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Autore: Silene Nocturna    06/06/2012    3 recensioni
Breve scritto basato su un personaggio che mi ha sempre incuriosita, e mi sono finalmente decisa a dedicargli qualcosa.
Siamo nell'universo di Mirai Trunks, e il ragazzo si trova di fronte ad un interrogativo a cui solo lui puo' dare risposta.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre voluto dedicare qualcosa a questo fantastico personaggio, Mirai Trunks, secondo solo a Vegeta tra le mie preferenze. Forse la storia verrà modificata, è stata proprio scritta di getto. Grazie a coloro che la leggeranno e che vorranno lasciare un parere.

 

 

 

 

Chi sei?

 

 

Il ricordo di tuo padre è come una nebulosa ricca di stelle nelle notti più limpide: quei puntini sono i ricordi, frammenti immaginari racchiusi nella tua mente, tramandati da una donna che pare esaltarne le gesta e renderli reali con la sua voce carezzevole. Parla di un tempo lontano, di un principe, di avventure su un pianeta e di un tiranno troppo forte mentre ti sembra di leggere uno di quei libri in parte bruciati disposti sugli scaffali ancora intatti, quelli con un lieto fine marchiato con inchiostro nero e vivido. Si vive nella paura, in questo mondo, non c’è spazio per aggrapparsi a un’illusione, nonostante tu brami di farti pervadere dalla presenza di quell’uomo, il cui solo nome aleggia come un ombra sul volto diafano di tua madre e per questo preferisci tacere, divorato dalla curiosità. Troppe volte ella ripete quanto i geni siano concatenati in modo indissolubile ai tuoi, di cui non restano che parole, le quali ti costringono a rivedere nel tuo maestro un padre troppo giovane per insegnarti a vivere, ma non abbastanza per spingerti a morire. Poche certezze rimangono in piedi come quelle pareti spesse che si reggono sulle macerie di una città in malora, specchio dell’umanità piegata dal dolore e dalla disperazione: E’ la vendetta che non si consuma al ricordo di un destino parallelo, intrecciatosi nel comune punto di origine. Avete perso entrambi i padri, e ora i loro nomi, troppo grandi per morire, riecheggiano nelle vostre menti in battaglia, quando il cielo plumbeo presagisce la venuta delle macchine da guerra programmate per essere i vostri unici avversari, con lo scopo di trascinarvi sull’orlo del baratro. Ma la morte è un soffio con cui ogni giorno ti diletti, loro sono ben più di questo: se avessero un motivo, li capiresti, prima di punirli. Ma è stata la follia di un solo uomo la causa scatenante del futuro in cui sei imbrigliato per non far soccombere gli unici affetti che ti rimangono. Per quanto la vita ti abbia tolto, essa è stata capace in parte anche di dare, perché hai sempre avuto la speranza, unico sentimento puro in grado di guidarti, capace di distinguere le tue azioni da quelle di una fiera bramosa di schiacciare, colpire, uccidere. Non importa quanto i due fratelli possano essere forti, combatteresti fino allo stremo delle forze pur di liberarti della loro presenza, ma ad un passo dalla fine un pensiero fa breccia tra le fiamme che invadono copiosamente le tue vene: non devi vivere solo per te stesso, continui ad andare avanti perché coloro che credono in te si aspettano un vittorioso ritorno, non un’altra tomba vuota su cui piangere. Fai pressione sull’elsa della spada, compagna fedele di un’altra persona uscita troppo in fretta dal tuo sentiero e che per un solo istante hai immaginato restasse, per te… Quanti padri puoi dire di aver avuto? Chi sei in realtà? Il frutto della vendetta di tutte quelle persone che giacciono con gli sguardi vacui, le stesse che popolano i tuoi incubi, quando la notte è troppo silenziosa da permetterti di riposare o c’è altro oltre la carne? Sapevi che un giorno accanto alla lapide del tuo defunto padre ci sarebbe stato anche il corpo del maestro; era stato previdente, preparandoti anche a questo durante il duro allenamento, durante cui, in solitudine, hai ingoiato sangue e lacrime, quando la vittoria ti sembrava una candela fioca, mille anni luce lontana da te, dal tuo presente e da quei cari che continuano la propria esistenza nella paura. Vedendo il corpo esanime di Gohan, lacerato dai violenti colpi degli androidi, hai immaginato anche le loro gelide risa mentre lava bollente ti offusca la mente. Non è stato un ricordo sbiadito, quello di tuo padre, a spingerti ad abbandonare le catene di lucidità che ti sei imposto pur di non cedere alla rabbia e soccombere come un suicida; la consapevolezza di non possedere abbastanza forza da mettere fine a quell’agonia, guardando impotente la madre del guerriero piangere in segreto per un avvenimento già previsto da tempo e lasciare al proprio destino coloro che avevano riposto la speranza in te, ti fa urlare, squarciando il silenzio che le persone hanno imparato a temere in quegli anni bui. Liberi la tua vera natura, non importa quale sarebbe stato l’esito della battaglia. Ira, disperazione, rancore si sprigionano insieme all’aura dorata capace di investirti come una vampa di energia nuova. Il cuore è sereno, convinto che questo sia l’ultimo atto: almeno li porterai all’inferno con te e finalmente quei volti la cui vita è stata brutalmente stroncata smetteranno di tormentarti. L’unico barlume nitido quando osservi le mani macchiate del sangue di Gohan, è lo sguardo severo di un uomo che non hai mai conosciuto. Quando volgi il volto in direzione di quelli che si tramuteranno in prede, leggere l’incertezza nei loro occhi gelidi ti provoca un brivido di sinistro piacere. Allora comprendi chi sei in realtà.

Ma questo non basta, e per rimediare agli errori passati, si deve soltanto fare un tuffo più indietro; non importa chi ci sarà ad attenderti, avrai l’opportunità di dimostrare chi sei anche a coloro che nel tuo mondo riposano tra le onde del tempo. La speranza incisa sullo scheletro di metallo non è quella che porterai nel passato, ma quella che un saiyan trascinerà nel suo presente.

   
 
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