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Autore: madoka94    07/06/2012    3 recensioni
Nell' attesa dell' uscita del nuovo videogioco non ho potuto resistere nel voler scrivere una one-shot sul nuovo protagonista di questo capitolo.
Mi sono basata su alcuni trailer e non sapendo poi come sarà il contenuto ho voluto lasciare spazio alla mia immaginazione.
Spero solo che vi piaccia nonostante sia stata imprudente e un pò avventata.
Buona lettura!
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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America, terra Mohawk, anno del Signore 1777




Lì, fra i cieli del grande continente, tra le montagne, le foreste silenziose con i loro alberi spogli e il pungente freddo dell' inverno.
Tra gli animali selvaggi che si beano di quella breve quiete che gli viene concesso dalla natura.
Lì, su quella terra, si combatte una guerra, una guerra tra le tredici colonie nordamericane e la corona dell' Inghilterra,dove si deciderà la resa o la libertà.
La guerra di indipendenza americana.
Molte truppe, sia americane che inglesi, hanno marciato su quelle montagne e pochi sono stati quelli che entrando nei loro meandri ne sono usciti vivi.Le battaglie sono sempre più impetuose, gli uomini di entrambe le fazioni diminuiscono sempre più e si chiedono quando quella guerra infinita si sarebbe conclusa.
Ma quel giorno nessuno ne teneva conto, poichè un gruppo di soldati inglesi aveva perso maggiorparte dei compagni che divennero cibo per i corvi e i lupi e voleva riposarsi un attimo controllando i feriti e chi riusciva ancora a tenere il fucile in mano.
Era un giorno perfetto per la caccia, anche se la loro preda non era un animale.
Un ragazzino sui nove anni correva con tutto il fiato che aveva nella folta e soffice neve che la rendeva un ostacolo.
Gli uomini dalle uniformi rosse e bianche lo inseguivano con i fucili in spalla.
Il piccolo era molto più agile di quei adulti essendo cresciuto tra la natura e i suoi fenomeni climatici, purtroppo le giocava un brutto scherzo, non solo lei ma anche il destino.
Era colpa sua se era lì per prendere un pò di cibo per sè e la sua famiglia che moriva di fame?
Era colpa sua se gli inglesi sapevano essere peggio dei coloni?
Era colpa sua se era di colore di pelle diverso da quei bianchi?
Era sempre colpa sua e dei suoi fratelli e sorelle se era un indiano?
-Vieni qui piccolo barbaro!-continuavano a gridare quelli che gli correvano dietro.Alcuni li sentiva già affaticarsi.
Anche il suo respiro si stava facendo corto e pesante, nonostante ci fosse abituato non sarebbe mai riuscito a correre all' infinito.Doveva trovare un buon nascondiglio e distanziarli all' ultimo.
Prese l' idea di usare una piccola grotta di un ruscello che era nei paraggi, loro che non erano del posto non sarebbero mai riusciti a trovarlo, lui conosceva bene la foresta.
Si guardò un attimo dietro osservando come quei soldati diventati ormai dei puntini neri fossero così lontani.
Ne approfittò dirigendosi al suo nascondiglio, appena lo raggiunse saltò giù dalla montagnetta di terra e si nascose per bene nel buco.
Aspettò per un pò di tempo non sentendo più le voci stridule di quegli stolti.
-"Che abbiano rinunciato?"-
Con cautela ne uscì piano piano facendo sbucare la piccola chioma nera che ne copriva il collo.
Fu un errore fatale quando lo fece perchè uno di quelle giubbe rosse l' aveva preso per lo scalpo alle spalle afferrandogli i polsi.
-Eccoti qua lupacchiotto!Ehi, ho beccato la nostra preda!-gridò e i compari lo raggiunsero mettendosi a cerchio.
-Questo bastardello è proprio veloce e furbo.Non l' avrei mai detto!- esclamò uno di loro che cercava di riprendere ancora il fiato.
-Ed è anche una belva questo selvaggio!Guardate come si dimena!-fece un altro ancora ridendosela.
Il ragazzo prese l' iniziativa di pestare il piede a quello che lo teneva e di mordergli la mano cercando di fuggire.
Ci aveva provato ma venne bloccato subito con un colpo in viso dell' impugnatura del fucile che lo fece atterrare tra l' acqua e il fango.
-Moccioso pelle rossa come osi!-sbraitò quello che aveva morso tirandogli un calcio allo stomaco e il piccolo sputò sangue dalle labbra guardandolo con odio.
-Ha fegato il ragazzo, eh Stuart?-schernì uno guardando il poveretto sogghignando.
