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Autore: ninabanquo    09/06/2012    0 recensioni
Quando film del calibro di "The Snatch", "Lock and Stock" o "The Departed" ti ispirano in una noiosa giornata come tante a scrivere una AU suoi tuoi personaggi preferiti...Bische, debiti, droga, ladri: tanta azione, tanti colpi di scena.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo 

 
Era una sera come tante nella East End* della città. 
I palazzi fatiscenti e grigi incorniciavano le strade trafficate da individui di cui era meglio scordarne il volto una volta incrociati. Quel quartiere, nella periferia estrema della grande metropoli, era noto soprattutto per l’elevato tasso di criminalità associata alla grande varietà di persone che vi abitavano: bianchi, neri, asiatici, sud americani, puttane, spacciatori, ladri e poliziotti. Era frequente imbattersi in risse per regolare conti o semplicemente perché qualcuno aveva alzato il gomito senza ritegno, del resto i sobborghi sono rinomati per il buon alcohol a poco prezzo. 
Eppure chi viveva là, chi si era trovato a nascere nel posto più malfamato della City, si sentiva in realtà più che fortunato: nessuno era in grado di piegare l’orgoglio della gente del quartiere.
 
Il boss che controllava tutta la zona si chiamava Maki il Vecchio, soprannominato così perché anni e anni di giri e affari loschi lo avevano reso il più esperto di tutti ma anche il più provato fisicamente. Si diceva che ogni ruga del suo viso rappresentasse uno dei suoi debitori finito all’altro mondo (il che era tutto dire).
Il Vecchio gestiva l’unico casinò della zona. Tutti i soldi circolavano prima nelle sue tasche per poi ridistribuirli qua e là sotto forma di prestiti per scommesse che, puntualmente, i suoi clienti finivano per perdere. Si era creato così un circolo vizioso di allibratori, debitori e aguzzini pronti a far saltare le dita al primo pagamento mancato. 
Ma i soldi veri, quelli che Maki adorava fare, non provenivano di certo dalle casse del suo casinò. Quello era piuttosto una copertura, perché il divertimento vero proveniva da una piccola e buia saletta nel seminterrato del casinò stesso, accessibile dal retro del locale che dava su una via ancora più buia e stretta, sudicia e puzzolente e l’unico modo per accedervi era sotto invito del proprietario. Quella saletta era il nascondiglio delle bische clandestine più ambite della città: le poste in gioco erano sempre troppo alte anche per i più ricchi e tuttavia la gente non faceva altro che desiderare di avere un posto al tavolo verde, confrontarsi con i migliori giocatori di poker e vincere la bella somma in palio. L’esclusività era il motore di ogni cosa. 
 
***
 
Si strinse attorno alla giacca nera, afferrando il pacchetto di sigarette all’interno con l’intenzione di accenderne nuovamente una, nonostante avesse appena finito di fumare.
Faceva freddo quella sera, dicembre era alle porte. Aspirò un lungo tiro mentre, appoggiato ad un muro all’angolo della strada, osservava la porta grigia cautamente e minacciosamente sorvegliata da due omoni in nero. 
"Così è quella." Si passò una mano tra la frangia scura che gli ricadeva scompostamente sugli occhi, e aggrottò leggermente le sopracciglia, conscio di trovarsi a pochi metri dalla famosa stanza. 
Fece un ultimo tiro, lanciò la cicca lontano da sè e decise di muoversi in direzione dei buttafuori. Non sarebbe stato facile ricevere il permesso per entrare, probabilmente era impossibile al momento ma doveva tentare lo stesso.
Qualcun altro però lo precedette.
 
-...Che vuoi, pidocchio?- il buttafuori alzò il sopracciglio guardando sprezzante il ragazzo davanti a lui, che di pidocchio non aveva assolutamente niente visto che sfiorava il metro e novanta ma uno scimmione di quella stazza poteva tranquillamente definirlo un insetto.
- Di nuovo tu? Vuoi che ti prenda a calci nel culo, moccioso?- disse l'altro buttafuori in modo per niente pacato.
Il giovane fece finta di non sentire, cercando di apparire calmo. Sapeva che loro avevano la forza ma lui aveva altro: una testa, un cervello geniale come pochi. 
Alzò il colletto del lungo cappotto nero, si sforzò di sfoderare un sorriso gentile ma ne venne fuori un ghigno malizioso.
-Dai, gorilloni, datemi tregua! Uozumi, hai visto più me nelle ultime settimane che tua madre in tutta la tua vita... - gli diede una pacca sulla spalla sorridendo ancora di più, -...che ti costa farmi entrare? Devo parlare con il Vecchio, entro ed esco, amico, te lo giuro sulla tomba di quella alcolizzata di mia nonna.- 
- Sparisci, prima che te ne dia di nuovo. Il Vecchio non vuole parlare con nessuno se non è lui stesso ad avere qualcosa da dire.- disse Uozumi.
- Cosa vuoi? Un prestito? Levati dalle palle, pel di carota.- lo derise l'altro e cominciarono a ridersela tra di loro.
Il ragazzo perse la pazienza. - Ehi, fottetevi, primati! Ma perchè dovete sempre intromettervi?! STRONZI!- e come risultato si trovò catapultato in fondo alla strada, lontano dalla porta e dai gorilla.
 
- Tsk. - borbottò sistemandosi il colletto. Prese una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e se ne andò accendendone una, - Non finisce qui, maledette teste di cazzo.- e ritornò all'inizio della via, con l'intenzione di andare a bere da qualche parte per sfogare il nervosismo.
Notò, girando l'angolo, un'ombra che lo scrutava.
Un ragazzo apparentemente della sua età dai capelli neri, di aspetto piacevole che lo fissava con uno sguardo indecifrabile. Sembrava lo stesse prendendo in giro, probabilmente perchè aveva assistito alla scenetta dall'inizio fino alla fine.
- 'Cazzo guardi, eh?- biascicò con la sigaretta in bocca e gli diede uno strattone con la spalla senza nemmeno guardarlo in faccia. Prese la via principale e sparì tra le luci della notte.
Il moro pensò, sorridendo fra sé e sé alla vista del ragazzo dalla chioma color fuoco, di aver trovato la chiave per entrare nel giro giusto e lo seguì, perdendosi a sua volta nel cuore di East End. 
 

Fine Prologo

 
* L'East End è ovviamente un sobborgo di Londra ma la fanfiction non è ambientata là. Mi piaceva l'idea di chiamare il luogo della vicenda in questo modo anche perchè è esattamente come l'ho immaginato nella mia mente. Quindi non ci troviamo in Inghilterra :D 
Fatemi sapere che ne pensate e se ne vale la pena continuare ^^ Ciao!
  
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