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Autore: Alyce_Maya    12/06/2012    3 recensioni
Amalia Drassi era nel bel mezzo di uno dei suoi soliti viaggi mentali quella mattina -che includeva una spiaggia e un affascinante messicano pronto a spalmarle la crema sulla schiena- quando qualcosa nel mondo reale chiese la sua attenzione: un foglio per metà accartocciato, l'aveva colpita sulla fronte per poi ricadere dolcemente sul suo libro di storia.
[ Una "Poesia d'Amore", una ragazza pienamente disinteressata ad essa e due amici pronti a tutto per scoprire l'autore del messaggio.
Cosa succederà?! ]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BIGLIETTINI D'AMORE 

 

 Ogni cosa che si rispetti, si sa, deve cominciare con un albero. E, come tale, questa storia comincia proprio con lui.
Beh, più o meno.
 
 
Amalia Drassi era nel bel mezzo di uno dei suoi soliti viaggi mentali quella mattina. Da giorni la sua insofferenza nei confronti della scuola l'aveva portata a rifugiarsi nei suoi sogni dove, la maggior parte delle volte, si trovava su un'isola tropicale a prendere il sole e sorseggiare Margarita.
Non che fosse un'appassionata di tequila, semplicemente il cliché comune prevedeva che su una spiaggia con un bikini striminzito e un cappello di paglia sulla testa le ragazze dovessero sorseggiare Margarita.
In ogni caso era quasi arrivata al punto cruciale in cui un giovane messicano -perché si sa: nell'immaginario comune, sono i messicani i più ambiti- arrivava prontamente nel momento in cui si doveva spalmare la crema sulla schiena, quando qualcosa nel mondo reale chiese la sua attenzione: un foglio per metà accartocciato, l'aveva colpita sulla fronte per poi ricadere dolcemente sul suo libro di storia aperto, in quel momento, su un paragrafo della Rivoluzione Francese.
Infastidita, la prima cosa che fece fu lanciare uno sguardo truce all'intera classe cercando di capire chi fosse il colpevole.
Purtroppo, però, sembravano tutti perfettamente impegnati in qualcosa di fondamentale: c'era chi rullava sigarette -o forse qualcosa di meno legale-, chi scriveva messaggi alla velocità della luce ed, infine, chi si limitava a guardare il vuoto come se possedesse le risposte ad ogni possibile domanda.
Insomma, nessun ghigno nascosto tipico di chi ha commesso una malefatta, tralasciando quello del professore che era quasi sul punto di sequestrare un videogioco dalle mani di un povero ed indifeso studente.
Rinunciando allora a cercare l'artefice dello scherzo, prese il foglio in mano e cominciò ad aprirlo. Era così accartocciato che, all'inizio, non distinse neanche le parole scritte sulla carta con una penna blu.
Pian piano, però, le frasi presero vita.
 
Ti vedo, ma non posso guardarti.
Ti abbraccio, ma non posso davvero toccarti.
Sento il tuo profumo ovunque e vorrei baciarti perché adoro le tue labbra.
Ti amo, ma non te lo dirò mai.
 
