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Autore: Samurai Riku    07/06/2012    6 recensioni
Dopo il tragico incidente che ha tolto la vita a Clear e molte altre persone, il Professor Layton si è messo ad indagare, per scoprire la verità.
Purtroppo, ogni volta che si avvicinava di qualche passo a svelare il mistero che cela la morte della sua amata, picchiava contro un muro, fatto di corruzione e potere... ed ogni volta doveva ricominciare da capo.
[è presente un personaggio inventato]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bambina si intrufolò nella stanza d’ospedale, ignorando le lunghe spiegazioni del dottore che usava parole troppo complicate per lei. Voleva solo andare a trovare lo zio.

Dei due letti della camera solo quello accanto alla finestra era occupato. Le delicate tende bianche ondeggiavano alla delicata brezza primaverile portatrice di dolci profumi.

Andò a sedersi accanto al letto, restando per un po’ in silenzio ad osservare l’uomo assopito.

La benda ben assicurata alla testa, che andava a coprirgli completamente la fronte, gli dava un’aria strana, diversa dal solito per lei, che lo aveva sempre visto così composto e ben messo.

Allungò una manina toccandogli una spalla -Zio Hershel?-

Socchiuse gli occhi, mugugnando qualcosa, poi focalizzò la persona che aveva davanti -Oh… Tracey, cosa ci fai qui?-

-Siamo venuti a trovarti, zio Hershel!- sorrise lei -Adesso mamma e papà stanno parlando con il dottore.-

-Ah, ho capito… mi fa piacere…- fece leva sulle braccia per mettersi seduto, ma un’improvvisa fitta di dolore lo costrinse a stendersi di nuovo.

Tracey posò una mano sul torace dello zio come monito -Fermo, il dottore ha detto che non devi fare sforzi!-

-Ma non posso farmi vedere in questo stato da una signorina.- sorrise lui.

-Allora ti sistemo il cuscino!!- la piccola Tracey, con i suoi otto anni, prendeva ogni impegno con serietà e determinazione, convinta che il suo aiuto potesse fare molto. Questo fece sorride Hershel Layton, rincuorato dopo mesi passati nella tristezza quasi sfociata in ossessione.

-Ecco fatto! Va un po’ meglio, zio?-

-Certamente, grazie.- nonostante il grave ricovero non aveva proprio perso la cortesia e le buone maniere che lo distinguevano.

-Ma perché sei qui, zio Hershel? Sei caduto?-

-In un certo senso, possiamo dire di sì…-

-… però… adesso stai bene, vero? Non devi restare qui per sempre?!-

Abbozzò un sorriso per rassicurarla -I medici hanno detto che posso tornare a casa tra poche settimane.-

-Meno male!- sorrise sollevata, ma poi si rabbuiò di nuovo -Davanti alla tua casa c’era il nastro giallo della polizia!-

Layton parve stupito -Davvero?- si chiuse in un silenzio impenetrabile, completamente assorbito dai suoi pensieri e dalle sue paure. Involontariamente serrò i pugni, stringendo la coperta, in un moto incontrollato d’ira.

-… zio Hershel?- la piccola cercò di richiamarlo alla realtà, strappando quel tetro velo che lo avvolgeva.

Si riscosse, rilassando i muscoli -Perdonami… devo fare ordine nelle idee…-

-Vuoi che ti lascio da solo?- chiese con un po’ di rammarico.

-Oh no, no, resta pure quanto vuoi. Ultimamente non ho avuto molta compagnia.- le sorrise accarezzandole i capelli castani lunghi fino alle spalle.

L’ultima cosa che desiderava era restare solo.

Solo con i suoi pensieri.

-Tu sai perché la polizia ti ha chiuso la casa?-

-Temo sia colpa di chi mi ha fatto finire qui…-

Sul volto di Tracey apparve un’espressione del tutto stupita e quasi scioccata -Qualcuno ti ha fatto del male e ti ha rubato in casa?! Chi è stato?? Lo farò pentire di tutto!!-

Hershel accennò un sorriso di fronte alla reazione della nipotina, orgoglioso del fatto che volesse difenderlo, ma un’ombra di paura gli ghermì l’animo al pensiero che chi lo aveva brutalmente aggredito potesse fare del male anche a lei come ammonimento delle sue indagini.

-Non preoccuparti. Un gentiluomo sa difendersi da solo, non metterebbe mai una fanciulla in pericolo.-

-Mh… secondo me non ti sai difendere poi così bene.- commentò poco convinta -Almeno hai tirato qualche pugno?-

-Oh, sono contrario alla violenza.-

Lei lo guardò con un’espressione talmente seria da sembrare buffa -Non si fermano i pugni con le belle parole, zio. Sei troppo mingherlino.-

-Vorrà dire che appena uscirò da qui riprenderò a fare scherma.-

-Ah, voglio imparare anche io!!- si illuminò la bambina -Così diventerò come te, zio Hershel!!-

-Ma se mi hai appena dato del mingherlino!- si mise a ridere -Piuttosto, signorina Tracey Layton… hai risolto l’enigma che ti ho lasciato l’ultima volta?-

-Da che pezzo, zietto! Ci ho messo un po’, ma alla fine ce l’ho fatta!-

-Non hai chiesto aiuto a papà, vero?-

-Per chi mi hai preso? Questa volta ho fatto tutto da sola!-

Hershel rimase un attimo perplesso -… questa volta?-

-… ops… tu non hai sentito nulla! Ehehe!!-

Il Professore scosse il capo, senza riuscire a nascondere un sorriso.

