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Autore: _diana87    09/06/2012    11 recensioni
Astenersi insensibili ma anche deboli di cuore per i temi trattati in questa ff, che a me stanno a cuore.
Un consiglio però: preparate i fazzoletti.
"Sei sicuro che non soffrirà?"
"Sicuro quant'è vero che mi chiamo Richard Alexander Castle!"
La donna sorrise e strinse più forte la mano del suo scrittore. Si trovavano nell'ambulatorio del loro veterinario di fiducia.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Astenersi insensibili ma anche deboli di cuore per i temi trattati in questa ff

 

Astenersi insensibili ma anche deboli di cuore per i temi trattati in questa ff, che a me stanno a cuore.

Un consiglio però: preparate i fazzoletti.

 

 

 

Happiness.

 

 

 

"Sei sicuro che non soffrirà?"

"Sicuro quant'è vero che mi chiamo Richard Alexander Castle!"

La donna sorrise e strinse più forte la mano del suo scrittore. Si trovavano nell'ambulatorio del loro veterinario di fiducia.

 

Da quando avevano preso Royal in custodia, decidendo di fare "i genitori affidatari", durante la settimana se ne curava Kate, mentre nel fine settimana ci pensava Rick. Royal era un golden retriever, un cane ormai bello maturo ma che non aveva mai perso la voglia di giocare, sopratutto con Rick.

Però era arrivato quel giorno che tanto avevano evitato. Royal stava iniziando a dare segni di debolezza.

Dal principio furono le sue gambe a tremare. Kate notò che la sera il cane preferiva sedersi a terra, e non più sul divanetto, dove lei stessa all'inizio gli aveva proibito di accomodarsi, per poi lasciarsi andare alla vista del suo musetto simpatico. Preoccupata, la ragazza aveva chiamato Rick, il quale si era precipitato subito da lei. Insieme, la musa e lo scrittore, avevano cercato di farlo rialzare da terra, invitandolo a dirigersi verso di loro con la scusa delle crocchette con le formine, le preferite di Royal.

Niente. Il cane restava giù. E addirittura, nelle ultime settimane, si era disteso, col muso a terra, ad annusare chissà cosa.

Kate si sentiva anche lei giù di morale, e a nulla servivano le battute del suo uomo per riportarla a sorridere. Finché un giorno arrivò la batosta per entrambi: Royal aveva un tumore. Dato l'età, spiegò il veterinario, era impossibile da operare e comunque si trattava di un tumore maligno. Kate aveva stretto i pugni e abbassato lo sguardo. Rick, che era sempre stato accanto a lei, aveva capito che quello era il segnale in cui Kate si chiudeva in se stessa e non permetteva a nessuno di invadere il suo territorio.

Royal era una specie di figlio ormai per lei, e Kate stessa si era promessa di trattarlo come tale. Ironia della sorte, aveva perso la madre quando era giovane, e ora si era ritrovata a fare da mamma ad un cane.

Ma il destino glielo stava portando via.

 

Dal veterinario, la donna a stento riusciva a trattenersi dalle lacrime. Rick, allora, se ne accorgeva e le stringeva la mano per darle una scossa.

Quando le scese una lacrima sul viso, Rick gentilmente e delicatamente, le passò il dito per raccoglierla.

Guardavano Royal, disteso a terra accanto a loro due. Kate provò ad alzargli il muso, abbassandosi verso di lui, ma i suoi occhi dolci mostravano tutto il dolore che stava provando. Era anche dimagrito nelle ultime settimane. Passandogli una mano sulla testa per accarezzarlo, la donna notò che gli si poteva toccare l'osso. Si morse il labbro. Non poteva credere che si trovasse là proprio in quel momento a decidere sul futuro di un animale.

Rick le mise una mano sulla spalla.

"Kate, tocca a noi."

"Uhm mmm." mormorò e trovò la forza di rialzarsi, dando un ultimo sguardo al cane.

"Andiamo piccolo. Sarà dura dirti addio." gli sussurrò poi nell'orecchio.

