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Autore: Edelvais    12/06/2012    5 recensioni
Chi non si è mai chiesto come e perchè il nostro dottor Azzeccagarbugli, sia diventato un avvocato? Ebbene, io ho provato a rispondere a questo quesito, scrivendo questa fanficion.
Enjoy!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'avvocato delle cause perse








Il nostro caro dottor Azzeccagarbugli, il lettore se n'è già avveduto, non era nato certo con uno spiccato senso di giustizia , tanto meno di onestà nei riguardi delle persone deboli e indifese.
Tutto questo era coronato da una profonda superbia che egli dimostrava nei confronti degli umili, e di coloro che non avevano abbastanza danaro per farsi una cultura; infatti dava volentieri prova della sua prevaricazione intellettuale. Tuttavia, egli arrivò a praticare come avvocato grazie all'idea positiva che aveva della legge fin dai primi anni di gioventù, la quale andò sfumandosi nel corso del tempo a causa di un evento che stravolse completamente la sua vita e i suoi ideali.
Dunque, durante la sua giovinezza, periodo generalmente caratterizzato da energia vitale che scorre copiosa nelle vene e baldanza ad oltranza, il caro dottore non era altro che il figlio spensierato d'un contadino e d'una sarta. Un sempliciotto, come direbbero i figli di presuntuosi aristocratici, uno di quei ragazzi senza cultura che fin da piccoli aiutano il padre nei campi anziché imparare a leggere.
Ma saper leggere era cosa rara a quei tempi! Chi era in grado di farlo aveva ricevuto una buona preparazione fin dalla tenera età; questo valeva a dire che aveva abbastanza soldi per permettersi un maestro. Purtroppo, facendo parte di una famiglia piuttosto povera, il nostro avvocato faticava persino ad arrivare a sera con qualche monetina in mano, ricavata prestando umili servigi ai vicini bisognosi.
Mentre i suoi miserabili genitori guadagnavano giusto il danaro per procurarsi il pane per le loro bocce affamate. Nonostante tutto, era un giovanotto istruito discretamente.
Giustamente, voi amabili lettori vi chiederete chi mai fosse quell'individuo che si offrisse di fare da maestro a della gente comune, per pochi quattrini. Ebbene questo signore misterioso, era il parroco del paesello del dottore. E ad essere precisi, non chiedeva nemmeno un soldo.
Egli,  il premuroso e caritatevole Don Alvise, aveva scoperto sin da subito le doti intellettuali che avrebbe potuto sviluppare nel ragazzo, molto sveglio e maturo nonostante la piccola età. Ogni settimana si recava alla umile dimora della famiglia, e ogni settimana portava lui dei libri che puntualmente terminava entro i sette giorni a seguire.
Ogni volta che si incontravano, il parroco gli insegnava cose nuove, soffermandosi principalmente sulle leggi e soprattutto sulle grida, argomento favorito dal futuro avvocato. Insieme leggevano e studiavano.
Ormai tra i due si era formato un legame di amicizia che andava ben oltre del semplice rapporto fra alunno e maestro. Nonostante la nota differenza di età, Don Alvise trovava piacevole discutere con l'Azzeccagarbugli, poiché sosteneva le sue argomentazioni con fervore e determinazione.
Il giovane crebbe, e divenne sempre più abile nello studio e si destreggiava con innata bravura nel grande circolo della giustizia. Grazie appunto all'insegnamento del gentile curato, l'Azzeccagarbugli era noto in tutto il paesello come possibile futuro avvocato.
Un giorno, il nostro dottore entrò nella canonica, dove soleva appunto recarsi per farsi prestare dei libri dall'ormai anziano Don Alvise, il quale non aveva più l'energia di una volta per recarsi a casa del suo allievo.
Il lettore però deve sapere che da tempo, due bravi avevano messo gli occhi sul povero ragazzo, e non si sa per quali ragioni.
Dunque, non appena il giovincello aprì la porta del pianterreno, i due bravi che erano appostati dietro un grosso cespuglio lì accanto -, ne entrarono, badando bene di fermare la porta con un piede prima che si richiudesse.
Il futuro avvocato non se ne accorse nemmeno, tanto era occupato a progettare le giornate di studio sui libri che avrebbe ricevuto, e corse dritto dritto verso lo studio del maestro facendo le scale a due a due.
Lesti e silenziosi come due gatti in procinto di catturare l'ambita preda, i bravi s'intrufolarono di soppiatto nel pianerottolo senza trovare anima viva, poiché per loro fortuna la donna di casa era nell'orticello dietro l'abitazione; quindi salirono rapidamente le scale, mantenendo il loro portamento "felino", e una volta giunti dinanzi alla porta semichiusa dello studio del curato, uno dei due la spalancò improvvisamente dandole un calcio, svelando all'anziano religioso le due figure losche e minacciose.
