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Autore: Shanimalrules    10/06/2012    3 recensioni
Con The Rev era morta una parte di loro, per sempre.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Johnny Christ, Matthew Shadows, Synyster Gates, The Rev, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ’Yeah he fucking planned it all, that crazy fuck, 
Knew he was gonna be gone before 30.
 He told my dad that he was fucking out.
Jimmy told him I know two things.
 I’m gonna be in a famous rock band and I’m gonna die before I’m 30.
He told my dad that at 15.’’ 

-Synyster Gates
 
 
Tonight we all die young
 
 
 
27 dicembre 2009.
 
Una festa.
Era proprio quello che avevano in mente i ragazzi. Finalmente avevano deciso i pezzi da inserire nel nuovo album e questo era un pretesto per festeggiare, oh altroché se lo era!
Matt aveva preparato tutto nella sua enorme casa sulla spiaggia.  ‘Matt ma siamo in inverno!’ aveva commentato Val, ma a lui non importava.
Era un grande evento e, come tale, doveva essere festeggiato in grande stile.
La casa era addobbata con luci tutte attorno, Matt aveva spostato tavole e sedie negli angoli del salone e aveva posizionato una tenda da campeggio a due posti (ovviamente) al centro della stanza. Sul tavolino di cristallo, di fronte al divano in pelle nera aveva poggiato delle piccole candele profumate che poi, già lo sapeva, si sarebbero mischiate al fumo di sigarette e, perché no, anche di spinelli. Li conosceva i suoi amici, da tanto tempo.
Aveva abbassato le serrande e acceso i faretti azzurri che davano l’impressione di stare in una discoteca e aveva acceso lo stereo a tutto volume.
‘Sarà una festa straordinaria!’ aveva commentato Valary abbracciandolo.
‘Sì, ho fatto un buon lavoro!’
Iniziarono ad arrivare pian piano Jimmy, Brian, Zacky e Johnny con le loro rispettive fidanzate.
‘Ho portato l’alchool!’ esordì Jimmy, il più festaiolo.
‘E io tanto fumo!’ Continuò Brian.
E la serata passò così, tra sbronze, pomiciate da capogiro nella tenda , sigarette e spinelli.
Verso le 3 erano tutti spompati, nel vero senso della parola. Erano tutti lì buttati sul divano a biascicare frasi poco comprensibili e concetti poco decifrabili.
Decisero quindi che avevano alzato il gomito abbastanza per quella sera e così ognuno si ritirò nella propria abitazione.

 
 
 
 
28 dicembre 2009.


