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Autore: Tony Shepard    11/06/2012    1 recensioni
Roma – 1503
Il sole era calato già da qualche e il silenzio incombeva sulla città buia. Fiora aveva pensato che non avrebbe mai più indossato i suoi vecchi abiti da cortigiana. Ed invece era li, a legarsi il corsetto, pronta per indossare la gonna, pettinarsi e coprirsi gli occhi con la maschera. Uscì di casa ed iniziò ad incamminarsi verso la zona del bordello. I suoi informatori le avevano detto che la prossima vittima di Malfatto sarebbe stata una cortigiana di nome Claudia, che era solita recarsi proprio in quei luoghi. Aveva i brividi, nonostante non fosse particolarmente freddo. Aveva paura, ecco la verità! Aveva affrontato molti avversari pericolosi, ma stavolta era diverso. Perché colui che avrebbe dovuto reclutare tra le fila dei Templari di Cesare Borgia era Malfatto, il famigerato omicida seriale delle cortigiane.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ezio Auditore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Roma – 1503 Il sole era calato già da qualche e il silenzio incombeva sulla città buia. Fiora aveva pensato che non avrebbe mai più indossato i suoi vecchi abiti da cortigiana. Ed invece era li, a legarsi il corsetto, pronta per indossare la gonna, pettinarsi e coprirsi gli occhi con la maschera. Uscì di casa ed iniziò ad incamminarsi verso la zona del bordello. I suoi informatori le avevano detto che la prossima vittima di Malfatto sarebbe stata una cortigiana di nome Claudia, che era solita recarsi proprio in quei luoghi. Aveva i brividi, nonostante non fosse particolarmente freddo. Aveva paura, ecco la verità! Aveva affrontato molti avversari pericolosi, ma stavolta era diverso. Perché colui che avrebbe dovuto reclutare tra le fila dei Templari di Cesare Borgia era Malfatto, il famigerato omicida seriale delle cortigiane. Non si sapeva nulla di lui, tranne che avesse una profonda conoscenza di veleni e medicinali. Nessuna delle sue vittime era sopravvissuta per poterlo descrivere, e del suo aspetto non si sapeva nulla. Mentre si lambiccava il cervello con mille pensieri arrivò nel luogo che le aveva indicato il suo informatore. Si trovò davanti ad uno spettacolo macabro ed orribile. Non aveva neanche la forza di urlare. A terra c’era un corpo, un corpo che un tempo era appartenuto ad una bellissima ragazza. Adesso sembrava una bambola rotta: le braccia e le gambe erano piegate in modo innaturale, gli occhi e la bocca erano spalancati in un’espressione di puro terrore, e c’era sangue, tanto sangue, ovunque! Fiora avvertì un senso di nausea, soffocando a stento i conati di vomito. Prese a correre in preda al terrore, dimenticando la missione. Sapeva fin da subito che sarebbe finita cosi. Quando si fermò, non sapeva calcolare quanta strada avesse percorso. I suoi sensi erano molto sviluppati, e non ci mise molto a capire di essere stata seguita; non se ne era accorta prima perché era troppo spaventata. Sentiva il fiato del suo inseguitore sul collo. “Buonasera, madonna”. Una voce nella notte, solo una voce. Una voce che di umano non aveva nulla. Si guardò intorno, ma non riuscì a scorgere nessuno. Dopo alcuni minuti che le parvero interminabili, finalmente una figura si materializzò di fronte a lei. C’era un qualcosa di innaturale nella sua posa, un qualcosa che neanche lei sapeva descrivere. L’uomo indossava una lunga tunica nera da medico, cinta in vita da un laccio a cui erano legate molte siringhe. Aveva un grande cappello, e una strana maschera che gli copriva il volto. Non si intravedeva neanche un lembo di pelle, tranne i polsi, bianchi e diafani. Sembrava un cadavere in movimento. Fiora era incapace di muoversi. “Mi stavate cercando?” chiese lui tentando di assumere un tono gentile ed accorato. Fiora apprezzò quel tentativo di cortesia e si sforzò di rispondergli: “Siete voi Messer Malfatto?”