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Autore: Talesteller    10/06/2012    4 recensioni
A destra e a sinistra, un enorme muraglione, interrotto da una piccola frattura verticale.
Oltre, una frastagliata linea dorata, lontana migliaia di miglia.
L'orizzonte. Il primo orizzonte che vedeva.
Corse tra i muri, raggiunse l'apertura e la superò, incurante del sistema di sorveglianza.
Si ritrovò su un ponte, una leggera e fresca brezza spirava dall'immensità senza confini che si trovava di fronte e gli smuoveva i capelli.
Percorse pochi passi, poi udì un rombo lontano.
Guardò la cima dei muraglioni, lisci, ingrigiti e rigati dalla pioggia.
All'inizio non vedeva nulla.
Poi lo vide spuntare.
Le quattro eliche orientabili in qualsiasi direzione, il muso spigoloso e le corte ali ricoperte di lanciarazzi e mitragliatrici.
Stalker.
Si mise a correre più velocemente che poteva sul ponte, ma quel velivolo era qualcosa come dieci volte più veloce di lui. Il velivolo iniziò a sparare, un proiettile gli taglio il fianco, poi smise di colpo.
Sentì una puntura sulla spalla e si sentì di colpo stanchissimo.
Poco dopo cadde sull'asfalto a faccia in giù, privo di coscienza.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sopra di lui si accese una lampada, un faretto che rischiarava una piccola area intorno a lui.
La stanza era vuota.
Pavimento bianco a piastrelle perfettamente affiancate, pareti tappezzate di venti centimetri di cuscini insonorizzanti quadrati, per bloccare i rumori ed impedirgli di uccidersi sbattendo la testa contro un muro.
Il che era perfettamente superfluo, visto che aveva caviglie e cosce legate alla sedia bianca, a sua volta inchiodata al pavimento.
Le mani erano più libere, ma le sottili catene di titanio attaccate sotto la sedia gli impedivano di portarsele al collo, e la stringa legata attorno al petto gli permetteva di muoversi leggermente, ma non abbastanza da far toccare mani e collo.
Insomma, non c’era verso di suicidarsi.
-Coglione- Disse ad alta voce.
Non provava paura.
Solo rabbia.
Rabbia per la città in cui era nato, per il tempo e le persone che aveva perso, per aver visto l’orizzonte e non essere riuscito a raggiungerlo.
Ma se quello era il suo destino, era pronto ad accettarlo.
Aveva vissuto, almeno.
Non rimpiangeva un solo momento della sua vita.
Allargò le braccia per quanto le catene gli consentissero e si stiracchiò.
Sentì un rumore flebile alle sue spalle, e si ricompose.
Quattro passi, silenzio, tre passi, silenzio, tre passi, un fruscio e un tonfo sommesso.
Tre persone erano entrate nella cella, la terza aveva chiuso la porta e le ultime due si erano disposte ai lati della prima.
Tentò di voltarsi, ma le dimensioni della cella e l’orientamento della sedia erano studiati in modo che la porta non potesse mai entrare nel suo campo visivo.
Vide però il fianco sinistro di un soldato, uno dei tanti che aveva ucciso, uno di quelli che pattugliano il Cerchio Esterno.
-Cittadino numero uno, zero-zero-zero, nove-quattro…-
-…Quattro, due sette due- Lo sconosciuto alle sue spalle ammutolì per qualche secondo, poi riprese.
-Corrisponde all’identificativo di Vhyl Ketrld?-
-Si-
-Lei è stato individuato dal sistema di sorveglianza automatizzato alle coordinate 30°12’60” nord, 122°16’24” ovest, mentre si muoveva in direzione ovest-nord ovest. Conferma?-
-Si-
-Eravate pienamente in possesso delle vostre facoltà mentali durante il vostro avvicinamento al Confine?-
-Si- Sospirò.
-Avete visto le molteplici segnalazioni lungo il percorso da voi compiuto, riguardanti la distanza dal confine?- A sentire quelle parole, sussultò.
Il percorso da voi compiuto.
L’avevano filmato per tutto il suo percorso di un anno attraverso la Città?
Come avevano fatto a saperlo?
