Per l’onomastico della mia Robs.
Credevi di cavartela con così poco, vero?
Potevo mai scrivere una cosa tanto banale? Direi proprio di no.
Non posso semplicemente buttarla lì e cliccare “aggiungi storia” senza
scrivere prima un poema.
Sì, lo so, aspetti da tipo un mese di leggere questa storia ed io
infierisco, ma mi conosci: sono la degna seguace di Sebs.
Vorrei dirti un sacco di cose. Vorrei dirti quanto sei stata fondamentale
in questi – quanti? – quattro mesi?
Cavolo, sembra passato un secolo, eppure ci conosciamo solo dal famoso “glad you came”
Friday (sì, con la F maiuscola, non può essere
altrimenti!).
Fin dalla prima sclerata è stato più che ovvio che fossimo gemelle separate
alla nascita, di quelle che “ma dove eri nascosta?”,
ed è incredibile come io mi sia affezionata a te, più di quanto non abbia
mai fatto con nessun’altra persona.
Semplicemente, il nostro non è fangirlare
soltanto – e fidati, trovo che anche questo sia una figata –,
bensì è esserci l’una per l’altra sempre, anche se lontane, anche se
abbiamo migliaia di cose da fare,
anche se siamo a lezione al primo banco e il prof ci fissa (ogni
riferimento a me stessa è puramente voluto)!
Sgridarci a vicenda e farci rinsavire quando siamo giù di morale viene
prima di tutto,
a costo di sentirci dire da qualsiasi essere vivente – sì, pure dai cani –
“la finisci di messaggiare col tuo ragazzo”?
No, io ho qualcosa di meglio. *annuisce* Ho il mio Thad!
Sì, perché vogliamo parlarne di quando scattano le 18:00 del pomeriggio e
iniziamo a messaggiare come Thad
e Seb. Ne vogliamo parlare??
È lo sclero più bello in assoluto e non mi stancherò mai di ridere appresso
a quegli stamp.
Ovviamente, quindi, non potevo non scriverti una Thadastian,
primo, perché è il tuo otp, secondo, perché, insomma,
è impossibile non amarli.
Me li avete ficcati in testa, tu e Somo, e ora
sono affetta anche io da Thadastianismo.
Mi sa che avevo un’altra marea di cose da dire, ma me le sono perse per
strada.
Poco importa, visto che già mi stai odiando per la lunghezza chilometrica
di questa dedica (o forse ti ho addolcita abbastanza?).
L’ultima cosa che voglio aggiungere – nel caso non si sia capito – è che ti
voglio veramente tanto bene e che sei indispensabile…
e che spero fangirleremo anche quando avremo ottant’anni,
quando Grant avrà i rotolini di ciccia, ma continuerà comunque a twittare le foto dei suoi piedi!
Mi auguro che tu non ti sia sciolta ora, visto che hai ancora circa 2900
parole da leggere (risparmia le emozioni per dopo).
Ti mando un grosso bacio e ti dico finalmente, dopo un papiro immenso…
Buon onomastico, mio dolce Thad.
Tuo Sebs. ♥
~
Checkmate
Se Sebastian aveva mai avuto la
più piccola intenzione di smettere di giudicare estremamente idiote le serate
organizzate dai Warblers, quella decise di fare
definitivamente le valigie quella sera. Certo, lui era un tipo abbastanza
attivo di solito – in tutti i sensi del termine – ma dato lo scarso numero di
selvaggina da catturare, presente in quel locale da quattro soldi, l’unica cosa
che poteva realmente fare era sorseggiare la sua birra e fissare sconvolto Harwood e Sterling che cazzeggiavano bellamente, in tutta
la loro ridicolaggine, senza contare l’intraprendenza di Duvall, in piedi su un
piccolo palchetto ad eseguire un’interpretazione molto fedele di “Princess of China”, le cui parole lampeggiavano sul display
di un apparecchio per il karaoke. Alcuni degli altri Warblers
invece sembravano ancora sobri – Sebastian era convinto al cento per cento che
il trio si fosse scolato una quantità improponibile di alcool, altrimenti non
si spiegava tutta quella demenza – seduti composti ad un lungo tavolo a
chiacchierare tra loro, o al bancone del pub a far conoscenza con ragazzine
incontrate per caso.