Amalia alzò un sopracciglio perplessa.
Bisogna dire che il romanticismo non era mai stato il suo forte per cui, il suo primo istinto, fu quello di strappare quel pezzo di carta e buttarlo via.
Però qualcosa la trattenne: non una crisi di coscienza o un improvviso colpo di fulmine verso l'autore di quello scritto, ma la sua vicina di banco nonché sua grande amica.
< E' davvero romantico >, la sentì sospirare mentre fissava con sguardo sognante il bigliettino.
La smorfia sulla faccia di Amalia, sarebbe bastata a convincere chiunque che lei non trovava per niente romantica tutta quella situazione.
< Ma ti prego, dove lo vedi il romanticismo? >, chiese a denti stretti cercando di non farsi sentire dal professore.
Pochi secondi dopo e la campanella del riposo suonò.
La ragazza si alzò dal suo posto, pronta a gettare nella spazzatura quella robaccia ma non ne ebbe la possibilità: Giorgia -l'amica- in un turbine di capelli biondi e treccine le aveva tempestivamente rubato di mano la lettera d'amore.
< Sei matta? Non vorrei mica buttarla, spero... E' pura poesia >. Gongolava.
A differenza di Amalia, lei si che si poteva considerare una ragazza romantica, fin troppo forse: era il suo esatto opposto.
Era proprio per questo che andavano d'accordo, secondo molti. Altri, invece, sostenevano che in ballo ci fosse qualcosa di più grosso come la sopravvivenza della specie umana: senza Giorgia a tenerla a bada, Amalia sarebbe stata in grado di uccidere chiunque le si parasse di fronte.
Baggianate, sosteneva la romantica. Semmai l'altra avesse deciso di commettere un omicidio di massa, lei non l'avrebbe certo fermata, anzi, l'avrebbe sicuramente aiutata. 
< Poesia?! >, chiese scettica. < "Ti vedo, ma non posso guardarti" cos'è: ho il bollino rosso tatuato in faccia, forse? Guardare solo accompagnati da un adulto? >.
< Ma cos'hai capito?! Lui ti vede ma non può guardarti come vorrebbe perché altrimenti tutti capirebbero che ti ama >, le chiarì.
Imperterrita, sfoggiando al pieno la sua acidità, Amalia continuò. < "Ti abbraccio ma non posso davvero toccarti", questa mi sa tanto da pedofilo, lascia che te lo dica >.
La bionda scosse il capo ma non ebbe il tempo di replicare.
< "Sento il tuo profumo ovunque e vorrei baciarti perché adoro le tue labbra", se lui sente il mio profumo anche in bagno dubito fortemente che questa possa considerarsi una poesia d'amore ed, inoltre, non capisco cosa c'entri il mio odore con le mie labbra che, tra parentesi, sono uguali a quelle di qualsiasi altra ragazza >.
Giorgia, nonostante tutto, si lasciò sfuggire una risata divertita e fece cenno all'amica di continuare la sua arringa.
< "Ti amo, ma non te lo dirò mai", lui non me lo vuole dire?! Beh io non voglio sentirlo per cui ora butterò nella spazzatura questa cosa. Anzi, farò di più: per il bene dell'ambiente, scenderò di ben tre piani e lo butterò nel cestino della carta che abbiamo all'ingresso >.
Tese la mano verso l'amica, aspettando che le restituisse il foglio mentre fissava con aria truce tutto ciò che le capitava a tiro.
< Oggi sei più acida del solito Dra >, sospirò tristemente la bionda.
Se c'era una cosa che Amalia detestava più di ogni altra, era quel soprannome. E tutti lo sapevano.
Eppure c'era chi ancora insisteva a chiamarla così: quelli che, ovviamente, si definivano i suoi migliori amici.
Esasperata dall'intera situazione, si limitò a fare un cenno con la mano, come a scacciare una mosca per poi prendere una merendina dallo zaino.
< Oggi sono di pessimo umore. Se ci tieni tanto, puoi tenerla >. Amalia sapeva bene che, per convincere la sua amica a disinteressarsi a qualcosa, il metodo più facile e veloce era quello di assecondarla. Senza qualcuno a metterle i bastoni tra le ruote, presto si sarebbe stufata e avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa avesse in mente.
< Cos'è che puoi tenere? >, chiese una voce curiosa.
David era uno di quelli che chiamava Amalia, Dra. Frequentava lei e Giorgia dal primo giorno di scuola per ragioni ignote alle due ragazze. Si poteva considerare un tipo qualunque che le fanciulle della loro classe trovavano affascinante per via degli occhiali da vista che portava cosa che, secondo molte, conferiva al giovane un aria da intellettuale.
Senza perdersi in chiacchiere, Giorgia gli consegnò il foglio.
Dopo qualche secondo uno sguardo perplesso si disegnò sul volto del ragazzo. < Qualcuno ti ha scritto che ti ama? Che coraggio >.
La ragazza fece una smorfia contrariata ma preferì non ribattere.
< Non essere cattivo, in fondo Dra è una bella ragazza >, la difese Giorgia.
< Mai detto che non lo fosse, dico semplicemente che con una così si rischierebbe continuamente la vita. Insomma solo uno che ha un camion di coraggio può permetterselo >.
< L'opinione che hai di me, mi riscalda sempre il cuore >, disse sarcasticamente la diretta interessata.
< Comunque che cos'hai intenzione di fare? >.
Amalia prese un morso della sua merendina e guardò perplessa prima il foglio di carta e poi i suoi amici. < Niente >.
I due sbuffarono sonoramente.
< Facciamo qualcosa di divertente, invece >. Il ghigno di David non prometteva nulla di buono.
< Evvai! Cosa? >. Non c'è bisogno di specificare che invece Giorgia accolse a braccia aperte quell'idea.
< Cercheremo di scoprire chi le ha mandato questo biglietto, ovviamente. E utilizzeremo ogni mezzo a nostra disposizione >. Ora i ghigni erano due e la cosa si faceva sempre più preoccupante.
 
