E un bugiardo.» Ruri saltò giù dal letto con un balzo e si avviò verso la porta. Prima di uscire, si voltò a guardarlo un'ultima volta. «Comunque ero venuta a dirti che la cena è quasi pronta.»
Shoichiro annuì con il capo e rimase da solo con i suoi pensieri.
***
Sentendo suonare la campanella che sanciva la fine delle lezioni, Shoichiro mise via in fretta le sue cose e recuperò un mazzolino di fiori da sotto il banco. Lo aveva raccolto quella mattina e ora i fiori non erano più tanto freschi e belli come prima, ma gli sembrò potesse andare ancora bene lo stesso.
Aveva avuto parecchie occasioni quel giorno per consegnarlo a Kamiya – il cui nome era Mako, aveva scoperto – e chiederle di uscire insieme, tra la pausa pranzo e i vari cambi d'ora, solo che se le era lasciate sfuggire tutte.
In poche parole, non ne aveva avuto il coraggio.
Non che non ci avesse provato, ma si sentiva come se stesse commettendo una sciocchezza! Finché Shintani non glielo aveva fatto notare, quasi non si era accorto che Kamiya era una ragazza, tanto meno una con cui uscire insieme.
Ora, era fuori dalla classe di lei, sotto lo sguardo incuriosito degli altri studenti, con il fiatone per il tentativo di arrivare prima che lei se ne andasse e con in mano un mazzo di fiori mezzi appassiti. Che cosa stava facendo lì? Perché dopo tutto quello che faceva per dimostrare il suo essere un uomo riusciva alla fine a sentirsi solo uno stupido?
Quel giorno, poi, aveva di nuovo evitato di non tornare con Kano a casa. Era il suo migliore amico, non si stava comportando affatto bene con lui. Il problema era che non riusciva più ad essere naturale in sua presenza; ora era perennemente in imbarazzo e si sentiva a disagio. Non sapeva proprio come sistemare la situazione.
Mako Kamiya scelse quel momento per uscire dalla sua classe insieme ad un'altra ragazza di un discreto numero di centimetri più alta della prima, più in carne e dai capelli castani, ondulati, che le sfioravano le spalle. Kamiya stava chiacchierando allegramente con la sua amica – aveva una bella risata -, ma appena notò che Shoichiro la stava fissando, lo guardò incuriosita.
Le rivolse un sorriso tremolante. «Posso parlarti un attimo?»
Lei annuì piano, poi rivolse la sua attenzione all'amica. «Tomoyo-chan, potresti cominciare ad avviarti? Io arrivo subito.»
«Certo!» acconsentì Tomoyo-chan, poi sorrise ad entrambi e si dileguò tra la folla che stava uscendo dal liceo Seika.
Kamiya si voltò a guardarlo con espressione interrogativa, in attesa che lui parlasse.
Rammentando solo in quel momento di stringere ancora tra le dita il mazzolino di fiori, si affrettò a porgerglielo. Arrossì violentemente. «Sono per te.»
Lei li guardò ad occhi sgranati. «Io... ecco, sei stato gentile, ma...» Si allontanò di un passo, poi cominciò a rovistare freneticamente nella borsa. Fece appena in tempo a trovare un pacchetto di fazzoletti, che uno starnuto la colse. «Scusa, ma sono allergica» gli spiegò, non appena si fu soffiata il naso.
Shoichiro non sapeva cosa dire, decisamente la situazione non stava andando affatto come se l'era immaginata. «Scusami tu, non lo sapevo» disse, allontanando i fiori da lei e riponendoli delicatamente nella cartella. Appena fosse tornato a casa, li avrebbe dati a Ruri, anche se non era sicuro li avrebbe apprezzati.
«Perché volevi parlarmi?»
Bene, era arrivato il momento. Durante gli altri tentativi non era nemmeno riuscito ad arrivare a parlarle, questa volta era quella buona. Non poteva più tirarsi indietro. «Vorresti uscire con me?» chiese infine.
E se gli avesse detto di no?
***
Prima ancora di raggiungere l'aula del consiglio studentesco come faceva ogni giorno, Takumi Usui poté sentire la dolce voce di Misa-chan strepitare contro qualcuno che l'aveva fatta arrabbiare. Non se ne stupì, ormai era abituato. Piuttosto, era strano che a furia di urlare tanto, non l'avesse ancora persa, la voce.
Entrò nell'aula e la vide distante pochi metri. Era in piedi, dietro la cattedra, con le mani sui fianchi e la fronte aggrottata. Una visione sicuramente inquietante per i due poveretti che stavano ascoltando i suo rimproveri a capo chino e sudando freddo.
«Presidente! Di buon umore come sempre, eh?» esclamò annunciando la sua presenza e raggiungendola.
Lei smise di rimproverare i due studenti per rivolgergli un'occhiataccia. «Usui, mancavi solo tu!» borbottò, poi tornò a rivolgere la sua attenzione sugli altri due. «Questi» disse, indicando un paio di console per videogiochi. «Sono sequestrati! Ve li restituirò a fine giornata, dopo che avrete pulito da soli la vostra aula. E ora tornate in classe» concluse, indicando con un dito la porta.
I due rinunciarono a protestare e se ne andarono lamentandosi a bassa voce della severità del presidente.
Takumi sfoggiò il suo sorriso da seduttore e le si avvicinò ulteriormente. «Allora ti sono mancato!» affermò, riferendosi alla frase che lei gli aveva rivolto prima, anche se sapeva benissimo che non era quello il senso delle sue parole.
Misa-chan si allontanò di scatto come se si fosse scottata. «Usui, tu, maniaco extraterrestre! Non intendevo affatto... non stravolgere le cose che dico come ti pare!»
Lei era sempre così divertente ed interessante. Avrebbe tanto voluto chinarsi su di lei e baciarla, ma Misa-chan non avrebbe apprezzato, visto quanto ancora si impegnava a respingere lui e quello che provava con tutte le sue forze.
«Presidente, ho portato i dati che mi ha chiesto» affermò la voce di Yukimura alle spalle di Takumi. Si voltò e lo vide entrare stringendo tra le braccia un blocco di fogli, che posò sulla cattedra.
«Grazie, Yukimura» disse Misa-chan.
«Prego» replicò questo con un sorriso. Quando lo notò, aggiunse: «Ah, ciao, Usui.»
Takumi ricambiò con un cenno.
«Ti vedo un po' abbacchiato. E' successo qualcosa?» riprese Misa-chan.
Lui seguì lo sguardo di lei fino al volto di Yukimura e si ritrovò ad avere la sua stessa opinione.
Yukimura sollevò una mano e minimizzò: «No, nulla. È solo una sciocchezza.»
«Avanti, parla!»
L'altro piegò il capo in un cenno di assenso. «Ho chiesto ad una ragazza di uscire.»
Takumi non riuscì a trattenere un'espressione sorpresa. Quella sì che era una novità!
Misa-chan spalancò la bocca per un momento, poi si riprese: «Oh, e com'è andata?»
«Male. Ha rifiutato.»
Chissà come l'aveva presa Kano, si chiese. Era evidente invece che Yukimura fosse all'oscuro dei palesi sentimenti dell'amico per lui.
«Forse gliel'ho chiesto nel momento sbagliato. O nel modo sbagliato. Io non sono molto pratico di queste cose.»
«Beh, nemmeno io...» Misa-chan si fermò senza continuare la frase. «Però vorrei lo stesso darti una mano. Sicuramente anche Usui ti aiuterebbe volentieri.» Le si illuminò il viso.
Sentendosi chiamato in causa, Takumi spostò l'attenzione sul presidente. A parte il fatto che non aveva voglia di mettersi a fare Cupido, non voleva nemmeno intralciare Kano.
La loro situazione, da un certo punto di vista, era piuttosto simile e perciò sentiva delle affinità con lui. Insomma, sarebbe stato un po' come intralciare se stesso!
«Lo fareste davvero?» esclamò intanto Yukimura con tono speranzoso.
«Veramente io non penso sia una buona idea» ammise, dando infine la sua opinione. Anche se, considerò in quel momento, doveva ammettere che era strano Misa-chan lo includesse volontariamente in un qualche progetto ed era un peccato sprecare l'occasione.
«Perché?!» Misa-chan incrociò le braccia e lo fissò malamente.
«Non importa, presidente» fece Yukimura con un sorriso triste. «Usui avrà di certo di meglio da fare che perdere del tempo per una cosa come questa.»
Misa-chan sbuffò. «Di meglio da fare? Figuriamoci! Non mi sembra proprio, visto il tempo che trascorrere in mezzo ai piedi. E' probabile piuttosto che non abbia voglia di rendersi utile.»
Takumi sorrise e le sfiorò una guancia. «Per te sono sempre disponibile, presidente, lo sai.»
Lei arrossì violentemente e scostò la sua mano protesa. «Smettila!» Guardò Yukimura. «Potresti chiedere aiuto anche a Kano. Siete molto amici, ormai, no?»
Takumi si trattenne da sollevare gli occhi al cielo. Lei, a suo parere, non poteva trovare soluzione peggiore.
Yukimura esitò. «Sì, ma... non penso sia il caso.»
Misa-chan si fece pensierosa. «Forse hai ragione. Kano non è decisamente il tipo che potrebbe aiutarti con una ragazza, visto che lui stesso non si sente a suo agio con loro» commentò, fraintendendo completamente il vero problema di chiedere aiuto a Kano.  «Beh, non importa, ci arrangeremo da soli. Dopo le lezioni ho un po' di tempo libero, ci possiamo vedere più tardi.»
L'altro le sorrise riconoscente. «Grazie, presidente.» Subito dopo si congedò e li lasciò soli.
«Non avresti dovuto acconsentire ad aiutarlo, presidente» affermò Takumi non appena Yukimura si fu sufficientemente allontanato.
«Perché?» ripeté lei. «Vorresti degnarti di spiegarmi?»
«Aiutando Yukimura in questa storia non farai altro che ferire Kano. Era meglio se evitavi d'intrometterti e lasciavi che le cose seguissero il loro corso.»
Misa-chan inclinò il capo da un lato, chiaramente confusa. «Ferire Kano? Non capisco. Pensi che potrebbe essere geloso di dover dividere il suo amico con qualcun altro?»
Ah, sarà senz'altro geloso, pensò. «Non era un tuo problema.»
«Sì, invece! Yukimura è un mio amico e se soffre per un qualsiasi motivo e mio compito aiutarlo» si infervorò lei.
Takumi scosse il capo. «Non in questo caso» concluse e lasciò l'aula.
***
Qui ci vuole ancora un po' d'ombra, pensò Mako Kamiya e fece scorrere con movimenti lenti e sicuri la matita sul foglio. Era seduta su una delle panchine in giardino, durante la pausa pranzo scolastica, a terminare un disegno. Le sue amiche se n'erano andate da pochi minuti per prendere qualcosa da mangiare e bere in mensa – lei, invece, non aveva bisogno di nulla, sua madre le aveva preparato un gustoso bento -, poi l'avrebbero raggiunta.
Si fermò e osservò il risultato finale. Si concesse un sorriso soddisfatto: i due personaggi di uno dei suoi manga preferiti, erano ben fatti, aveva svolto un buon lavoro.
«Wow, sono bellissimi!» esclamò una voce fin troppo famigliare.
Non avendolo sentito arrivare, Mako sobbalzò per lo spavento e il suo cuore perse un battito. Sollevò la testa dal suo blocco da disegno e incrociò gli occhi di Senpai Yukimura.
«Scusa, non volevo spaventarti» aggiunse questo e assunse un'espressione contrita.
«Senpai Yukimura» affermò, non troppo sorpresa di trovarlo lì. Era ormai una settimana che tentava di attaccare bottone con lei e corteggiarla in tutti i modi possibili. Doveva ammettere di non aver mai visto tanta perseveranza, soprattutto in qualcuno così poco convinto di ciò che faceva. Cominciava a pensare che fosse qualcun altro a spingerlo verso di lei, per quanto un pensiero simile fosse assurdo.
Gli rivolse un sorriso e gli fece cenno di accomodarsi al suo fianco sulla panchina di pietra.
Yukimura accolse il suo invito e si sedette, poi indicò l'album che Mako teneva sulle ginocchia. «Ogni volta che ti vedo stai disegnando, stai pensando di diventare un'artista? O magari una mangaka.»
Mako aumentò la stretta intorno all'album. «Una mangaka proprio no! Non sono un tipo a cui piace raccontare storie, ma solo disegnare.»
L'altro annuì. «Ho sentito parlare di una fiera su libri e manga. Visto che ti piacciono, ci andrai?»
Mako sorrise più apertamente, le piaceva dove era caduto il discorso. «Assolutamente!» esclamò gioiosamente. «Ci saranno delle offerte favolose e poi potrei trovare qualche vecchio numero ormai introvabile. Non posso mancare.» Prima che potesse pensarci davvero, aggiunse: «Vuoi venirci con me?»
Appena vide il viso di Yukimura illuminarsi improvvisamente, Mako si rese conto di ciò che aveva fatto senza volerlo: gli aveva praticamente chiesto un appuntamento, o, almeno, era certa che il Senpai avesse inteso la sua proposta in questo modo.
«Certo!» acconsentì l'altro. «Va bene se ci vediamo questo sabato alle tre davanti all'entrata della fiera?»
Sembrava così contento che Mako non se la sentì di chiarire l'equivoco. Senza contare che in fin dei conti non c'era nulla di male a trasformare quell'uscita in un appuntamento. Yukimura era un bravo ragazzo e le era simpatico, anche se non era esattamente il suo tipo – e, in effetti, nemmeno era convinta di piacergli tanto lei stessa -, quindi magari sarebbe stato divertente. «Va bene» disse alla fine.
Yukimura sorrise – era piuttosto carino quando lo faceva. «Okay, ci vediamo sabato, allora. Ora ti lascio al tuo pranzo» si congedò. Si alzò e Mako seguì la sua figura allontanarsi.