Dire che Sebastian si stava annoiando era veramente poco. Diciamo che,
semplicemente, ancora un po’ e l’apatia lo avrebbe privato anche di quelle
battute sagaci che erano per lui linfa vitale. Non voleva diventare un’ameba,
ne andava del suo orgoglio. Doveva trovare un modo per portare un po’ di Smythe in quel mortorio e, allo stesso tempo, rompere le uova
nel paniere a Thad Harwood.
Era risaputo ormai, poteva addirittura definirsi una legge fisica: lasciare
Sebastian ad annoiarsi equivaleva a risvegliare il classico organizzatore di
piani malefici che era in lui, come la strega cattiva che vuole avvelenare
Biancaneve e, a dirla tutta, la Biancaneve in questione era Harwood.
In realtà, Sebastian non aveva un motivo vero e proprio per voler rovinare
la vita a Thad, però era qualcosa che non poteva
evitare. I due battibeccavano continuamente, non vi era tregua e non vi sarebbe
stata nemmeno quella sera. Infatti, a parer suo, era tutto troppo tranquillo,
tutto troppo spensierato e improvvisamente aveva una voglia micidiale di vedere
il cipiglio adirato che spuntava puntualmente sul volto di Harwood
ogni qual volta c’era di mezzo lui. Dopotutto, doveva passare in qualche modo
quella serata.
Si guardò intorno, abbandonando il boccale di birra sul tavolo, alla
ricerca di quel qualcosa che gli avrebbe consentito di compiere la sua
missione, eppure nulla. Non trovò niente di particolarmente ispirante. Fu solo
quando Duvall smise di cantare, agitando il microfono a destra e a manca, per
accogliere gli applausi che erano esplosi in seguito alla sua performance, che
il colpo di genio arrivò.
‹‹Chi vuole cimentarsi adesso?›› domandò Nick e, a quel punto, Sebastian
non poté fare altro che alzarsi dal suo posto e allontanarsi da esso, con un
sorrisino trionfante ed il suo solito passo sicuro.
‹‹Io››.
Nick lo fissò sorpreso, schiudendo leggermente le labbra. Anche Jeff e Thad fecero lo stesso, mentre una risata sfioriva dai loro
volti.
‹‹Tu, Smythe?›› domandò il moro, ora con una
smorfia dubbiosa.
‹‹Anche io so divertirmi, Duvall›› rispose semplicemente Sebastian, senza
cambiare espressione, e nessuno poteva immaginare quanto potesse essere vera
quell’affermazione.
Nick scrollò le spalle e gli lanciò il microfono, quando quello fu a
qualche passo da lui; dopo di che scese dal palco con un balzo e andò a spettinare
il suo fidato compagno platinato con un gesto fulmineo, al che sia Jeff che Thad tornarono a sghignazzare divertiti. Anche il resto
della combriccola non si curò più di tanto dello strano comportamento di
Sebastian. Tornò tutto alla normalità e ciò fece ampliare maggiormente il
ghigno del ragazzo. Poteva agire indisturbato.
Si avvicinò al dj e, con un sorriso smagliante, gli riferì il titolo della
canzone che aveva scelto. Il tipo annuì, ma prima di tornare al centro del
palco, Sebastian gli sussurrò qualcosa all’orecchio, al che quello fece un
altro cenno di assenso.
‹‹Non so come ringraziarti, amico›› esclamò ed, in quel momento, la base
del pezzo partì.
Sebastian tenne il tempo con un piede, seguendo il ritmo lento della
musica, finché non venne il momento di iniziare a cantare.(1)
‹‹Ain’t this what
you came for
Don’t you wish you came, oh
Girl, what you’re playing for
Oh, come on...