Erano le 10 quando il cellulare di Brian Haner squillò.
Il chitarrista si svegliò di colpo, aveva il cervello che gli ribolliva nel cranio e la suoneria del cellulare risuonava martellante nella sua testa. Le sbronze portavano sempre a questo. Guardò l’orologio, erano solo le 8.30 del mattino e il chitarrista iniziò a tirare giù tutti i santi.
‘Leana che cazzo vuoi a quest’ora?’
‘Jimmy, Brian, Jimmy!’ urlava la ragazza al telefono, mentre piangeva disperatamente. E poi riuscì soltanto ad individuare qualche parola tipo ‘Ospedale…male…non posso perderlo…!’
Brian non riusciva a capire, si sedette sul letto passandosi una mano in faccia come per rinfrescare la memoria.
‘Parla piano che cazzo succede?’
Fu questa frase che gli fece cadere il mondo addosso. ‘Jimmy è in ospedale, ti prego vieni!’
Il moro scattò in piedi e chiuse il telefono in faccia alla ragazza senza neanche risponderle. ‘Che cazzo dice, che cazzo dice! Porca puttana no!’ Iniziò ad urlare per tutta casa.
Si vestì in men che non si dica ed uscì di casa.
Guidò velocemente verso l’ospedale di Hountington Beach senza curarsi di semafori, precedenze e limiti di velocità.
Mentre percorreva il tragitto casa-ospedale, che gli pareva infinito, il chitarrista rivide nella sua mente tutti i momenti più belli che aveva passato con Jimmy.
 Jimmy ‘The Rev’ il batterista della band; Jimmy il suo migliore amico; Jimmy, suo fratello.
Parcheggiò l’auto praticamente nel bel mezzo della strada e si diresse a grandi passi verso l’entrata dell’ospedale.
C’erano tutti nella sala d’aspetto: Matt e Valary, Zacky e Gena, Johnny e Lacey, Michelle abbracciata a sua sorella ed infine i genitori di Jimmy,  sui cui volti si leggeva un dolore straziante, e Leana. Era stato l’ultimo ad arrivare.
Si scambiò sguardi complici con tutti ma non parlò, non voleva sapere cosa fosse successo.
Si lasciò cadere sulla sedia con la testa appoggiata al murò  ad aspettare. Come stavano facendo tutti.
Aspettavano di rivedere la risata di Jimmy, la gioia che emanava; aspettavano di risentire la sua voce; aspettavano di rivederlo suonare alla sua amata batteria, con la quale era un tutt’uno ormai.
‘Sei cresciuto con birra e batteria!’ gli ripeteva sempre Brian.
Ed era vero: Jimmy ‘The Rev’ Sullivan non era Jimmy ‘The Rev’ Sullivan senza le sue drumsticks e la bottiglia di birra in mano.
Ma andava bene a tutti, Jimmy bastava nella sua semplicità, nel suo talento e nella sua bontà.
E mentre pensava a tutto ciò sentì delle braccia stringersi intorno al suo bacino e una testa poggiarsi sul suo petto.
Era Michelle ovviamente. ‘Ehi…’ parlò lei.
Brian la guardò; voleva sorriderle, voleva parlarle, dirle qualunque cosa ma non ci riuscì.
‘Ce la farà, Jimmy è forte.’ Sentenziò lei.
Annuì impercettibilmente e la strinse forte.
E passarono ancora altri secondi, minuti…e forse anche ore. Il tempo era scandito solo dai singhiozzi della mamma di Jimmy e di Leana che si alternavano ad intermittenza.
Poi una porta che si aprì.
Un dottore.
Tutti all’unisono balzarono in piedi dirigendosi verso il chirurgo che si tolse la mascherina e i guanti.
Tutti si alzarono tranne lui. Brian rimase seduto, cambiò solo la posizione. Spostò il busto in avanti e intrecciò le mani, come per pregare.
Poi la sentenza, il verdetto finale.
‘Mi dispiace, abbiamo cercato di rianimarlo per oltre un’ora…ma è stato inutile, il signor Sullivan non ce l’ha fatta.’
La mamma di Jimmy ebbe un mancamento, Zacky prese a calci le sedie nel corridoio, Matt prese a pugni il muro imprecando, Leana si lasciò cadere per terra piangendo, Valary e Michelle si abbracciarono per cercare conforto l’una nell’altra, Jonny si mise le mani dietro la testa incredulo per quanto fosse accaduto;
Tutti si sfogarono in qualche modo. Ma Brian no.
Era dolore quello che sentiva? Era rabbia? O smarrimento?
Rimase seduto sulla sedia e non si mosse di un centimetro, quasi pietrificato. Aveva bisogno di tempo per realizzare.
Non avrebbe più passato serate con lui tra sigarette e alchool, niente più nottate insieme a scrivere musica, non avrebbero più potuto commentare quanto fosse stato fottutamente figo il concerto della sera precedente…niente più discorsi perversi  sull’orgasmo più grandioso che avevano avuto.
Così perso nei suoi pensieri Brian si incamminò per rifugiarsi nei suoi ricordi che non sarebbero più divenuti realtà.

 
 
