Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Khaleesi    07/06/2012    5 recensioni
Titus è il ragazzo che Katniss ricorda in Hunger Games come quello che "impazzì e mangiò le sue vittime".
Perchè Titus impazzì?
Sono stati Katniss e Peeta i primi innamorati degli Hunger Games?
No. C'era un altra coppia prima di loro, una coppia che non ha avuto la loro stessa fortuna.
Titus e Maya, i veri Innamorati Sfortunati del Distretto 6.
Non contiene spoiler di alcun genere. Il linguaggio non è molto 'cruento' ma di certo è 'forte'.
Genere: Drammatico, Guerra, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Suzanne Collins ci ha raccontato la storia di Katniss e Peeta, gli Sfortunati Innamorati. Io vi racconterò quella di Titus e Maya e di come il loro destino sia stato diverso da quello dei nostri eroi.
E’ la mia prima storia di THG, siate clementi! :D
Per il momento ho letto solo The Hunger Games, il secondo libro mi deve ancora arrivare, per favore niente spoiler nei commenti (sempre se ce ne saranno!) :3 Se siete fan di altre saghe, come Percy Jackson, vi invito a passare dalla mia pagina facebook: DivineDyslexia.

Titus è un personaggio creato da Suzanne Collins. ©

 «[…] E’ probabile che si trasformi in una bestia rabbiosa, il tipo di combattente che cerca di mangiarsi il cuore degli altri dopo avergli uccisi. C’era stato un ragazzo così, qualche anno fa. Veniva dal Distretto 6 e si chiamava Titus. Diventò un selvaggio in tutto e per tutto e gli Strateghi dovettero farlo stordire con le pistole elettriche per raccogliere i corpi dei giocatori che aveva ucciso prima che se li mangiasse. […] Il cannibalismo non era ben visto dal pubblico di Capitol City. Secondo alcune ipotesi, la frana che alla fine fece fuori Titus fu organizzata appositamente per garantire che il vincitore non fosse pazzo.»

Katniss. Hunger Games pagina 144. 


TITUS

DI: KHALEESI

 

 

 

Un’altra folata di vento gelido mi fece piegare sulle ginocchia; caddi per quella che mi sembrava essere la ventesima volta. Mi sarei rialzato anche ora? Sentivo le telecamere inquadrarmi, immaginavo i sorrisi entusiasti degli abitanti di Capitol City che ritenevano il tutto un gioco tremendamente bello.

Mi portai le mani alla bocca e alitai sulle dita cercando di riscaldarmi come meglio potevo.

La sessantanovesima edizione degli Hunger Games, a cui io partecipavo, era stata ambientata tra delle montagne innevate. Un clima non gradito dal mio corpo poiché non avevo mai patito il freddo.

Venivo dal Distretto 6, il Distretto dei trasporti; lì c’è sempre caldo a causa dei motori e di tanta altra roba che surriscaldava l’aria.

Anche il freddo, in pratica, era un mio nemico.

Ma non il principale problema.

Il posto d’onore nel mio cervello era riservato alla fame. Il mio stomaco brontolò al solo pensiero; serrai i denti. Mi resi conto solo in quell’istante che ero ancora inginocchiato sulla neve, con un gemito di sforzo mi rialzai, andandomi ad appoggiare sul tronco di un albero lì vicino. Da quanto non mettevo qualcosa sotto i denti? Quattro, forse cinque giorni. L’acqua tra quelle montagne non era un problema.

Inspirai a fondo, la mia cassa toracica si alzava ed abbassava con lentezza.

Poi, finalmente, sentì uno zampettare tra la neve e un coniglio sbucò da una tana per andare a mangiare dei ciuffi d’erba che non erano stati completamente sepolti dalla neve. Mi guardai attorno, cercando una qualunque cosa per intrappolarlo o ucciderlo. Nel mio cervello la risposta si stava materializzando lentamente, avevo ben trentadue armi a disposizione. I miei denti.

Un attimo dopo sentì la pelliccia del coniglio strapparsi sotto la pressione dei miei denti, il suo sangue mi riempì immediatamente la bocca. Lo sputai sulla neve, tingendola di un rosso cremisi orribile.

Gli lacerai la carne in pochi secondi, sentivo i tendini del suo collo tagliarsi uno dopo l’altro. Misi un dito nel punto in cui un attimo prima gli avevo strappato via una parte della pelliccia e con dei gesti impazienti eliminai tutto il grasso del suo collo, riuscendo a vedere la carne rosata dell’animale.

 La fame mi aveva portato a fare un gesto del genere, chissà se anche Lei aveva fame.