Come on, let me kiss that
Ooh, I know you miss that
What’s wrong, let me fix that
Twist that››
Ancora una volta Jeff smise di ridere, ma stavolta l’ilarità non scomparve
dal suo viso. Diede un’occhiata a Sebastian, che mentre snocciolava le parole
di quella strofa, aveva un’espressione serissima e volle a tutti i costi
condividere con Nick e Thad il pensiero esilarante che
gli stava passando per la testa: ‹‹Okay, andate a contare i litri che si è
scolato Smythe. Potrebbe tornarci utile in futuro››.
Nick e Thad si spanciarono dal ridere a quella
battuta.
‹‹Tra questa e “Princess of China” c’è
l’imbarazzo della scelta›› replicò Harwood,
beccandosi immediatamente un buffetto da Duvall.
‹‹Non osare offendere i Coldplay›› ribatté Nick,
fingendo di tirarsi su le maniche per prepararsi alla lotta.
Thad stava quasi per rispondergli
che la sua offesa non era riferita ai Coldplay ma a
lui stesso, tuttavia le parole gli si bloccarono in gola, perché fu inondato da
un fascio di luce anonimo.
‹‹Baby,
tonight’s the night I let you know
Baby, tonight’s the night we lose control
Baby, tonight you need that, tonight believe that
Tonight I’ll be the best you’ve ever had
I don’t wanna brag, but I’ll be
The best you’ve ever had››
Soltanto dopo che Sebastian ebbe scandito l’intero ritornello, puntando un
indice verso di lui, si rese conto che si trattava di uno dei riflettori del
palcoscenico, spostatosi dalla figura slanciata del solista e posizionatosi
sulla sua. Thad trattenne il respiro basito, mentre Smythe lo fissava con uno sguardo impregnato di finto
sentimento, e sobbalzò quando gli arrivò una gomitata da parte di Jeff,
ripresosi da poco da quel colpo di scena.
‹‹Sarà il migliore che tu abbia mai avuto, eh?›› lo canzonò e fu allora che
si accorse che tutta la sala lo stava osservando.
‹‹I hit
you with the best flow
Freestyling in the restroom
Till you blowing cigarette smoke
And now the bad’s gone
So what we gon’ do now?
Round two now
Work it out, then we cool down
Cool down››
Thad avvampò, prima di riuscire a
ribattere all’insinuazione di Jeff.
Qualsiasi suo sforzo di salvarsi sarebbe stato vano. Per gli altri Warblers e per i clienti di quel locale, Sebastian Smythe stava dedicando quella canzone compromettente
proprio a lui. E d’accordo, loro due non si sopportavano per niente, ma quello
era un colpo basso.
A completare l’opera e a dare una mano all’innata vergogna, che lampeggiava
come un’insegna al neon sul suo viso, vi era il suo cuore, che minacciava di
uscirgli fuori dal petto ad ogni nota scandita dalle casse del dj.
Quel maledetto... Era troppo bello per essere vero, vederlo spaparanzato
sulla sua sedia a non fare danni. Il silenzio era stata l’arma migliore per
nascondere i suoi piani machiavellici e quel sorrisino arrogante ne era la
prova più evidente. Harwood avrebbe tanto voluto
incenerirlo con lo sguardo, in quel momento, se non che ricominciò il
ritornello e Nick e Jeff si scambiarono un’occhiata complice, che gli fece
salire l’ansia.
‹‹Baby, tonight’s the night I let you know›› cantò Sebastian, al che Jeff
finse di fare gli occhi dolci a Thad e fece da eco al
solista.
‹‹Baby,
tonight’s the night we lose control››
Stavolta sia Nick che Jeff fecero da coro a Sebastian, gettandosi sguardi
ogni tanto, con un sorriso più dolce ad ogni verso, per poi riportare
puntualmente l’attenzione su Thad che, dal canto suo,
li stava odiando con tutta l’anima. Ma da che parte stavano?
‹‹Baby,
tonight you need that, tonight believe that
Tonight I’ll
be the…››
Nick intonò il suo “be the best”, che accompagnò il seguito della
canzone, e la soddisfazione sul volto di Sebastian crebbe.