Sotaro vide entrare nell'aula del consiglio studentesco Yukimura. L'amico era allegro e sorridente, era dal fattaccio che non lo vedeva più così.
Ebbe immediatamente la sensazione che quel sorriso non gli avrebbe portato nulla di buono. Aveva un buon intuito per certe cose.
Senza che notasse la sua presenza, Yukimura si diresse verso il presidente Ayuzawa, che in quel momento era impegnata a compilare dei registri. «Presidente, ha accettato!» esclamò lui e Sotaro si chiese di che cosa stesse parlando.
Ayuzawa sollevò lo sguardo dai suoi registri. «Davvero? É fantastico!»
«É tutto merito suo, da solo non ci sarei mai riuscito.»
L'altra minimizzò con un cenno della mano.
A quel punto, la curiosità stava lentamente rodendo il fegato a Sotaro, anche se un piccolo sospetto – no, impossibile! - cominciò ad impossessarsi di lui.
Istintivamente, si sporse in avanti, per poter sentire meglio quello che il presidente e Yukimura si stavano dicendo.
«Qualche problema, Kano?» gli sussurrò all'orecchio Usui.
Sotaro sobbalzò per lo spavento, non l'aveva sentito arrivare. Si girò a guardarlo. «Usui.» Ora il suo cuore minacciava di uscire fuori dal petto per causa sua. Accidenti a lui, ma doveva arrivare sempre così di soppiatto? «No, non ho nessun problema.»
Usui sorrise sardonico. «Non si direbbe vedendo la tensione che c'è tra te e il nostro vicepresidente.»
«La stessa che c'è tra te e il presidente Ayuzawa.»
L'altro mantenne il sorriso, ma Sotaro poté notare che si era fatto più teso e ciò lo preoccupò: non era mai una buona idea irritare Takumi Usui, il ragazzo più forte di tutta la scuola.  
«Mi stai provocando?»
Un brivido di paura gli corse lungo la schiena e impallidì visibilmente. «No, assolutamente! Stavo solo dicendo... no, niente.» Con la coda dell'occhio riportò la sua attenzione su Yukimura e il presidente Ayuzawa. Fu con delusione che scoprì che l'oggetto del discorso si era spostato sui compiti del consiglio studentesco di cui entrambi facevano parte.
«Uscirà con una ragazza» affermò Usui e Sotaro lo fissò sorpreso. Non sapeva se più dalla frase in sé e ciò che comportava o se dal tono inaspettatamente serio che l'altro aveva usato.  
«Ah» mormorò, senza sapere bene cosa replicare. Come doveva comportarsi, adesso? Per un attimo prese in considerazione l'ipotesi di ipnotizzare la ragazza facendole cambiare idea, ma si costrinse a scacciare immediatamente l'idea, non voleva far soffrire Yukimura.
«Dovresti far qualcosa.»
«Tipo? L'ho baciato, mi sono dichiarato... Non è servito a molto, a parte rendermi ridicolo e farmi evitare da lui.»
Un sorriso che non prometteva nulla di buono comparve sul volto di Usui e, prima che lui potesse chiedersi cosa stesse architettando, cominciò ad esclamare: «Ehi, Yukimura, guarda chi è passato a trovarti!»
«No, no, no, no...» cominciò a borbottare disperato.
Yukimura e il presidente Ayuzawa sollevarono simultaneamente il capo. Il primo si illuminò immediatamente riconoscendolo e sollevò un braccio in cenno di saluto. A Sotaro sembrò di essere tornato indietro di qualche settimana, ma la sensazione durò poco visto che bastò qualche secondo perché Yukimura rammentasse gli ultimi eventi e il suo entusiasmo si spegnesse di colpo. «Ciao, Kano.»
«Ciao.» Si rivolse a Usui. «Grazie mille, sei stato proprio d'aiuto» disse ironicamente, poi abbandonò l'aula del consiglio studentesco.
«Non immagini quanto.»
***
Sporgendosi oltre la corteccia dell'albero dietro cui era nascosta, Misaki osservò il grosso padiglione che faceva bella mostra di sé, sotto al quale era stata disposta la fiera del manga e del libro.
Fermo davanti all'entrata c'era Yukimura, che sorrideva, ma pareva un po' nervoso. «Esattamente... che cosa ci fai qui?» chiese inviperita Misaki al ragazzo al suo fianco.
Usui scrollò le spalle. «Hai insistito talmente tanto che ti seguissi in questa avventura che non ho potuto proprio dirti di no, Misa-chan.» Si piegò verso di lei – accidenti, non doveva starle così vicino! - e le sorrise affabile.
«Non ti ho chiesto un bel niente!» replicò Misaki e lo fulminò con un'occhiata. «Pensavo che fossi contrario a questo appuntamento.» A volte non riusciva proprio a capirlo.
«Infatti.»
«E, allora, perché sei qui?» ripeté, scandendo bene le parole.
«Voglio vedere come va a finire, sono curioso.» Anche lui prese ad osservare di nascosto l'entrata del padiglione.
«Ma...» inizio Misaki, però il palmo caldo di Usui posatosi improvvisamente sulle sue labbra le impedì di continuare.
«Ssh, Misa-chan, o Yukimura ci scoprirà! Guarda chi sta arrivando...» Usui la liberò e con un cenno le indicò la ragazza che stava raggiungendo il suo vicepresidente.
Misaki sapeva chi era, naturalmente – conosceva tutti gli studenti della sua scuola: Mako Kamiya, primo anno, discreta studentessa soprattutto nelle materie artistiche.
Quel giorno, Kamiya non indossava la divisa scolastica, ma un completo jeans più maglietta e maglione comodo e elegante. I capelli neri erano stati raccolti con un fermaglio in tinta con i vestiti.
Tentando di ignorare l'ingombrante presenza di Usui al suo fianco, Misaki concentrò la sua attenzione su Yukimura e Kamiya.
Lei li vide scambiarsi qualche parola amichevole, poi entrarono insieme nel padiglione, uno di fianco all'altra. «Forza, seguiamoli! Possibilmente senza farci scoprire.»
«Uhm, hai scelto il travestimento giusto, allora» commentò sardonico Usui, squadrandola da capo a piedi. «Non è da te, Misa-chan.»
Misaki seguì la direzione dello sguardo dell'altro e non poté che concordare con il pensiero. Piegò le labbra in una smorfia. Non si sarebbe dovuta far convincere da Aoi-kun, ma aveva insistito tanto! Appena venuto a conoscenza dei suoi piani, il ragazzo le aveva assicurato che si sarebbe procurato l'abbigliamento adatto ad un pedinamento. Alla fine si era ritrovata ad indossare un vestito blu scuro, lungo poco oltre le ginocchia, e sopra di esso un impermeabile intonato. «È stata un'idea di Aoi-kun, ha uno strano concetto di “pedinamento” e “discrezione”.»
«Sei molto carina, però.»
Misaki arrossì di botto. «Oh, sta zitto! Andiamo o li perderemo di vista.» Oltrepassò l'albero e si diresse all'entrata del padiglione seguita da Usui.

