Fa caldo. Mi sfilo la maglietta e mi distendo sull’erba. Nina poggia la testa sulla mia pancia e scodinzola felice. Invidio la sua felicità. I cani non hanno preoccupazioni. Io invece mi sento sempre sbagliato, fuori posto. Sarà perché ho quasi sedici anni e non ho mai baciato una ragazza… Eppure non mi considero un brutto ragazzo: di certo il fisico non mi manca, ho i capelli biondi e gli occhi blu come il mare. Mi trovo spesso a osservare le ragazze che camminano per la strada pensando ai fatti loro, le guardo e… niente, neanche un brivido. Comincio a dubitare di me stesso, non so più chi sono. Mia madre dice “sorridi e la vita ti sorriderà”. Mai sentita una cazzata simile. Io sorrido. Sorrido ai miei amici, ai miei genitori e quando mi guardo allo specchio. Ma forse non è così che funziona.
Guardo le casette a schiera che mi circondano, illuminate dalla luce della luna piena. Nina, stufa della mia scarsa attenzione verso di lei, si alza in piedi, mi gira intorno e afferra la maglietta che ho buttato prima a terra. Sbuffo, mi poggio sui gomiti e la chiamo, ma lei non sembra voler collaborare, anzi, comincia a saltare e ad abbaiare.
“Nina! Svegli tutti!”
La finestra della casa accanto si apre. Sbuca Federico, il mio vicino di casa. Guarda Nina e sorride, non sembra avermi notato. Lei continua ad abbaiare e poggia le zampe sul recinto che separa le due case. Federico salta fuori dalla finestra e va ad accarezzarla, sfila incuriosito la maglia che tiene in bocca e solo in quel momento si accorge di me. Sorride e mi saluta.
“Questa deve essere tua”.
Scavalca il basso recinto che ci separa e mi porge la maglietta. Gli sorrido a mia volta e ringrazio mentre lui si siede accanto a me. Continua ad accarezzare Nina con la testa girata dall’altra parte così colgo l’occasione per guardarlo bene: è scalzo come me e indossa solo un paio di pantaloni corti. I capelli neri lunghi fino alle spalle sono bagnati e risaltano contro la sua pelle chiara. E’ anche decisamente più muscoloso di me, lui va in palestra. Lo conosco da una vita ma non mi ero mai accorto di quanto fosse... bello. Rimango un momento a rifletterci, e mi stupisco di me stesso. Che cavolo sto facendo! Cerco di ricompormi, ma non riesco a smettere di fissarlo.
Federico gira la testa verso di me e mi fissa incuriosito. Io lo guardo negli occhi: due occhi fantastici, verde smeraldo. Brillano. I suoi occhi brillano sempre. Perché è sempre contento. E non capisco come sia possibile, così glielo chiedo.
“Come fai!? Come fai a essere sempre contento?”
Lui mi fissa ancora più incuriosito. Poi abbassa gli occhi.
“Questo è quello che credi tu. Io non sono così veramente”.
Mi avvicino a lui senza rendermene conto. Tiene ancora gli occhi bassi.
“E come sei veramente?”
Scuote la testa come se dovesse ammettere una cosa orribile.
“Non ti piacerebbe saperlo”.
E’ così diverso dal solito. Non lo avevo mai visto in questo modo. Sembra un bambino che ha bisogno di affetto.
Fa per andarsene. No, non voglio. Non so che mi prende. Allungo la mano e gli afferro il polso, lui si gira e torna a sedersi accanto a me. Non mollo la presa.
“Vuoi sapere veramente come sono?”
Ci guardiamo di nuovo negli occhi. Poi lui si avvicina, lentamente. Poggia una mano sulla mia guancia e l’altra l’intreccia con la mia. Io non mi muovo, trattengo il respiro. Lui è sempre più vicino…