‹‹Best
you’ve ever had
I don’t wanna brag, but I’ll be
The best you’ve ever had››
Gli applausi esplosero in sala, alcuni eccitati, altri incerti, dato lo
strano contesto in cui era stata esposta quella performance. Thad rimase impalato dov’era, mentre Jeff e Nick si
battevano il cinque entusiasti. Era scioccato e imbarazzato e, come se non
bastasse, il riflettore del dj era ancora puntato su di lui. Fece un passo
indietro, mentre migliaia di occhi lo radiografavano curiosi.
‹‹Piaciuta la canzone, Harwood?›› esclamò
Sebastian, appena sceso dal palco, a qualche metro da lui, ma Thad non rispose. Si limitò a voltarsi e a sfrecciare fuori
dal locale.
‹‹Thad›› lo chiamò Jeff, ma quello era già
sparito, ‹‹Dici che si suiciderà per la vergogna?›› domandò al moro al suo
fianco.
Nick fece spallucce. ‹‹Boh, probabile›› rispose.
‹‹Vado da lui››.
‹‹Fermo dove sei, Peeta Mellark››
lo bloccò Sebastian, ‹‹Ci penso io al nano da giardino›› e si avviò anche lui
nella stessa direzione in cui si era diretto Thad.
Dal canto loro, Nick e Jeff non poterono fare a meno di restare basiti.
‹‹Com’è che ti ha chiamato?›› chiese Duvall.
‹‹Non ne ho la più pallida idea›› rispose Sterling ed entrambi lasciarono
che i loro sguardi vagassero sulla porta d’ingresso del locale che si chiudeva
alle spalle di Sebastian.
L’aria fredda e sferzante di quella sera di fine Febbraio colpì Thad in pieno viso, quando uscì dal locale, al che fu
costretto a socchiudere gli occhi, che minacciavano di lacrimargli per il
troppo vento. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, per tenere almeno
quelle al caldo, e girò su sé stesso alla ricerca di qualcosa da prendere a
calci. La sua attenzione ricadde su una lattina accartocciata, all’angolo del
marciapiede, che fu prontamente colpita dal piede del ragazzo, per poi rotolare
veloce verso l’ingresso del locale e finire contro la scarpa elegante e laccata
di nero di qualcuno.
Thad studiò attentamente il ghigno
presuntuoso di Sebastian, con l’occhiata omicida più temibile del suo
repertorio.
‹‹Nervoso, Harwood?›› gli domandò il bastardo e Thad fu tentato dall’allettante prospettiva di prenderlo a
schiaffi e fargli sparire la goduria dal viso.
Ma se da un lato riuscì a trattenere quell’insana voglia, dall’altro non
poté impedirsi di esclamare, in maniera alquanto esasperata e ridicola:
‹‹Grazie tante, Sebastian!››.
‹‹Prego, dolcezza›› e a quel soprannome Thad
sentì un brivido scivolargli lungo la schiena, ma era troppo incavolato per
prestarvi attenzione. Si limitò a serrare i pugni, per scacciarlo via, mentre
l’altro proseguiva: ‹‹Anche se non conosco il motivo per cui mi stai
ringraziando››.
‹‹Lo conosci eccome!›› sputò fuori Thad.
‹‹In questo momento mi sfugge›› gli tenne testa Sebastian, con la
soddisfazione che cresceva ad ogni battuta.
Harwood sbuffò, con un’aria spossata,
e poi prese a fargli il verso: ‹‹I hit you with
the best flow... Round two now...
Work it out... Tu...!!››.
Stava quasi per elencargli tutti gli insulti che gli venivano in mente, ma
Sebastian lo precedette: ‹‹Mi piacerebbe molto, Harwood.
Dimmi solo dove e quando›› gli disse, con una nonchalance disarmante, al che Thad acquistò un colorito che si avvicinava molto al
bordeaux.
‹‹Eh!?››
‹‹Avanti non fare il timido›› biascicò quel dannato genio del male,
iniziando ad avvicinarsi, e Thad istintivamente
arretrò, ma non demorse e continuò a rispondergli a tono, pur anche avesse il
viso completamente in fiamme.