Shoichiro osservava un po' stupito Kamiya che si aggirava per i vari stand con un entusiasmo che non le aveva mai visto prima.
Era allegra e continuava a raccontargli dei vari manga – lui faceva un po' fatica a seguire il discorso – su cui si soffermava.
E, anche se il posto in cui si trovava non riscuoteva troppo il suo interesse, non si stava annoiando affatto. Kamiya era simpatica e aveva un buon senso dell'umorismo.
Visto, avrebbe voluto affermare a gran voce, anche lui se voleva poteva riuscire a trovare una ragazza, a discapito di quello che pensavano tutti.
Kamiya si fermò ad un altro stand e si voltò verso di lui, facendogli segno di raggiungerla. Mentre si avvicinava, però, il volto di lei improvvisamente si scurì e si fece pensieroso.  
«Qualcosa non va?» le chiese.
«Non so. Continuo ad avere la sensazione che ci stiano seguendo e a vedere il presidente Ayuzawa...»
«Il presidente?!» esclamò Shoichiro sorpreso.
«Sì. Guarda, è là.» Con il capo indicò un punto alle sue spalle.
Shoichiro si girò e cercò il presidente Ayuzawa tra la folla. Poco dopo, la vide: era nascosta parzialmente da un gruppo di giovani ragazzi e insieme a lei c'era Usui. «Devono essere venuti anche loro a vedere la fiera. Non avrei mai immaginato che il presidente fosse un'appassionata di queste cose.»
«Veramente non credo che...» cominciò l'altra, ma Shoichiro la interruppe involontariamente. «Presidente! Usui!» li chiamò sbracciandosi. Si rivolse a Kamiya. «Li raggiungiamo?»
Al suo cenno di assenso, le prese la mano e la trascinò in mezzo alla folla di persone.

