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Autore: Depeep    12/06/2012    6 recensioni
[Soul Eater x Pokémon]
Dal momento che il Pokémon era totalmente inerme, Black*Star lo afferrò furibondo per la coda e si mise ad agitarlo a destra e a manca gridando una serie assurda di versi animaleschi e cercando di raggiungere a grandi balzi la sala comandi del robot, sotto gli occhi sgranati del singolare trio.
Dopo aver fatto ingresso nella regione di Kanto e aver conosciuto il professor Oak, i nostri eroi ricevono i loro Pokémon e vengono involontariamente (e di malavoglia) trascinati in una strampalata lotta da qualcuno di molto particolare.
Dopo quasi otto mesi che non aggiorno codesto crossover (e che non mi faccio sentire da queste parti - gh!), rieccomi a pubblicare un nuovo capitolo. Sono Depeep, per chi non mi conoscesse o riconoscesse, e ho finalmente raccolto il coraggio necessario per tornare! Lascio qui questa storiella sperando che qualcuno abbia intenzione di leggerla.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Un'insolita missione in un insolito mondo con un'insolita guida!


Era una di quelle giornate in cui niente prometteva qualcosa di buono. Un po’ per le cupe nuvole che sovrastavano la città, un po’ per la desolazione che invadeva le strade, o forse semplicemente per via dell’espressione grave che Shinigami-sama aveva mantenuto fino a quel momento. Davanti ad uno sguardo simile, chiunque avrebbe alluso, o anche solo pensato, a delle brutte notizie. I ragazzi di fronte a lui non fecero eccezione.
-Padre, è successo qualcosa di grave?- suo figlio Kid fu il primo a parlare, facendo un passo in avanti. Shinigami-sama tirò fuori dal nulla una delle sue due mani giganti e prese ad accarezzare con insistenza la testa del ragazzo. –Ma no, Kid… Nulla che non abbiate già affrontato…- si bloccò per un attimo, tanto che il figlio alzò gli occhi sospettoso -…forse- concluse, abbassando il tono della voce.
-Che intende dire?- chiese Maka preoccupata.
-Beh, ho deciso di affidarvi una missione- rispose lo shinigami, placido –che dovrete affrontare insieme.
I ragazzi caddero a terra simultaneamente, perplessi. –Tutto qui?- chiesero, delusi.
-Sì- rispose l’altro di rimando, voltandosi. –E’ apparsa una minaccia in uno Stato non molto conosciuto da queste parti, ma riconducibile, almeno dal punto di vista fisico, al Giappone. Una creatura prossima a diventare Kishin e decisamente al di fuori della portata di un normale studente della Shibusen sta operando da quelle parti, e voi, gli allievi più forti della scuola, siete tenuti a far piazza pulita. Capito?
I ragazzi annuirono. –Mi scusi, Sommo Shinigami- s’intromise educatamente Tsubaki –ma come mai ha bisogno di otto ragazzi per una sola missione?
-Vi farete sostegno morale a vicenda- replicò Shinigami-sama con un tono sempre più preoccupante. Sulle prime Kid non badò molto a quest’ultima frase, considerandola solo come una delle pessime scuse che suo padre rifilava loro in assenza di motivi validi a spiegare le sue decisioni troppo spesso avventate e confuse.
-Ma un dio come me non ha bisogno di sostegno morale, giusto? Sono gli altri che dovrebbero chiedermelo! Anche il Kishin me lo chiederà, quando mi avrà davanti! Ah, ah, ah!
Soul tirò un calcio verso il ginocchio di Black*Star, che contrasse il suo volto in una smorfia di dolore.
-Oh, dimenticavo…- continuò Shinigami-sama –in questo Stato il concetto di shokunin e buki è totalmente sconosciuto. Inoltre non so se definire questo posto economicamente e tecnologicamente più o meno avanzato del nostro mondo… Comunque, per evitare di dare nell’occhio, vi consiglio di spacciarvi per i ragazzi che la persona a cui vi manderò crede che siate… E fare tutto ciò che pensa voi starete per fare... Nonché non obiettare in caso dica cose che non capiate… Tutto chiaro?
A queste affermazioni i ragazzi parvero alquanto turbati. –Lo sapevo che c’era la fregatura- sbuffò Soul.
-Non so come comportarmi con le persone che sono convinte che io sia qualcun altro- commentò Crona a voce bassa, meravigliandosi poi della frase che aveva appena proferito –e non so nemmeno come comportarmi con i periodi lunghi e complessi!
-Qu… questo significa che se quel tizio ci dirà di fare co… cose pericolose o, peggio, spaventose, dovremmo farle senza discutere?- Liz tremava, mentre Patty tentava di consolarla accarezzandole un braccio. –Ci saranno tanti animali!- gridò contenta.
Shinigami-sama si fregò le mani. –Oh, vedrai, Patty, ce ne saranno molti più di quanto pensi…
Patty fu l’unica a esplodere in una grossa risata dopo quest’affermazione. Agli altri gelò il sangue, ripensando al tono sempre più serio dello shinigami.
Kid era sempre più infastidito dalle parole vaghe e confuse di suo padre, non sapeva se intimorirsi o essere semplicemente curioso. –E come si chiamerebbe, questo “luogo misterioso”?
-Mondo dei Pokémon, regione di Kanto- annunciò Shinigami-sama riprendendo la sua solita voce da lemure esaltato.
 