Tracey si sistemò il vestitino, stirando le pieghe sulle ginocchia, poi si guardò un po’ intorno, lasciando vagare la fantasia nella stanza, fino a che i suoi profondi occhi neri notarono la tuba posta sul comodino

-E questa?! Che bella!!- la prese rigirandosela tra le mani.

-Ti piace?-

-Sì!- se la mise in testa, ma essendo decisamente troppo grande le cascò sul viso -… oh… non ti ho mai visto con questo cappello.-

-È nuovo, è… un regalo…-

-Oh, e di chi??-

Hershel non rispose. Non ci riuscì.

-… zietto?- non udendo nulla la bambina si levò l’ingombrante cappello per poter vedere l’uomo.

Quella fu la prima volta che lo vide sull’orlo del pianto. La testa china, lo sguardo perso nel vuoto, le lacrime pronte a sgorgare ininterrotte.

-… Clear…- disse la voce roca del Professore -È un regalo di Clear…-

Tracey l’aveva conosciuta. Le era subito stata simpatica e nel vedere come l’amato zio era sempre felice con lei, aveva pensato che presto avrebbe iniziato a chiamarla ‘zia Clear’.

Poi, quella mattina sul treno diretto a Londra, mamma e papà le avevano detto del ricovero dello zio Hershel, che era finito in una sorta di guaio legato all’incidente di qualche tempo prima in cui Clear e molte altre persone persero la vita.

Lasciò il cappello sulla sedia, salendo sul letto e senza dire nulla si accoccolò sulle gambe dell’uomo, abbracciandolo -Scusa zio Hershel…-

Lui la strinse forte a sé -Non devi scusarti di nulla, Tracey… tranquilla.- cercò di rassicurarla, ma la voce gli tremava, interrotta dai singhiozzi muti che cercava di trattenere.

La bambina rimase con la testa appoggiata al suo torace. Sotto la stoffa del pigiama sentiva le fasciature avvolte attorno alla vita e alle spalle.

-Allora anche i gentiluomini piangono…-

Le lacrime bagnarono un debole sorriso -Sì… in certe situazioni sì… scusa, tu eri così felice di venire a trovarmi e io ti sto rattristando.-

-Tranquillo zio Hershel. Credo che anche i gentiluomini si devono sfogare un po’, e devono lasciarsi consolare dalle fanciulle.-

-Credo tu abbia ragione.-

Rimasero abbracciati per un po’, in silenzio. In quel silenzio che parla più di mille parole, capace di avvicinare il cuore delle persone e di riscaldarli. In quel silenzio le lacrime tanto trattenute finalmente si liberarono, alleviando l’anima da un doloroso peso, e se anche quell’anima è ormai rimasta sola, avrebbe trovato il modo per andare avanti, perché doveva andare avanti, doveva sapere, conoscere la verità.

Avrebbero potuto colpire ancora il suo corpo, lo avrebbero riempito di lividi, ferite e abrasioni, ma niente di tutto ciò lo avrebbe fermato, perché per quanto il suo corpo potesse soffrire, nessun dolore sarebbe mai stato paragonabile a quello dell’anima mutilata.

Lui avrebbe scoperto la verità.

Fossero serviti dieci anni.

Ne fossero serviti venti.

Non importava.

Scostò leggermente la piccola, asciugandosi gli occhi con la manica -Ah, scusami… ti ho bagnato il vestito. Per farmi perdonare te ne comprerò uno nuovo.-

Tracey sorrise -I gentiluomini viziano le bambine?-

-Be’, tu sei la mia nipotina, sono libero di viziarti quanto voglio.-

-Allora va bene!- rimase un istante ad osservare lo zio, poi prese la tuba tra le mani e sporgendosi verso di lui gliela mise in testa.

-… ma…-

-Ti sta proprio a pennello, zio Hershel!! Non togliertela mai!!-

-Oh, non ne ho la minima intenzione.- sorrise, avendo riacquistato un po’ di serenità.

-Ora vado a chiamare mamma e papà, torno subito!-

-Va bene.-

Tracey gli diede un bacio sulla guancia, poi scese dal letto e corse fuori dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Appena si incamminò a passo svelto nel corridoio andò a sbattere contro qualcuno -Ahio…!!-

-Attenta. Ti sei fatta male?- si premurò il ragazzino poco più grande di lei.

-No, no, scusa…- si massaggiò il naso guardandolo.

-È questa la stanza del Professor Layton?-

-Mh, sì… conosci mio zio?- domandò incuriosita.

-Qualche tempo fa mi ha aiutato… ho saputo che è stato ricoverato qui e volevo fargli un saluto. Sta bene, vero?-

-Sì, sì, è forte zio Hershel!!- sorrise tutta orgogliosa -Tu come ti chiami? Io sono Tracey!-

-Io mi chiamo Clive.-

-Piacere di conoscerti, Clive!-

  
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