*This world have
been connected*
Le
nuvole continuavano a scontrarsi contro le ali di un immenso aeroplano mentre quest’ultimo
cercava di sovrastarle.
-Hey, Margot! Guarda che bello- una ragazza dai
lunghi capelli ricci e occhi castani guardava meravigliata le piccole
increspature che si formavano in quegli ammassi di vapore, e le forme strane
che prendevano.
-quello
assomiglia a un cuoricino- rise divertita.
-uffa
Lara, ma allora lo fai a posta! Ti ho detto che soffro di vertigini!- sbuffò
l’altra ragazza furiosa, aveva corti capelli rossi mossi e occhi castani.
-Ah
sì?- fintamente si stupì la castana, un sorrisetto le emerse a fior di labbra
–su, non prendertela. Tra poco arriveremo a New York!- gli occhi le si
illuminarono per l’emozione e tornò a fissare le nuvole passeggere, nell’attesa
di intravedere la città.
Margot,
curiosa di vedere cosa interessava tanto la cugina, buttò un occhio fuori dal
finestrino, ma ciò che vide non le piacque affatto. La nuvola a forma di cuore
che le aveva fatto notare prima Lara stava diventando di un nero preoccupante e
al centro vedeva formarsi delle piccole trombe d’aria.
Lo
sguardo prima gioioso di Lara cambiò in terrore –ecco perché non mi piace
volare…- sibilò
Margot
le afferrò la mano tremante –ecco perché non mi piace guardare fuori…-
Le
due ragazze erano terrorizzate, a poco a poco anche gli altri passeggeri si
accorsero di quello che stava succedendo fuori e un vociare assordante si fece
strada tra i vari scomparti; Lara e Margot continuavano a guardare fuori come
paralizzate e affascinate allo stesso tempo.
Le
hostess intanto erano occupate a tranquillizzare i passeggeri e comunicare le
procedure di sicurezza, quando una di loro si avvicinò alle due cugine.
-Signorine!-
cercò di sovrastare le urla dei passeggeri, ma le ragazze non la sentirono,
stava per riaprire bocca quando il portabagagli si aprì di scatto e le valigie
le caddero addosso.
L’aereo
era scosso dalle trombe d’aria che l’avevano raggiunto, sembrava stessero
giocando a palla tra di loro, il povero mezzo infatti passava da un tornado
all’altro mentre alcuni pezzi si staccavano dal corpo principale.
Lara
non si accorgeva di quanto le stava succedendo intorno, catturata da quello
spaventoso buco nel cielo, che si stava ingrandendo.
Finalmente
si guardò intorno, senza però riuscire a rendersi pienamente conto di ciò che accadeva,
le persone urlavano in preda al panico, le hostess cercavano di fare il loro
lavoro, ma nessuno dava loro retta presi com’erano dalla furia che caratterizza
l’uomo quando è dominato dall’istinto di sopravvivenza. Sembrava di osservare
una jungla in subbuglio. Con una piccola differenza…
tutte quelle persone stavano cercando di fuggire, ma per andare dove? Buttarsi
giù dall’aereo di sicuro non li avrebbe salvati.
Lara
rimase per tutto il tempo incollata al sedile, tremante. Era troppo…troppo improbabile per essere vero, continuava a
ripetersi nella sua testa. Il suo difetto più grande, quando qualcosa la
terrorizzava si rinchiudeva in un mondo dove era certa di non poter essere toccata.
All’improvviso
una voce le rimbombò in testa.
-non capisci vero?-
Lara
si svegliò da quello stato di trance e si guardò intorno, chi aveva parlato?
La
voce rise malevola -questo mondo è stato
collegato- una figura coperta totalmente da un soprabito nero comparve in
mezzo alla miriade di gente che si agitava nello spazio angusto dell’aeroplano,
ma nessuno sembrò accorgersene. La ragazza vide solo un sorriso di scherno
sotto il cappuccio che copriva la maggior parte del volto dell’uomo –nasconditi pure nella tua mente- rise di nuovo, con
un ghigno che scoprì i denti perfettamente bianchi –anche lì verrai braccata…- la risata si spense
all’improvviso, lasciando dietro di sé solo l’eco di un inquietante sorriso.