 

Il veterinario mostrò ai due l'ultima lastra di Royal, dopo che Kate aveva insistito a vederla, ancora non realizzando la gravità della situazione.

"Le metastasi sono ovunque. Dalla zampa hanno raggiunto le altre, fino ad espandersi ai polmoni. Respira a fatica, vero?"

Kate continuava ad accarezzare il cane, che per respirare si muoveva tutto. Lei era persa nei suoi pensieri, quindi toccò a Rick prendere parola.

"Sì. Respira a fatica come se avesse l'asma."

Il dottore guardò la ragazza avanti a sé e annuì.

"Beh il mio parere lo sapete. Purtroppo vedere un cane in queste condizioni è difficile. E' egoistico tenerlo in vita sapendo che lui sta soffrendo..." anche il dottore si stava commuovendo mentre diceva la sentenza.

Kate non avrebbe voluto lasciare andare Royal, non in quello stato. Non avrebbe mai pensato di affezionarsi così tanto ad un animale in quel modo. 

Lei era quella egoista che voleva tenerlo ancora in vita, e Royal, per non far preoccupare i padroni, aveva anche smesso di guardarli in faccia.

"Non mi guarda più come le prime volte." disse Kate attirando l'attenzione delle due persone presenti, "Prima gli bastava guardarmi e indicare poi la palla per giocare. Oppure il guinzaglio quando aveva voglia di andare a correre... lui quando corre è un asso, devi stargli dietro per non perderlo" si lasciò andare ad una risatina, per poi tornare seria, "Ha gli occhi spenti... andati... lacrimanti... è come se il suo corpo stesse scomparendo e restasse solo la sua anima..." accarezzava avidamente Royal, per poi accoccolarsi con lui e baciargli la testa e le zampette.

Davanti quello spettacolo triste e straziante, il dottore doveva però far capire ai due che dovevano prendere una decisione repentina.

"La decisione è la vostra. Voi siete i suoi padroni. Cosa intendete fare?... so che è difficile, ma non c'è molta scelta..."

Rick guardò Kate, ancora attaccata al suo cucciolone.

"Kate... guardami."

Lei era testarda, non voleva fargli vedere il suo sguardo. Fu Rick che la costrinse a guardarlo e finalmente poteva vedere i suoi splenditi occhi piangere, col mascara che le colava per le guance.

Lui annuì col capo e lei capì che la decisione era solo quella. Non c'era altra scelta. Poi guardarono il veterinario.

"Abbiamo optato per farlo sopprimere. Si assicuri che si addormenti e che non soffra, per favore..." gli disse Rick, anche lui ora visibilmente commosso.

"Certo. Se volete potete restare e accompagnarlo prima che chiuda gli occhi..." disse il dottore, mentre preparava una siringa mettendo dentro del liquido scuro.

Rick prese Kate per le spalle in disparte.

"Kate, se vuoi puoi andare fuori, per non farti vedere questo---"

"No, Rick. Noi siamo i suoi padroni. E' giusto che siamo noi gli ultimi che lui veda. Così spero... si ricordi di noi..." guardò Royal, ancora disteso, ma stavolta con le orecchie alzate che fissava Kate respirando a fatica con la lingua di fuori. Tra padrona e animale ci fu come uno sguardo d'intesa, come se Royal avesse capito che la sua ora era giunta la sua ora.

 

Il liquido entrò con estrema facilità, dato che del cane era rimasto poco della sua folta pelliccia che aveva mesi fa quando Kate e Rick lo presero in custodia.

Royal si lamentò un pochino, ma rimase fermo e immobile su quel lettino al centro della stanza, zampe vicine, testa abbassata.

Kate lo accarezzava e quasi voleva abbracciarlo, mentre Rick teneva la sua musa da una parte e con l'altra mano accarezzava anche lui la bestiolina.

"Noi ti vogliamo bene, Royal... non dimenticartelo..." Kate singhiozzava e giurò di aver sentito Royal dire qualcosa.

Se avesse avuto la parola, probabilmente le avrebbe detto che le voleva bene anche lui.

