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Autore: monster21    11/06/2012    1 recensioni
Messuno avrebbe immaginato che a partire da quel pomeriggio assolato di Luglio, lui le avrebbe promesso di sposarla ancora tante volte, regalandole una collezione di anelli fatti di fili d’erba e margherite che lei avrebbe puntualmente perso poco dopo, mentre giocavano a rincorrersi o a spingersi sull’altalena.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Promesse, quei fili d’erba stretti attorno al dito.

Nome: Daysi - Margherita.jpg
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La prima volta era successo dopo aver corso lungo i sentieri ripidi e pieni di curve della piccola cittadina. Diego ed Erika erano stesi sotto al vecchio e grande Salice Piangente che si appendeva all’argine del laghetto artificiale. Avevano entrambi il fiato corto per la corsa e le fronti sudate per il gran sole d’estate. Diego era steso da una parte, col capo appoggiato alle radici del grande albero, le mani a fare da cuscino; Erika era messa dall’altro capo, le mani premute sul petto che sentiva battere per la fatica, i piedi ormai nudi, incrociati poco più in là dalle spalle docili del suo amico.
Il ragazzo dai capelli castani aveva allungato una mano e aveva rubato una margherita dalle punte colorate al prato che li ospitava; aveva gattonato affianco alla sua amica, le aveva preso una mano e le aveva girato il fior attorno all’anulare.
-Un giorno io e te ci sposeremo.-
Aveva pronunciato quelle parole con fermezza, con sicurezza, come se le avesse scritte sul foglio che ne descriveva le vite, intrecciate e appartenenti.
Lei aveva annuito, convinta quanto lui che quelle parole corrispondessero a verità; lo aveva abbracciato perdendo la margherita che si era slegata dal suo dito, e lo aveva baciato sulla guancia in un modo così assurdamente dolce e disumano che tutto il vero che c’era stato in quella promessa, tutto un tratto parve una cosa passata, un’azione già commessa.
Si appartenevano già (allora), ed era come averlo confermato; era come averlo detto con aria fiera, orgogliosa.

Allora avevano entrambi nove anni. Scambiandosi promesse nelle quali credevano con forza e fermezza, avevano passato i migliori anni della loro vita, l’uno costantemente accanto all’altro. Nessuno avrebbe immaginato che a partire da quel pomeriggio assolato di Luglio, lui le avrebbe promesso di sposarla ancora tante volte, regalandole una collezione di anelli fatti di fili d’erba e margherite che lei avrebbe puntualmente perso poco dopo, mentre giocavano a rincorrersi o a spingersi sull’altalena.

-Quante volte me lo hai chiesto?- domanda lei, la voce armoniosa e infinitamente primavera, guardandosi l’anulare. Si accorge che Diego la guarda, e prova ad immaginare come la vede questa sera: forse la stessa di sempre? Ad Erika piacerebbe sentirsi dire, seriamente per una volta, che i capelli legati non le stanno troppo male. -Le hai contate?- aggiunge.
-No- risponde Diego, allargando il nodo della cravatta blu che sua madre ha stretto un po’ troppo per l’agitazione (quella sera era proprio orgogliosa di suo figlio, è così bello con la camicia e la giacca nera!). -Avevi intenzione di proporre un nuovo primato?- sussurra sarcasticamente, porgendole il braccio con cavalleria, tacendo al meglio la voglia di dirle quanto tremendamente bene le sta quel vestito.
Erika afferra il braccio con finezza e affanno e si stringe all’amico. -No, volevo semplicemente rinfacciarti il fatto di non avermi ancora regalato un anello- Sorride, camminando assieme a lui.
Raggiungono insieme il centro della sala buia, mentre, fortunatamente, una canzone sicuramente non di loro gradimento, sputacchia le ultime note mixate.
Diego stringe il braccio dietro la schiena di Erika e aderisce il suo busto al bacino di lei. Erika allunga il braccio destro al collo dell’amico e appoggia, invece, la mano sinistra sulla sua spalla. Il ragazzo si abbassa pochi attimi sulle prime note di una lenta canzone degli anni Ottanta e le sussurra all’orecchio: -Ma se te ne ho appena regalato uno?-. E allungando il collo, fa riferimento all’ennesimo filo d’erba e petali bianchi legatole al dito.
Lei ride dietro i ricci naturali e perfetti che scivolano sulla schiena discinta e coperta da una costellazione di nei, nascondendo il sorriso accentuato da un rossetto mai messo. -Lo perderò, come la prima margherita, il primo filo d’erba- ammette, affidandosi alla sua musica, al suo am(ore)ico.
-Meglio così- le dice Diego, e finalmente le promette le labbra morbide e marchia le proprie col rossetto. Sì, così è decisamente meglio.
Ma Erika sorride, e scuote leggermente i boccoli, che Diego ha sciolto perché li adora, e ciò che si ama dev’essere libero. “Cosa significa?” domanda a se stessa.
-Almeno potrò sposarti ancora.-

È in assoluto il primo scritto che pubblico su Efp, chiedo venia se sono ancora imbranata :')
Spero comunque che sia stato di vosro gradimento, e mi scuso per eventuali errori grammaticali o di battitura.
A, spero, presto! c:

monster21
  
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