L’apparizione
di quell’uomo confuse Lara ancora di più, soprattutto non riusciva a dare senso
a quelle parole.
Come
faceva a sapere quello che stava pensando? non aveva mai esternato a nessuno i
suoi difetti, solo il suo cuore conosceva la verità…
Non
ebbe altro tempo per rifletterci perché il mondo intorno a lei diventò
completamente nero, tutto, comprese le persone, vennero inghiottite lentamente
e inesorabilmente da un’oscurità impenetrabile.
Cercò
con lo sguardo la cugina, smise di respirare per qualche secondo quando si
accorse che era scomparsa. Ma quando? Non si era minimamente accorta che non ci
fosse più. Agitata si alzò e comincio a correre nell’oscurità, che si rivelò
molto più ampia di quanto lo fosse l’aereo. Ma dov’era finita? Chiamò a gran
voce –Margot!- e ancora –MARGOT!-
le rispose solo un sinistro gorgogliare che proveniva da ogni parte,
circondandola.
Si
fermò con il fiatone. Non si vedeva niente e non sapeva dove stesse andando.
Il
terrore le attanagliò il cuore di nuovo e cominciò ad ansimare più di prima,
dove diavolo era finita sua cugina?
Si
guardò in giro speranzosa di trovare uno spiraglio di luce, ma ovunque si
girasse c’era oscurità, un’immensa oscurità… solamente oscurità.
Si
prese la testa tra le mani coprendosi gli occhi…non era vero, non era vero
niente… era tutto un sogno.
Provò
a darsi un pizzicotto, ma il risultato fu solo una guancia rossa che pulsava al
ritmo del sangue.
Si
accucciò ansimante a terra e guardò furtiva in giro, c’era qualcuno lì con lei…
ma non riusciva a capire cosa fosse, i passi erano irregolari e il respiro
inesistente.
Una
mano fredda le prese il polso all’improvviso e lei scattò strisciando all’indietro
cercando di liberarsi, ma la presa era tanto salda che quasi si slogò il polso.
Intravide due occhi rossi che la guardavano e si avvicinavano, sempre di più… fino ad essere quasi a un centimetro dai suoi. Tanto
vicino che percepiva il corpo di ciò che le aveva attanagliato il polso,
bloccandole la fuga. Emanava un freddo raggelante che scatenò brividi
incontrollabili in ogni parte del suo corpo.
Ma… stranamente non provò paura, perché non
aveva paura? Non lo sapeva neanche lei… o forse si…?
Quegli
occhi… così diversi eppure così familiari.
-Margot?...- sussurrò incerta, cercando di non
sbattere i denti per il freddo.
L’essere
ebbe un piccolo fremito e gli occhi per pochi secondi cambiarono divenendo
castani, ma ciò non gli impedì di artigliare il petto della ragazza, in modo
doloroso e inaspettato.
Lara
lanciò un urlo e strattonò per l’ennesima volta il polso imprigionato. Sentì un
dolore lancinante al cuore, guardò di nuovo quel mostro con le sopracciglia
contratte dal dolore.
-Margot… perché?...-
L’essere
non la ascoltava e continuava a infierire, cercando di prendersi ciò che non
gli apparteneva; quando finalmente agguantò il suo tesoro lo estrasse ma
qualcosa gli impedì di completare l’azione.
Una
piccola goccia era caduta sulla mano nera della creatura e, come fosse stato
acido, la trapassò bucandola, da parte a parte. Ciò gli permise di strappare
solo metà del cuore della ragazza.
Lara
stava piangendo dal dolore e dalla rabbia provocata dall’impotenza, e una
lacrima era caduta sulla mano di quel mostro salvandola.
