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Autore: Mushroom    08/06/2012    7 recensioni
Perché John vuole una vita tranquilla, tornato dall'Afghanistan; poi incontra un uomo che dice di chiamarsi Sherlock Holmes, e il piani iniziali vanno a monte.
|Who!Universe; Doctor!Sherlock, Companion!John|
|50 frasi scritte per la community di livejournal 1frase|
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:
Fandom: Sherlock (BBC)
Personaggi: Sherlock Holmes; John Watson 
Rating: Verde
Avvertimenti: Au!Whoverse, Cross-over,
Doctor!Sherlock Holmes; Companion!John Watson.
Spoiler {non esattamente espliciti, dipende quanto avete visto di Doctor who} Slash, se ce lo volete vedere o/
Wordcount: 3280
Note: So di aver scritto tante cavolate nella mia vita, ma posso dire che questa le supera tutte (o quasi). Mi spiace dire che per leggere queste frasi dovete quantomeno sapere cosa sia il T.A.R.D.I.S. e le basi di quello che fa il dottore, mi spiace xD Buona fortuna con l'impresa di lettura o/

 

#01 – Anima
Okay, perché sì – forse – probabilmente non stavo pensando a questo quando ho iniziato a cercare un appartamento (anche se non è un appartamento, ma più una grande cabina blu) ma, per il momento, credo che possa andare bene; ci vuole un anima migliore della mia per rifiutare tutto il tempo e tutto lo spazio.

#02 - Seconda volta
«Fantastico» è la seconda volta che lo ripeto, e non ho ben chiaro se Sherlock – chiamami-il-dottore – Holmes l’abbia presa come un insulto o come una lusinga; sembra amare quella macchina (Il T.A.R.D.I.S) abbastanza da sobbarcarsi il noioso onere di farmi fare un giro turistico al suo interno «E’ decisamente più grande all’interno!»

#03 – Uomo
«Non dirmi che sei alieno» sbotto, e Sherlock mi guarda come se avessi appena detto che il giorno dopo non sarebbe sorto il sole; alza un sopracciglio «Ho una navicella spaziale. Viaggio nello spazio e nel tempo. Qual è la tua definizione di alieno, John?»
«Ma… insomma… hai l’aspetto di un uomo»
«No, sei tu che hai l’aspetto di un signore del tempo. Noi siamo venuti prima»

#04 – Denaro
«Quindi è una specie di lavoro» dico, davanti a un pasto cucinato in un ristorante di Londra, in una data dove – diamine – l’altro me (che non ha ancora incontrato Sherlock Holmes) sta ancora combattendo in Afghanistan; lui annuisce «Sono un  Consulente del tempo – l’unico in tutto l’universo. Se ci sono problemi, le persone mi chiedono aiuto»
«Perché lo fai? – alzo le spalle, tagliando la carne – voglio dire, denaro? Hai una macchina del tempo: puoi vivere mille epoche lavandotene le mani»
«Ma così non sarebbe tremendamente noioso» sorrido, portando un boccone alla bocca; anche se non lo posso vedere chiaramente, a suo modo sta sorridendo anche lui.

#05 – Preghiera
Quando conduci una vita dentro al T.A.R.D.I.S. – pur pensando che ne valga la pena, sempre – ci sono certe cose che inizi a chiederti: la prima, è quanto il tuo livello di pazienza sia buono; la seconda, se commettere omicidio fuori da una vera linea temporale sia perseguibile dalla legge; infine dici (urli) semplicemente «Sherlock, ti prego, per l’amor di dio, smetti di suonare quel dannato violino e lasciami dormire!»

#06 – Padrone
Sherlock piomba nella mia stanza in quello che, per il mio orologio biologico, è il bel mezzo della notte; non accende le luci, per fortuna, ma porta con sé quella solita aria delirante, con un effetto abbastanza nocivo al sonno: «John, ho deciso dove andremo oggi» la voce è leggermente isterica; rispondo con un borbottio, sbatto le palpebre e Sherlock balza sopra il mio letto e inizia a fare su e giù, parlando di un pianeta (rosso, fantastico, con una popolazione adorabile) e di un tizio (non umano) che gli ha chiesto di investigare (su cosa? Non lo ascolto); lo fermo afferrandolo per una caviglia e mi preoccupo del fatto che quell’uomo sia ormai padrone incondizionato del mio tempo (anche quello in cui dovrei dormire).