Michelle l’aveva cercato dappertutto.
La sua macchina era ancora nel parcheggio dell’ospedale quindi non poteva essere andato lontano, pensò. Lo cercò nella caffetteria dell’ospedale, in tutti i reparti, poi tornò dagli altri chiedendo se avessero avuto notizie di lui ma ricevette una risposta negativa. E allora cercò per tutti i bar e le vie lì intorno; forse era andato a comprare le sigarette.
Ma del suo Brian non c’era traccia. E allora prese la macchina e andò a casa sua sperando almeno di trovarlo lì. Al cellulare non rispondeva, l’aveva chiamato trenta volte nel giro di mezz’ora e tutte le trenta volte il cellulare risultava staccato.
Iniziava a preoccuparsi Michelle. Conosceva il suo ragazzo e sapeva quanto era impulsivo, quanto ci teneva  a Jimmy, quante cose avevano condiviso insieme.
Iniziò a fare brutti pensieri,  a pensare che forse era stata anche colpa sua. Forse non gli era stato abbastanza vicino in quel momento, avrebbe dovuto fargli sentire che lei era sempre al suo fianco per qualsiasi cosa.
Aveva bisogno di parlare? Lei era lì.
Aveva bisogno di sfogarsi? Lei era lì.
Aveva bisogno di essere ascoltato? Lei era lì.
Aveva bisogno di una spalla su cui piangere? Lei era lì.
Lei c’era sempre stata e ci sarebbe sempre stata.
Ma non aveva tempo da perdere, era inutile farsi i sensi di colpa l’unica cosa che le importava adesso era trovarlo perché non voleva perderlo, non anche lui. Tornò in ospedale e lo cercò ancora per tutta la struttura e, spinta dalla disperazione, salì persino sul terrazzo.
Aprì la porta e inaspettatamente il suo ragazzo era proprio lì.
Brian era in piedi, aveva una mano in una tasca dei jeans e con l’altra teneva una sigaretta.
Avrebbe voluto mettersi a gridare, avrebbe voluto dirgli che era un idiota e le aveva quasi fatto venire un infarto…ma non lo fece. Semplicemente ringraziò Dio che le aveva permesso di trovarlo.
‘Mi hai fatto spaventare lo sai?’ Iniziò.
Brian spense la sigaretta sotto la scarpa e subito dopo se ne accese un’altra.
‘Per favore basta con queste sigarette!’ Michelle gli si avvicinò per togliergli la sigaretta dalle dita.
‘Che cazzo vuoi Michelle? Cosa vuoi da me? Vattene!’ Urlò lui.
Lei allora gli prese il volto tra le mani. ‘Parlami Brian! Dì qualcosa, qualunque cosa! Ti prego…parla con me, non chiuderti in te stesso.’
Si guardarono a lungo negli occhi poi lui si scostò. Allora lei si arrese e fece per andarsene.
‘Aspetta, ho bisogno di te.’ Finalmente Brian parlò e Michelle credette di aver avuto le allucinazioni.
Lei si girò e Brian la stava guardava, bisognoso di lei. Gli corse incontro e lo abbracciò di slancio, lo strinse forte ancora una volta per fargli capire che lei non lo avrebbe mai abbandonato e lo baciò.
‘Era il secondo anno di liceo’ iniziò il chitarrista, dopo che si furono seduti per terra, ‘e io rischiavo di prendere il debito in chimica. Non studiai un cazzo quell’anno e non sapevo neanche che argomento stesse affrontando il professore. Neanche Jimmy stava messo tanto meglio di me, ma a differenza mia, lui stava recuperando. Quel giorno avevano il test e io non sapevo niente…allora Jimmy cercò di suggerirmi. E ci riuscì ma il professore lo scoprì, così per punirlo quel bastardo bocciò lui. E io sono stato così fottutamente codardo da non dire la verità.’
Michelle capì a cosa Brian alludeva. ‘Ciò non significa che tu non sia stato un buon amico. Stravedevate l’uno per l’altro, lui ti voleva bene. Eravate come fratelli, per favore non…’prese una boccata d’aria ‘non farti strani complessi. Non è stata colpa di nessuno, è solo che…doveva accadere e basta.’
‘Già, doveva accadere e basta.’ Ripetette, senza tanta convinzione.
Poi un attimo di pausa…c’era qualcosa che Brian non sapeva. Ma la ragazza doveva valutare se e come dirglielo.
‘Jimmy aveva una patologia al cuore.’ Riprese lei.
‘Che cosa?’
‘Non lo sapeva nessuno, né lui né i suoi genitori. È stato il troppo alchool…probabilmente ieri sera…’
Brian si irrigidì, poi tirò su col naso e la scena che vide la sua ragazza fu una delle più strazianti. Iniziò a piangere a dirotto, senza un minimo di contegno. Era un pianto colmo di tormento, colmo di rabbia perché non doveva andare così.
Gli Avenged Sevenfold dovevano continuare a suonare insieme perché avevano talento, il suo amico Jimmy lo diceva sempre.
Dovevano ancora fare tanta strada insieme, tra concerti, premi, esibizioni, cd, tour…e magari anche sconfitte. Perché non era detto che avrebbero avuto solo successi, insomma è tutto un punto interrogativo quando si decide di intraprendere un percorso così difficile come la musica.  Ma loro, tutti e cinque insieme, non avevano paura: gli Avenged Sevenfold erano semplicemente cinque ragazzi (ormai cinque uomini) con la voglia di fare della loro passione il loro lavoro.
E con tanta fatica, amore, passione e difficoltà ci erano riusciti e ce l’avrebbero fatta sempre.
Insieme credevano di essere imbattibili e invece no, perché è scientificamente provato che quando raggiungi un equilibrio perfetto dove tutto va a gonfie vele e pensi che mai niente e nessuno potrà distruggerti allora pff, tutto ad un tratto succede qualcosa che ti fotte.
Ma la morte di un tuo compagno che sta vivendo il sogno insieme a te, giorno dopo giorno…questa è la cosa più crudele che possa capitare.
Perché non si tratta più della musica, delle canzoni, dei tour, di lavoro…si tratta di non poter più condividere niente con un amico, un fratello, un compagno di viaggio.

