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Autore: AikoRock    09/06/2012    0 recensioni
"Il pianista che in pochissimo tempo si era reso protagonista di un’ascesa incredibile, i suoi cd andavano a ruba e i suoi concerti erano sold out in meno di una settimana. Ecco quello che ero."
La storia di un pianista in crisi che decide di partecipare in veste di giudice ad un concorso di bellezza ... riuscirà a ritrovare il suo equilibrio, oppure si farà travolgere dalla nuova esperienza?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Francia/Francis Bonnefoy, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nuovi cambiamenti e nuove situazioni

Scesi dall’auto. Avevo una tremenda voglia di Sacher torte, quel viaggio mi aveva fatto
venire fame. Mi aggiustai gli occhiali e i vestiti che erano tutti sgualciti; dovevo solo mettermi a posto i capelli ed ero pronto, impeccabile come sempre. Mi voltai per prendere la valigetta contenente i miei preziosi spartiti e il violino: il migliore che avevo, fatto di mogano con intarsi d’oro, custodito in un fodero che, durante il viaggio, avevo tenuto sempre sulle mie ginocchia per paura di perderlo o rovinarlo. Il tassista aprì il portabagagli e mi porse la valigia, così piccola per un uomo di alto livello, ma giusta per un uomo nobile d’animo come me. Con questo non voglio dire di non essere di un certo calibro, anzi mi sono sempre distinto fra tutti gli altri in maniera evidente, vorrei solo far capire che non ho mai badato eccessivamente ai beni materiali bensì alla nobiltà d’animo, posseduta da pochissimi.
E poi il cuore mi si strinse. Dovetti pagare il servizio del taxi … ladro! Quel tassista era un emerito ladro. Dopo qualche manciata di minuti in cui cercai di proporgli un prezzo più basso, a  malincuore gli diedi i soldi da lui richiesti. Era così impaziente da strapparmeli di mano: sentivo la sua pressione addosso. Dopo contai il resto, una monetina per una. Per sua fortuna non era riuscito ad imbrogliarmi.
Spazientito mi misi ad aspettare al centro della piazza più importante della città. Mi sedetti su una panchina all’ombra e respirai quell’aria di mare che alle mie narici provocava solo ed unicamente fastidio.
La mia aria seccata si notava molto facilmente.
La notò anche la persona con cui dovevo incontrarmi.
- Bonjour Monsieur, comment ça va? – sussurrò quelle parole nel mio orecchio con un accento melodico e sensuale indimenticabile. Il francese si sedette vicino a me.
Davanti ai miei occhi avevo Monsieur Bonnefoy, il presentatore televisivo più ricco ed amato in Francia. I suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri, il suo portamento, la sua voce avevano conquistato una miriade di donne letteralmente pazze di lui. Riscuoteva un successo notevole tra il pubblico femminile mentre, non era tanto amato dagli uomini. A differenza degli altri, non provai mai gelosia verso quell’individuo: ammetto che aveva un certo carisma, ma l’ho sempre trovato un po’ troppo volgare e sfacciato; non saremmo mai potuti diventare buoni amici. Questo il francese non l’aveva ancora capito.
Mi allontanai un po’ da lui, poiché aveva messo la mano sulla mia spalla.
-Buon giorno, signore. – risposi, assumendo un’espressione altezzosa.
-Come è andato il viaggio? Sa, sono davvero onorato di averla qui a Nizza. Il pianista più famoso del globo, Roderich Edelstein, sarà il giudice del MIO concorso di bellezza … Non la trova una cosa stupenda? – mi strizzò l’occhio sperando inutilmente di suscitare simpatia- Anche se quello che può ritenersi davvero fortunato è proprio lei! Visitare una così bella città nella stagione primaverile e perlopiù stare in mia compagnia non le sembra ancora più magnifique? - fece un gesto ampio con l’altra mano guardando con aria sognante la piazza.
Rimasi allibito dalle sue affermazioni, quell’uomo era la reincarnazione della vanità in un unico essere! Non risposi con prontezza, dovevo prima riprendermi dallo shock e quando stavo per parlare fui interrotto.