Ma di certo, se mi avesse visto allora, non sarebbe stata fiera di me.

 

 

–Moriremo Titus, ne sono sicura– mi disse stringendosi al mio petto. Diciotto anni, avevamo entrambi diciotto anni. I primi tributi con la stessa età del mio Distretto che partecipavano agli Hunger Games. I primi due tributi innamorati di sempre.
–Non dobbiamo dire a nessuno di noi due, d’accordo? Neanche al nostro mentore– le ricordai dandole un bacio sulla fronte.

–Si, d’accordo– acconsentì asciugandosi una lacrima che le stava rigando la guancia.

Nessuno doveva sapere di noi, saremmo stati un bersaglio facile e gli Strateghi avrebbero fatto di tutto per metterci in difficoltà. –Sei pronta Maya? Tra poco vengono a prenderci per andare a Capitol City– le ricordai scostandola leggermente da me. Aveva gli occhi marroni gonfi e lucidi, sarebbe stata presa d’assalto dalle telecamere una volta fuori dal Municipio del nostro Distretto.
–Ce la faremo, vero?–

–Certo che si, troveremo un modo, vedrai.– mentii, non credevo neanche io alle mie parole, fu un sollievo constatare che per lei non era così. Si passò una mano tra i capelli castani e cercò di aggiustarli come meglio poteva. La sua mano andò a scogliere un elastico che aveva legato all’anulare sinistro.

Era l’elastico con il quale, due mesi prima, le avevo chiesto di sposarla.

 

 

Erano passati cinque giorni dal mio “omicidio” verso il coniglio. Non ero riuscito ad ottenere nessuna arma nuova, avevo continuato ad uccidere animali di piccole dimensioni con la sola forza dei miei denti.

Nessun paracadute argenteo da parte del mio Mentore che mi regalava un pugnale o un’altra qualsiasi arma; probabilmente, pensai, meglio così. Se il Distretto 6 aveva accumulato dei soldi per i suoi Tributi, non avrei voluto che venissero usati per avvantaggiare me, ma per aiutare Maya.

Maya.

Non la vidi mai da quando ebbero inizio gli Hunger Games, il mio ultimo ricordo nei suoi confronti è quello della Cornucopia: lei, dritta e spaventata, sulla postazione posta al lato opposto da dove mi trovavo io. Aveva provato a raggiungermi ma un ragazzino le si era parato davanti con una spada lunga e affilata cercando di affondarla nel suo cuore. Scappò via e io non riuscì neanche a capire in quale direzione poiché i giochi erano già iniziati e i Tributi stavano già iniziando a perdere la vita.

–E’ tardi–. Sussultai.

Ero ridicolo, avevo paura della mia stessa voce. Ma, alla fine, era un suono che non sentivo da più di due settimane. E gli Hunger Games servono a questo: ad aver terrore perfino di te stesso.

Mi sistemai sotto un albero con le poche cose che avevo: un sacchetto che conteneva un po’ di carne cruda, una bottiglietta d’acqua e una corda troppo corta per farci nulla. Una musichetta si diffuse nell’aria e il cielo trasmise i volti dei ragazzi morti nelle ultime 24 ore.

Non riuscivo più a capire nulla, ma cosa stava succedo?

Dove mi trovavo?

E soprattutto, perché fissavo il volto sorridente di Maya che mi guardava dal cielo?

–No … no … ti prego, no!– chiusi gli occhi, non volevo vedere. Mi ero addormentato di certo, ma sentivo comunque il calore delle lacrime che uscivano dei miei occhi.

–Maya, Maya … ti prego, vi prego–  la voce incrinata, la gola secca

. –CHI?– urlai al cielo ad un punto, –CHI L’HA AMMAZZATA? DOVETE DIRMELO!

Perché chiunque fosse stato avrebbe pagato con la vita.

La sua.

 

 

–Va tutto bene, ok? ‘Sta tranquillo Titus– mi soffiò ad un orecchio, accarezzandomi la guancia un attimo dopo. La nostra sessione d’allenamento con i ragazzi degli altri Distretti era finita e uno dei Favoriti mi aveva lanciato contro il giavellotto, che mi mancò di pochissimo, solo per farmi capire come avrebbero funzionato le cose lì.
–Certo amore, va tutto bene. Su, andiamo a mangiare– la rassicurai. Ci distanziammo e andammo a mangiare, ci sedemmo ad un tavolo con altri Tributi di cui non riuscivo a ricordare il nome né avrei voluto farlo.
–Ahahah, sono tutti morti e ancora non lo sanno– tuonò un ragazzo del Distretto 2 ridendo a crepapelle. I suoi compagni, gli altri Favoriti, si unirono alla risata ma continuarono a fissare il ragazzo con lo stesso sguardo col quale il cacciatore guarda la preda.

