Lo sbaglio
- Vattene stupido crucco! Non voglio più vederti! - urlava un Lovino isterico, girando furioso per la casa lanciandogli un qualsiasi oggetto che non fosse ancorato al pavimento.
Ludwig era sicuro che gli avrebbe scagliato contro pure il frigorifero se solo avesse avuto la forza per sollevarlo.
- Cosa ti prende sta mattina? - replicò nervoso il biondo, afferrando per un soffio, grazie alla sua prontezza di riflessi, il fragile vaso appartenuto a "Nonno Roma" (come lo chiamava l'italiano), l’ennesimo soprammobile gettatogli addosso. Sapeva che, con il senno di poi, il ragazzo si sarebbe pentito di aver rotto un ricordo simile e di certo, inseguito, avrebbe trovato un modo per incolpare Lui dell'incidente. – Ti sei forse alzato con la luna storta? – insistette ironico, posando il vecchio manufatto su una mensola della parete, momentaneamente al sicuro.
- è tutta colpa tua bastardo! - gridò Romano rosso in viso dalla rabbia, gli occhi acquosi, pronti ad un pianto che non volevano però mostrare.
- Ci risiamo...- sbuffò Ludwig incrociando le braccio al petto con aria rassegnata, - e "sentiamo", cosa avrei fatto sta volta? - domandò freddamente, esasperato dal comportamento lunatico del compagno.
- Ieri sera mi hai chiamato Feliciano! - singhiozzò lui con la voce rotta dalle lacrime che gli percorrevano le guance, stringendo i pugni sino a piantarsi le unghie sui palmi, quasi facendoli sanguinare.
E, a vederlo tanto disperato, il tedesco si ammutolì, colpevole.
Incapace di rispondergli.