< Qualsiasi cosa abbiate in mente, la mia risposta è no >.
Non importava molto non sapere a cosa pensassero quei due: Amalia sapeva perfettamente che qualunque cosa avessero detto a lei non sarebbe per niente piaciuta.
David e Giorgia insieme erano capaci di trasformare tutto in un potenziale disastro: una penna diventava una cerbottana, il suo gatto un ammasso di pittura blu gocciolante da lasciare libero per casa, cose così insomma.
Non bisognava assecondarli, ne andava della sua salute fisica e mentale.
< Oh andiamo, sarà divertente >.
Le suppliche arrivarono quasi in coro. Era preoccupante la loro capacità di coalizzarsi nei momenti meno opportuni. Tra l'altro, giocavano pure sporco: riuscivano a tirare fuori degli occhioni, certe volte, che facevano sembrare il Gatto con gli Stivali di Shrek un principiante.
E figurarsi se in una situazione del genere se li sarebbero risparmiati.
< Per favore >, chiesero in stereo sfoderando l'Asso di Occhioni.
Amalia sospirò pesantemente premendosi due dita ai lati della testa: stava seriamente rischiando un'emicrania.
< Non vi concederò più di dieci minuti: finito il riposo quel foglietto finirà nella spazzatura >, concesse. Era il massimo. Non avrebbero ottenuto di più. Non quel giorno e, soprattutto, non da lei.
I due annuirono felici e, prendendola a braccetto cominciarono a trascinarla per la classe.
< Cosa dovremmo fare? >.
< Semplice: andremo da tutti i ragazzi della classe e gli torchieremo per capire chi è il colpevole >, proferì David ghignando.
Oh se si stava divertendo! Farsi gli affari degli altri era sempre stato il suo forte.
< Da chi cominciamo? >. Giorgia esplorò tutta la classe concentrandosi come se si trattasse di una questione di vita o di morte. Poi alzò la mano e indicò il primo sfortunato.
< Lui >, decretò cominciando a marciare nella sua direzione.
Amalia continuava ad essere trascinata dai suoi due amici come un fantoccio. Loro, d'altro canto, non sembravano per niente colpiti dal suo cipiglio arrabbiato o dalla resistenza che stava cercando di opporre piantando fermamente i piedi a terra.
Semplicemente la ignoravano portandola a spasso per il solo gusto di farlo.
< Hey tu, Jake! >.
Jake, o per meglio dire, Giacomo era il classico ragazzetto tutto cervello e pochi muscoli che quando parlava lo faceva semplicemente per far sapere agli altri che era meglio di loro.
Un deficiente insomma.
< Che volete? >. La sua sola voce era capace di irritare Amalia. Era una di quelle cose a pelle che non puoi evitare per niente al mondo: le bastava vederlo o sentirlo parlare che le prendeva una voglia matta di prenderlo a sberle o di piantargli un bel calcio nei paesi bassi.
< Credi che Dra sia una bella ragazza? >.
Amalia spalancò la bocca. Non potevano semplicemente chiedergli del bigliettino, vero?! Dovevano per forza tirarla per le lunghe, facendole saltare i nervi.
Nonostante tutto però, la strada non fu poi molto dilungata perché bastò uno sguardo schifato da parte di Jake a far capire a tutti e tre che non la trovava per niente bella.
Forse la considerava più uno scarafaggio o una cosa del genere piuttosto che una "bella ragazza".
Trattenendo un ringhio, Amalia si limitò a strattonare gli altri due sibilando un: < Non è lui >, che bastò ai due amici per smuoverli dalla loro postazione.
< Meno uno >, disse ghignando David. Poi, senza una ragione apparente, scoppiò a ridere e cominciò a dirigersi verso un angolo della classe.
