Salve a tutti, questa è la mia prima sorta di FF che pubblico sul sito *^* non è niente di che, probabilmente, ma sono contenta di ciò che ho scritto perché, dopo un anno di crisi da pagina bianca, finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa di decente. Ringrazio tutti coloro che la leggeranno, e accetterò con piacere anche le critiche °^° Buona lettura!

 

P.s.: consiglio di leggerla con questa canzone di sottofondo: http://www.youtube.com/watch?v=IhVcWNZGc1E . Mentre scrivevo mi risuonava in testa, e vorrei che chiunque leggesse la storia senta le stesse cose che ho provato io >w<



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Ricordo ancora il nostro primo incontro. Ero ancora all’accademia degli Shinigami, all’epoca. La prima volta che la vidi fu proprio all’entrata di quest’ultima. Ormai mi mancavano pochi esami, e poi mi avrebbero reclutato in una delle 13 brigate. Ricordo che quel giorno il vento muoveva i rami degli alberi di ciliegio lì intorno. Mi hanno sempre affascinato, anche se non si direbbe. Avevo appena oltrepassato l’uscita dell’accademia, e mi dirigevo fuori, a passo lento, senza nessuna meta. I petali di ciliegio erano ovunque, volteggiavano delicatamente e si lasciavano trasportare da quel vento che non scorderò mai. Camminai, finché non mi accorsi di una figura verso la metà della strada. Il vento scompigliava dolcemente i capelli scuri di una ragazza, che ormai era quasi davanti a me. Mi fermai, meravigliato. Era la cosa più bella che io avessi mai visto. I petali rosa le accarezzavano le guance, alcuni le si impigliavano tra i capelli che continuavano a spostarsi alla rinfusa, dolcemente. Gli occhi grandi e pieni di un qualcosa di indefinibile, che guardavano altrove, mi fecero traboccare il cuore dall’emozione. Ero fermo, e non muovevo un muscolo. Non c’era nessuno. Solo io, lei e le centinaia di petali che ci danzavano attorno. Finalmente si accorse di me. Pochi secondi dopo, mi sorrise, e mi accorsi che il respiro mi si era mozzato. “qualcosa non va?”, mi chiese con il suono più bello del mondo, che proveniva dalle sue labbra. Non risposi. La guardavo e basta. Era bassa, magra. Sembrava così fragile. La sua era la più bella immagine su cui avevo posato lo sguardo fino ad allora. Avrei voluto prendere il suo viso tra le mani, con la delicatezza di una persona che ha paura di rompere una scultura di cristallo. Vidi che il colore delle sue guance si fece più caldo, e improvvisamente mi sentii avvampare anch’io. Il vento rinfrescante sembrava non avere più effetto sulla mia pelle. Sentivo solo questa strana sensazione di calore immenso che mi invadeva lo stomaco, la gola, il cervello, le mani, tutto me stesso. Istintivamente, feci qualche passo verso di lei, e senza accorgermene mi si stese un sorriso sul viso. Da quant’era che non sorridevo in questo modo? O meglio, era mai esistita una persona che mi aveva fatto sorridere in questo modo? Ci guardammo negli occhi. “Posso... sapere chi sei...?” , le dissi piano. Non potevo lasciarla andare. E anche se fosse andata via, sarebbe rimasta dentro di me per sempre, lasciando la sua impronta nei miei ricordi. Lei allargò il sorriso, e intanto mi si allargò il cuore. “Io sono Hisana... e tu?”. Le sue ultime parole le fecero aumentare il rossore, e sentii un qualcosa dentro di me che credo avrei potuto chiamare gioia. Le presi le mani, delicatamente.“Byakuya. Io sono Kuchiki Byakuya.”

E sono colui che ti amerà anche dopo la morte, avrei voluto aggiungere.