Si avvicinò un giovane strano, timido piuttosto. I suoi capelli color del miele illuminavano uno sguardo insicuro, malinconico sapevano di speranza. Portava un orsetto di peluche con lui, cosa che a dir la verità mi insospettì molto. Il francese lo invitò a sedersi vicino a noi spiegandomi che era il suo “assistente”. Io mi trattenni dal ridere, tutto quel che mi stava dicendo aveva un qualcosa di ridicolo, molto ridicolo.
- … e così il caro Matthew sarà al suo più completo servizio durante il soggiorno in Francia! Non si sente l’uomo più felice del mondo?- il Bonnefoy non la smetteva con il suo discorso, lo guardai con fastidio e lui capì immediatamente che doveva fare silenzio: era un tipo sveglio, devo riconoscerlo.
Il mio sguardo si posò su Matthew e sul suo peluche, mi chiesi come faceva a passare tutto il tempo con quel narcisista mentre io non avrei mai potuto tollerare il suo comportamento a lungo. Guardai il mio orologio da taschino: era tardi,  dovevo recarmi al più presto nell’albergo prenotato dal francese in cui alloggiavano i giudici. Salutai il Bonnefoy e mi incamminai con il ragazzo, il quale portò la mia valigia ma gli spartiti e la custodia li tenni io, nelle sue mani maldestre avrebbero potuto rovinarsi  facilmente. Ne approfittai per porgli delle domande durante il tragitto.
- Per favore, potrei sapere il suo nome per intero?- gli davo del lei per buona educazione, anche se non avrei dovuto farlo, era un semplice sottoposto.
- Emh, si … Matthew Williams..-
- Lei è francese?- dal suo accento e dal suo nome avevo capito che non lo era, ma forse mi sbagliavo.
-C … canadese, signore.-
-Ah, bene. E come mai lavora per monsieur Bonnefoy?- la curiosità aumentava, anche se dal canadese non mi aspettavo una risposta molto esauriente.
-P … perché lui ... è una persona fantastica … - mormorò.
Eravamo arrivati in albergo e il nostro discorso si interruppe con mio gran dispiacere. Dovevo saperne di più su quella faccenda, ormai Matthew mi aveva incuriosito fin troppo. Prima o poi sarei ritornato sull’argomento e avrei scoperto cosa nascondevano quei due, ma dovevo esser paziente e molto prudente.
Entrammo nella hall e il ragazzo prese la chiave della stanza. Mentre salivamo al piano superiore gli chiesi se erano arrivati anche gli altri giudici, ma non ne sapeva ancora niente. L’ascensore si fermò, attraversammo un lungo corridoio e finalmente il ragazzo mi mostrò la stanza: la suite più grande dell’albergo con vista sul mare!
Sentivo la pressione bassa, l’aria mancarmi. La mia risata sarcastica rimbombava nell’ampia camera e non potevo fare a meno di aggiustarmi gli occhiali in continuazione. Matthew si allontanò, forse perché in quel momento gli avrei potuto spaccare il violino  in testa.
-Scusi, ma tutto questo ben di Dio dovrei pagarlo io? No, mi dispiace a questo punto me ne torno a casa, nella mia amata Austria! Almeno lì non cercano di imbrogliare tutti i turisti …  invece sono stato già preso per il naso due volte qua in Francia! Roderich Edelstein non è così ingenuo come credete!- avevo già preso la mia valigia e avevo cominciato  a percorrere il corridoio a ritroso quando il canadese mi chiamò.
- S … signore, non si alteri in questo modo … il signor Bonnefoy mi aveva assicurato che si sarebbe occupato del pagamento.-
- Ne è sicuro?- balbettai appena.
- Certamente!...-
Tornai indietro, non sapevo come rimediare alla scenata. In fondo era per difendere i miei diritti, o  no? Arrossii tutt’a un tratto e congedai in fretta Matthew, mi chiusi nella mia stanza.
Cosa avevo fatto? Perché mi trovavo là? Aver accettato l’invito di Bonnefoy era stata una cosa positiva? Mille domande mi impedivano di cominciare un ragionamento logico per spiegarmi quello che stava succedendo alla mia vita.
