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Autore: Strong Haze    10/06/2012    8 recensioni
L'inizio della carriera dei My Chem, dal punto di vista di Gerard.
[ Dal capitolo 2 ]
< E’ stata senza dubbio l’esperienza più bella della mia intera vita, entrare e cantare su quel palco, farci conoscere.
Questo è un nuovo inizio, ne sono certo.
Una partenza che ci porterà lontani.
Non ho paura, non ne ho mai avuta e mai ne avrò.
Se sono con Frank andrà tutto per il meglio, me lo sento.
Senza di lui, io non vivo.
Esisto e basta. >
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Really? "



E’ la vigilia del nostro primo concerto.
Sarà l’occasione di farci notare, finalmente.
Dopo anni passati in un garage, saremo su un palco, un palco vero.
Un palco grande, con le luci, gli strumenti nuovi.
Certo, lasciare il mio microfono, quello con cui ho provato per la prima volta tutte le nostre canzoni, mi spaventa abbastanza.
E’ come lasciare un pezzo di me stesso.
In effetti, quel pezzo di plastica nera, distrutto e rovinato dal tempo, rappresenta tutta la mia vita.
E mi ricorda Frank, una parte molto importante di essa.
E’ stato proprio lui, ormai tanti anni fa, a regalarmelo.
Mi ricordo ancora quel giorno.
Eravamo con degli amici in un locale, quelli con tanta musica, quella che ti rompe i timpani.
Quelli con tanta gente, tanta da toglierti il fiato.
Ero riuscito a perdere l’ennesima scommessa con Mikey.
Mi avevano costretto a salire sul palco della sala a cantare.
Ricordo benissimo la figuraccia, come fosse ieri.
Avevo cantato malissimo, complice l’alcool, i versacci dei miei amici e l’imbarazzo.
Ero scappato via correndo e piangendo.
Il giorno dopo, uscendo di casa, avevo trovato sulla porta un pacchetto rosso, con un biglietto poggiato sopra.
-  Questo è per te, Gerard. Mi piace davvero molto quando canti.
Hai una voce potente, sarebbe un peccato buttarla al vento per una serata.

Con questo potrai esercitarti.
Mi raccomando, controllerò personalmente i tuoi progressi.

Ti voglio bene.
Frank –
Come d’istinto, avevo portato il biglietto vicino al viso. Profumava di Frank.
Ricordo ancora le scosse e i brividi che mi avevano scosso.
Certe volte mi stupivo dell’effetto che mi faceva quel ragazzo.
Non che ora la situazione sia cambiata, anzi.
Una volta aperto il pacchetto, avevo trovato il microfono.
Da quel giorno non l’ho mai lasciato, in un certo mi ha portato fortuna.
Ci  ha portato fortuna.
E oggi non potrò portarlo, per colpa di quel coglione del produttore che si ostina a dare ordini su ordini.
Per esempio, il mio microfono è assolutamente da buttare ed è troppo vecchio per sopportare un concerto di due ore.
Oppure la chitarra di Frank è troppo rovinata anche solo per suonare.
Mi sento nudo, ora, privato di una delle poche cose che mi da sicurezza.
< Gerard, prendo la giacca di pelle, okay? >
Salto sulla sedia.
Frank è sulla porta che mi guarda con la sua aria da cucciolo smarrito.
Annuisco con un piccolo movimento della testa e torno a fissare il riflesso del lampadario nello specchio davanti a me.
Frank afferra la giacca e, dandomi le spalle, si riavvia alla porta, diretto al suo camerino, adiacente al mio.
Non mi ha quasi degnato di uno sguardo, strano.
< Gerard, io… >
E’ ancora qui.
E’ fermo sulla porta e mi guarda fisso negli occhi, il suo modo per farmi capire che c’è qualcosa che non va.
Lo fa tutte le volte, aspetta che io capisca da solo.
< Frankie, va tutto bene? >
< No, Gerard, per niente >
Ecco, lo sapevo.
Lo vedo avvicinarsi verso di me, prendere la sedia poggiata nell’angolo e portarla vicino alla mia.
< Ho paura, Gerard. Una fottuta paura. >
Si mette le mani sugli occhi e se li stropiccia, come un bambino piccolo che si asciuga le lacrime.
Ho voglia di abbracciarlo, ma qualcosa dentro di me lo impedisce.
< Frank, posso fare qualcosa per te? >
Riesco a sussurrare solo questo, vederlo ridotto così mi fa male.
< Non lo so. Ho tanta di quella paura che non riesco nemmeno a muovermi >
Stupido, stupido, stupido.
Cosa aspetti ad abbracciarlo? Ha bisogno di te.
< Frankie, anche io ho paura, tanta. Questo è l’inizio, il nostro inizio. Se andrà tutto bene magari diventeremo qualcuno, chi lo sa >
< Ma no, Gerard, non hai capito – dice lui, sollevando la testa e sorridendo – io sono sicuro che faremo un concerto memorabile e che diventeremo famosi! >
< E allora di che diavolo hai paura? >
Che problemi si fa?
Non lo capisco.
< Di far vedere al mondo cosa siamo noi due, Gerard. Di essere giudicato. Di non avere successo solo per questo >
Colpito.
< Ho paura di dire che siamo una coppia >
Affondato.
< Ho paura che questo possa rovinarci, ho paura che possa stroncare la nostra carriera sul nascere >
Colpito e affondato.
< A dopo, Frank. Ci vediamo per le prove > taglio corto, non riesco a rispondere.
Mi conosco, se avessi continuato a parlare, avrei pianto.
Frank scansa la sedia con un movimento poco aggraziato ed esce, come se niente fosse.
Come se non mi avesse appena distrutto.
Cazzo, manca un giorno al momento più importante delle nostre vite e lui mi dice che è disposto a lasciare che la nostra solida relazione si perda per avere successo?
Ho davvero sbagliato tutto questo tempo a considerarlo una persona equilibrata, un amico fedele, un fidanzato dolce e leale?
Non può essere.
Non voglio nemmeno che questi pensieri mi attraversino la mente.
Ma, se davvero fosse così, io su quel palco non ci salirò.
Preferirei perdere la fama che perdere Frank.
Preferirei uccidermi che sapere di fare qualcosa che mi allontanerebbe da lui.
Non mi ami più, Frank?
Anzi, Frank, mi hai mai amato davvero?



 
T's corner.
 
Ed eccomi qua con la mia seconda "Frerard "!
Frerard è tra parentesi perchè, almeno in questo capitolo, di Frerardoso (?) c'è davvero molto poco. 
Non è One Shot, ma nemmeno una long.
Ho intenzione di scrivere 2, massimo 3 capitoli.
Poi, se vedo che piace, magari trovo il modo di continuare più in avanti.
Se recensirete, mi farete la persona più felice della terra.
Un bacio,

T.
p.s. scrivo solo cose deprimenti, lo so, lo so. 
   
 
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