 
 
 
TRE MESI DOPO…


‘Dobbiamo parlare della band.’ Esordì Matt Shadows non appena tutti si erano riuniti. Cioè non proprio tutti.
Di solito era The Rev a parlare per primo quando decidevano di convocare delle assemblee serie, dove tutti erano sobri e si parlava del futuro della band. Ma ora il testimone doveva passare a qualcun altro;  non avevano di certo la testa per votare a maggioranza o per alzata di mano così, con tanta nonchalance e, perché no, naturalezza fu Mr Shadows a prendere in mano le redini. In fondo era lui il portavoce della band nelle interviste e conferenze stampa.
‘I pezzi li abbiamo già pronti, dobbiamo solo incidere. Siamo già di gran lunga in ritardo…dobbiamo assolutamente accelerare i tempi, o l’etichetta ci manderà a fanculo.’ Continuò.
Zacky Vengeance e Johnny Christ annuirono, anzi non vedevano l’ora di tornare alla ribalta. Mancavano dal panorama musicale da troppo tempo a loro avviso.
‘Voi la fate tanto semplice.’ Esordì, a quel punto, Synyster Gates, che fino a quel momento aveva solo ascoltato in silenzio.
‘Gates sappiamo qual è il problema ma…’ Rispose Zacky.
Avevano ricominciato a chiamarsi con i nomi d’arte e questo era già un bel passo avanti. Ciò significava che forse non tutto era perduto.
‘Vee il problema, come lo chiami tu, è che non abbiamo un batterista.’
‘Questo lo sappiamo tutti.’ Intervenne Johnny.
‘Ah sì? Non mi pare.’
Matt sparì in cucina, per poi tornare subito dopo con una cartellina piena di fogli che lanciò a Synyster Gates. ‘Ho  già provveduto.’
Il chitarrista li sfogliò. C’erano tanti nomi, tanti volti e tante referenze.
‘Col cazzo!’  Urlò e lanciò la cartellina sul tavolino, facendo sobbalzare tutti per lo spavento.
Ma gli altri avevano già messo in conto una reazione del genere da parte di Brian Haner.
‘Brian cerca di capire, è l’unico modo per salvarci il culo.’ Parlò Zacky.
‘Quindi voi già sapevate tutto? Ma che stronzi…No, Jimmy non si rimpiazza, caso chiuso!’
‘Non si tratta di rimpiazzarlo! E non lo rimpiazzeremo. Mai. Ma abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti ad incidere. Io non so fare un cazzo alla batteria, tu nemmeno e neanche Zacky e Johnny, quindi non abbiamo altra scelta! O sennò, se sei tanto bravo, trovacela tu un’altra soluzione.’
Così anche lui si rese conto che quella era l’unica cosa da fare; Brian non aveva alcuna intenzione di mollare la band. A volte si sentiva in colpa, si sentiva egoista…ma poi i suoi amici/colleghi gli dicevano che Rev avrebbe voluto che loro andassero avanti. Avevano ancora tanto da dire al mondo con la loro musica.
‘Ok.’ Si arrese alla fine e tutti fecero un sospiro di sollievo.
‘Dai allora al lavoro, per Jimmy.’ Annunciò infine Johnny.
‘Aspettate un secondo.’ Gates estrasse dalla tasca del suo giubbotto di pelle tre cd e li distribuì ai suoi compagni. ‘Tenete, ci ho lavorato tutta la notte.’
‘Cos’è?’ Domandò Zacky, guardando la scritta ‘So far away’ sul disco.
‘Lo ascolterete, mi ha dato una mano anche mio padre. Ero indeciso sulle note dell’assolo e cazzate varie. Se vi va, possiamo inserirlo nel cd.’ Fece spallucce.
E così si ristabilì l’armonia, i ragazzi si strinsero in un abbraccio di gruppo come facevano sempre prima di ogni concerto per darsi la carica. Tuttavia, l’abbraccio era più vuoto perché mancava quel qualcuno che sarebbe sempre stato con loro ma purtroppo non sarebbe più tornato.


Con The Rev era morta una parte di loro, per sempre.

 
 
 
 
When something like that happens, you can’t think straight.
You stop caring about 
music, you stop caring about all that.
It wasn’t just like loosing a band member; it was like loosing a brother,
it was like loosing a best friend, and like loosing your fucking spouse, and like loosing your dream;
all that in the same moment. Just really the most absolute definition of devastation.’’
 
-Zacky Vengeance.
Salve a tutti :3
Questa è la mia prima OS sugli Avenged Sevenfold, band che, ahimè, ho scoperto da troppo poco.
Lo so, non ho scelto proprio un argomento allegro, anzi, ma questo vuol essere una specie di tributo a The Rev.
Spero tanto vi sia piaciuta, recensite.
Alla prossima!!
   
 
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