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Autore: Gale    12/06/2012    3 recensioni
Dentro di me ci fu un'esplosione di emozioni che non riuscii ad identificare tanto erano miste. Ebbi paura che lei si staccasse subito, ma era come attratta dalle mie labbra calde, premute sulle sue. Le mie mani che la stringevano con fermezza ed esperienza fatta dalla preparazione di tutte quelle trappole. Era come se lei ci fosse caduta dentro con facilità, ma non le dispiaceva.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ALMENO UNA VOLTA

POV Gale

Era tornata. Era tornata viva dai quei maledettissimi Hunger Games. Quei maledettissimi giochi che me l'avevano strappata via.

Cosa provavo? Non lo sapevo neppure io. A volte ero così felice che a stento riuscivo a trattenermi nell'uscire di casa correre al Villaggio dei Vincitori, entrare a casa sua e congratularmi con lei, abbracciarla, stringere forte a me per farla sentire al sicuro e...baciarla.

Ma altre volte provavo rabbia, tristezza e gelosia. Vedendo le immagini durante i giochi avevo capito. Avevo capito che ormai lei non sarebbe stata più soltanto mia. L'avevo protetta quando ancora tutta questa storia era lontana; a scuola avevo fatto capire a tutti che non si potevano avvicinare, specialmente a lui, Peeta Mellark, il figlio del fornaio. Vedevo come la guardava e come desiderasse avvicinarsi per parlare con lei.

Ma non è stato sufficiente.

Ora è lui che la protegge, lui che la consola, lui che la stringe forte a sé ed è lui che la bacia.

E lei è confusa...

I primi raggi dell'alba mi costringono ad aprire gli occhi e smettere di pensare a tutto questo. È domenica, niente lavoro nelle miniere per oggi.

Ma mi alzo lo stesso e decido di andare nei boschi. C'è qualcosa che mi dice che se non ci andassi non riuscirei a vedere qualcosa...o qualcuno. Così mi preparo, esco di casa e attraverso tranquillamente la recinzione non elettrificata e mi inoltro nell'unico posto dove io e Katniss ci sentiamo liberi e dove vedo il suo vero sorriso.

Ormai ero certo che l'avrei trovata e sapevo anche dove. Ma non ci vado subito, vago per almeno due ore, cercando di calmarmi e trovare le parole da dirle non appena l'avrei vista.

Era passata una settimana da quando Katniss era tornata. Non ci eravamo ancora visti e mi chiedevo da un po' come sarebbe stato rivederla, cosa avremmo provato, cosa ci saremmo detti...

Dopo essermi convinto che andasse bene ciò che avevo pensato di dire, mi incammino verso il nostro posto. Cammino. Aumento il passo e senza accorgermene mi ritrovo a correre. Mi blocco appena la vedo, a circa tre metri di distanza.

Eccola là, esattamente dove l'avevo vista l'ultima volta, dove avevamo fatto colazione insieme la mattina della mietitura che la spedì nell'arena.

È seduta con la faccia contro le ginocchia e sembra stia piangendo. Non so più che fare. Le intenzione che mi ero prefissato me le sono già dimenticato. Ma come se mi avesse sentito arrivare, lei alza lo sguardo e i nostri occhi si bloccano sulle nostre figure.

È esattamente come me la ricordavo, con la treccia da un lato, qualche ciuffo ribelle uscito dalla treccia che le ricade davanti alla faccia, e gli occhi grigi, tipici delle persone del Giacimento. Si alza e prima che me ne accorga è già tra le mie braccia e io ricambio l'abbraccio. Sento che incomincia a piangere, così la stringo stretta a me per non farle vedere il mio viso che tralascia forti emozioni. Restiamo così per un bel po' prima che riesco a lasciarla libera per paura di soffocarla dato che le è venuto un fragoroso attacco di singhiozzo.

Passiamo la giornata facendo le stesse cose che facevamo ogni giorno prima dei giochi: cacciamo, mangiamo, le racconto della vita della gente, ma ci teniamo lontani dall'iniziare discorsi che riguardano le nostre vite o noi.

Per tutto il giorno mi domando se tutto sarebbe tornato come prima. Dentro di me sapevo già la risposta. No.

Non sarebbe mai tornato nulla come prima. Lei ha una nuova vita, una nuova casa e il suo “finto” innamorato. Io chi sono ormai? Sono il bel cugino che faceva il tifo per lei, sono un cacciatore condannato a lavorare nelle profondità della terra e non ho possibilità di stare con lei. Chi voglio prendere in giro? Il tempo delle giornate passate a cacciare, a parlare delle nostre idee, a ridere e scherzare sono finite.

Torniamo indietro fino alla recinzione e Katniss propone di andare lei a fare il giro delle trappole e in quel momento feci ciò che volevo fare da anni.

Le presi il viso con mani, lo avvinai e la baciai. Dentro di me ci fu un'esplosione di emozioni che non riuscii ad identificare tanto erano miste. Ebbi paura che lei si staccasse subito, ma era come attratta dalle mie labbra calde, premute sulle sue. Le mie mani che la stringevano con fermezza ed esperienza fatta dalla preparazione di tutte quelle trappole. Era come se lei ci fosse caduta dentro con facilità, ma non le dispiaceva. Senti le sue mani appoggiarsi sul mio petto e un suono le uscì dal fondo della gola e allora mi staccai.

Sapevo che era sbagliato ciò che avevo fatto e che questo bacio la manderà ancora di più in confusione, ma tanto le cose non sarebbero mai tornate come prima. La guardai e le dissi: “Dovevo farlo. Almeno una volta.” E me ne andai.

Già almeno per una volta dovevo provare. Provare a toccare quelle labbra che tanto avevo osservato all'ombra degli alberi dove ci riposavamo, provare ad accarezzare quel viso che per tanto tempo non avevo più visto.

Comunque vada da oggi in poi, rimarrà la mia sola unica compagna di caccia, la mia ragazza di fuoco, la mia Catnip. E io ti proteggerò, fino alla fine.

Salve ragazzi. È la mia prima fan fiction che scrivo e a mio parere non è venuta come speravo...vorrei sapere cosa ne pensate voi. Recensite in tutti i modi! Grazie a presto

Gale.

  
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