Mako osservò sorpresa la sua mano stretta a quella di Yukimura. Non si aspettava un gesto tanto disinvolto da parte sua, bastava ripensare agli impacciati tentativi di chiederle un appuntamento per capire che tipo era lui.
Comunque, anche Yukimura parve sorprendersi di sé. Avevano percorso pochi passi che lui si voltò a guardarla con le guance rosse. Gettò uno sguardo imbarazzato alle loro mani intrecciate, poi si affrettò a lasciarla andare. «Scusa.»
Mako gli sorrise. «Non importa. Forza, raggiungiamo i tuoi amici.»
Lui annuì e lei pensò che fosse tenero.
Raggiunsero Ayuzawa e Usui, e l'espressione colpevole della prima fece di nuovo sospettare Mako che i due stessero tenendo d'occhio proprio loro.
Ma perché?
Non pensava che Ayuzawa fosse, tipo, gelosa di Yukimura, visto che, se si doveva dare peso alle voci che giravano a scuola, sembrava molto presa da Usui.
Non riusciva proprio ad immaginare che cosa volessero da loro.
Nel frattempo, Yukimura aveva salutato i suoi amici e fatto le dovute presentazioni.
«Presidente, non avrei mai pensato che fosse un'appassionata di manga» stava dicendo Yukimura.
«Infatti. Sono solo venuta a dare un'occhiata, visto che non sono impegnata con il lavoro part-time» rispose Ayuzawa nervosamente.
«Che combinazione incontrarci!»
Mako si concesse un momento per guardarlo a bocca aperta e per chiedersi se il tono usato fosse ironico o meno. Con stupore apprese il contrario: il volto del ragazzo rispecchiava l'innocenza più assoluta, Yukimura era davvero l'ingenuità fatta persona.
Usui – praticamente tutte le ragazze del Seika erano cotte di lui e lei non poteva negare di subirne il fascino – si avvicinò ulteriormente a Yukimura e gli circondò le spalle con un braccio. «Con una ragazza, eh? Vedo che non ti stai minimamente preoccupando dei sentimenti miei o di Kano. Ci stai spezzando il cuore, lo sai?» gli disse con tono suadente.
Le guance di Yukimura si imporporarono e lui prese a balbettare e pregar Usui di lasciarlo andare.
Anche Ayuzawa si unì alla causa di Yukimura sgridando l'altro e imponendogli di lasciarlo andare. Usui eseguì, ma prima di farlo rivolse a lei un'occhiata eloquente.
Mako inarcò le sopracciglia. Cosa voleva dirle implicitamente?
«Scusaci, Kamiya» le disse Ayuzawa. «Questo extraterrestre non sa proprio come come comportarsi.» Gettò un'occhiata malevola a Usui.
Mako le sorrise e le fece segno di non preoccuparsi.
«Bene, noi continuiamo il giro.» Ayuzawa poggiò le mani sulla schiena di Usui e iniziò a  spingerlo via. «Buon proseguimento!»
«Divertitevi!» aggiunse Usui, lasciandosi di buon grado trascinare.
Yukimura sorrise e li salutò con la mano, poi si voltò verso di lei: «Sono dei tipi un po' strani, ma sono straordinari. Riprendiamo il giro?»
Mako annuì distrattamente, la mente a ripercorrere l'incontro appena avuto. Forse era ora di tirare fuori il suo album da disegno.

Appena si furono sufficientemente allontanati e Yukimura e Kamiya non potevano più scorgerli, Misaki diede uno schiaffetto sul braccio a Usui in segno di rimprovero. «Idiota! Che stavi facendo? Il nostro compito è aiutare Yukimura con il suo appuntamento.»
«È quello che stavo facendo.»
Misaki inarcò un sopracciglio. «Facendolo fallire?» Tirò un sospiro esasperato. Ma perché perdeva tempo con lui? «Andiamo, o in mezzo a questa folla non li troveremo più. Anche se temo che Kamiya abbia capito qualcosa riguardo la nostra presenza qui, mi guardava in modo strano.» Si girò, ma poté muovere solo un passo prima che Usui la bloccasse coprendole il braccio con una mano.
Lo guardò confusa. «Cosa c'è?»
«Aspetta. Te l'ho già detto: far funzionare l'appuntamento di Yukimura non è il modo migliore di aiutarlo.»
«Ora basta! Spiegami come si deve, basta con queste mezze frasi e discorsi non detti.» Era stanca che Usui girasse intorno al discorso senza arrivare al sodo.
L'altro annuì. «Detta in due parole... Kano ha baciato Yukimura, si è dichiarato, è stato respinto e ora Yukimura l'ho evita e si è trovato una ragazza per... non sono sicuro. Paura, forse.»
Misaki lo fissò a bocca aperta. Non poteva dare le spiegazioni alla gente in quel modo! Gli fece segno di fermarsi con una mano. «Aspetta, aspetta! Kano è innamorato di... Di che diavolo stai parlando?»
Il sorriso accondiscendente che le rivolse aumentò la sua irritazione. Non era di certo stupida, solo non capiva molto di questioni sentimentali.
«Ah, e poi credo che Yukimura ricambi, solo che sia troppo testardo per ammetterlo. Mi ricorda qualcuno.» Era tenerezza quella che aveva colto nella sua voce?
Poi si rese conto di ciò che lui aveva detto. Parlava di lei, per caso? «Che vuoi dire?»
«Niente, niente!» Sollevò le mani in un ironico cenno di resa. «Piuttosto... ora capisci perché penso fosse meglio non intromettersi?»
Misaki annuì con il capo. Si coprì il volto con una mano e sospirò. «Bene, se le cose stanno così, immagino che sia meglio che la smettessimo di intrometterci.»
Usui la osservò con approvazione. «Non vuoi provare ad aiutare Kano, questa volta?»
«No. E' stato uno sbaglio intromettersi la prima volta e a maggior ragione lo sarebbe la seconda. Lasciamo che le cose seguano il loro corso.» Si guardò intorno osservando le persone che arrivavano da ogni direzione. «Usciamo da questa calca.»
L'altro annuì, poi la prese per mano. Lei protestò vivacemente – insomma, ma come gli saltava in mente?! -, ma non si tirò indietro.
Insieme si lasciarono alle spalle la fiera.