Si
portò una mano al petto e sentì come se un fuoco la divorasse dentro, guardò il
mostro nero davanti a sé, che teneva
stretto e osservava con espressione imperscrutabile la parte di cuore che si
era conquistato.
Premendo
le mani contro il petto Lara strisciò dolorosamente per avvicinarsi all’essere.
Il
mostro la guardava curioso, probabilmente aspettava il momento propizio per
attaccare e finire ciò che aveva cominciato.
–Margot!… per favore torna in te…-
strillò Lara
Tutto
inutile il mostro non accennava a scomparire, anzi cercò di attaccarla di nuovo
ma fu fermato nuovamente da un’altra lacrima, una delle tante che scivolavano
velocemente dagli occhi irritati della ragazza.
Lara
benedisse quelle lacrime senza capire il perché avessero quel tipo di reazione
con il corpo del mostro, ma in realtà non le importava, bastava che la
tenessero in vita ancora per un po’… il tempo di fare tornare in sé la cugina.
Stanco
di aspettare ancora l’essere nero inglobò la metà del cuore che possedeva e
cominciò a trasformarsi.
Lara
avrebbe giurato di essersi ritrovata di fronte a uno specchio.
Davanti
ai suoi occhi un ammasso di materia scura stava prendendo le sembianze di sè stessa.
Una
perfetta copia, vestiti uguali, capelli uguali, corpo uguale, ma una cosa
mancava, un semicerchio nero spiccava in contrasto con il resto, in mezzo al
suo petto, là dove mancava la metà di cuore che non era riuscito a rubare.
Lara
non riusciva a capire come fosse possibile, ma una cosa era certa…
il suo clone non aveva intenzione di aiutarla. Forse lo dedusse dallo sguardo
malignamente divertito che le riservava, come se fosse pronta a saltarle
addosso e sbranarla solo per puro divertimento.
La
nuova heartless mostrò un sorrisetto sadico mentre si
avvicinava a Lara a passi lenti e silenziosi, alzò una mano e sopra di essa si
agitò una nube argentata che si solidificò formando un piccolo pugnale.
-non
avrei sperato di trovare un cuore così forte da permettermi di prendere forma
umana… e ne ho solo metà- disse la se stessa oscura ridendo.
Lara
stava attenta alle mosse del suo clone e intanto cercava di trovare un modo per
fuggire… il più in fretta possibile.
L’heartless la guardava ridendo –non puoi fuggire- le si fece
più vicina, sollevò il braccio in alto per caricare la pugnalata che l’avrebbe
uccisa.
Lara
non poteva fare nulla, era circondata dall’oscurità
Nessun
oggetto per coprirsi, nessuna persona ad aiutarla.
In
ogni caso, anche se avesse voluto, il dolore lancinante al petto non gli
permetteva alcun movimento.
Guardò
negli occhi sé stessa e notò che, a differenza del corpo, non erano cambiati,
quelli non erano i suoi occhi..
Era
certa che appartenessero a sua cugina, ma del resto non ne era così convinta.
Una
illuminazione le attraversò il cervello… e se un altro essere nero avesse fatto
a Margot quello che stava subendo lei?
Ma
come era possibile strappando un cuore formare un altro essere? Era
scientificamente impossibile…
Il
braccio del suo riflesso oscuro si abbassò fulmineo e Lara portò le mani in
avanti in un ultimo gesto disperato per proteggersi.
No…
non può finire
così…
non posso morire
così…
un
parte del suo cervello le diceva codardamente che qualsiasi cosa avesse fatto,
non sarebbe servita, il suo clone aveva un’arma, lei no…
, mentre l’altra continuava a ripeterle reagisci!
Ti arrendi così? che vergogna… cosa direbbe Margot.
Lara
ebbe uno spasmo alla mano che in qualche modo le ridò energia e speranza. Certo che non mi arrendo!
Urlò
e si scagliò all’improvviso contro l’essere per afferrargli i polsi e bloccare
la discesa dell’arma.