-Piantala Freud!-ringhiò l' altro massaggiandosi la mano.
-Ragazzi, dobbiamo smetterla.Perchè non lo lasciamo in pace?è solo un ragazzino!-setenziò un altro che sembrava più conscenzioso degli altri.
-Riesci a fare ancora il benefattore in momenti come questi, Metthew?-chiese con una punta di acidità Stuart.
Metthew non ribattè rispettando il grado di sergente che aveva quell' arrogante di Stuart.
-Perchè...-
La voce del giovane indiano si fece sentire flebilmente, quasi in un sussurro.
-Combattete sulla nostra terra..bruciate e radete al suolo con le vostre armi che sputano fuoco ogni cosa che vi circonda.State affrontando un conflitto contro coloro che sono simili a voi, con altri musi pallidi che sono venuti prima. Come loro, voi ci umiliate rendendoci vostri schiavi o uccidendoci.Cos'altro volete da noi?!-gridò contro gli inglesi che continuavano a guardarlo con indifferenza.
-La guerra è la guerra piccolo, tu e la tua gente non ci potete fare niente.Tanto quando finirà sarete tutti estinti.Non c' è futuro per voi indigeni.-disse crudelmente Stuart con un sorriso sadico che a guardarlo faceva venire i brividi.
Quindi erano solo questo, solo una razza in via di estinzione come le bestie?Era questa la cruda realtà?
-E poi, ora come ora, vogliamo divertirci un pò con te.Abbiamo solo cinque minuti di riposo e vogliamo sfruttarli al meglio!-disse Freud tirando fuori un macete dal fodero.
-No!Non ha fatto niente di male!-intervenne questa volta deciso Metthew ma venne braccato da altri due suoi compari mentre Stuart aveva ripreso per i capelli il ragazzo lasciando in bella vista il collo.
-Questo lo terremo da conto come tentato ammutinamento.Vero, Freud?-
-Oh sì, racconteremo al comandante di come hai tentato di aiutare un indiano e a metterti contro i tuoi stessi ufficiali.-
-Voi la pagherete!Ratohnakè:ton vi ucciderà!-urlò a denti stretti il giovane guardando arrivargli sempre più vicino la lama.
-E chi sarebbe?Una delle vostre strambe divinità voodù?-lo schernì Freud che rise a squarciagola.
-No...è molto più di questo...è un guerriero potente e spietato.-
I presenti se la risero, alcuni un pò nervosi.Lasciarono comunque che il bambino racontasse quello che loro sostenevano fosse una favoletta.Non era così...
-Anche se é un mezzosangue tra la nostra gente viene rispettato e onorato da tutti.Nelle sue vene scorre un grande potere che nemmeno i nostri cacciatori o i nostri migliori combattenti hanno:quello di togliere la vita come il vento  riesce a far cadere le foglie non ancora secche.-
-Sta cercando di metterci paura inutilmente.Avanti Freud, fallo fuori.-incitò Stuart ma l' altro non rispose, sembrava preso dal racconto e anche, in un certo senso, un pò intimorito dal fatto che si sentisse osservato.
-é impetuoso come la pioggia, silenzioso come la foresta, agile e scattante come l' aquila che vola tra gli alberi, feroce e aggressivo come il lupo.Si muove come un ombra, nessuno riesce a sentire la sua presenza.
Potrebbe anche essere qui, in questo momento.-
D' un tratto si sentì il rumore di un ramoscello che veniva spezzato quasi palpabile all' udito.
Tutti si voltarono guardandosi intorno impauriti.
- S-sarà stato uno scoiattolo...-affermò un soldato impugnando il fucile restando comunque in allerta.
-Freud, che aspetti?Uccidilo!-ritornò a far pressione Stuart sulla mente del compagno.
Stava per farlo ma venne bloccato di nuovo da un altro suono che questa volta gli fece venire i sudori freddi, più udibile del precedente.L' ufficiale si accorse anche che mancava uno dei suoi uomini che poco prima teneva fermo Metthew.
La tensione cominciava ad aumentare, come i dubbi della storia raccontata poc' anzi da quel mocciosetto indigeno che in quel momento faceva un flebile sorriso derisorio alle sue spalle.
-Freud!!!-gli ululò il sergente ma era inutile.
-Non ho detto la cosa più importante...-disse con tono soddisfatto il ragazzino che ebbe di nuovo l' attenzione dell' ufficiale che lo guardava con occhi pieni d' ira e di paura.
E ancora non si accorse che un altro di loro era sparito nel nulla.
