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Autore: HermLOL    09/06/2012    1 recensioni
La cosa più normale in lui era il nome: Daniel.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni trascorrevano lenti, per i tre in Francia quanto per Daniel in Bulgaria.
 Più che un orfanotrofio, sembra una prigione.
Sibilò il ragazzo in bulgaro, guardando con occhi di fuoco lo zio Peter, che ghignava seduto di fronte a lui.
 Sento che non hai dimenticato da dove vieni, Daniel. Bravo ragazzo mio, mai dimenticare le proprie radici.
Rispose l'uomo dandogli una sonora pacca sulla spalla, come se dovesse complimentarsi con lui.
 Ricordo anche gli insulti, in bulgaro.
Ringhiò Daniel, sputando poi a denti stretti una serie di insulti contro lo zio.
 E se non togli questa lurida mano dalla mia spalla entro tre secondi smetterò di parlare e inizierò ad agire.
Aggiunse poi, spostando con un gesto secco la spalla dalla presa dell'uomo, che smise di sorridere e si raddrizzò.
 Daniel, Daniel, Daniel.. sei tornato indisciplinato, come ai vecchi tempi. Vorrà dire che dirò a chi di dovere di tornare ai vecchi metodi. Non voglio un aiutante maleducato, indisciplinato e violento..
In quella, il ragazzo si alzò in piedi e, guardando l'altro furente, sputò. Poi uscì dalla stanza, ignorando i richiami irosi di Peter, dirigendosi nel parco incolto dell'istituto.

Una volta arrivato nel parco, si nascose nel suo "posto segreto". Era un piccolo spazio circolare nascosto alla vista di occhi indiscreti da cespugli altissimi e foltissimi. Lo zio Peter e un insegnante gli passarono davanti almeno cinque volte, ma non lo videro mai.
Provò lo stesso senso di potere di quando, a nove anni, si nascondeva lì per non essere.. educato alla loro maniera.
Già, perchè loro i bambini li picchiavano, per educarli.

Doveva solo decidere cosa fare.
Doveva andarsene, ma come?
Scappare, lo aveva fatto troppe volte, da bambino. Era facile. Bastava usare una delle uscite "di emergenza" create appositamente dagli ospiti dell'istituto.
Chissà se c'è ancora quella sbarra rotta nel cancello sul retro..
Pensò, architettando un piano di fuga.
Intanto, pensava a quando sarebbe tornato a casa.
Alla cugina.
Allo zio.
A Giulia.

Lo zio e la cugina gli avevano giurato che l'avrebbero tirato fuori di lì, dopo tutto Jul era figlia di avvocati.
Ma lui non voleva che loro rischiassero per lui.
Doveva esserci un altro modo.
 Rifletti, Daniel.
Si disse. Cercava di non pensare a Giulia, che era uno dei motivi che lo stavano spingendo a scappare.
Quando si erano baciati, aveva ricordato. Due anni prima, in gita, avevano bevuto così tanto da non accorgersi di quanto fossero vicini. Ed era successo. Ma non l'aveva più rivista, e così l'aveva dimenticata.
Ma ora che era tornata, non l'avrebbe più lasciata andare.

Si alzò, dirigendosi al cancello sul retro, quello inutilizzato.
La sbarra rotta c'era ancora. Certo, era cresciuto rispetto a quando la usava da bambino, ma con un po' di sforzo passò comunque.
Si diresse alla stazione, poco lontana da lì, e prese il primo treno che passava di lì.
Non l'avrebbe portato esattamente a destinazione, ma dopo avrebbe "preso" un autobus.
Si nascose nel vagone bagagli, e fu proprio lì, leggendo una targhetta di una valigia particolarmente grossa, che gli venne l'idea per salvare sè stesso e la sua famiglia: lui sarebbe diventato maggiorenne entro un mese, e una volta adulto nessuno l'avrebbe potuto trattenere da nessuna parte.
Era un piano perfetto, si sentiva realizzato. Sereno. Così abbassò la guardia e si appisolò, non sapendo cosa lo stava aspettando.
 

   
 
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