«Vuoi una mano?» gli chiese Kamiya indicando le borse contenenti i suoi nuovi acquisti, che Shoichiro si era offerto di portare al suo posto per galanteria. «Sei stato gentile, ma potevo anche portarle da sola, non c'era bisogno ti scomodassi.»
Shoichiro, con un sorriso, le fece segno di non preoccuparsi. «Figurati.» In effetti, le borse pesavano moltissimo e a fine giornata sarebbe probabilmente tornato a casa con la schiena piegata in due e le braccia spezzate. D'altra parte come poteva aspirare a diventare l'uomo virile che desiderava essere se non fosse riuscito a fare il cavaliere e risparmiare a lei un paio di sacchetti per un tratto di strada?
Lei lo fissò dubbiosa. «Non avrei dovuto comprare tanti volumi.» Riportò l'attenzione davanti a sé, ma bastarono pochi secondi perché si illuminasse all'improvviso. «Guarda, Yukimura! Adoro quella pasticceria, perché non ci fermiamo?»
Lui accolse con gioia il suggerimento. Qualche altro passo e temeva sarebbe caduto in avanti, faccia a terra.
La pasticceria era un piccolo negozio, situato in una via in pieno centro. Sul largo marciapiede che occupava erano disposti tavolini rotondi e sedie bianchi, sovrastati da ombrelloni a righe verdi e bianche.
Era una giornata abbastanza calda e soleggiata per la stagione, perciò i clienti avevano preferito occupare i posti esterni al locale, piuttosto che quelli interni.
La facciata del negozio era per la maggior parte occupata da una vetrina con il logo del negozio, “Da Hisae”, attraverso la quale era possibile intravedere un buon assortimento di dolci vari. Il resto della facciata che non era occupata dall'insegna e dalla porta, lasciata spalancata, era dipinta dello stesso verde degli ombrelloni.
Shoichiro e Kamiya si accomodarono intorno ad uno dei tavolini esterni. Dal punto in cui era seduto non gli era possibile vedere l'interno di “Da Hisae”, a parte l'andirivieni continuo dei camerieri.
Shoichiro appoggiò con sollievo gli acquisti di Kamiya sulla sedia che avevano lasciato libera. Inarcò la schiena fino ad appoggiarla alla spalliera alle sue spalle e sollevò lo sguardo per posarlo sulla ragazza seduta davanti a sé.
Scese un pesante silenzio.
Lui cominciò a sudare freddo, di che cosa si parlava ad un appuntamento?
La sua mente si perse a rammentare tutte le conversazioni che aveva avuto con Kano -sostenute soprattutto da lui, visto che l'altro si esprimeva perlopiù a monosillabi -, ma poi, con sgomento, realizzò il paragone che aveva fatto e impallidì. Come accidenti era arrivato ad utilizzare la sua amicizia con Kano come paragone per un appuntamento?   
«Tutto a posto?» gli chiese Kamiya, che evidentemente aveva notato il suo pallore e il suo disappunto verso di sé.
Shoichiro annuì piano.
Una cameriera si avvicinò al loro tavolo. Era di media altezza, tarchiata, e aveva un sorriso luminoso. I capelli neri erano legati in una lunga treccia e aveva gli occhi grigi, un colore insolito per un giapponese. «Volete ordinare?»
Decisero, di comune accordo, di prendere del tè e accompagnarlo con i wagashi*.
La cameriera piegò il capo in un cenno d'assenso e annotò l'ordinazione sul taccuino che stringeva fra le dita. «Arrivano subito» concluse e si congedò.
«Yukimura, posso farti una domanda?» chiese Kamiya non appena la cameriera si fu allontanata.
Shoichiro corrugò la fronte. «Certo.» Il tono serio di lei lo preoccupò.
«Perché mi hai invitata ad uscire?»
Lui sbarrò gli occhi per un momento, non se l'aspettava proprio. «Beh, perché mi...» cominciò, quasi automaticamente, senza soffermarsi davvero sulla domanda.
«La verità» lo interruppe l'altra lapidaria.
Shoichiro la osservò sconvolto. Era così diversa da come appariva a scuola, calma e posata. Era questa la vera Mako Kamiya, allegra, amante del disegno e dei manga, e diretta? Si passò una mano fra i capelli con fare nervoso. «Il mio migliore amico mi ha baciato. Io non volevo! Lui ha complicato tutto» spiegò confusamente gesticolando vivacemente. «Poi un altro amico... beh, non proprio un amico, è l'amico d'infanzia del presidente. Lui mi ha fatto notare che eri carina, sai, ci ha visti quando ci siamo incontrati la prima volta.»
«Quando ci siamo scontrati?»
Shoichiro annuì energicamente. «Sì. Dicevo... tu eri, sei carina e io volevo così tanto diventare un vero uomo, perciò ho pensato che potevo... provarci, ecco.» Per la prima volta realizzò per davvero che cosa aveva fatto. «Scusa, ti ho chiesto un appuntamento per i motivi sbagliati. Non volevo ferirti.»
Lei sorrise. «Non preoccuparti, non l'hai fatto.»
In quel momento, la cameriera portò il vassoio con le loro ordinazioni. Shoichiro ringraziò e prese una bustina di zucchero. Rischiò quasi di rovesciarla sul tavolino a causa della tensione, ma in qualche modo riuscì a non fare danni.
Kamiya prese la tazza e bevve un sorso senza zuccherarlo. «Yukimura, voglio essere anch'io sincera con te. Sei dolce e mi sei simpatico, e credo anche che alla lunga potresti piacermi, ma non voglio mettermi con te. E nemmeno tu vuoi metterti con me, vero?»
Lui scosse la testa.
«Devo mostrarti una cosa.» Kamiya arrossì e lui rimase sorpreso, visto che fino a quel momento era sembrata imperturbabile. Poi la vide frugare nella sua borsa, alla ricerca di qualcosa. Estrasse il suo album da disegno e lo sfogliò. Dopo qualche istante si fermò, illuminandosi in volto. «Eccolo!» Il rossore alle guance si accentuò.
«Che cosa?»
«Mi hai visto spesso disegnare a scuola, quello che non sai è che i miei soggetti non sono solo personaggi di manga, ma anche paesaggi e... persone in carne e ossa.»
Lui piegò la testa da un lato. «E allora?» chiese confuso. Non riusciva a capire dove lei volesse andare a parare.
Lei strinse la presa intorno all'album, poi glielo mostrò. Shoichiro osservò con attenzione il disegno e trasecolò riconoscendo i due soggetti. «Siamo io e Kano!» esclamò con ovvietà.
Il disegno doveva essere recente, probabilmente di alcune settimane prima, quando lui e Kano si erano fermati sotto un albero in giardino, durante la pausa pranzo, a giocare con un videogioco. Erano rappresentati proprio così, sotto quell'albero, seduti vicini: Kano aveva la schiena poggiata contro l'albero, le gambe allungate davanti a sé, e lo guardava sorridendo – caso raro -, mentre Shoichiro era in ginocchio, rivolto verso l'altro e con un'espressione allegra dipinta in volto. Ma non era solo amicizia, c'era qualcosa di più, qualcosa di non detto. «Appariamo sempre così agli occhi degli altri?» chiese, più a se stesso che a Kamiya.
«Yukimura, quando faccio un disegno di persone reali significa che mi hanno colpito molto. Tra voi c'è un bel sentimento. Forse è amicizia, forse è di più, questo sta a voi, ma non negarlo o buttarlo via per dimostrare qualcosa.»
Shoichirò si vergognò di se stesso. Si era allontanato da Kano, aveva fatto del male ad entrambi e non sapeva nemmeno come aveva fatto ad arrivare a quel punto. Guardò l'espressione sorridente riportata sull'album in modo così preciso e fedele. Gli mancava, gli mancava davvero tanto. Riconsegnò l'album a Kamiya.
Improvvisamente, lei gli sorrise. «Sai, non me la prenderò se ora ti alzerai e andrai via.»
«Eh?»
«Sei stato gentile e mi sono divertita, ma ora puoi tornare dal tuo Kano.»
Lui avrebbe voluto seguire il suo suggerimento, ma non gli sembrava corretto. Però lei stava insistendo così tanto... Prese il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni, con tutte le intenzioni di offrire lui.
Lei osservò le sue azioni e precisò: «Solo la metà.»
«Ma...»
«Non è un appuntamento, ma un'uscita tra amici. Paga solo la metà.»
Lui acconsentì, poi si salutarono. Le rivolse un'ultima occhiata e agitò la mano nella sua direzione, poi si allontanò.
Sul tavolino, ancora intatta, era rimasta la tazza di tè.
***
Il campanello della porta di casa Kano era davanti ai suoi occhi, pronto per essere premuto. Si trattava solo di chiedere scusa per come si era comportato e fare pace, tutto qui, non doveva essere nervoso.
Dovette convincersi ancora per qualche minuto, ma alla fine suonò il campanello.
Casa sua era vicina, forse faceva ancora in tempo a... no, non sarebbe scappato!
La porta si aprì e Sotaro Kano fece capolino. Gli rivolse uno sguardo sorpreso. «Ciao.»
Shoichiro piegò le labbra in un sorriso un po' tremolante. «Ciao. Possiamo parlare?»
Kano si chiuse la porta alle spalle e lo seguì in giardino.
«Ti chiedo scusa per questi ultimi giorni. Ti ho volutamente evitato ed è stato un errore, mi dispiace molto.» Dunque, come aveva detto Kamiya? Lasciarsi andare e vivere il sentimento. Prese un respiro profondo per calmarsi, poi si avvicinò e strinse Kano in un abbraccio. «Mi sei mancato.»
L'altro ricambiò. «Anche tu.» Quando si separarono, Kano gli chiese: «Com'è andato l'appuntamento con quella ragazza?»
Come faceva a saperlo?! «Non ha funzionato, lei non mi interessa.»
Kano parve rassicurato.
«Ordiniamo qualcosa e ci vediamo un film?» propose Shoichiro con un sorriso.
La risposta fu un mormorio di assenso.
Era così contento che tutto si fosse sistemato, che, per un volta, si lasciò andare. Il suo corpo si mosse quasi da solo e, istintivamente, si sporse per scoccare un bacio sulle labbra di Kano. Durò solo un secondo, ma, mentre l'altro lo osservava sorpreso, lui andò in panico. «Oh, io... io... scusa, scusa, non so a cosa stessi pensando!» cominciò a blaterale.
«Va tutto bene.» Gli prese la mano. «Sushi?»
Shoichirò annuì e si lasciò trascinare in casa. Era rosso in volto e teneva la testa piegata in avanti per l'imbarazzo, ma, sotto, sotto, era felice.  


