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Autore: Saphira96    06/06/2012    8 recensioni
Peeta è stato depistato. Ecco come immagino uno dei tanti tentativi di depistaggio a cui Snow ha sottoposto il 'Ragazzo del Pane'.
~ So che lei non è cattiva, lo so grazie ai nostri ricordi, miei e suoi. ~
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pedina


Non parlano. Eppure quando sono arrivato qui, a Capitol City, ho avuto l’impressione opposta. Gradavano, ridevano, parlavano senza sosta, tutti avevano nelle labbra i nomi dei Tributi, ognuno esultava per il suo preferito. Ho avuto l’impressione che Capitol City non conoscesse il silenzio, pensavo che anche la notte facevano rumore, perché ne avevano paura; invece mi sono ricreduto. Capitol City è silenziosa, nessuno esulta, sembra siano tutti dei senza-voce.

Ma so che non è così, giorni fa mi sono accorto che sono io che non sento le voci, non sento neanche le urla disperate di Lavinia, non sento i sospiri rumorosi di Darius che continua ad emettere per ricordare alle guardie che non può rispondere alle loro domande. Non sento le urla di Johanna dall’altro lato della parete. Prima potevo udire, adesso non più. Adesso sento solo un urlo, uno solo, è lontano ma riesco a cogliere ciò che dice. L’urlo si trova nella mia mente, riesco a sentirlo continuamente è la mia voce che urla un solo nome: Katniss.

In realtà c’è sempre stata questa voce nella mia testa, sempre. Quando mamma mi rimproverava per non aver finito i compiti e non poterle così darle una mano in panetteria, mio fratello che mi picchiava per aver detto a papà che mi ha rubato il mio pezzo di pane e cioccolato, mamma che mi picchia per aver fatto bruciare il pane, Katniss che si offre volontaria, ai miei primi Hunger Games mentre ero morente in riva al fiume. Ripetere il suo nome, anche a mente, mi fa stare bene.

Una guardia fa irruzione nella mia stanza tutta bianca, non l’ho sentita arrivare … neanche questa volta. Non parla, lo so perché le sue labbra non si muovono. Mi afferra violentemente e mi fa sedere sull’unica sedia presente, mi lega ad essa con una catena. Va avanti da giorni.

Katniss

Fa un cenno verso il muro di fronte, probabilmente è uno specchio. Le mura si restringono in tanti rettangoli: schermi televisivi. Parte l’inno di Capitol City con lo stemma. Chiudo gli occhi, il dolore provato nell’Arena riemerge. Qualcuno me li riapre con la forza.

Katniss

Un uomo dal camice bianco punta una siringa verso il mio braccio, l’ago è enorme, ma non mi spaventa. L’uomo lo fa entrare nel mio braccio. Punge, brucia, prude.

Katniss

Dagli schermi partono delle immagini, le stesse in tutte. Io e Katniss nella grotta, ai nostri primi Hunger Games, mi sta iniettando una siringa, la medicina per farmi scendere la febbre. Ad un tratto vedo il suo volto illuminato da una luce verde, sta indossando un camice bianco come l’uomo di Capitol City e sogghigna. Riesco a cogliere il suo sguardo, è di un assassino: crudele. Vuole uccidermi, non vuole guarirmi.

Chiudo gli occhi, qualcuno me li riapre. Provo a divincolarmi, le catene me lo impediscono.

La vedo, mi inietta il veleno e si sdraia accanto a me. Vuole mordermi, è un ibrido. Mi divincolo, inutile. Eccola, è in una pozza di sangue, mio probabilmente, chissà cosa mi avrà strappato a morsi.

Provo a chiudere nuovamente gli occhi, la vedo ancora. E’ la ragazza di sempre, quella di cui mi sono innamorato. Mi corre incontro, c’è tanta neve e lei è bellissima. Cadiamo a terra, ci bagniamo e ridiamo. Mi agito, voglio scappare, può trasformarsi di nuovo e uccidermi questa volta.

Katniss

Qualcuno mi scuote, apro gli occhi. Le pareti sono diventate di nuovo bianche, la sedia è al centro della stanza e io sono legato al lettino, posto nell’angolo più buio. L’uomo che continua a scuotermi ha un piatto tra le mani, mi fa mangiare. La maggior parte del brodo finisce sul mio viso, ma non mi lamento, voglio che l’uomo se ne vada e mi lasci ai miei ricordi. Finisco il brodo, e l’uomo ha qualcos’altro da darmi: un pezzo di pane.
Katniss

Fuori piove e lei è li fuori senza cibo, io brucio il pane, mia madre mi picchia e mi grida di darlo ai maiali. Io esco fuori,  guardo indietro per assicurarmi che mia madre non mi guardi e le butto il pane.

Katniss

Lei non è cattiva. Loro vogliono farmelo credere so che mi stanno facendo qualcosa al cervello. Stanno manipolando i miei ricordi, quello che anche loro conoscono.

Katniss

Finisco di mangiare il pane e l’uomo va via, dalla porta entra un lieve fruscio.

Siamo nella terrazza del Centro di Addestramento prima dei nostri secondi Hunger Games e guardiamo il tramonto insieme, il vento ci scompiglia i capelli.

Katniss

So che lei non è cattiva, lo so grazie ai nostri ricordi, miei e suoi. Ma non sono sicuro siano veri. Riuscirò a resistere? In questo momento so solo di essere diventato una pedina dei loro giochi.

Katniss

La mia voce rimbomba nella mia mente. Non serve più a farmi stare bene, a farmi andare avanti. Per la prima volta dopo giorni o forse settimane di silenzio, apro la bocca per parlare. Per trovare il coraggio di sopportare tutto questo, per proteggerla. Così dalle mie labbra proviene solo un sussurro capace di farmi rabbrividire.

Katniss.


Autrice ~ Saphira96
  
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