Lì, si stava facendo bellamente i suoi comodi tale Andrea De Michele, un tipo poco chiaro a tutti: se ne stava sempre per i fatti suoi e raramente parlava con qualcuno.
Giravano voci su di lui che affermavano fosse reduce da un attacco di un feroce animale che l'aveva talmente spaventato da non farlo più parlare.
Ovviamente era molto probabile che fossero false: infondo giravano voci anche sulla presunta parentela tra Amalia e un serpente velenoso oppure tra Jake e un vocabolario.
< Ade! >, urlò David al suo fianco. Purtroppo per il povero ragazzo, quel suo sempre stare zitto e rintanato in un angolo come un uccello del malaugurio, gli era valso il soprannome di Ade, come il Dio dei Morti insomma.
Poveraccio.
A lui però non dispiaceva anzi, a volte, sembrava quasi di vederlo sorridere.
Tenendo fede alla leggenda, non aprì bocca limitandosi a fare un cenno con il capo.
< Hai scritto tu un bigliettino a Dra? >, chiese Giorgia sorridendo gentilmente. Ade le stava simpatico: diceva fosse affascinante e molto educato, cosa che Amalia non aveva mai messo in dubbio: uno che parla quasi niente come può essere maleducato in fin dei conti?!
Il diretto interessato scosse il capo per poi fissare intensamente Giorgia. Le fece un lieve sorriso e le sue guance sembrarono prendere un po’ di colore: a calcoli fatti, l'interesse di Gio non era a senso unico.
Quando vide l'amica ricambiare il sorriso e restare la imbambolata come uno stoccafisso si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo: andando avanti di quel passo, non sarebbero bastati tre giorni a fare il giro dei ragazzi della classe.
< Terra chiama Gio, Gio ci sei? >. Fu necessario sventolare una mano davanti alla faccia della ragazza un paio di volte prima che si risvegliasse da quello stato di trans.
Salutò con un cenno della mano Ade, per poi cominciare a camminare verso una fila di banchi, continuandolo però a guardare con la coda dell'occhio.
< Sei proprio cotta >, le disse Amalia con un cenno di malizia nella voce.
L'altra non disse niente ma arrossì, cosa che fu più che sufficiente come risposta.
< E' il turno di Marco e Luca >.
Che nomi pieni di fantasia!, pensò irritata Dra. A causa del suo nome più che strano, si aspettava sempre di trovare persone con nomi altrettanto bizzarri e, non trovarli, la innervosiva.
Comportamento del tutto fuori luogo e senza senso ma ormai tutti ci avevano fatto l'abitudine: si sapeva che Amalia Drassi era sempre stata una tipa un tantino fuori di testa.
< Loro li possiamo anche saltare >, commentò svogliatamente la destinataria del misterioso biglietto.
< E perché mai? >.
Nascondendo un mezzo sorriso, Amalia scosse il capo: < Quei due sono gay >.
Lo sguardo di puro scetticismo che i due amici le lanciarono fu un vero colpo basso. Perché cavolo non le credevano, ora?!
< Scherzi, vero? E' impossibile >, disse Giorgia trovando il consenso di David che cominciò ad annuire. < Sarebbe un vero spreco! >, a quest'ultimo commento il ragazzo smise di annuire e lanciò un'occhiata esasperata alla bionda.
Dra sbuffò alzando le spalle. < E va bene, non credetemi >.
I due accolsero più che volentieri la sua affermazione e si andarono a piazzare davanti al banco dei due ragazzi, poggiando le mani sui banchi e ergendosi su di loro come avvoltoi.
< Avete scritto voi a Dra una poesia d'amore? >, chiesero.
I due spalancarono gli occhi.
< Una cosa? >, chiese Marco con voce leggermente stridula.
< Una lettera d'amore >, ripeté David.