* I wagashi sono dolci giapponesi fatti con ingredienti naturali. Variano a seconda della stagione e sono piccoli e colorati. Si accompagnano spesso al té.

Spazio Autrice: Buongiorno a tutti! È stato un lavoro lungo, ma sono arrivata alla conclusione di questa lunghissima one-shot, che, spero, abbiate apprezzato.
Magari vi aspettavate un'altra delle mie flash su questi due, eh? E invece no! Non questa volta!
Inizialmente, avevo intenzione di scrivere una raccolta, probabilmente di Drabble, su questi due, su brevi momenti, e tra questi era prevista la scena della possibile reazione folle di Yukimura ad un bacio di Kano. Solo che, mentre ci pensavo, mi sono accorta che limitarsi alla reazione sarebbe stato un pò banale (e poi praticamente ci era già stata mostrata nel secondo volume, quando Usui bacia Yukimura), allora ho voluto scavare più a fondo di questa reazione, tenendo anche conto che questo sarebbe il secondo bacio di Yukimura e che in nessuno dei due casi ci sarebbe stata di mezzo una ragazza. Poi ho pensato a tutti i discorsi che Yukimura ha fatto sulla questione di diventare un uomo, ho unito i puntini (come in quel gioco enigmistico in cui compare un'immagine :D) e alla fine è nata questa one-shot.
Ho fatto davvero il possibile (e anche l'impossibile) per mantenermi IC, soprattutto con Yukimura, e riuscire ad ottenere qualcosa da lui e Kano. Non sono certa di esserci riuscita del tutto. In caso, fatemi sapere se avete qualche considerazione da fare, su l'IC o altro.  

Giudizio del contest a cui ha partecipato la mia one-shot:


4° Posto

“Il mio secondo, inaspettato bacio” di Ili91
Correttezza grammaticale: 19,8/20
Stile e Sintassi: 14,8/15
Originalità: 9,7/10
Trattazzione dei prompt e dell’amore: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 5/5
Gradimento personale: 5/5

Totale: 64,3/65

Giudizio:
Allora, procederò per gradi: per la correttezza grammaticale diciamo che vi erano alcune virgole di troppo, come quella utilizzata all’inizio “Era successo così in fretta, che Shoichiro nonsi rese conto della cosa finché non accadde”. Ad esempio in questa frase la virgola fra “in fretta” e “che” non vi andava. Proprio per questo, così come anche per alcune altre virgole, lo stile è stato – di pochissimo, niente di che – penalizzato.
Per l’originalità devo dire che era ottima, visto l’insolita spigliatezza acquisita – gradualmente, perciò giustificata – in Yukimura di corteggiare una ragazza! Non me lo sarei mai aspettata ed è stato ciò che ha reso migliore la storia! La trattazione prompt/amore è stata impeccabile, l’appuntamento aveva una rilevanza ottima nella storia e si nota comunque l’amore fra i due (chi e che non vede amore fra questi due, andiamo!). Perciò per i personaggi devo giustamente asserire che sono stati caratterizzati correttamente, sono stati davvero fantastici! E anche l’apparizione di Misaki e Usui sono state centrate! Amo davvero quei due, sarebbe bello che uscissero in quattro! E la storia, inutile dirlo, mi è molto piaciuta. Ti faccio i complimenti anche per Mako, visto che è raro trovare un personaggio originale per nulla rompiscatole!
Ancora congratulazioni! 


Dietro le quinte! Questa volta è diviso a parti!