Prima era rilassato, pronto a subire le conseguenze della sua scelta, ma ora… prima che lasciasse l’Accademia non era altro che un comune cittadino, come potevano sapere…
Che gli avessero attaccato un dispositivo addosso durante il viaggio?
No, altrimenti perché non l’avevano preso prima che raggiungesse il confine?
Se controllavano lui, controllavano tutti.
In qualche modo conoscevano gli spostamenti di tutti i cittadini.
-Si- Rispose, ancora scioccato.
-Sapete leggere?-
-Ovviamente si, l’istruzione è obbligatoria. La vostra istruzione-
-Risponda alle domande nel modo più breve possibile. Era consapevole di cosa comporta lasciare la Città, quando si è trovato all’interno del Gate numero 34?-
-Si- L’uomo non rispose.
-Avete assassinato dodici agenti della pattuglia cittadina, distrutto una base aerea del Cerchio Esterno e ucciso con essa ottantaquattro soldati della Guardia del Cerchio Esterno, oltre a trentaquattro soldati uccisi singolarmente. Rispondete di tali crimini?-
-No. La base aerea è stata distrutta con lo scopo di uccidermi, non sono responsabile della morte di quegli uomini. Gli unici responsabili siete voi-
-Si attenga alle domande. La sua fuga è terminata il ventinove dicembre 16999 con il suo arresto da parte di un caccia della Guardia del Cerchio Esterno modello MK-II Stalker. Quando è iniziata?-
-Il venticinque dicembre 16998-
-Quante persone sono coinvolte?-
-Una-
-Faccia il suo nome-
-Vhyl Ketrld-
-Faccia il nome della persona coinvolta-
-Vhyl Ketrld-
-Faccia il nome di tutte le persone coinvolte- Il tono nella voce stava diventando meno apatico.
-Vhyl Ketrld. Sei…- Una raffica di tre fasci di elettroni sparata contro il muro davanti a lui lo interruppe.
-È logicamente impossibile che una persona possa raggiungere il Confine senza aiuto. Nomini tutte le persone coinvolte-
-Altrimenti?-
-Morirete-
-Allora non avrai mai una parola da me, stronzo. Fammi uccidere anche ora- Sentì del movimento alle sue spalle, dei rumori metallici e il tonfo di qualcosa caduto a terra.
Poi sentì la pressione di qualcosa di rotondo sulla testa.
-Senti Cittadino, che tu lo creda o no puoi ancora salvarti. Un intervento di chirurgia neuronale selettiva può cancellare i ricordi di tutto ciò che è accaduto dall’inizio della tua fuga, può cancellarli e con pochi giorni di induzione forzata può sostituirli con ricordi di una vita normale. Possiamo ricostruirti una vita, farti risvegliare in un appartamento che saprai tuo, con un lavoro che ricorderai di aver sempre svolto. Al fianco di una femmina che saprai essere la tua compagna. Devi solo dire chi era coinvolto. La Città non va avanti senza Cittadini- Rimase in silenzio.
Sentì la sua gola attorcigliarsi su se’ stessa.
Non represse le lacrime.
-L’unica persona coinvolta- Iniziò, sforzandosi di non singhiozzare –L’avete uccisa-
Erano dietro un muro della base aerea che poi sarebbe saltata in aria, sotto il tiro di due Stalker e di almeno venti soldati.
-Non ci usciamo di qua. Non in due-
-No, troveremo un modo-
-Vhyl, non c’è più tempo. Ci stanno circondando- Si tolse una granata dalla cintura che portava di traverso sul petto e gliela porse –Tirala alla tua destra, contro quel muro. L’esplosione ti coprirà abbastanza a lungo per uscire da qui dietro e passare affianco all’hangar. Io li fermerò mentre tu correrai. Ma fallo veloce. Torna da dove siamo venuti e nasconditi sotto qualche generatore. Non ti troveranno là in mezzo-
-Tu…-
-Mi crivelleranno di colpi, probabilmente finirò a pezzi-
-No! Non posso…-
-Oh si che puoi- Disse, con una leggerezza paradossale.
Gli aveva messo in mano la granata e tolse la sicura –Credo in te. Se c’è uno che può farcela, sei tu- Esterrefatto, aveva lanciato la granata –Avevo il terrore di invecchiare prima di trovare uno scopo alla mia vita. Ora l’ho trovato. E…- La granata era esplosa, spazzando per un attimo tutti i suoi dall’aria, comprese le parole che lei aveva detto –Vai!- Si era lanciato in corsa verso l’angolo dell’hangar più vicino, coperto dalla vampata blu dell’esplosione.