Gli otto erano rimasti per una buona mezz’ora davanti a quell’edificio indubbiamente bizzarro che recava sopra la logora porta di legno la scritta: “Prof. Samuel Oak’s Laboratory”.
-Ho come la sensazione che la persona da cui il Sommo Shinigami ci ha mandato per farci da copertura in questo posto si chiami Samuel Oak- dichiarò Liz.
Il disegno di una sfera colorata nella metà superiore di rosso e in quella inferiore di bianco emergeva dal tetto blu uniforme, ed era un elemento che non fece nulla se non impensierire ulteriormente i ragazzi.
-Stiamo attenti- avvertì Kid –non conosciamo la forma di governo che vige in questo Stato. Probabilmente qui non riconoscono l’autorità di mio padre.
-Ma questo non importa a nessuno!- gridò Black*Star –Vorrà dire che riconosceranno la MIA autorità!
E, detto questo, l’assassino sfondò la porta con un sonoro calcio che echeggiò in quella che, a prima vista, pareva una stanza abbandonata e disordinata.
I ragazzi si fecero strada nel locale. All’interno, tra scartoffie, scrivanie di ogni dimensione e qualche strana sfera molto simile a quella sul tetto, si distinguevano, a fatica, una sorta di computer obsoleto e una specie di frullatore.
-Questo posto non mi piace- bisbigliò Crona. Kid, a cui invece non piaceva proprio tutta la faccenda, era partito un po’ prevenuto. –Liz, Patty, trasformatevi! Non si sa mai…
Le due ragazze non se lo fecero ripetere due volte e presero le sembianze di pistole tra le mani del piccolo shinigami. Kid fece qualche passo in avanti, con circospezione.
-Buona giornata, figliolo- una voce gracchiante ma calda, probabilmente di un anziano, alle sue spalle, lo fece sussultare –metti giù quelle pistole!
Kid si voltò molto lentamente, con uno sguardo sgomento. Ma la persona che si vide davanti era tutt’altro che spaventosa. Era un uomo un po’ avanti con l’età, basso, con degli occhi scuri e sottili e un ciuffo di capelli grigi sparato in aria. Indossava una maglietta rossa e un camice bianco da scienziato.
–E perché, scusi?- chiese Kid, diffidente.
-Perché le armi da fuoco sono proibite da queste parti! Sennò gli americani censurano quest’episodio.
Al ragazzo sfuggì il senso dell’ultima frase pronunciata dall’uomo. Rassegnato, gettò dietro di sé le due armi, che ripresero sembianze umane. –Oh- commentò l’anziano, senza fare una piega. Si rivolse agli altri ragazzi. –E quindi voi sareste i promettenti ragazzi che quell’uomo buffo vestito di nero mi ha mandato! I nuovi allenatori di Pokémon!
-Allenatori di cosa?- chiesero loro all’unisono. L’uomo non si scompose, anzi, invitò ad ascoltare anche Kid, che già stava schiumando di rabbia al solo pensiero di un’altra idea assurda da parte di suo padre. –Mi chiamo Samuel Oak, anche se per tutti sono il professor Oak o, meglio, il Professor Pokémon! Sono qui per guidarvi nel magico mondo dei Pokémon, per darvi il vostro primo Pokémon e per augurarvi buon viaggio nel magico mondo dei Pokémon!
Maka parve infastidita dal tono con cui il professore aveva ripetuto tante volte le parole "Pokémon" e “magico mondo”. Senza fare una pausa, l’uomo continuò: -In questo mondo vivono strane creature dai poteri misteriosi chiamate Pokémon. Uomini e Pokémon convivono da sempre e si aiutano a vicenda. Talvolta capita che gli esseri umani utilizzino i Pokémon a cui sono più legati per farli combattere tra loro…
-Sembra che stia facendo il tutorial di un videogioco- sussurrò Soul a Black*Star, che annuì.
-Questi esseri umani vengono detti allenatori di…
-BASTA! STAI ATTIRANDO TROPPO L’ ATTENZIONE SU DI TE E SUI TUOI DISCORSI CHE NON MI INTERESSANO! RIPRENDETE A GUARDARE ME, IL GRANDE BLACK*STAR!