Ili91 era comodamente seduta sulla sua sedia personale, quella del regista, teneva le gambe accavallate e il mento appoggiato su una mano. Aveva l'espressione beata e un grosso sorriso le illuminava il volto mentre osservava la scena davanti a sé. La professionalità, da un buon numero di minuti, aveva lasciato il posto al fangirlismo.
Improvvisamente, Yukimura appoggiò le mani sulle spalle di Kano e lo allontanò da sé.
Ili91 inclinò il capo, confusa. C'era qualcosa che non andava, qualcosa che non le tornava, la scena non doveva affatto andare così. «Stop, stop, stop!» cominciò ad urlare furiosa. «Yukimura, che diavolo stai facendo?» si alzò in piedi e si avvicinò a lui e a Kano.
«Io... io...» balbettò Yukimura, intimorito. «Lei... lei non diceva più “Stop” e lui stava esagerando!» spiegò alla fine.
«Mi ero solo immedesimato!» tentò di difendersi Kano, mentre le sue guance si tinsero di rosso.
Il91 lo fermò con una mano. «Non preoccuparti, tesoro, eri perfetto» lo consolò con un sorriso. Quando si voltò verso Yukimura, però, questo scomparve, sostituito da un'espressione minacciosa. «Punto primo: decido io quando dire “stop”; punto secondo: decido io se un attore sta sbagliando o meno, è chiaro?»
Yukimura annuì con la testa in modo quasi compulsivo.
Ili91 ritornò a sorridere. «Bene, ora che l'equivoco è stato chiarito, riprendiamo la scena da capo, d'accordo?» Senza attendere risposta, tornò a sedersi. In effetti, ammise con se stessa intanto, forse Yukimura non aveva tutti i torti e aveva lasciato davvero la scena proseguire un po' più del necessario. Scrollò le spalle. Beh, non era necessario che lui venisse a saperlo, comunque.
***
«Io... io non capisco! Perché l'hai fatto?»
«Perché mi piaci.»
A quel punto, Yukimura avrebbe preso le sue cose e se ne sarebbe andato, ma Ili91 non era convinta. C'era qualcosa che mancava in quella scena. «Stop!» urlò.
Kano e Yukimura si voltarono simultaneamente verso di lei. «Qualcosa non va, autrice?» chiese il primo.
«Ho sbagliato qualcosa?» si preoccupò invece l'altro.
Ili91 si sentì in colpa per un attimo, forse aveva terrorizzato un po' troppo il suo protagonista. «No, Yukimura, stavolta stavi andando bene.» Si alzò e li raggiunse. «E' proprio la scena che non mi convince» spiegò e cominciò a passeggiare avanti e indietro sul pavimento del set. Poco dopo si fermò, un'illuminazione l'aveva colpita. «Ci sono!» esclamò. «Yukimura è troppo sveglio in questa scena.»
«Ehi, come sarebbe a dire?» chiese il diretto interessato, un po' offeso.
«Massì, Yukimura ad un “mi piaci” sicuramente risponderebbe “mi piaci anche tu, siamo amici”, ma in questo caso, non è quello che Kano intende, giusto?» domandò retoricamente al ragazzo con il cappuccio.
«Ehm... giusto» rispose questo.
«Perfetto! E' molto semplice. Prima che Yukimura ti abbandoni lì come uno stupido, tu devi mandarlo in panico dicendogli “mi piaci”, pausa, “non come amico”.» Ili91 si fermò  e spostò lo sguardo da una parte all'altra. «Tutto chiaro?»
Entrambi annuirono.
«E, mi raccomando, Kano, pathos quando ti dichiari, e dolore. Deve fare pena alle lettrici Kano in quella scena. Devono desiderare di trattarlo – trattarti – come un peluche da coccolare e...» Lei si guardò intorno, confusa. «Ma dov'è andato?»
«Autrice, è fuggito alla parola “lettrici”. Sembrava terrorizzato» la informò Yukimura.
Ili91 sospirò. «Dimentico sempre che non ha un buon rapporto con le ragazze.»
***
Ili91 sentì gli occhi chiudersi e avrebbe voluto tanto potersi lasciare andare e addormentarsi. Un attimo prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo, si riscosse, tentando di darsi un contegno. Accidenti, era la regista, non poteva addormentarsi guardando una scena!
Continuando a schiaffeggiarsi piano per tenersi sveglia, osservò le ultime battute di quella scena. «Okay, stop. Buona» affermò alla fine.
Anche perché non potrei sopportarne un'altra, pensò.
Hinata Shintani strinse brevemente Yukimura in un abbraccio amichevole, poi si allontanò per dirigersi verso il tavolo dove aveva lasciato il suo “spuntino”, cioè una grande quantità di cibo spazzatura di vario genere. Appena finì di raccattare uno dei sacchetti e ebbe la bocca già piena, Hinata si avvicinò a lei. «Allora, autrice, come sono andato?»
Ili91 si stampò in faccia un sorriso finto. «Bene, benissimo! Sei stato perfetto!»
Hinata si illuminò, evidentemente non aveva per niente colto il suo sarcasmo. «Quindi c'è la possibilità che lei mi richiami di nuovo?» chiese speranzoso.
«Certamente!» Quando l'inferno gelerà, aggiunse tra sé e sé. «Ora però scusami, ma ho ancora qualche scena da mettere appunto.»
L'altro annuì e se ne va e lei poté tirare un sospiro di sollievo. «Noioso da morire» borbottò, sperando davvero di non aver mai più bisogno di lui in una scena. La sonnolenza dovuta alla presenza indesiderata di Hinata sul set non le passò, perciò Ili91 si alzò e si avviò alla ricerca di Yukimura. Chissà se ha ancora uno dei suoi integratori ai frutti di bosco.
***
«Scusami, ma sono allergica.»
Ili91 osservò concentrata il suo personaggio, Mako Kamiya. Sapeva benissimo che gli OC non erano il suo forte, ma sperava di riuscire ad ottenere qualcosa di buono da Mako.
«Vorresti uscire con me?» completò la scena Shoichiro.
«Stop! Buona!» esclamò Ili91. «Bravi, ragazzi. Ora potete fare una pausa.» I due le sorrisero e lasciarono il set insieme.
Ruri le si avvicinò in quel momento, saltellando allegramente. «Allergica ai fiori? Sei seria?»
Senza più riuscire a trattenersi, Ili91 scoppiò a ridere. «Oh, lo so! A volte sono davvero crudele con Yukimura.»
Ruri si unì alle risa.
«E, comunque, tuo fratello è stato fortunato.»
L'altra piegò la testa da un lato e la fissò interrogativa. «Perché?»
«Avevo anche pensato di far sì che Mako gli starnutisse in faccia!»
***
«Vuoi venirci con me?»
Ili91 strabuzzò gli occhi. Ma cosa...? «Stop! Stop!»
Mako e Yukimura si girarono a guardarla. «Mako! Cosa. Stai. Facendo?» chiese furiosa. «Lui deve invitarti ad uscire e tu devi finalmente accettare, non il contrario!»
L'altra annuì. «Lo so! Ma visto che Mako è convinta che lui e Kano si piacciano, di questo passo lei non troverà mai dei motivi per accettare. Pensavo che, magari per un equivoco, lei potrebbe dirgli di venire con lui e lui fraintendere e...»
Ma sì! Ma sì! Come aveva fatto a non pensarci prima? «Mako, sei un genio!» esclamò interrompendola. «Bene, continuate allora.»
Ili91 ritornò alla sua posizione. «Azione!» Yukimura però non l'ascoltò e continuò a guardarla disperato. «Yukimura, cosa c'è?»
«Autrice, ho la sensazione che in questa fanfiction lei continui a fare di tutto per farmi passare per uno stupido» le confidò con le lacrime agli occhi.
«Non è affatto vero! Ti sbagli di grosso.»
Lui la guardò un po' rincuorato. «Davvero?»
«Certo, infatti ti faccio passare per un idiota anche in tutte le mie altre storie in cui compari, mica solo qui.»
Quando lo vide scappare piangendo, non poté dire di esserne sorpresa. «Scherzavo! Che permaloso...»
***
Shoichiro osservò lo zaino che aveva appena finito di preparare. No, non poteva scappare e abbandonare la fanfiction a metà. Sospirò. Però non voleva nemmeno rimanere e continuare a farsi bistrattare dall'autrice. Beh, troveranno un sostituto, si disse e sollevò lo zaino per metterselo in spalla.
Uscì dal suo camerino e cominciò a percorrere di soppiatto il corridoio in direzione dell'uscita. Dopo qualche minuto di tensione, arrivò ad una decina di metri dalla porta con su agganciato il cartello “exit”. Rimaneva solo da oltrepassare la porta della stanza dell'autrice.
Osservò con preoccupazione la porta della suddetta stanza aperta, temeva che l'autrice lo scoprisse prima che riuscisse a mettere un buon numero di chilometri di distanza da quel posto. In punta di piedi, passò davanti alla porta, poi dei rumori scossero la sua attenzione. Guardò l'interno della stanza, non molto illuminata e con una leggera musichetta di sottofondo. Ili91 sedeva ad una scrivania e scriveva in modo compulsivo, borbottando malamente per quello di cui non era soddisfatta.
Wow, anche lei è umana, allora, pensò Yukimura, sentendosi subito in colpa per il tentativo di fuga. Osservò per un attimo la porta d'uscita con malinconia, poi si voltò e tornò nel suo camerino per studiare il copione.