Don Alvise non si scompose; si limitò ad appoggiare la penna con la quale stava scrivendo sulla scrivania, e alzò lo sguardo, abbassando placidamente gli occhiali, mentre il giovane indietreggiò intimorito dall'autorità delle due presenze.
I due bravi avanzarono fino ad arrivare a pochi centimetri dal curato, il quale si alzò dignitosamente senza staccare gli occhi da quelli degli ospiti indesiderati.
<< Signor curato -, esordì il più alto e massiccio - lei da molti anni sta prestando aiuto e insegnamento al presente contadinello. >> Indicò il ragazzo che tremava come una foglia.
<< Si, è la verità. Ebbene? >> Rispose Don Alvise frapponendosi tra il mascalzone e il suo caro allievo.
I due bravi scoppiarono a ridere sguaiatamente, sotto gli sguardi allarmati degli altri due.
<< Oh, signor curato! -intervenne il secondo, basso e tarchiato -, lei ci offende! Teme forse che abbiamo da far del male a questo giovane? In verità non siamo venuti qui a prestar disturbo ad un fedele come lei, ma a chieder umilmente -, e qui sul suo viso si dipinse uno strano sorriso inquietante - al vostro allievo qui presente di difendere il nostro signorotto, in una causa da nulla, ma piuttosto fastidiosa per il nobiluomo.>>
L'interessato sbatté due volte le palpebre, indeciso e insicuro sulla risposta da dare, ma lo precedette il parroco.
<< Possiamo discuterne un momento in privato? >>
I due bravi alzarono le spalle, voltandosi con disinvoltura.
<< Mio caro, hai sempre desiderato diventare avvocato, lo so bene. Ma sei veramente sicuro di voler cominciare la carriera in codesto modo? Difendendo un signorotto anziché la povera gente debole e indifesa? >> Chiese Don Alvise appoggiando le sue mani sulle spalle dell'ormai ventenne, piantando i suoi occhi chiaro su quelli dell'altro.
Questa domanda suscitò nel giovane un'onda di pensieri contrastanti che lo travolse, mandandolo in confusione.
<< Voi mi conosce bene signor curato, non mi tirerò indietro. Anche se temo che non lotterò per la difesa della persona giusta, non mi interessa granché, in fondo è questo il lavoro degli avvocati, o sbaglio? Inoltre da poco è deceduto mio padre, quindi ho urgentemente bisogno di soldi per aiutare quella povera donna di mia madre! Vi ringrazio per tutto Don Alvise, se non mi aveste aiutato… oh, non voglio nemmeno pensarci!>>
Il parroco mosse la mano in aria come per liquidare i ringraziamenti.
<< Allora? Diteci diteci, non fateci attendere tanto! Le ricordiamo che la nostra pazienza ha un limite, signor curato. >> Li interruppe uno dei bravi gesticolando.
<< Certo, certo, spero vogliate scusarci. Il mio allievo ha deciso di accettare la causa. >>
I due interlocutori sorrisero soddisfatti strofinandosi le mani come se se le stessero lavando.
<< Dunque figliolo, hai fatto la scelta giusta! E' tempo di andare, vieni pure con noi, avvocato! >>
Scoppiarono in una fragorosa risata, e scesero le scale dopo aver fatto un lieve inchino al curato, che osservava il suo allievo andare con loro. Da una parte era fiero di lui; inseguendo il suo sogno e lavorando sodo e studiando fin da bambino, finalmente ecco l'occasione che stava attendendo da così tanto tempo.
Dall'altra però, non  andava particolarmente pazzo per la sua scelta di difendere i bravi e un malvagio signorotto al posto delle persone deboli ed indifese.
Comunque sia, tutto succede per un motivo perché nulla è un caso, e Don Alvise aveva fiducia nell'opera di Dio  e si affidò al suo volere sprofondando nuovamente nella sedia dello studio.
 
Azzeccagarbugli, riuscendo nell'impresa che gli avevano affidato i bravi, divenne noto in tutto il paesello
con il nome di Azzeccagarbugli. Ma la sua carriera mutò completamente il suo comportamento.
Dopo la sua prima causa vinta, cominciò a difendere i bravi e i potenti anziché chi realmente ne aveva bisogno, fino a diventare l'uomo alto ed esile, con la voglia di lampone sul viso e un buffo naso arrossato che conobbe il povero Renzo.








Nota dell'autrice.

Buongiorno!
Adoro troppo i "Promessi Sposi" di quel geniaccio di Manzoni, per non scrivere almeno una storia su questo libro!
Inoltre è la prima fic che pubblico in questo fandom, e spero che vi sia piaciuta! Spero anche di aver reso bene il carattere dell'Azzeccagarbugli!
A voi i commenti! :)



Ed.





   
 
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