- Dunque, cominciamo tutto da capo. -
Il pianista che in pochissimo tempo si era reso protagonista di un’ascesa incredibile, i suoi cd andavano a ruba e i suoi concerti erano sold out in meno di una settimana. Ecco quello che ero. Ero stato abituato fin da piccolo ad esibirmi in pubblico, alle buone maniere e ad uno stile di vita non troppo sfarzoso. Ero una persona modesta ma consapevole delle mie capacità. Eppure non avevo mai avuto dei legami importanti con qualcuno, no … il mio unico grande amore era la musica, avrei dato la vita pur di preservarla. Gli affetti materiali per me non avevano valore rispetto all’affinità spirituale con la musica. Se un giorno non fossi più riuscito a comporla sarei sicuramente impazzito.
Non fu così.
Nel momento in cui l’ispirazione mancava, riuscendo a mettere insieme delle note con il solo risultato di un ammasso di suoni, non impazzii. Rimasi impassibile, all’esterno non mostravo alcun segno di disperazione.
Sentivo solo il mio cuore lacerarsi man mano.
Chiusi il pianoforte con gli altri strumenti in una stanza e annullai il tour. Passavo le mie giornate a fissare il vuoto con la speranza che un bagliore potesse illuminare la mia mente, il mio cuore, il mio animo per cominciare di nuovo a comporre. Aspettavo invano, poiché erano ormai cinque mesi che andava avanti questa storia e nulla sembrava risolversi.
Tutto questo finché una mattina di Febbraio ricevetti l’invito a far parte della giuria ad un concorso di bellezza. Inizialmente pensai che era una cosa troppo frivola per dare una svolta alla mia vita e non risposi. Una notte di due settimane dopo, in preda alla disperazione più cupa e ad un bel bicchiere di grappa alla mela verde,  decisi di accettare  volentieri l’invito. Mi arrivò così la risposta nella quale era tutto specificato nei minimi dettagli: il giorno dell’arrivo a Nizza –lì si sarebbe svolto l’evento- ci sarebbe stata una festa. La sera seguente e per altre quattro serate ci sarebbe stata la sfida tra venti ragazze selezionate in tutto il mondo, le più belle, le più intelligenti, le più talentuose.


La fanciulla che rappresenta l’essenza di tutte le qualità richieste  diverrà  Regina dell’Iperuranio”
                                                              
Questa era la frase che concludeva la lettera. Molto probabilmente si erano ispirati a Platone, la filosofia classica andava di moda in quel periodo e avrebbero così attirato più gente. Aveva funzionato. Si vociferava che tra i giudici ci sarebbero state altre importanti personalità, neanche io ero a conoscenza dei loro nomi.
Eccomi seduto su letto d’albergo a riflettere. Mi tolsi la giacca e la posai delicatamente sul letto, rimboccai le maniche della camicia. Esaminai la stanza, sembrava tutto pulito. Lo sguardo si posò su una bottigliadi champagne che rimaneva fresca dentro ad un secchiello per il ghiaccio, vicino ad esso si trovavano due bicchieri di cristallo; ne presi uno e lo riempii di quella bevanda. Era davvero amara, ma di buona qualità.
Nel giro di qualche minuto ero già arrivato al quinto bicchiere, avevo la vista appannata. Mi sedetti di nuovo sul letto e presi un gran respiro: cominciavo a sentire davvero caldo.
Improvvisamente udii un gran baccano, scatti di fotografie e un vocio assordante. Tra questi rumori si distingueva l’urlo di un ragazzo che implorava pietà. Avrei tanto voluto andare a vedere, ma non riuscivo a muovermi a causa della sbronza.
Si aprì la porta della mia stanza, ero stato proprio uno sciocco a non chiuderla prima a chiave. Entrò un giovane dai capelli biondi lunghi fino alle spalle e gli occhi color smeraldo. Ansimava, probabilmente aveva corso. Si appoggiò dietro la porta e cominciò a farfugliare parole in una lingua strana, sembrava dell’Est Europa.
            

  
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