Ili91 sollevò il capo. «Se n'è andato?»
Alzandosi, si avvicinò alla soglia del suo camerino e si sporse lungo il corridoio per controllare che non ci fosse nessuno. Soddisfatta, chiuse la porta e girò la chiave. Poco dopo, una luminosa luce illuminò la stanza e la musica raggiunse toni altissimi. «Fregato!»
Cominciò a ballare una danza della vittoria.
Figuriamoci se avrebbe permesso al suo protagonista di abbandonarla... povero illuso!
***
«Perché mi devo mettere questo assurdo vestito? A che serve ai fini della trama?» chiese Misaki a Ili91, indicando l'abito blu che indossava come costume di scena.
«Uhm... a niente credo. Il vestito non ha utilità, se non per il fatto che deve essere poco discreto e adatto ad un pedinamento.»
Misaki incrociò le braccia al petto. «Se è ridicolo e scomodo e non adatto, allora perché diamine lo metto?» replicò senza arrendersi.
Ili91 scrollò le spalle. «Perché mi va così, punto. È divertente.»
«Io ti trovo carina!» ribadì Usui.
«Chi ti ha chiesto niente?! E poi non è vero, questo coso è orribile e scomodo.»
«Sei bellissima.»
Misaki spostò lo sguardo su Ili91. «Quanto l'hai pagato per fargli dire queste cose?»
«Non guardare me! È lui che è perso per te, altrimenti non ti avrebbe certo fatto un complimento, se l'avessi pagato. Quel vestito è obiettivamente orribile.» Ili91 sospirò. «Dovrò decurtare la paga a Aoi, questa volta ha proprio toppato.»
«Allora, posso toglierlo?» L'espressione di Misaki era speranzosa.
«No, no! È ridicolo a sufficienza e poi visto che a Usui piace...»
Misaki prese a litigare con Usui, mentre Ili91 si allontanò. Aveva di meglio da fare piuttosto che farsi spaccare i timpani dagli schiamazzi di Misaki, tipo scrivere il finale di quella storia.
***
Ili91 osservò Mako e Shoichiro al loro appuntamento e lui che la prendeva per mano.
Erano molto carini, considerò con un sorriso estasiato, forse avrebbe potuto...
Si bloccò, improvvisamente conscia del pensiero che le stava nascendo nella mente.
«Stop, stop!» I personaggi si girarono verso di lei, sorpresi, ma lei li ignorò completamente. «Kano, vieni qui, subito!»
Kano, che in quel momento era in pausa, dato che non compariva nella scena, si avvicinò a lei confuso. Tra le dita stringeva ancora una bibita in lattina.
«Poggia quella cosa.» Si voltò verso Yukimura. «Anche tu, qui.»
Appena questi si aggiunse a loro e Kano ebbe posato la lattina su un tavolino poco distante, Ili91 sollevò la testa e li fissò intensamente. «Baciatevi.»
Entrambi balbettarono parole incoerenti, ma lei li zittì subito. «Ora, subito! Per un attimo ho pensato di far mettere Mako e Yukimura insieme veramente. Ho quasi tradito la mia ship!» proruppe con tono disperato.
«A me non dispiacerebbe...» disse Yukimura.
Lei lo fulminò con lo sguardo. «Sta zitto, zitto! Baciatevi, ora!»
Shoichiro si lamentò ancora per un momento, ma alla fine eseguì. Fu breve, ma fu sufficiente.
«Allora?» chiese Kano.
Ili91 sorrise. «Tutto a posto, il momento è passato! Tornate pure al lavoro.»
***
«Basta, non ce la faccio!» si lamentò Ili91. Appallottolò un foglio e lo lanciò contro il muro. «Questo finale non s'ha da fare! Prima il ragno gigante sulla mano mentre scrivevo, poi Yukimura che non vuole capire... Non ci riuscirò mai!» Lanciò un'altra pallina di carta.
«Perché è sempre colpa mia?» si lamentò Yukimura.
Tutti lo ignorarono e si misero intorno a lei. «Su, autrice, un ultimo piccolo sforzo» disse Kano. «Almeno finalmente potremo andare tutti in vacanza...»
Ili91 scrisse la frase finale e tirò un sospiro di sollievo. Aveva concluso, finalmente. «Vacanza?» chiese ironicamente con uno sguardo maligno. «Starete scherzando, spero.»
«Ma... e gli ultimi tre capitoli della long di Kodocha? Pensavo si sarebbe dedicata a quelli per un po'» fece Yukimura.
«Oh, farò anche quello, ma credo vi stiate dimenticando la famosa long di Kaichou. Devo riprendere anche quella. Preparatevi a soffrire!» esclamò con una risata malvagia.  
I personaggi la guardarono spaventati e si guardarono l'un l'altro. «Fuga?» propose Usui.
Gli altri annuirono e scapparono via.
Ili91 sospirò e si voltò verso la telecamera. Sorrise e bisbiglio: «Non vi preoccupate, li ritroverò, con loro non ho ancora finito.» Prese a salutare con la mano. «A presto!»


Spazio Autrice 2: Se siete arrivati fin qui significa che vi siete sciroppati anche il lunghissimo "dietro le quinte". Complimenti, che coraggio. :)
Comunque, questo spazio era solo per precisare che le cose che sono scritte nel "dietro le quinte" non sono messe tutte a caso. Per farvi qualche esempio:
- La prima scenetta era per fare dell'ironia sul fatto che ho scritto una scena di bacio molto più lunga di quella prevista inizialmente.
- Tutte le scenette in cui avvengono dei cambiamenti (tipo la seconda) sono tutte cose che in effetti ho aggiunto mentre scrivevo e non erano previste inizialmente.
- La scenetta con Hinata è per fare dell'ironia sul fatto che il personaggio mi sta antipatico.
- La scenetta con Shoichiro che fugge... no, niente, quella è messa proprio a caso. Ma mi piaceva, faceva un pò da collante con il resto. :D
- Mako e Shoichiro insieme? Sì, lo ammetto, per un momento, mentre scrivevo, li ho shippati. Ho anche pensato di tradire la mia coppia Yukimura/Kano e cambiare il finale. Solo per un momento, precisiamo, poi sono tornata sulla retta via.
- La storia del ragno gigante (o, almeno, credo fosse quello) non è uno scherzo! Un insetto enorme (quattro cm di diametro!!!) si è posato sulla mia mano mentre ero sul bus a scrivere la parte finale. Mi è preso un colpo!  

Ora ho davvero finito.
Grazie per l'attenzione. Arrivederci!
Ilaria
   
 
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