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Autore: MissNoWayItsAllGood    07/06/2012    1 recensioni
Dal testo:
"Era una serata come tante altre, un gruppo di amici, un paio di birre e della buona musica, ma quella sera qualcosa accadde."
"La maggior parte del tempo eravamo ubriachi, ridevamo sotto le stelle e condividevamo ogni cosa, troppo giovani per capire e troppo sciocchi perchè ci importasse che l' amore è una storia che non ha paragoni. "
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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TERRIBLE THINGS

 
                                                                                    6 giugno 2012, Rimini
 
Caro figliolo, 
ormai sei abbastanza grande e credo di dover affrontare questo argomento con te. Il lavoro di un genitore, per quanto splendido, è duro, e spesso ci viene rimproverato di non insegnare ai figli che nella vita bisogna affrontare anche il dolore, ma questo tu lo hai capito presto.
Quando avevo la tua età avrei dato qualsiasi cosa per innamorarmi veramente; era l’ unica cosa a cui riuscivo a pensare. Gli amici, la birra, le feste, le ragazze, era tutto un gioco per me, tutto così semplice, non prendevo niente sul serio. Tua nonna continuava a ripetermi che andando avanti in quel modo non avrei concluso niente nella vita, che sarei stato un fallito e che ormai era giunto il momento che diventassi adulto. Io le rispondevo puntualmente che doveva prendere le cose più alla leggera e lei mi diceva: "Ora, figliolo, ti sto dicendo questo solo perché la vita può riservare cose terribili ". Ma io non capivo. Non ho capito finché non mi sono innamorato veramente. Figliolo, l’amore è un sentimento così forte che è difficile da spiegare a qualcuno che non l'ha mai provato, è difficile da spiegare e basta. Ti senti completo, in perfetta armonia con te stesso e con il mondo quando stai con la persona che ami, e quando se ne va tutto svanisce. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e da un lato spero che un giorno anche per te sarà così. Non lasciartelo scappare, non sprecare nemmeno un minuto con la ragazza che ami, perché ogni attimo potrebbe essere l' ultimo. 
È successo quando ho incontrato tua madre, la ragazza dei miei sogni, la donna più bella che io avessi mai visto. Era una serata come tante altre, un gruppo di amici, un paio di birre e della buona musica, ma quella sera qualcosa accadde. Un mio amico aveva portato la cugina che era arrivata da poco in città. Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, era così sicura di sé, aveva uno sguardo ingenuo e un sorriso malizioso, era assolutamente bellissima. Mi avvicinai a lei più volte durante la serata, ma ero incapace di argomentare un discorso decente. Quando arrivò il momento dei saluti stavo già maledicendo la mia stupida timidezza, mi stavo lasciando scappare quella ragazza che mi aveva tanto colpito; quella sera non avevo pensato a nient'altro che lei. Proprio quando stavo per salire in macchina per andarmene notai che si stava avvicinando a me. Lei disse: "Ragazzo, posso dirti una cosa meravigliosa? Non posso fare a meno di notare che mi stai fissando. So che non lo dovrei dire, ma io credo veramente di capire, dai tuoi occhi, che ti sei innamorato di me". Sono rimasto attonito a fissarla per un attimo, col suo sorrisino malizioso ed innocente stampato in faccia, il suo sguardo magnetico puntato su di me. Le sorrisi, non mi sarei mai aspettato un comportamento del genere. Quella sera mi offrii di riaccompagnarla a casa. Parlammo di tutto e di niente, della vita e della morte, scherzammo e ridemmo senza ritegno, e dopo litigammo per decidere quale fosse il miglior gusto di gelato in assoluto. In poco tempo arrivammo davanti casa sua. "Ciao" mi sussurrò con un sorriso prima di scendere dalla macchina. Io la fissai inebetito per un po' mentre si avviava verso il portone, poi mi scossi. Non potevo lasciarla scappare così. Dovevo buttarmi, dovevo rischiare. Corsi fuori dalla macchina e mi avvicinai a lei, stava per salire sulla scala che l' avrebbe portata al porticato di casa sua. Le sorrisi avvicinandomi, dal suo sguardo capii che aspettava solo quello. Sussurrai il suo nome e prendendole una mano la baciai. Ora, figliolo, ti sto dicendo questo solo perchè la vita può riservare cose terribili. 
