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Autore: Reed    10/06/2012    1 recensioni
"Se dico che non ti ho dentro, mento."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete presente quando va tutto bene, quando non hai pensieri per la testa e sei felice? Ecco, io no.
Indovinate? Soffro d’amore. 
Si dice che 8 ragazze su 10 sono affette da questa grave malattia. Malattia perché è come una sorta di virus l’amore, che ti entra dentro e poi.. E poi niente, nessun anticorpo è in grado di combatterlo. Malattia perché inizi ad avere un respiro affannato, agitazione, battiti irregolari, strani movimenti nello stomaco, brividi. Sono due anni che va avanti questa paranoia per lui, e sembra una vita. Dai basta con le chiacchiere, vi racconto la mia, anzi nostra storia.

Tutto iniziò l’Ottobre del 2010. All’inizio si sa, va sempre tutto bene, tutto perfetto, zero angosce, zero litigate. Ma è quando iniziano i problemi che si scopre chi ci tiene davvero. Perché in una coppia c’è sempre uno che prima o poi molla e io dei due, sono sempre stata quella pronta a lottare. Quella pronta a ricevere insulti gratuiti, a versare lacrime inutilmente, a chiedere scusa quando la colpa non era nemmeno mia, a cercare di riaggiustare tutto, pezzo per pezzo. I compiti più difficili sono sempre stati i miei.
E così passò il primo anno, e poi il secondo. Un giorno andava bene e gli altri due tutto una merda. Ma io ho sempre detto “okay, domani sarà un altro giorno” e così andavo avanti. 
C’era chi nel tempo libero giocava a pallavolo o a calcio, chi leggeva un libro, chi semplicemente usciva con gli amici, e poi c’ero io che nel tempo libero piangevo. Notte, giorno, notte, giorno e ancora notte e giorno. Piangevo per un qualcosa che stavo perdendo o forse avevo già perso. Trascorrevo ogni istante della mia vita a cercare di rimettere insieme i pezzi, a cercare di capire dove e in che cosa avevo sbagliato, a provare a cercare una soluzione pur di non perderlo. In quel modo la mia vita diventava simile ad un paio di jeans strappati. Uno strappo enorme. E tutto il lavoro che stavo cercando di portare a termine era come quelle toppe, che cercavano di aggiustare quella lacerazione. Che poi le toppe non è che aggiustano, chiudono lo squarcio ma alla fine si vede che è danneggiato. Proprio nello stesso modo in cui andava la mia vita e la nostra storia. Sentivo che stavo per perdere tutto e non solo a causa dei litigi, ma per la mia eccessiva gelosia, per la troppa lontananza, per il mio mai andarmi bene la ragazza che si portava a letto. E perché? Da li iniziarono le mille domande a modi seghe mentali. Arrivai alla conclusione, si, ci arrivai. Ero innamora.. Oddio no che parola complicata, troppo grande. Però si dice che dopo i 4 mesi si passa da cotta a innamoramento.. quindi, aiuto, ero innamorata. Io? Io che il “ti amo” l’ho detto a troppe persone ma solo a lui davvero con tutto il cuore.
Ma lui chi? Lui che apparentemente chiamavo migliore amico ma sapevo era molto di più. Un ragazzo mezzo d’oro e mezzo d’argento. Media statura, occhi marroni, capelli rossicci e mani troppo grandi per regalare un fiore. Non troppo bello se devo esser sincera ma aveva quel qualcosa di strano e speciale che non riuscii a trovare nemmeno negli occhi più azzurri di un ragazzo all’Abercrombie. Un ragazzo con troppi problemi che mai dava a vedere perché doveva mostrarsi forte agli occhi degli altri. Per non esser considerato uno sfigato se piangeva. Per non sentirsi escluso da quella massa di coglioni dei suoi amici, si distruggeva la vita tra alcol, canne e sigarette; e chissà che altro, ma a me di certo non lo diceva per la paura di farmi troppo male. Solo io sapevo il dolore che realmente lo lacerava. 
Ed è questo uno dei motivi per cui non potevo lasciarlo solo a se stesso e a quelle cose. Solo, perché quel' ammasso di stronzi che lui chiamava “amici” non erano mai pronti per aiutarlo. Io non potevo abbandonarlo. Avevo promesso a sua mamma che gli sarei sempre stata accanto, nel bene o nel male, ma lo avrei fatto.
Anche se passavano giorni, talvolta settimane da una litigata, più o meno si rimetteva sempre tutto a posto. La tempesta si placava, ma si capiva che ci stavamo perdendo. Per di più, una sera mi disse che doveva partire e mi crollò il mondo addosso. Mi promise che non se ne sarebbe andato da me e mi avrebbe chiamato tutte le sere. E così fu per i primi 3 mesi. Più passava il tempo e più iniziavo sempre di meno a credere a quelle promesse, ma mandarlo via mi sembrava impossibile. 
La nostra non è mai stata una semplice amicizia perché tra noi orbitava qualcosa di più importante, di più grande. Due anni immersi in un tunnel di passione finché ne arrivò un’altra, probabilmente migliore di me. Prese il mio posto, già, brutto vero? Volevo solo prendere e andare via da quel mondo che senza lui risultava ancora più vuoto. Alla fine presi l’amara decisione di lasciarlo andare. Perché quando ami una persona bisogna far di tutto per il suo sorriso e talvolta anche andare se quella è la soluzione migliore. Inizia a distrarmi tra scuola che stava per finire, pallavolo, discoteca e alcol. Credevo che in quel modo sarebbe passato tutto più in fretta.
Conobbi meglio un mio compagno di classe, Marti, e diventò molto importante per me. Mi affidai alle sue braccia che sembravano più forti e capaci di proteggere una testa di cazzo come me. Intanto mi convincevo che  Ale, il ragazzo di cui vi ho parlato per tutto questo tempo, viveva meglio senza di me ma poi venni a sapere che stava male. Così abbiamo iniziato a sentirci finché una sera.. quella maledetta e bellissima sera. Che diventò quella più perfetta ma la rovina di ciò che stavamo ricostruendo. Passammo la serata tra abbracci, sorrisi e qualche parola qua e la ma poi ad un certo punto.. Volete saperlo? Ad un certo punto mi baciò. In quel'istante il mio cuore si fermò. E’ stato come essere travolti da una serie di emozioni dietro l’altra. Una sorta di magia che mi esonerò dal resto del mondo. E ce ne fu uno, poi due e poi tre. Pensai che da li il nostro rapporto si sarebbe consolidato di più ma non fu esattamente così.. si rovinò tutto. Alla fine, potevo aspettarmelo. O sarebbe andata bene o sarebbe andata male. E quella volta, andò male.
Ora come ora, abbiamo un rapporto civile ma nulla di più. Volete sapere se mi manca? Si, da morire. Dimenticare. Dovrei, ma mi sembra impossibile. Forse non era lui quello giusto? Chi può dirlo. Sono stata bene, mi sono innamorata, e ora ne pago le conseguenze con le lacrime. Aver perso lui è un po’ come sentirsi morire dentro.

Morte 1 Elena 0, ho perso. 
  
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