Naturalmente nessuno diede retta al giovane meister. –Allora, siete pronti per cominciare la vostra fantastica avventura nel mondo dei Pokémon?- chiese il professor Oak sognante.
-No- disse pacatamente Soul, ottenendo una sonora librata in testa da parte della sua partner Maka, che lo rimproverò: –Ricordati cosa ci ha raccomandato il Sommo Shinigami!
-Volevo dire… Certo, non vedo l’ora!- gridò Soul con un sorriso forzato stampato in faccia, alzando un pugno.
Proprio in quel momento lo schermo di quello che sembrava un computer si accese e vi spuntò la faccia di un ragazzino abbronzato, dagli occhi castani, i capelli scuri e disordinati e un cappello rosso e bianco. Particolarmente di rilievo era la sua espressione ebete.
-Buongiorno, professor Oak!
L’uomo corse verso lo schermo e si mise a salutare con una mano. –Ciao, Ash! Come procede il tuo viaggio a Unima?
-Alla grande!- rispose il ragazzo –Questa è ben la quinta volta che vado in bagno in un bar di Ponentopoli!
-Oh, wow- fece Oak –vai davvero benissimo! Continua così, Ash! E ricorda, il più grande allenatore diverrai se al water sempre andrai!
Ash sorrise raggiante, prima di scomparire dallo schermo.
Tutti i ragazzi erano rimasti scioccati dalla discussione e soprattutto dall’agghiacciante rima del professore, che si stava girando verso di loro con un’espressione tutt’altro che appagata.
-Mi crede un poeta pluripremiato- tentò di spiegarsi. Afferrando che il silenzio imbarazzato non si spezzava, sospirò con calma e iniziò a parlare. –Avete presente questo ragazzo? Ecco, se dovete diventare allenatori di Pokémon, vi prego, non prendetelo come esempio. Ha iniziato il suo viaggio circa quindici anni fa, a dieci anni, e…
-E adesso quanti anni ha?- chiese Black*Star che non voleva proprio sforzarsi di fare calcoli.
-Dieci- rispose serafico Oak, mentre il ragazzo prendeva a fare strani conteggi con le dita. –Mmh… ho la sensazione che i conti non tornino, ma non ne sono sicuro…
-Avrà usato un’iperbole- spiegò Kid, ma il professore scosse la testa. –No, è partito davvero quindici anni fa. Quello dell’età di Ash Ketchum è un mistero che avvolge l’umanità da secoli. Così come quello del fatto che tutti i Pokémon e le persone che incontra si affezionino a lui nonostante sia un decerebrato totale.
-Più di Black*Star?- chiese Soul dubbioso, indicando il ragazzo dai capelli azzurri che continuava a fare calcoli per accertarsi che dieci più quindici facesse dieci.
-Credimi, ragazzo. Molto di più.- rispose Oak tetro -Ma vogliamo cominciare?



 

Note: Ave popolo di EFP, rieccomi tornata (sempre forse) con una nuofa fanfic! Questo è il mio primo crossover, spero di aver fatto un buon lavoro. I nostri eroi partono per un'insolita missione nella regione di Kanto, ma ad attenderli ci saranno un professore un po' appiccicoso e altri imprevisti! Tenete a mente la figura di Ash, perché sarà come l'Excalibur della situazione (ah, a proposito, ci sarà anche lui). Dal prossimo capitolo spunterà fuori anche il Team Rocket e i nostri riceveranno i loro primi Pokémon, continuate a seguirmi! Utilizzerò i Pokémon di tutte le generazioni, il fatto che si trovino a Kanto è indicativo. Inoltre i personaggi presto si separeranno, controllarli tutti e otto mi verrà un po' scomodo. Beh, detto questo, spero davvero che questo primo capitolo sia di vostro gusto e anche che non lo sia, ma, come ben sapete, non immaginerete la mia gioia se qualcuno mi leggerà/recensirà! See ya!

 
  
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