< A chi? >, chiese invece Luca infossando la testa nelle spalle.
< Ad Amalia >, rispose questa volta Giorgia.
I due imputati fissarono confusi i suoi due amici per poi fissarsi tra di loro come a cercare conferma su quello che stava succedendo.
< Ma parlate con noi? >, chiese Luca confuso.
Amalia cercò di trattenersi dal ridere. Poteva scommettere sulle facce dei suoi due amici ed era sicura fossero impagabili in quel momento.
< Si, si con voi stiamo parlando >, sbottò David al limite della pazienza.
< Ma... Ma noi siamo gay >, disse in un soffio Marco arrossendo e prendendo per mano l'altro ragazzo che a sua volta si colorò di un leggero rossore.
Giorgia e David si voltarono simultaneamente nella sua direzione con le bocche spalancate e, questa volta, Amalia scoppiò davvero a ridere.
Rise di gusto come le capitava raramente di fare.
Molti si girarono nella sua direzione, fissandola sconvolti: non era cosa da tutti i giorni sentire qualcosa che non fosse un ringhio o un insulto uscire dalla bocca della Drassi.
Poco dopo anche i due amici la seguirono, guardandosi reciprocamente leggermente imbarazzati: alla fine aveva avuto ragione Amalia.
< Oh mamma! Che risate >, disse quest'ultima asciugandosi una lacrima dall'angolo dell'occhio sinistro. < Vi avviso che il tempo è scaduto, ora quel bigliettino andrà nella spazzatura >, aggiunse poi.
David e Giorgia si scambiarono uno sguardo leggermente dispiaciuto ma acconsentirono: era meglio non tirare troppo la corda con Dra. E poi il loro divertimento l'avevano avuto per cui, tutto sommato, non era andata così male.
< Dove avete messo il bigliettino? >, chiese Amalia.
< Sul mio banco >, rispose il ragazzo indicando un punto non ben preciso del suo banco dove regnava un caos tremendo: penne e matite ovunque, zaino aperto dal quale uscivano fogli e un quaderno pieno di appunti aperto sul quale si trovava la famosa poesia.
Mentre la prendeva in mano, ad Amalia cadde l'occhio su una delle frasi scritte sul quadernetto di David e restò di sasso: la scrittura era identica a quella della poesia.
< David! >, ringhiò girandosi di scatto nella sua direzione brandendo tra le mani la poesia come una spada. < Questa è la tua scrittura! >, urlò ancora.
L'altro non si degnò neanche di negare ma sfoderò un ghigno che le mandò il sangue alla testa.
< Mi annoiavo >, si limitò a rispondere. < Volevo solo movimentare un po’ la giornata >, disse scoppiando a ridere per poi piazzarsi dietro a Giorgia: la faccia di Amalia non prometteva niente di buono.
A grandi passi, la ragazza cominciò ad avvicinarsi ai suoi due amici che tentavano intanto di non ridere indietreggiando pian piano. Era arrivata quasi di fronte ai due quando la campanella suonò e, puntuale come un orologio svizzero, il professore di biochimica entrò in classe.
Amalia ringhiò rivolgendosi agli amici: < Per ora siete salvi, ma poi me la pagherete >, minacciò.
David la vide voltarsi per dirigersi verso il suo banco.
 
Ti amo, ma non te lo dirò mai.
 
Non riuscì a trattenersi e le urlò dietro: < Hey Dra: ti amo! >.
La ragazza si limitò a mostrargli il dito medio per poi sedersi al suo posto.
 
 
Ogni cosa che si rispetti, si sa, deve cominciare con un albero. E, come tale, questa storia è cominciata proprio con lui. Ma, esattamente come succede con un albero, per far si che cresca ci vuole pazienza.
Molta pazienza.
E molto tempo.

   
 
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