–Sono uno contro l’altro– sussurrò Maya, –Forse abbiamo qualche possibilità.–

–Si. Forse.– addentai un pezzo di pane lasciando cadere la conversazione.

Maya si alzò dal tavolo nello stesso istante in cui uno dei Favoriti, sempre quel ragazzo del Distretto 2, le passava dietro con un piatto pieno di delizie in mano.

–Tu, lurida cagna!– le urlò contro facendole notare di avergli fatto rovesciare il piatto addosso.

–Hey, datti una calmata ragazzino.– sbottai alzandomi dalla sedia.

–Oh, amico ‘sta calmo. Lo sai benissimo che non ci si può picchiare prima dell’Arena–mi ricordò lui con un ghigno sul volto. –E poi -continuò- faremo i conti sul campo di battaglia, non è vero, dolcezza?– prese il mento di Maya tra il pollice e l’indice guardandola negli occhi.

Si portò il pollice della mano destra alla gola, passandola da lato a lato, facendo il tipico segno dello ‘sgozzamento’ –Sei già morta e ora lo sai– sghignazzò.

 

 

Trovare Connor, il ragazzo del Distretto 2. Era stato questo il mio obbiettivo per i successivi due giorni. E poi lo vidi, era solo, probabilmente si era separato dal suo gruppo. Magari gli si erano rivoltati contro.

Buon per me, pensai.

Presi un sasso da terra, la mia fortuna nel trovare armi decenti era ancora pari a zero, e aspettai il momento giusto per tirargliela sulla nuca; cadde a terra svenuto.

Quando si risvegliò, avevo appena finito di constatare che neanche lui possedeva un arma, gli saltai addosso, le mie ginocchia ai lati dei suoi fianchi, la mia mano stretta attorno al suo collo in una morsa che gli lasciava appena articolare le parole. –No, ti prego …–

–L’hai uccisa tu Maya?–

–Chi?– chiese lui. Ovviamente non si era neanche preso la briga di domandarle il suo nome.

–La ragazza del Distretto 6–

Lui serrò la mascella sbiancando leggermente, –Perché mi chiedi questo?–

Sei stato tu?– sibilai impaziente.

–No! No! Non sono stato io! Sono stati gli altri! Gli altri Favoriti! E’colpa loro! Prendi loro!– urlò diventando blu per il poco sangue che gli arrivava al cervello a causa della mia stretta che era aumentata.

BUGIARDO!– gli urlai in faccia, sputandogli addosso. –No, ti prego … non sono stato io! Lo giuro … lo giuro …– piagnucolava cercando di scalciarmi via di dosso, inutilmente. Cerco di prendere un sasso posato sulla neve a qualche centimetro di distanza, ma lo calciai il più lontano possibile via ritornando a stringergli i fianchi con le ginocchia.

–Non ci sono armi qui, Connor. E ora ti starai chiedendo come farò ad ucciderti, vero? Non è un problema questo. Perché sai, ti ucciderò come in questi giorni ho ucciso gli animali … con i denti–.

Non fece neanche in tempo ad urlare che il mio pugno gli chiuse la bocca facendola impastare di sangue. Dovetti affondare i denti sulla mascella di Connor per ben dieci volte prima di riuscire a scorgere l’osso e, così come feci con il coniglio la prima volta, mi aiutai con le mani a togliere tutto il grasso per avere una buona visuale del muscolo facciale che si contraeva.

–LO SAI CONNOR, LE GUANCIE SONO LA MIGLIOR PARTE DI OGNI BESTIA– urlavo per farmi sentire da lui. Da lui che si straziava a terra, piangendo e supplicandomi.

Shhh, shhh … Non fare così, sono sicuro che Maya non riconoscerebbe più il suo assassino se continui a frignare come una bambinetta impazzita, non è vero?–

–Ti prego … ti prego … sono stati gli altri … gli altri– non ne potei più. Attaccai la sua mascella con tanta irruenza da recidere anche qualche vena. I suoi occhi si tinsero di rosso, sinonimo che anche qualche vena vicino all’occhio era scoppiata per la forza delle sue urla.

Un momento dopo, il sangue iniziò a uscire dalla sua faccia attraverso l’enorme crepa sul suo viso che avevo creato e lui si trovava morto sulla neve macchiata del suo stesso sangue.

–Oh, lo so che la colpa è anche degli altri -dissi ad alta voce al cadavere di Connor- infatti, mio caro ragazzo, sono tutti morti e preso lo sapranno.–



   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Khaleesi