#07 – Attesa
Sherlock Holmes non è abituato alle attese – no, lui prende sempre la via più facile, saltando nel tempo e ignorando le pause – per cui si spazientisce subito e punta il cacciavite sonico sul bollitore, mentre gli dico che attendere cinque minuti, per un thè, non è poi la fine dell’universo.

#08 - Miglior amico
Forse è perché un giorno mi appare di fronte questo strano tipo che mi afferra e dice semplicemente “corri” (e io corro) e mi diagnostica una zoppia psicosomatica (apparentemente guarita, dopo la fuga spasmodica) e dice di vedere tutto e di percepire tutto; forse è perché si è mostrato soddisfatto, quando ho deciso di seguirlo (anche se era pericoloso); forse è perché mi è sembrato così straordinario, fin dal principio; forse è solo perché è un po’ pazzo è un po’ simile a me, ma credo di averlo considerato, fin dall’inizio, come un ottimo amico.

#09 – Notte
Dentro al T.A.R.D.I.S. la notte, semplicemente, non esiste: è come essere bloccati in un limbo temporale, senza riferimenti diversi dal proprio orologio biologico; c’è anche una sveglia, certo, ma data la frequenza con cui Sherlock la scaglia qua e là, non è esattamente funzionante.

#10 – Pazzia
Avevo ormai deliberatamente smesso di utilizzare la parola pazzia – Dalek? Okay, andiamo, risolviamo la cosa e torniamo per il thè; Slitheen? Per dio, una perdita di tempo – ma quando mi dice di non sbattere le palpebre, per nessun motivo, perché quella statua – quell’angelo – potrebbe ucciderci senza neanche darci possibilità di reazione, il mio concetto di follia inizia a riformarsi: viene di nuovo incluso nella mia mente e ha la forma di un angelo piangente.

#11 – Fidanzamento
«Sapete, ragazzi, siete quasi carini» Irene Adler storce le labbra in quello che dovrebbe sembrare un sorriso, e smettiamo di litigare come se ci avesse ripreso la maestra delle elementari «A quando il fidanzamento ufficiale, Dottore?»

#12 – Vita
«Novecento anni della mia vita passati a farmi chiamare “Il Dottore” – sbotta, scompigliandosi i capelli – e arrivi tu e ti rifiuti di chiamarmi col mio nome»
«”Il Dottore” non è un nome – alzo le spalle – Sherlock è un nome; ed è anche il nome con cui hai detto di chiamarti la prima volta che mi hai rivolto la parola»
«Era una copertura» si lamenta
«Allora avresti dovuto scegliere ”John Smith” e non il nome Sherlock Holmes»

#13 – Noia
«Non so, mi sarebbe sempre piaciuto vedere il sistema solare. Da vicino»
«Noioso»

#14 – Indifferenza
I Cyberman sono esseri totalmente apatici, e il modo in cui ostentano la totale mancanza di sentimento, come una religione, mi ricorda pericolosamente Sherlock Holmes, la sua indifferenza ai più naturali istinti umani; e forse ho paura, quando il Cyberman gli illustra – con logica, e lui ama la logica – i pregi di una vita senza emozioni; poi mi sorprendo, ancora, quando risponde semplicemente con un no, che va bene così; che a lui vanno bene – incespica sulle parole – i sentimenti, e l’uomo di metallo lo guarda confuso «Tu sei orgoglioso dei tuoi sentimenti?»
«Sì»
«E dimmi, conosci il dolore? La rabbia? La sofferenza?»
«Sì»
«E non vuoi essere libero da tutto questo? Una vita senza dolore»
«Preferirei morire»


#15 – Letto
«Sherlock, ma tu hai – non so – qualcosa di simile a un letto?» Sherlock Holmes riemerse dalla console del T.A.R.D.I.S., con dei fili in mano e un’espressione confusa sul volto «Un letto? » disse, come se non avesse mai sentito quella parola; annuii «Sì. Quel posto dove si dorme»

«No. Però ho un frustino»

#16 – Stelle
Questo è buffo; no, forse è assurdo: l’uomo che viaggia nell’universo che alza gli occhi al cielo, sulla terra, e guarda le stelle come se fossero l’opera più bella del creato – alla fine, penso solo che vedere Sherlock così sia, più semplicemente, piacevole.