La maggior parte del tempo eravamo ubriachi, ridevamo sotto le stelle e condividevamo ogni cosa, troppo giovani per capire e troppo sciocchi perchè ci importasse che l' amore è una storia che non ha paragoni. 
Amava il mare. Lei era cresciuta in piccolo paesino di campagna, e passare un' intera estate in un luogo dove poteva andare tutti i giorni in riva al mare le sembrava un sogno. Vedevo un luccichio nei suoi occhi che mi faceva stare bene. Avrei voluto sempre e solo il meglio per lei. Passeggiavamo sulla spiaggia alternando scherzi, giochi e baci. Ci bastava stare seduti vicini, sentire il respiro dell' altro, sapere che c'era. Ogni tanto la sorprendevo a fissarmi, con quei suoi grandi occhi marroni che sembravano analizzarmi l'anima. Quando le chiedevo a cosa pensasse, lei mi rispondeva in modo vago. Erano le uniche volte in cui non riuscivo a capire cose le passasse per la testa. L'estate finì, ma non il nostro amore. Quell'inverno, quel primo inverno insieme, fu duro. Lei lontana, io alle prese con la laurea, i suoi che stavano divorziando. Cercavo di starle vicino più che potevo, di andare a trovarla, ma era difficile. Non ti nascondo che più di una volta pensai seriamente di farla finita con tutto. Ma anche l'inverno passò, portandosi dietro tutti i momenti difficili e la mia laurea. A giugno, puntuale, lei tornò. La portai in un locale vicino al mare, lo stesso dove l' avevo vista la prima volta. Io le dissi: "Ragazza, posso dirti una cosa meravigliosa? Ti ho fatto un regalo con carta e filo, aprilo con cura ora, per favore, sai che ti amo, mi vuoi sposare?". Mi guardò, sgranando i suoi grandi occhi marroni. Il suo sguardo mi lasciò perplesso, sulle spine per qualche secondo, poi mi disse semplicemente "Sì". Mi lanciò le braccia al collo, io la baciai e fu come la prima volta. Non mi sono mai più sentito felice e realizzato come quella sera. Avevo sempre considerato inconcepibile ed impossibile passare tutta la vita con una persona che potesse renderti felice. Fin da piccolo ho creduto che l'amore non durasse per sempre. I tuoi nonni hanno divorziato quando avevo solo 8 anni, ma ricordo bene le furiose liti che puntualmente scoppiavano in casa. Mia madre alzava la voce, mio padre le mani. Non ha mai toccato tua nonna, ma le sue cose. Oggetti per lei più o meno preziosi venivano scaraventati contro pareti e porte e si frantumavano in mille pezzi; i suoi documenti, frutto del suo lavoro, bruciati nel camino, e a lei toccava lavorare fino a tardi per rifare tutto da capo. Vedendo mia madre soffrire mi si stringeva il cuore e mi rispromisi che mai avrei fatto la fine dei miei genitori. Fino a quel momento non avevo mai avuto una relazione seria che fosse durata per più di tre mesi, nè ne avevo mai sentito il bisogno, ma in quel momento l'unica cosa che volevo era passare tutta la mia vita con quella ragazza, mi sembrava possibile, tutto mi sembrava possibile. Avevamo sogni e progetti, dopo il matrimonio volevamo girare l'Europa in camper, vivere per qualche anno in America, tornare, trovare un lavoro soddisfacente, fare carriera, poi sarebbero arrivati i figli e alla fine, anziani, ci saremmo ritirati in una villetta appartata sul mare dove ci sarebbero venuti periodicamente a trovare i nostri nipoti. Era tutto così perfetto.