L’heartless, colto di sorpresa, spalancò gli occhi
spaventata. Nel tentativo di schivare l’attacco venne ferita dal suo stesso
pugnale; niente sangue uscì dalla ferita mentre l’essere si allontanava da Lara
con un sorriso di sfida –sai, mi hai preso alla sprovvista…- le labbra si assottigliarono in una cupa
smorfia di disappunto –ma non credere che la prossima
volta ti andrà così bene- una densa nube la avvolse rapendola alla vista.
Lara
stava ancora guardando spaventata e stupefatta il punto in cui era scomparso il
suo clone, quando avvertì un doloro insopportabile al petto che la costrinse a
inginocchiarsi e premersi le mani sul cuore inutilmente, per far smettere
quella tortura.
Sentì
gli occhi farsi pesanti e la testa diventare leggera come un palloncino, capì
che stava per svenire. Di sicuro non se ne accorse con l’annebbiarsi della
vista, non sarebbe cambiato nulla; buio già era e buio rimaneva. Gli arti si
rilassarono all’improvviso e Lara si stese per terra incosciente. Ma prima di
perdere completamente i sensi sentì una voce chiederle –chi sei?-
-Sora! Stiamo ricevendo
delle onde strane, sembra che un altro mondo sia stato attaccato- avvisò Ciop rivolto a un ragazzo di 16 anni con una pettinatura
alquanto bizzarra e due compagni di viaggio altrettanto bizzarri.
-Allora
è meglio se andiamo a controllare- proferì rivolto ai suoi compagni portandosi
le mani dietro la nuca.
-Sono
d’accordo- acconsentì Pippo.
-in
paftenza affora!-
sputacchiò Paperino schiacciando il pulsante di accensione della gumminship.
Appena atterrati sul pianeta furono
assaliti da un’orda di heartless, ma non furono un
problema per il gruppo.
Sora
agitava il suo keyblade affettando gli esseri come
fossero fatti di burro e ben presto la battaglia si concluse.
-non
è stato poi così difficile dopo tutto- proferì facendo ridere Paperino e Pippo.
Smisero
quando avvistarono una ragazza stesa a terra.
Si
avvicinarono velocemente e Paperino le afferrò il polso sinistro per
controllare il battito, ma non sentì nulla. Alzò lo sguardo verso i suoi amici
e scosse il capo.
Sora,
cocciuto, non volle dargli retta e controllò lui stesso afferrando il polso
destro, sentì i battiti del cuore e guardò Paperino infuocandolo.
-che
scherzi fai? Sta benissimo per fortuna!-
Paperino
lo guardò stranito –ma non fe polzo
ed è fredda!-
-non
è vero è caldissima- obbiettò Sora.
Pippo
allora da grande genio avvicinò la testa al petto, sentì solo un flebile
battito provenire dalla parte destra, guardò gli amici confuso –il battito è flebile e sembra provenga solo dalla parte
destra-
-sfiegati meglio- chiese Paperino
Ma
Sora interruppe Pippo prima che potesse rispondere –non
c’è tempo ora per discutere. Sta male dobbiamo portarla a Radiant
Garden- e prese la ragazza in braccio.
-hai
rafione- annuì il papero aiutando il keyblader.
Pippo
li guardò andare verso la navicella; prima che potesse raggiungerli un
luccichio attirò la sua attenzione, notò un piccolo pugnale vicino al luogo
dove avevano trovato il corpo della giovane e lo raccolse.
Allora… questa idea mi è venuta quando
ascoltavo tutti quei discorsi dei poveri Nobody dell’organizzazione XIII che
rivolevano il proprio cuore, mi sono chiesta quindi come sarebbe stato avere
solo metà cuore… lo so sono malata, solo a me possono venire in mente idee così
stupide xD
In
ogni caso ho deciso di provare a farci una storia e vorrei sapere cosa ne
pensate
Questo
poi è solo l’epilogo =)
Lasciate
una piccola recensioncina please