#17 – Minuto
Passa appena un minuto prima che Sherlock alzi il capo e sussurri «Okay, questo è il piano» dice, lentamente, annuendo «Fondamentalmente, corriamo»

#18 – Limite
In realtà non c’è mai un limite a niente, dai luoghi, alle risa, ai vaneggiamenti e alle liti; non ci sono freni, e qualche volta mi chiedo quanto stia perdendo di me stesso e quanto stia acquisendo, in questo strano viaggio.

#19 – Cuore
Sherlock si lamenta e dice di stare splendidamente, ma, nonostante questo, lo lascio dimenare e inizio a valutare le sue condizioni fisiche – perché puoi anche essere Sherlock “Il Dottore” Holmes, ma se ingerisci un quantitativo simile di cianuro, qualche problema deve persistere (per forza); alla fine, quando poso lo stetoscopio, stento leggermente a credere a ciò che ascolto e inizio a dubitare delle mie facoltà di medico  «Sherlock» dico, masticando il suo nome «Ehm… è possibile che tu abbia due cuori?»

#20 – Fede
L’ormai radicata fede (in parte immotivata) verso Sherlock Holmes mi costringe a capitolare, immancabilmente, a ogni sua richiesta.

#21 – Estate
«Esiste un pianeta dove è sempre estate» Sherlock lo dice senza un perché preciso, girando una manopola del T.A.R.D.I.S., e l’unica cosa che riesco a pensare – a voce alta– è un bonariamente shoccato «Cristo, questo significa che dovrai rinunciare al tuo cappotto» sono leggermente sbigottito «E alla sciarpa blu

#22 – Pioggia
A Londra piove, sempre; e quando non piove fa freddo, e se non fa freddo fa troppo caldo; a volte piove e fa caldo, insieme, ed è irritante, soprattutto se corri sotto la pioggia, e fa freddo, ma hai caldo per la fatica, e hai acqua ovunque, e Sherlock, per l’attimo di un secondo, sembra troppo divertito per badare a qualsiasi altra cosa, anche al fatto che, ormai, mi stia tenendo per mano dal principio della corsa.

#23 – Cielo
Qualunque posto – nel cielo, nello spazio e nel tempo – e Sherlock ha la brillante idea di impostare “destinazione casuale” nella console del T.A.R.D.I.S; sento il bisogno di darmi uno schiaffo, sapendo che quell’idea ci farà finire in brutti, grossi guai.

#24 – Nero
Sherlock aveva la vanesia abitudine di indossare i suoi occhi sul nero; e anche se aveva assolutamente negato con uno sbuffo, ero totalmente convinto di aver ragione.

#25 – Medico
La prima cosa che avevo notato in Sherlock Holmes erano state le mani – grandi, affusolate, ricche di abrasioni e tagli e cicatrici, con la pelle dei polpastrelli dura e ruvida; e quando, adesso, rigiro una di quelle mani tra le mie, cercando di medicare un taglio troppo esteso per essere trascurato, Sherlock – per miracolo, dopo tutte le volte che ho provato a convincerlo nel farsi, quantomeno, disinfettare – non si lamenta e si lascia trattare, ance se, forse, ci metto decisamente troppo tempo per finire una semplice sutura.

#26 – Parole
Con Sherlock Holmes non c’è mai bisogno di parlare: lui mi guarda e sa tutto, ogni cosa; spesso, me lo sbatte in faccia senza pudore, sogghignando soddisfatto; altre volte, mi guarda e basta, senza dire niente, senza mostrarsi soddisfatto, afflitto dalla scintilla di un dubbio che, probabilmente, non avrebbe mai espresso a parole.