-...lui è...un Assassino.-
-Muori piccolo bastardo!!!-
Freud si lanciò contro di lui alzando il macete.Il piccolo chiuse gli occhi con forza pensando alla sua famiglia come ultimo ricordo e poi ci fu un boato che sovrastò l'area circostante.
Non ci voleva ancora credere.Respirava ancora!
Riaprì lentamente gli occhi e vide che il corpo di Freud stava afflosciando, fino a toccare a terra come un sasso.
Era morto.Qualcuno lo aveva colpito dall' alto con uno sparo.
Stava accadendo tutto così in fretta partendo da come un altro uomo, con un vestito bianco e il cappuccio, aveva saltato davanti al giovane e a Stuart che aveva preso a stringerlo con più forza e veemenza con il panico che influiva sulle sue azioni.
L' altro che era rimasto, tranne Metthew, lo attaccò sfoderando la sua sciabola.
Provò con un affondo ma l' incappucciato l' aveva aggirato subito facendo una mezza giravolta tirando fuori la lama celata che lo trapassò da parte a parte.
Alla fine rimaneva solo quel sergente, che alla fine si era messo a correre lasciando perdere il ragazzo scaraventandolo di nuovo a terra.
Ovviamente l' incappucciato non avrebbe rinunciato così facilmente, doveva pagare per quello che aveva fatto e non lo spingeva la vendetta, bensì il senso di giustizia.
Prese l' arco e la freccia mirando bene l' obbiettivo, era già abbastanza lontano ma non era un problema per lui.
Per farlo rallentare avrebbe mirato al polpaccio e così fece scoccando la freccia.
Come si impiantò nella carne del fuggitivo cadde al suolo con un tonfo, ma cercò comunque di trascinarsi nella neve, pur sapendo che quell' essere sovrumano lo stava raggiungendo con calma come se fosse l' incarnazione della morte stessa.
Ed ora chi era la preda e chi il cacciatore?
Steuart sentì in lontananza il grido di un aquila che sorvolava nei paraggi.
E poi sentì i tonfi degli stivali di quell' uomo che ormai gli era a un passo con il tohwmaok in mano.
Lo fece girare scoprendo il pettorino per avere un buon colpo mirato al cuore.
-Chi..chi sei tu?!-chiese strillando quasi come una donnicciola impaurita, le sue ultime parole.
-Connor Kenway e questo è per aver tentato alla vita di un ragazzino della mia tribù, i Mohawk.-disse con voce fredda alzando il tohwmaok e dandogli un decisivo colpo al petto, sporcando così quel puro e bianco terreno con il rosso scarlatto del sangue.
Ritornò dal ragazzo che, stupitosi da ciò che vedeva, stava davanti a quel soldato guardandosi tra loro uno con occhi rammaricati ma sollevati allo stesso tempo e l' altro curiosi, volendo capire il perchè del comportamento di qualche istante prima.
Vide il più giovane correre verso di lui chiamandolo con il suo nome indiano.
-Ratohnakè:ton!-
-Stai bene?-gli chiese nella loro lingua.
-Sì.Ti ringrazio.-rispose sorridendogli.
-Bene ora torna da tua madre.Sarà sicuramente in pensiero.-
Il bambino annuì guardando di sfuggita per l' ultima volta Metthew ringraziando anche lui.Poi corse via.
Connor si avvicinò all' inglese con circospizione accertandosi se avesse cattive intenzioni o meno.
-Sei stato l' unico che ha avuto pietà di lui...-setenziò e lo vide abbassare il capo non sapendo se guardarlo negli occhi o meno.
-I..io..-
-...e per questo ti ringrazio.-
Metthew restò senza parole, l' uomo che aveva ucciso i suoi compagni lo stava ringraziando nell' aver difeso un suo simile.Era combattuto tra la gratitudine e la vergogna.
Poi lo vide avanzare verso di lui mettendogli la lama dell'ascia indiana sotto il mento come segno di avvertimento.
-Ti lascerò andare.Oggi ti ho risparmiato la vita, domani non avrai una seconda possibilità come questa.Ed ora va!-
Da quel giorno Metthew non si scordò mai il volto nascosto di di quell' uomo che gli aveva risparmiato la vita, di questo ne era certo.Corse a più non posso senza mai voltarsi indietro, non sapendo che l' incappucciato aveva fatto un mezzo sorriso.Per lui era già il momento di ripartire.

Connor Kenway, figlio di madre nativa americana e padre inglese, entrato nella Setta degli Assassini all' età di quindici anni.
Quel ragazzo combatteva per la giustizia, ma non sapeva che prendendo parte alla guerra avrebbe cambiato la storia.

                                                             La rivoluzione americana era appena iniziata.

  
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