‹‹Non faccio il timido, semplicemente non ti sopporto!››
Nonostante avesse usato un tono abbastanza fermo, nei suoi occhi
lampeggiava l’incertezza e ciò ovviamente non sfuggì a Sebastian.
‹‹La cosa è reciproca, Harwood, ma al contrario
di te, io non nego che saresti passabile, se non ti lamentassi così tanto ogni
volta››.
Thad lo vide avvicinarsi ancora e
deglutì, allontanandosi proporzionalmente da lui. Doveva trovare qualcosa che
fosse all’altezza di quella situazione. Non poteva gettare la spugna e perdere
quella battaglia miserevolmente. Moriva dalla voglia di vederlo sconfitto.
‹‹E di grazia, cos'è che sarebbe passabile? L’oggetto contundente che si
proietterà sulla tua testa tra qualche secondo?››
Sentì la parete fredda dell’edificio sfiorargli i palmi delle mani e
successivamente la sua schiena aderì ad essa. Fantastico, era giunto al
capolinea!
Dal canto suo, Sebastian non perse tempo e fece ancora qualche passo verso
di lui. Era in trappola.
‹‹Intendevo...›› sibilò, abbassando notevolmente il tono di voce, cosa che
non giovò per niente all’inspiegabile agitazione di Thad.
Posò le mani sulle spalle di quest'ultimo, dopo di che le fece scivolare
lentamente su per il suo collo, sfiorandoglielo con la punta delle dita.
‹‹Che hai un bel corpo›› concluse il nemico, mentre Thad
rabbrividiva nel sentire il suo respiro caldo accarezzargli il viso, data la
pressoché nulla distanza che li divideva.
Il moro rimase impalato e rigido per qualche istante, le labbra di
Sebastian che si facevano sempre più vicine alle sue, poi il suo cervello
metabolizzò la situazione.
Lui era Thad Harwood e
quello che stava per baciarlo era Sebastian Smythe,
suo nemico giurato, che lo aveva appena messo in ridicolo davanti all’intero
pub, e ancora adesso, a una spanna dalle sue labbra, aveva quel fottuto
sorrisino vittorioso sul volto. Ergo, Sebastian era uno stronzo.
Nonostante quelle elucubrazioni, ci mise qualche secondo ad impedirsi di
cedere.
Diamine, perché avrebbe dovuto lasciarlo fare? Certo, Sebastian era bello,
aveva quello sguardo che t’incantava, era slanciato e tutte quelle
caratteristiche non dispiacevano mica a Thad. Ma
ecco, bastava sentirlo aprir bocca che l’apparenza andava a farsi benedire e
lui odiava il suo essere dannatamente presuntuoso, perciò...
Ci riuscì. Mise le mani sul suo petto e, a quel punto, le sentì tremare,
però trovò ugualmente la forza di spingerlo via e di urlargli istericamente
contro: ‹‹Vaffanculo, Smythe!››.
Si allontanò da lui, quel tanto che bastava a scrollarsi di dosso quella
serie di sensazioni scomode che gli erano scoppiate dentro. Ma non servì a
molto. Il cuore gli batteva forte, aveva caldo e il contrasto con l’aria fredda
della sera gli aveva fatto venire la pelle d’oca.
Osservò cauto la reazione di Sebastian, pronto a ricevere una delle sue
solite risposte sagaci.
Quest’ultimo infatti si voltò e continuò a punzecchiarlo, esclamando: ‹‹Ci andrei volentieri, ma sembra che tu non abbia voglia giocare con me e, da che mondo è mondo,
certe cose è più divertente farle in due››.
Thad rosicò
parecchio nel constatare che non riusciva a trovare una risposta abbastanza acida
che facesse tacere Sebastian una volta per tutte. Continuò a fissarlo con uno
sguardo che, se avesse potuto, lo avrebbe volentieri ucciso e, dopo che il suo
cervello ebbe lavorato a sufficienza, rinunciò e girò su sé stesso,
incamminandosi senza una meta precisa.