Senza voltarsi, si era messo a correre nello stretto spazio tra l’hangar e il livello superiore della Città.
Solo allora si era voltato, e l’aveva vista, tra lui e le Guardie, a sparare all’impazzata verso queste ultime.
Ci fu un’esplosione, e distolse lo sguardo.
Non voleva ricordare quell’immagine.
L’immagine dell’esplosione che la travolgeva.
Svoltò dietro l’angolo dell’hangar e si gettò nel livello inferiore, il livello della centrale che dava energia alla base.
Era riuscito a fuggire, e quella notte la sua impresa aveva assunto un nuovo significato.
Non era più solo un cercare altro, un voler essere totalmente libero. Quello era stato il significato della sua impresa finché aveva vagato da solo.
Ma ora che qualcuno aveva dato la vita per essa, le cose erano cambiate.
Non doveva deluderla, lei si era sacrificata perché lui riuscisse a raggiungere il Gate e a superarlo.
E invece l’aveva delusa, e ora si trovava lì a dover rispondere all’ufficiale che gli puntava il fucile alla testa.
-Il nome!-
-Kheena F’Heraar- L’uomo restò per un po’ in silenzio, poi finalmente l’arma lasciò la sua testa.
-Nessun altro è coinvolto?-
-No-
-Perché intendevi lasciare la città?- Ecco tornata l’irritante freddezza nella voce.
-Non avevo più un motivo per restare nella Città-
-Spiegati-
-Non c’è un motivo per vivere, nella Città: ricevi l’istruzione che ti servirà per servire la Città, trovati un lavoro che serva la Città, fai e cresci dei figli che servano la Città. La vita è tutto un servire la Città-
-La città è fatta di Cittadini. Noi tuteliamo e proteggiamo i Cittadini-
-Da cosa? Da quello che c’è fuori? Un compito molto importante, visto che di un miliardo di Cittadini io sono l’unico che non pensa che fuori dalla città non ci sia nulla. Voi avete ridotto i Cittadini a delle macchine che si auto-riproducono-
-Non è questo lo scopo supremo della vita? Lo scopo del DNA? Tramandare e quindi mantenere se’ stesso?-
-Gli umanoidi non sono DNA. Saranno anche controllati dal DNA, ma il DNA forma cervelli, menti, forma neuroni, processi neuronali ed impulsi elettrici. Forma sogni. Desideri, ambizioni. E voi ci avete tolto tutto. L’iniziativa non esiste più, se si vuole fare carriera bisogna servire la Città. Prima della guerra c’erano gli eroi, c’era Thyl, c’era l’ammiraglio J’Ariko che si sacrificò per la propria patria. Tutti i nomi che compaiono sui nostri libri di storia sono i nomi dei Responsabili della Sicurezza-
-Le ambizioni sono scontri, l’iniziativa è caos. Se si lasciasse la strada spianata all’iniziativa privata, la vita precipiterebbe nell’entropia-
-Ma nell’entropia avrebbe la possibilità di esprimere se’ stessa. Non è nel servire il proprio DNA che è la più alta realizzazione di qualsiasi creatura civilizzata, è servire i propri ideali e le proprie ambizioni. Se questo significa entropia, allora che sia. Ma gli individui potranno essere realmente vivi- L’ufficiale rimase a lungo immobile, quindi retrocedette, recuperò quello che era caduto a terra e riprese.
