Presi il telefono.
- Pronto ?
- Ho trovato il suo numero nella mia tasca e sai, vorrei sapere chi lei sarebbe.
- Io sono Brian. - Disse con altezzosità.
- Piacere a stocazzo, io non conosco nessun Brian però. - iniziai ad innervosirmi, col carattere poco paziente che ho.
- Strano, ieri hai suonato alla perfezione con la mia chitarra e già ti sei scordata di me. - Disse con ancora più altezzosità.
Io ero morta. Non sapevo se fosse uno di quei sogni che continuavo a farmi dal momento in cui lasciai quel palco, o fosse la realtà.
Insomma volevo crederci, ma avevo paura di illudermi come da quasi diciassette anni continuavo a fare.
- Sei morta per caso? - Mi chiese con una risata maliziosa.
- Nono, ci sono, è solo che.. mi sconvolgi. - Dissi balbettando, o almeno questo è quello che volevo dire,
non so bene quali parole o monosillabi la mia voce stava emettendo in quel momento.
- Perchè mi hai lasciato il tuo numero ? Questo è il sogno di tante ragazzine immagino, e so che se ne parlassi mi sbatterebbero in un manicomio senza alcuna paura. -
Lui: " Bhè, io sono il Synyster Gates con cui ieri hai suonato. Il fatto di portarmi bigliettini col mio nome e numero di telefono è quasi un vizio, sai, un bel figo come me di spasimanti ne ha a bizzeffe!".
Posso dire di essermi sentita presa in giro ?
La fama a volte da alla testa, e con lui si poteva capire subito alla perfezione e subito.
- Dai scemetta che scherzavo. Comunque sono rimasto impressionato dai tuoi occhi.
Mi hanno trasmesso un non so chè di strano, insomma, mi è sembrato come se tu avessi bisogno di qualcosa, e io non mi sono tirato indietro di certo.
Quando si tratta di opportunità con belle ragazze io sono sempre in prima fila! -.
- Bene, e cosa cerchi da me ? - Risposi con freddezza.
- Incontrarti. Ci vediamo nel centro di Maryland alle 6 e 30 di stasera. A mezzanotte riparto per il tour, quindi mi farebbe piacere rincontrare il tuo sguardo ancora. -
- Spero tu non mi stia prendendo in giro. Non mancherò. - Dissi eccitata.
- Tranquilla dolcezza, ci vediamo tra poco. -
E chiuse la chiamata.
Dovevo crederci ? Io non ero mai stata niente se non un essere inutile.
Non avevo nemmeno qualcosa da mettere, infatti indossai i soliti scarponi, calze a rete rotte, maglia corta e larga, e capelli legati.
Erano le 6 e 40 ormai, e non c'era nessuno.
Volevo piangere. Mi ero illusa un'altra volta e non volevo stare male ancora.
Una, l'unica, cosa bella nella mia vita, rovinata, o meglio, è stata colpa mia. Io non dovevo illudermi insomma.
Un chitarrista di fama mondiale con una merda come me ?
Non si era mai visto nè in cielo nè in terra una cosa del genere.
Stavo per andare via, quando mi sentii tirata da dietro e mi ritrovai in un vicolo, con un uomo che mi stringeva da dietro.
- Te lo avevo detto che se si trattava di belle ragazze non mi faccio perdere le occasioni, eh! - Quella voce mi era familiare.
Io: "Allora sei venuto ?"
- Sì, e ora preparati, ci daremo alla pazza gioia. -
Rimasi immobile, un po' mi spaventava, ma per com'ero eccitata non feci altro che inseguirlo e capire cosa voleva fare.