"Ti siamo vicini, vogliamo che tu sia felice fino all'ultimo... siamo i tuoi padroni... e sempre lo saremo..." aggiunse Rick, anche lui non tradendo emozione e si lasciò andare alle lacrime.

Il cane guardava i due padroni, mano nella mano adesso, che piangevano. Era come se volesse assicurarsi che stessero ancora insieme, quei due tontoloni. Aveva avuto una parte importante nella loro storia, facendogli capire che non era solo "un cane da custodia", ma un cucciolo da accudire insieme. Come una coppia sposata.

Lui stava lentamente chiudendo gli occhi, tenendo le orecchie abbassate. Per un attimo scodinzolò, per poi fermarsi di botto. Kate si alzò di scatto. L'incubo era reale. Royal non respirava più. Gli occhi erano chiusi. Per sempre.

Kate lanciò un grido disperato e fu Rick a tenerla ferma. Royal se ne era andato, anche lui l'aveva abbandonata, come sua madre e il compianto Montgomery. Era questa la triste realtà.

 

Più tardi, quella sera, Rick era nell'appartamento di Kate. I due erano seduti sul divano. Lui le teneva un braccio dietro le spalle e l'altro lo usava per intrecciare le dita della mano con quelle di lei.

"Credi che adesso sia felice? Che abbia smesso di soffrire?" gli chiese lei lentamente, ormai col viso asciutto per le troppe lacrime versate.

Rick le baciò i capelli.

"Io penso proprio di sì. Anzi, se esiste un Paradiso per i cani, lui sicuramente avrà trovato la sua nuova felicità facendo ciò che ama di più.."

Kate sorrise e si avvicinò di più allo scrittore, restando accoccolata insieme a lui.

"Sì è così." si disse per convincersi sorridendo al pensiero.

 

Lentamente aprì gli occhi per trovarsi davanti tutto bianco. La nebbia bianca che lo circondava stava scomparendo per lasciare spazio ad un campo di fiori, al fine del quale c'era un'immensa distesa d'acqua. Alzò le orecchie sentendo altri suoi simili che abbaiavano. Si guardò intorno meravigliato: c'erano cani di tutte le razze.

Cercò di alzarsi e come per miracolo, le sue zampe non tremavano più. Era felice. Guardò prima le zampe, stupendosi di nuovo per riuscire a stare in piedi, dopo quanto aveva sofferto nelle ultime settimane, poi tutti quei cani che raggiungevano l'acqua e si buttavano felici giocando insieme.

Si guardò intorno, assicurandosi che non ci fossero esseri umani. Ma c'erano solo cani come lui.

Tirò fuori la lingua... ma scoprì di non averne bisogno... non era affannato, non era affaticato. Poteva respirare benissimo.

Al collo aveva ancora la medaglietta con scritto il suo nome e quello dei suoi due padroni che con tanto affetto e amore lo avevano accompagnato fino alle fasi terminali della sua vita.

Iniziò a fare qualche passo. Poi un altro. Azzardò ad accelerare, fino a quando riuscì a correre. Aumentò la velocità e raggiunse la distesa d'acqua tuffandosi dentro. L'acqua era limpida, lui abbaiava e intorno anche altri cani facevano lo stesso.

Se quello fosse stato un linguaggio in codice, sicuramente si stavano dicendo che ora erano felici, che avevano smesso di soffrire ed erano morti degnamente, vedendo le immagini dei loro padroni per l'ultima volta.

Anche lui si sentiva così. Aveva trovato la felicità adesso, una felicità dopo la morte inaspettata per lui. Dopo tante sofferenze degli ultimi giorni, aveva capito che i suoi padroni volevano tenerlo in vita perchè gli volevano bene. Mai era stato curato in quella maniera da quella coppia che all'inizio era sconosciuta per lui, ma che aveva finito per essere la sua famiglia. E un po' aveva aiutato anche lui i due, facendogli capire che si amavano.

Ma questa era un'altra storia.

 

FINE.

   
 
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