-Come siete fuggito? Descrivete nel dettaglio quanto ricordate dal giorno in cui avete lasciato l’IFSTI Syrian Union-
-Per i primi quattro mesi ho viaggiato da solo. A piedi come con i mezzi pubblici. Non ricordo molto di allora-
-Come si è orientato?-
-In nessun modo. Lasciandomi alle spalle l’Accademia e muovendomi sempre nella stessa direzione, basandomi sul fatto che se oltre la cittadella c’era qualcosa, in qualsiasi direzione mi fossi mosso, prima o poi sarei arrivato sui limiti-
-C’è stato un motivo scatenante per cui avete lasciato l’Accademia?-
-Perché la mia vita non aveva più alcun senso-
-Perché il venticinque dicembre 16998 la sua vita ha perso senso?-
-Ho visto la peggior persona che io conosca baciare la prima persona che io abbia amato. È stata la prima occasione in cui ho desiderato uccidere qualcuno-
-Prosegua con il resoconto-
-Ho passato quattro mesi lavoricchiando come assistente a studi legali, nodi commerciali, un’assicurazione e come giornalista, senza sapere di preciso cosa fare nella vita, tranne andare sempre dritto…-
-Quale direzione prese?-
-Mi avviai verso ovest, la direzione su cui dava il portone dell’accademia-
-Dove ha alloggiato in questi quattro mesi?-
-Da nessuna parte. Nelle notti fredde o piovose noleggiavo stanze, per il resto dormivo sui tetti dei palazzi o nelle hall-
-I suoi lavori non le consentivano un appartamento?-
-No, in quella zona gli appartamenti sono economici per chiunque. Ma affittarne uno avrebbe significato fermarsi. E volevo solo mettere più miglia possibile tra me e il mio passato-
-I suoi datori di lavoro o ospiti erano al corrente del suo progetto?-
-No, non ne ho parlato con nessuno. Per quanto fosse illegale, mi facevo pagare ad ore e quando noleggiavo appartamenti lasciavo la frazione dell’affitto dovuta dietro la porta.
-Dopo quattro mesi percorsi andando verso ovest avevo lasciato il centro della città, e mi ero ritrovato nelle zone meno frequentate. E mi sono ritrovato nel mezzo di una sparatoria in cui c’è stata una sola superstite. Kheena-
-Dove si trova la residenza della Cittadina di cui parla?-
-Non ha un indirizzo. Abitava in una centrale solare in disuso nel Cerchio Esterno-
-La Cittadina aveva figli?-
-No-
-Prosegua-
-Dopo la sparatoria mi ha condotto al suo covo e sono rimasto là per due settimane, mentre voi mi dichiaravate morto, ucciso da lei. Poi ho proseguito con lei verso ovest-
-Ha parlato a qualcuno del vostro progetto?-
-No- Seguì un lungo silenzio.
-Avete mai avuto problemi con i vostri genitori? Litigi, scontri?-
-No. Ho sempre evitato i miei genitori quando possibile. Credevano che la mia ricerca di fare qualcosa che non fosse servire voi fosse una malattia o una disfunzione a livello genetico. Non avrebbero capito nemmeno se gliel’avessi spiegato cento volte-
-Ha fratelli o sorelle, cugini, cugine?-
-Una cugina, fuggita di casa dopo il secondo livello di educazione-
Fuggita di casa.
Gli tornarono alla mente le ultime parole che le aveva sentito dire.
-Non ti capita mai di stare stretto?-
-In che senso?-
-Di pensare di avere bisogno di più spazio, di poter fare qualcosa di nuovo e di grande, che non sia rivolto verso il bene della Città?-
Quelle parole…
Sua cugina…
Ricordò una delle prime conversazioni al covo dell’assassina.
-Perché potendo continuare gli studi non l’hai fatto e sei diventata… questo?-
-Perché questo è sempre ciò che ho voluto fare. Usare le mie capacità per realizzare me’ stessa, fare ciò che volevo fare e non servire la Città- Poi aveva sospirato –E mi sono dovuta ridurre ad essere cacciata eternamente e dover uccidere per sopravvivere, come gli animali. Però non è così male, voglio dire, non è così che siamo nati? Non è questo che siamo?-
-Questo… cosa?-
-Animali. Predatori-
Non servire la Città…
Il cuore raddoppiò la velocità dei battiti.
Dei rumori alle sue spalle lo riportarono al presente.
I due soldati stavano slegando tutto ciò che lo teneva legato alla sedia.
-Mi segua, Cittadino. La porterò verso il sito dove verrà effettuata l’operazione di ricostruzione neuronale- Si alzò e si voltò di scatto, ma l’uomo era già voltato ed aveva svoltato in un corridoio, le guardie erano alle spalle della sedia.
Non si voltò e procedette verso l’apertura.