. “In persona” rispose lui “Chi mi cerca? Non sembrate una semplice cortigiana”. Fiora prese la lettera di Cesare e la porse all’uomo “Mi manda Cesare Borgia, egli vorrebbe reclutarvi nell’esercito templare”. “Vi ringrazio” rispose lui con un inchino “ci penserò su”. Fiora lo salutò cortesemente, e fece per andarsene. Lui la segui per un po’ con lo sguardo, finché la ragazza non si tolse la maschera che le copriva gli occhi. Malfatto vide quel bellissimo volto, quei profondi occhi verdi, le guance piene, il naso grazioso. “Le somiglia” penso tra sé e sé, mentre i ricordi riaffioravano dolorosamente alla mente. Roma – 1471 Malfatto era nato da una famiglia borghese: suo padre era medico, ed era da lui che aveva appreso tutte le tecniche del mestiere. Era nato orribilmente malformato, tanto che tutti lo chiamavano “Malfatto”, compresi i suoi genitori, tanto che aveva persino dimenticato il suo nome di battesimo. Da quando era piccolo, i suoi genitori lo avevano obbligato a coprirsi il volto, per proteggerlo. Gli altri bambini lo temevano e per questo aveva avuto un’infanzia molto solitaria. Quando, ormai adolescente, suo padre lo invitò ad aiutarlo nel suo studio medico, il ragazzo pensò che le cose sarebbero cambiate. Ed infatti su cosi. Aveva, talento, ed in poco tempo tutti in paese iniziarono a parlare del giovane medico mascherato. Ma Malfatto nutriva un’altra passione segreta: quella per i veleni, forse poco consona ad un medico. Ne creava in continuazione, testandoli su topi e lucertole e nutrendo il segreto desiderio di farlo anche sugli esseri umani. La sua vita procedette tranquilla, fino al suo ventottesimo anno. Quel pomeriggio suo padre non c’era, e lui era solo nello studio, quando sentì bussare. “Avanti”. La porta si aprì, e quando si volto ebbe un sussulto al cuore. Era entrata una splendida fanciulla, dai lunghi capelli neri, occhi verdi ed uno splendido sorriso. “Salve Messer Medico” lo salutò lei “mi chiamo Luisa, mi sono tagliata l’indice ed avrei bisogno di una medicazione” disse mostrandogli il dico, che presentava un piccolo taglio. In un attimo le fasciò il dito con cura. “Siete stato molto gentile” disse lei sorridendogli e baciandolo sulla guancia “lavoro al bordello, vienimi a trovarmi li e ti pagherò a dovere”. Detto questo si incamminò verso l’uscita. Il ragazzo capì subito di essersi innamorato. La notte stessa si recò al bordello. Era pieno di ragazze, tutte bellissime e non era facile riconoscerla. Fu lei ad andargli incontro. “Eccoti finalmente” gli disse sempre sorridente “seguimi”. Lo condusse in una grande stanza, con un ampio talamo ed un enorme specchio alla parete. Lei iniziò ad abbracciarlo e ad accarezzarlo. Lui non sapeva cosa fare. Iniziò a sfilargli lentamente la maschera dal volto, e lui la lasciò fare. Fu l’inizio della fine. Lei iniziò a gridare “Mostro, mostro”. Era da questo che i suoi genitori volevano proteggerlo. Guardò il suo riflesso nello specchio. Anche lui ebbe l’impulso di urlare. La donna intanto continuava a gridare e a dargli del mostro. Fu un attimo. Un raptus, e le torse il collo. Lei cadde a terra, senza nemmeno un gemito. Provò uno strano piacere nell’uccidere. Era per questo che era nato. Da quel giorno, il giovane medico talentuoso scomparve, e iniziarono a girare le voci sull’assassino mascherato delle cortigiane, di cui nessuno conosceva il volto. Roma- 1503 Fiora era distesa sul letto, ma faticava a prendere sonno. Pensava ancora all’orrore di quello che aveva appena visto. Dopo molto tempo riuscì finalmente a chiudere gli occhi. Venne svegliata da un pizzico all’avambraccio. Aprì gli occhi di scatto, e se lo trovò davanti. Malfatto, con il suo ghigno malefico, che la osservava con una siringa vuota in mano. Era un mostro, non aveva nulla di umano. L’aveva seguita e lei non se ne era accorta. Aveva i sensi alterati. Prese il pugnale e lo colpì al petto. Lui la guardò disorientato, e si dileguò. Lei cadde svenuta, e in un attimo fu solo buio. Malfatto continuò la sua attività per alcuni mesi. La sua ultima vittima su una cortigiana di nome Mina. L’assassino Ezio Auditore da Firenze notò il cadavere della ragazza, ed una sua amica gli chiese di eliminare Malfatto. Ezio lo trovò ad una bancarella medica, nei pressi del fiume Tevere, ed iniziò un inseguimento. Alla fine su uno degli adepti di Ezio ad ucciderlo, con un colpo di balestra al cuore. Cadde a terra, senza un lamento. Ezio si inginocchiò davanti a lui “Requiescat In Pace” gli disse mentre gli chiudeva gli occhi. Venne seppellito dagli assassini di Ezio, in una tomba grigia, che non su mai rallegrata dalla presenza di fiori.
  
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