Il matrimonio fu semplice ed elegante, come tua madre. Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Quella mattina mi svegliai con la terribile paura che tua madre non si sarebbe presentata, che mi avrebbe lasciato ad aspettarla sull'altare. Appena la vidi avanzare verso di me in chiesa tutta la mia paura svanì lasciando spazio a qualche lacrima di commozione che tentai goffamente di ricacciare indietro. Passò tutto velocemente: il ricevimento in riva al mare, il viaggio di nozze in crociera, e poi tu. Sei arrivato veloce e inaspettato e hai riempito i nostri cuori di gioia. I nostri progetti erano stupidi sogni giovanili, li avevamo presto abbandonati alla ricerca di qualcosa di più concreto e realizzabile. Stavamo insieme, ci amavamo e avremmo visto presto il frutto del nostro amore, tu, nostro figlio, e niente sarebbe potuto andare meglio. Ora, figliolo, ti sto dicendo questo solo perchè la vita può riservare cose terribili e tu un giorno lo imparerai, e io spero e prego che Dio te lo mostrerà in modo diverso. 
Sei nato dieci mesi dopo il nostro matrimonio. Mi ricordo che ero stato da poco assunto in ospedale, i turni mi massacravano e appena sentivo un telefono squillare pensavo fosse tua madre. Questo mi procurò parecchie figuracce fino a quando quella telefonata arrivò. Non ci mettesti molto a nascere, fu un parto relativamente breve. I primi mesi furono duri, io lavoravo molto e dormivo poco, tua madre viveva tra pappe, pannolini e pianti ed era visibilmente stremata. Non avevamo quasi più tempo per noi due, ma ci bastava uno sguardo, un sorriso per sentirci vicini, perchè tutta la stanchezza svanisse. Anche lei tornò al lavoro, la nostra vita era caotica, ma sembrava andasse tutto bene, e ogni tanto riuscivamo a ritagliarci un po' di tempo per noi. Quella condizione di stabile serenità non durò molto. 
Un giorno mi arrivò una telefonata, mi dissero che tua madre si era sentita male, era svenuta a lavoro, non sembrava niente di grave, ma avevano dovuto portarla in ospedale. Allarmato mi precipitai da lei. Era sveglia, nel letto, mi osservava avanzare nella stanza con uno sguardo triste. Mi sorrise mestamente e ruppe il silenzio. Lei disse: "Ragazzo posso dirti una cosa terribile? Sembra che io sia malata ed abbia poche settimane di vita. Per favore non essere triste, io credo veramente che tu sia stata la cosa migliore che mi sia mai successa". Non ci potevo credere. Ero sicuro che stesse scherzando, volevo credere che fosse così, ma vidi il suo sguardo, la sua tristezza, il suo dolore, la sua serietà. Sembrò crollarmi la terra sotto i piedi. Lentamente, molto lentamente, caddi a terra in ginocchio. Il tempo si fermò.
Le settimane successive le passammo sempre insieme tra il dolore, l'amore e la malattia.
Ora il mio cuore è tentato di consigliarti di non innamorarti, c'è troppo da perdere. Se ti sarà data la scelta, ti pregherei di scegliere di andare via, non fare in modo che ti prenda, non sopporterei di scoprire che ti è successa la stessa cosa.
Tua madre è stata la migliore cosa che mi sia capitata, tu ed io non saremmo qui, non saremmo quello che siamo oggi senza di lei. È stata il mio mondo, la mia ragione di vita, e continua ad esserlo. Ho continuato a vivere solo per te, e il suo costante pensiero è l'unica cosa che mi ha permesso di non cadere. Spesso vado in riva al mare e le parlo; ogni tanto mi sembra di sentire la sua voce tra le onde, la sua presenza vicino a me sulla sabbia. È così duro vivere senza di lei.
So che succederà anche a te, è inevitabile, so che non si può sfuggire all'amore ed è per questo che ora, figliolo, ti sto dicendo questo, solo perchè la vita può riservare cose terribili.
 

Sempre tuo,
 

Papà
 





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Salve a tutti! :)
Ringrazio tutti coloro hanno letto questa storia (spero ci sia qualcuno u.u), ed in particolare ringrazio adamantina, che mi ha fatto da betareader.
Che dire? Questa storia è nata inaspettata ascoltando una canzone dei Mayday Parade (ecco il link se vi interessa http://www.youtube.com/watch?v=EIulZ0Vw2z8 ), è la prima one-shot che scrivo ed la prima storia che pubblico in assoluto, quindi abbiate pietà di me! Scherzo, ovviamente ogni vostro parere sarà ben gradito, e ogni critica molto utile.
Detto questo vi saluto ;)
 
MissNoWayItsAllGood
  
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