Il corridoio era tutto uguale, pareti bianche liscissime, pavimento a piastrelle bianche perfettamente combacianti. La luce proveniva da un’unica potente lampada tubolare che lo percorreva in tutta la sua lunghezza.
Ad un certo punto l’uomo si fermò ed indicò una porta aperta alla sua sinistra.
-Prego, entrate- All’inizio non si mosse.
Aveva uno strano presentimento.
Poi il cuore gli perse un colpo.
Gli avevano portato via non solo l’unica persona con cui avesse condiviso qualcosa. Gli avevano portato via sua cugina.
Non poteva essere altrimenti.
Non sarebbe potuto vivere con un tale dolore.
Meglio una nuova vita. Finta, ma una nuova vita.
Spinse di lato l’ufficiale ed entrò nella stanza, l’ennesima stanza quadrata con i cuscini alle pareti ed il pavimento perfetto.
Dall’altra parte c’era una porta analoga a quella da cui era entrato, la raggiunse e girò la maniglia.
Udì un tonfo alle sue spalle.
La porta da cui era entrato era sparita.
Girò di nuovo la maniglia, o meglio ci provò.
Non accadde nulla.
Guardò meglio la porta, passò un dito sul vetro.
Non era vetro, e quella non era una porta.
Era un dipinto.
Due dei cuscini sulle pareti ruotarono su delle cerniere nascoste e da essi iniziò a provenire un sibilo acuto.
Sedette con la schiena contro la porta.
Aveva vissuto la sua vita, conservato i suoi sogni e li aveva seguiti.
Un peccato che dovesse finire così, senza neanche sapere il perché, chi fosse il suo assassino e perché sarebbe stato ucciso.
Ma meglio che finisse.
Aveva avuto l’unica persona a cui non si sentisse estraneo al fianco per otto mesi, e l’aveva lasciata morire.
Prese un respiro profondo e i polmoni che bruciavano gli trasmisero per un secondo un brivido quasi piacevole.
 
Un velivolo della pattuglia aerea svoltò dietro un palazzo e si avviò nella direzione da cui era venuto, secondo il suo volo di routine.
Nessuno vi fece caso, migliaia di quei velivoli pattugliavano i cieli della città tutto il giorno, tutti i giorni.
Ma un occhio attento avrebbe visto una sottilissima polvere uscire dalle prese d’aria, venire risucchiata dalle quattro grandi eliche e dispersa nel cielo nuvoloso.
 
Corpo di Guardia Contenitivo dell’Anello Esterno - Rapporto n°1
Data: 01/01/17000
Soggetto: Cittadino n° 1.000.944.272
Identificativo: Vhyl Ketrld
Fuga parzialmente riuscita dalla Città.
Inizio fuga: 25/12/16998
Fine fuga: 29/12/16999
Durata totale fuga: 370 giorni
Motivazione della fuga: impossibilità di realizzare non meglio precisati sogni ed ambizioni, sensazione di non avere abbastanza spazio per realizzarsi.
--
Il soggetto, essendo perfettamente in possesso delle proprie facoltà mentali e consapevole delle proprie azioni, risulta un pericolo per la coesione della Città e se lasciato libero potrebbe ripetere il suo gesto.
Sarà quindi ucciso tramite gas asfissiante e cremato, le sue ceneri saranno caricate sul primo velivolo MK in decollo e sparse sulla Città.
I genitori del Cittadino e chiunque abbia avuto rapporti con esso deve essere eliminato o subire un intervento di riprogrammazione neurale.
Tutti i file di registro ed i dati contenenti riferimenti al Cittadino devono essere eliminati definitivamente dall’Archivio.
È stato istituito un nuovo corpo di guardia con lo scopo di pattugliare i Gate ed impedire una nuova fuga di qualsiasi Cittadino.
È stato inoltre istituito un comitato incaricato di rintracciare tutti i Cittadini corrispondenti al profilo comportamentale del Cittadino n° 1.000.944.272 e riprogrammarli o eliminarli.
Si dispone inoltre che il soggetto per i testi del DNA Siriano potenziato sia eliminato.
In caso di una perdita del controllo su di esso, i danni per la Città potrebbero essere tali da scatenare l’entropia.
Eliminare questo messaggio dal Database non appena gli ordini in esso contenuti saranno stati eseguiti.