‹‹Dove stai
andando?› domandò Sebastian.
‹‹Mi sono rotto…
Torno alla Dalton›› buttò lì Thad, con un tono
brusco.
Il ghigno sul volto
di Sebastian si spense gradualmente, ad ogni passo fatto dall’altro ragazzo.
Boccheggiò un paio di volte e stranamente si ritrovò a pensare che, no, Thad non doveva
andarsene. Non adesso che stava iniziando a divertirsi un po’, ci tenne a
precisare una parte del suo orgoglio.
‹‹Avanti, Harwood›› lo chiamò, con l’intenzione di fermarlo, ‹‹Era
solo uno scherzo!››.
Nessuna risposta.
‹‹Thad!››
Ancora nulla.
‹‹Cazzo, sei troppo
permaloso! Il Thad che mi piace avrebbe risposto al
fuoco col fuoco!››
Thad si fermò
e sgranò gli occhi, mentre il suo cuore accelerava di nuovo.
‹‹Il Thad… che ti piace?››
si ritrovò a chiedere, non riuscendo a credere alle proprie orecchie.
‹‹Ehm… Il Thad a cui mi piace rompere le palle! Che hai capito!?››
puntualizzò Sebastian e, nonostante quella fosse una delle sue solite
frecciatine, Thad fu costretto a sorridere per l’incertezza
che vi aveva letto. Per una volta, Sebastian non sembrava un’idiota dal cuore
di pietra, sembrava umano. E ne ebbe la certezza nel momento in cui si voltò a
guardarlo e scorse il leggero rossore di cui erano cosparse le sue gote. Per un
momento, sentì di avere un’altra occasione per metterlo al tappeto e quella
consapevolezza trasformò il suo sorriso sincero e intenerito, in uno combattivo.
‹‹Quindi, mi stai
invitando a rientrare e a dedicarti una canzone imbarazzante per ripicca?›› gli
chiese, con aria di sfida.
Sebastian sembrò riprendersi
subito da quel breve momento di vulnerabilità ed abbozzò una smorfia, alzando
gli occhi al cielo e fingendosi pensieroso: ‹‹Veramente, ti stavo invitando a
tornare insieme alla Dalton per divertirci a
modo mio, approfittando del fatto che siamo entrambi mezzi ubriachi e che
il platinato e Chris Martin non siano nei paraggi a ficcare il naso in affari
che non gli riguardano, ma... mi accontento anche della canzone›› rispose, per
poi tornare ad osservarlo con la sua solita faccia da schiaffi.
Thad abbassò
lo sguardo e scosse la testa, ma non era arrabbiato. Se avesse voluto
arrabbiarsi per ogni battuta maliziosa che la bocca di Sebastian era in grado
di sputare fuori, non avrebbe avuto vita lunga. Piuttosto preferiva rimboccarsi
le maniche per dimostrargli cos’era capace di fare il Thad
Harwood che piaceva
a Sebastian. Dio, avrebbe usato quella citazione a suo discapito, fino alla
morte!
Ridacchiò al pensiero
e l’altro lo fissò stranito.
‹‹Che c’è?›› fece
Sebastian.
‹‹Nulla, nulla››
replicò Thad, riservandosi la possibilità di usare
quell’arma per le occasioni importanti, quelle in cui era a corto di idee per
esempio.
‹‹Sputa il rospo›› gli
ordinò l’altro, mentre Thad si avvicinava a lui per
rientrare nel locale.
‹‹Ho solo trovato la
canzone perfetta per la nostra sfida››.
Sebastian lo osservò
passargli accanto ed erano così vicini che sentì una fitta attraversargli lo
stomaco.
‹‹Allora, a te la
mossa›› sussurrò languidamente, proprio mentre Thad
varcava la soglia.
Call
me irresponsible
Yes,
I’m unreliable
But
it’s undeniably true
That
I’m irresponsibly mad for you.(2)
Fine.
Note:
1) Dovete assolutamente
leggere ascoltando la canzone: John Legend, Tonight .
2)
Michael
Bublé, Call me
irresponsible .