“Non dovrei essere qui.”
Continuo a ripetermi questa frase ossessivamente, ma incapace di andarmene.
Non posso semplicemente lasciarlo lì, da solo, nell’enorme letto di una delle innumerevoli stanze della magione dei Kuchiki.
Non dovrei decisamente essere qui.
Nel letto del mio Capitano.
Nel letto con il mio Capitano.
Il quale, nel frattempo, incurante dei miei tormenti, dorme serenamente di fianco a me.
Lo guardo, e il senso di irrealtà della situazione mi dà le vertigini.
Cosa ci faccio qui?
Mi alzo, vado alla finestra.
La notte è calda e profumata, e il cielo notturno mi infonde un senso di pace assoluta, facendomi dimenticare per un attimo tutte le mie preoccupazioni.

«Renji.»
Una mano mi sfiora delicatamente le spalle.
Non mi ero accorto che si fosse svegliato, e sentire il mio nome pronunciato da lui mi riporta bruscamente alla realtà.
Deve essersene accorto, mi accarezza i capelli, dolcemente, come se fossi un cucciolo spaventato.
«Vieni a dormire.» mi dice piano, prendendomi per mano.
Lo seguo.
Prima di addormentarmi, alla mia mente si affaccia per l’ennesima volta lo stesso pensiero, “non dovrei essere qui.”
Ma non ne sono più così sicuro.
Una parte di me sente che invece devo essere lì.
Sente che ne ho bisogno.
La ragione è molto semplice: lo amo.