-Ci stiamo solo… facendo male.
-Lo so.
 
Naya sospira accanto a lei, Heather chiude gli occhi e si lascia scivolare tra le lenzuola grigie. La ferita che ha nel cuore sanguina -ma lei non ha più forza per fingere e permette che il dolore si propaghi. È tardi. Ora non ha più importanza che il profumo di Naya impregni il cuscino - perché non è suo. Naya non vuole appartenerle e allora quella ferita può anche continuare a sanguinare.
 
-Ci stiamo solo…facendo male.
-Lo so.
 
Il suono duro della propria voce la colpisce ancora con la violenza di uno schiaffo. Lo so. È un lo so inespressivo, freddo, distante –un po’ come Naya nelle ultime settimane. Un lo so che aspettava una reazione in lei, un non dire così, non importa, un tanto atteso quello che conta siamo solo io e te. Ti amo. Ma è un lo so che sta ancora aspettando: Naya non c’è più  da due giorni e quei ti amo che si erano scambiate tra le lenzuola ormai fanno parte solo dei suoi ricordi. Heather vorrebbe poterle dire che non le è mai importato di loro, che non l’ha mai amata, che se ora non è con lei è perché ha mentito fin dall’inizio. Sarebbe tutto così facile se fosse vero. Potrebbe urlarle addosso tutta la sua frustrazione, potrebbe odiarla, potrebbe farla sentire in colpa per la sua indifferenza –potrebbe farle sentire ancora qualcosa. Ma Heather sa che non è così, lo sa perché vedeva come le brillavano gli occhi quando la guardava, il sorriso che sorgeva spontaneo sulle sue labbra quando parlavano e il rossore delle sue guance quando pronunciava le parole letto o insieme. Solo con lei. Sa di non essere mai stata indifferente a Naya perché ricorda il suo corpo scosso dai brividi per il fugace tocco delle sue mani o per il suo respiro sul collo –nessuno la faceva rabbrividire così. Heather lo sa e forse è questo che fa così male.
 
-Ci stiamo solo… facendo male.
-Lo so.
 
Heather non sa che fare, si gira e si rigira tra quelle coperte scure come la cenere e il cielo. E i suoi capelli. Ogni tanto si volta aspettandosi di trovarla distesa al suo fianco, gli occhi illuminati dalla vana speranza di vedere ancora una volta la sua sagoma in controluce mentre i raggi di sole che filtrano dalle finestre squarciano l’aria polverosa rubandole il fiato. Ora del sole non le importa più, si chiede che utilità abbia senza il corpo di Naya da illuminare. Il letto è vuoto e le lenzuola aggrovigliate sono fredde. Heather tende le braccia, ma le mani si chiudono a stringere solo lembi di stoffa ruvida. Di Naya non è rimasto più nulla. Si abbandona in un lungo sospiro.
L’ha persa per sempre. Forse –ma non vuole pensarlo- forse non l’ha mai davvero avuta.
 
-Ci stiamo solo… facendo male.
-Lo so.
 
Sono due settimane che Naya se ne è andata. Le braccia che stringono Heather nel sonno sono solo le sue e quelle parole riecheggiano per le mura della casa –ci stiamo solo facendo male.
Lo so.