 
Re: Rapporto n°1
Data: 17/03/17000
Tutti i dati contenenti anche riferimenti indiretti al Cittadino n° 1.000.944.272 sono stati cancellati dal database centrale.
Tutti i soggetti da Voi indicati sono stati eliminati.
Includo una lista riassuntiva:
  1. L’edificio in cui in cui il Cittadino n° 1.000.944.272 ha seguito la prima parte del suo processo di formazione è stato distrutto in modo che la causa del crollo sia attribuibile ad un difetto di progettazione.
  2. L’Accademia in cui il detto Cittadino ha trascorso l’ultima parte del suo processo di formazione è stata mandata in bancarotta. I suoi insegnanti hanno subito riprogettazione neurale, tutti gli studenti che avevano avuto contatti con lui sono stati uccisi simulando un incidente durante un esperimento in uno dei laboratori chimici dell’Accademia.
  3. I genitori del Cittadino sono stati eliminati da un sicario, ucciso in un apparente incidente aereo da un drone alla guida di un velivolo civile.
  4. Al di fuori dell’ambiente scolastico e familiare, tutti i Cittadini che hanno mostrato di conoscere il Cittadino n° 1.000.944.272 sono stati eliminati o riprogrammati a livello neurale, allego una lista del numero di serie e corrispondente identificativo.
     
    Il soggetto 5 è stato soppresso e cremato malgrado gli esiti apparentemente favorevoli dei test del DNA.
    Cittadino cancellato.
    Citizen_Erased.

    Quando saltò a terra, l’armatura produsse un leggero scricchiolio.
    Sparò la punta al fondo del cavo dell’arpione nel piano stradale del ponte, passandolo da parte a parte, poi guardò in alto.
    Lo Stalker aveva finito di girare su se’ stesso, e si stava allontanando muovendosi all’indietro, tenendola al centro del mirino.
    Il cavo d’acciaio rinforzato si tese.
    L’arpione conficcato nel ventre del velivolo squarciò la fusoliera ed il muso del velivolo schizzò in alto, spedendo il razzo che aveva sparato a volare alto sopra la giungla.
    Dalla falla iniziò ad uscire un getto di liquido trasparente, ma lo Stalker sembrava non aver subito gravi danni.
    Estrasse una pistola e sparò tutti i colpi che le rimanevano contro il parabrezza.
    I proiettili perforanti attraversarono il vetro antiproiettile e si abbatterono sul pilota dietro di esso.
    Il velivolo si inclinò verso il basso ed iniziò a prendere velocità.
    Si mise a camminare lentamente verso il muraglione alto davanti a lei mentre lo Stalker passava alto sopra la sua testa.
    Si schiantò poco prima dell’inizio del ponte, rimbalzò ed esplose mentre precipitava nell’abisso circostante la Città, illuminando le centrali idroelettriche e i portelloni aperti degli hangar aggrappati alle pareti verticali.
    Presto sarebbero decollati.
    Corse verso la piccola fessura tra le due parti del muraglione, ma si fermò poco prima.
    Sul piano stradale, spostate da un lato e sbiadite dal sole e dalla pioggia, c’erano tre piccole macchie scure, terribilmente fuori luogo sul ponte perfettamente pulito.
    La visiera dell’elmo si aprì.
    Sul suo volto comparve un sorriso.
    Poi una lacrima.
    Ce l’aveva fatta.
    Aveva raggiunto la sua meta.
    E l’avevano preso.
    Avevano spezzato il suo sogno quando ormai l’aveva raggiunto.
    -Bel lavoro, bastardi- Sussurrò, alzandosi.
    Tra quei due immensi muri, lontana decine di miglia, si stagliava la bianca magnificenza della Città.
    Il più grande monumento dell’universo dedicato all’ignoranza, all’assenza di curiosità dei popoli e all’inerzia dei governi.
    Vhyl aveva dato la sua vita per liberarsi da quel luogo.
    Ora toccava a lei liberare tutti gli altri.
    Richiuse la visiera e scomparve nell’ombra tra i muraglioni.



    Citizen Erased - Muse
    Origin of Symmetry
    2001

    La storia non ha nulla a che vedere con il testo della canzone, o se è così non è voluto, ma questo titolo mi ha ispirato molto per la stesura di questo racconto.
      
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