#27 – Uccidere
Appena tre ore dopo averlo conosciuto, avevo ucciso per lui; e la fine di quell’uomo – che esattamente uomo non era – aveva un sapore diverso da tutti gli omicidi giustificati in Afghanistan: per la prima volta, era una morte di cui non sentivo il peso sul petto, ed era una cosa di cui avevo paura.

#28 – Posto
Essere in un posto diverso ogni giorno poteva essere sfibrante, ma mai quanto rimanere nello stesso luogo per anni senza mai lasciarlo.

#29 – Credere
«Sarah Jane Smith» e nel dire quel nome, il volto di Sherlock si illumina di un sorriso che non gli credevo possibile; davvero, ero convinto che avesse un deficit dei muscoli facciali, che non gli permettesse di andare più in là di un sogghigno – eppure sorride a quella donna con l’eloquenza di un vecchio amico, e la cosa mi appare smisuratamente fastidiosa.

#30 - Lontano
E ogni volta andavamo lontano, sempre più lontano, ma mai così in un tempo così dimenticato: Sherlock si volta verso di me, dopo aver sporto la testa fuori dal T.A.R.D.I.S. «Siamo alla fine dell’universo – e forse dovremo tornare indietro, potrebbe essere pericoloso» ci scambiamo uno sguardo veloce e scoppiamo a ridere – praticamente, quello era pane per i nostri denti.

#31 – Barca
A volte mi sentivo un po’ come quell’idiota che provava a togliere acqua da una barca che colava ormai a picco, con un capitano troppo euforico per accorgersi della tempesta sopra le nostre teste.

#32 – Ricordi
I ricordi dell’Afghanistan sono ormai sparsi e discrepati, sostituiti da nuove battaglie e nuove sconfitte, ma non si sono mai veramente dissolti.

#33 – Morte
«E gli altri signori del tempo?» chiedo una volta, certo di non averne mai incontrato nessuno – a parte Sherlock – durante i nostri viaggi; e, beh, lui non è una persona che parla mai di ciò che lo riguarda «Tutti morti. Sono l’ultimo della mia specie»

#34 – Peggio
Non c’è mai limite al peggio quando viaggi nello spazio, soprattutto quando cerchi di far mangiare un signore del tempo bipolare che si rifiuta di ingerire qualsiasi cosa di diverso da banane e thè col latte.

#35 – Braccia
Le braccia di Sherlock sono abili e veloci, quando suona il violino; tanto, che mi è consentito vedere solo i passaggi più lenti, con l’archetto che rallenta e il suono che si protrae.

#36 – Elettricità
Un campo elettromagnetico ci sbalza fuori dal vortice temporale: le coordinate impazziscono e le luci della console si lamentano e dimenano, mentre la spinta ci sbatte entrambi sul pavimento.

#37 – Cellule
Mi perdo ben sei volte prima di ritrovare il senso dell’orientamento all’interno del T.A.R.D.I.S. e entrare, finalmente, in cucina, luogo in cui trovo due cose: cellule aliene parlanti (simili a piccoli animali) e Sherlock, con un retino, che cerca di catturarle tutte.

#38 – Promessa
Mi ero ripromesso di cercare di non perdere la calma: in fondo, conoscevo Sherlock quel tanto che bastava da sapere che prima o poi avrebbe detto o fatto qualcosa di così stupido da farmi perdere le staffe; nonostante questo, sputo due insulti e trattengo l’istinto di prenderlo a pugni.

#39 – Speranza
Sarah si guarda attorno con quell’espressione di pura meraviglia che molti dipingono sul viso quando vedono il T.A.R.D.I.S. all’interno, e si volta verso di noi con la carica di una ragazzina «Quindi è questo… è… voi fate questo, quindi. Viaggiate nel tempo e nello spazio»; Sherlock annuisce, stufo di sentire ancora e ancora quella domanda cretina, e io rispondo «Sì, sperando che il T.A.R.D.I.S. non si impossessi del comando e decida di portarci dove vuole lei»

#40 – Buco
«Vedi, John, è per questo che dicevo di non portare Sarah con noi – alza gli occhi al cielo – due giorni e una sola realtà, ed è riuscita a creare un buco nello spaziotempo»

#41 – Rivelazione
Non è una rivelazione così inaspettata, in fondo; lo so, solo che non ho mai voluto realizzarlo: Sherlock si rigenera, Sherlock non invecchia e, prima o poi, Sherlock smetterà di essere Sherlock, per passare alla sua nuova versione; prima o poi, dovrà riportarmi sulla terra – e lo so, per dio, solo che mi rifiuto di accettarlo.

#42 – Volontà
Ci vuole tutta la mia buona volontà – cristo – per non afferrarlo e sputargli contro di non fare cose così avventate (che poi, il rimprovero servirebbe a qualcosa?) e picchiarlo e poi baciarlo, magari; alzo gli occhi al cielo e cancello l’ultimo pensiero dalla mente con una smorfia di disappunto.

#43 – Facile
Quando Sherlock dice che sì, è facilissimo, si tratta solo di un universo parallelo e che abbiamo una sola possibilità di ritornare nel nostro “mondo”, lo interrompo – alzando una mano – e aggiungo, ironicamente «E cosa succede se non ce la facciamo? Voglio dire, rimaniamo qui e ci troviamo un appartamento?»

#44 – Terrore
C’è qualcosa che non ho mai visto negli occhi di Sherlock, mentre guarda il sorriso tirato di Moriarty – c’è terrore, immenso e infinito terrore, che trabocca e irradia le sue iridi, fino a quando Sherlock si ridà contegno, e il suo sguardo torna semplicemente stupito, di fronte a un altro superstite di Gallifrey.

#45 – Fuoco
«Quando un signore del tempo muore, è buona considerazione bruciare i suoi resti» nel suo tono c’è solo una constatazione asettica, ma colgo tra le sue parole qualcosa di simile a un avvertimento che non voglio ricevere.

#46 – Risposta
Sherlock mi osserva attentamente e alza un sopracciglio, rispondendo ancor prima che apra bocca «La risposta alla tua domanda, John, è no, non ho mai avuto altri compagni maschili nel T.A.R.D.I.S.; ma sì, credo che potrei accettare il tuo invito a cena»


#47 – Chiaro

Era chiaro, schifosamente lineare, il fatto che Sherlock fosse andato a morire, mettendo tutti noi in salvo: si era lanciato in un cavolo di abisso in un pianeta impossibile, per il solo gusto di sapere cose c’era sotto; e quando sarebbe tornato – perché alla fine sarebbe tornato, diavolo – l’avrei preso a calci nel sedere fino alla luna.

#48 – Insieme

E c’è stato un tempo in cui ho veramente creduto che i nostri viaggi non sarebbero mai finiti.

#49 – Mente
Quando quei Cyberman invadono Londra e i Dalek decidono di fare (contemporaneamente) altrettanto, la mente di Sherlock Holmes si mantiene fredda, e decide che spedirli tutti nel vuoto, ossia ciò che sta in mezzo al nostro mondo e l’universo parallelo da cui siamo già scappati in passato, sembra una buona idea; sono i suoi calcoli finali, però, ad essere sbagliati: il legame si spezza e il portale fatica a rimanere aperto e, alla fine, vengo catapultato in quello stesso universo parallelo, con l’unica differenza che lì Il Dottore non c’è.



#50 – Strada
Forse quella era l’unica strada, mi dico, ritornare a Londra e riprendere a zoppicare e a cercare un appartamento, in un universo diverso ma uguale da quello che ho lasciato; e quando Stamford mi ferma non ho nessuna voglia di parlare o sorride o attenermi ai convenevoli, ma lo faccio, e gli dico che sì, sto ancora cercando un appartamento, che forse mi servirebbe un coinquilino, e lui risponde «Strano, sei la seconda persona, oggi, che mi dice la stessa cosa – ho un collega che sta, appunto, cercando qualcuno con cui dividere un appartamento» sorride «E puoi fidarti quando ti dico che è una persona del tutto fuori dagli schemi»

 

   
 
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