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Autore: AkaneTachibana    31/12/2006    0 recensioni
"Quella sì che era una notte da lupi di mare. Il vento soffiava come mai si era sentito, la nave ballava uno strano e vomitevole lento su quel movimentato e scuro pavimento."
Genere: Drammatico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quella sì che era una notte da lupi di mare. Il vento soffiava come mai si era sentito, la nave ballava uno strano e vomitevole lento su quel movimentato e scuro pavimento. L’equipaggio, parlottante fra una bottiglia di rhum ed un’altra, era sotto coperta. Durante quelle notti il capitano non voleva nessun altro sul ponte, se non se stesso. Si sentiva urlare in mezzo alla tempesta e alcuni,i più coraggiosi, una sera erano riusciti a scorgerlo mentre, piantato con la gamba di legno nel ponte, ruotava all’impazzata seguendo il ritmo dei flussi, ridendo a squarciagola, soddisfatto di quelle infernali tempeste.
Ma la sua eccentricità non finiva qui: infatti, durante l’ultimo attracco a terra aveva preteso che fosse condotto sulla barca un pianista, insieme ad un pianoforte a coda, affinché durante quelle tranquille notti suonasse e accompagnasse la tanto dolce, almeno alle sue orecchie, musica straboccante dei flutti del mare. Anche quella notte il povero musicista, un piccolo ometto con occhialini tondi e viso da topo, stava dentro la sua cabina sul ponte con la porta aperta e suonava il suo repertorio, terrorizzato dalle folli urla di quell’uomo che tutti chiamavano capitano Klein.
Il vento tirava da ovest quella notte; le nuvole erano argentee per i bagliori della piccola e tonda condottiera bianca, che si era ritagliata un piccolo spazio in quei grovigli temporaleschi. Gli Dèi del cielo sembravano desiderosi di discendere sulla terra e numerosi ponti di luce calavano giù impetuosi straziando l’aria in ogni sua direzione.
Il Capitano tuttavia non era turbato. Un lupo di mare come quello non poteva esserlo, anzi ne era teneramente compiaciuto e ne gioiva esternando a suon di risate il suo piacere, mentre la furia marina continuava a farlo girare su se stesso a più riprese, senza che lui facesse niente per impedirlo.
“Vedo che ci stiamo divertendo qua…” Una voce profonda, pacata e misteriosa interruppe Klein, che fermò il suo ruotare facendo attrito sulle assi del ponte con il suo unico stivale. Ma il capitano non si voltò, continuando a mostrare le spalle al nuovo venuto, intento a guardare lontano nel mare, qualcosa che soltanto lui poteva vedere.
“Non mi sembra di averla mai vista sulla mia nave, signor…” Iniziò il capitano, aspettando la presentazione dell’altro che non tardò ad arrivare.
“Mi scusi, mi sono dimenticato di presentarmi… I miei nomi sono molteplici, ma probabilmente lei mi avrà sentito rammentare come Lùcifer”
Vi furono alcuni di attimi di silenzio in cui anche tutto ciò che li circondava si acquietò, compresa la musica del pianoforte. Fu il capitano a riprendere a parlare, ma non verso il nuovo venuto:
“Ricomincia a suonare, maledetto strimpellatore da quattro soldi!!” Ringhiò verso la cabina del povero pianista. E la musica riprese, note lunghe, basse e gravi, una musica misteriosa.
“Capitano Klein, conosco bene la sua passione per la musica, però non vorrei dover intrattenermi troppo a lungo su questa nave. Anche io ho i miei impegni…”
“Non creda di poter avere troppe pretese su questa nave, signor Lùcifer. Ha già interrotto abbastanza il mio passatempo. Parli o se ne vada”
Soltanto a quel punto il capitano si girò e osservò il suo interlocutore. Stava appoggiato con la schiena all’albero di maestra; a vederlo in quella posizione sembrava di una spanna più alto del capitano. Si notava solo il profilo, un lungo giaccone scuro che era incomprensibilmente immobile in mezzo a quella tempesta, soltanto i capelli non troppo lunghi subivano l’effetto del vento e danzavano sulla sua testa come piccoli uomini in preda al panico più totale. Klein vide l’altro inclinare leggermente il volto verso di lui e una luce rossa attraversò i suoi occhi, mentre un leggero sorriso parve apparire nel buio.
Il vento ululò più forte e la vela schioccò improvvisamente, quasi sul punto di cedere e di volare via, per sempre. Ritornò la quiete e Lùcifer assunse la posizione di qualche secondo prima, guardando avanti a sé, perdendo lo sguardo in mezzo ai flutti.
“Sono qui per farle una proposta, Capitano Klein” riprese l’oscura figura, scandendo minacciosamente quelle due ultime parole.
“Un’offerta che troverà conveniente. Non credo le sarà possibile rifiutare”
Ma il Capitano Klein dentro di sé aveva già percepito l’impossibilità di tornare indietro, sarebbe andato avanti fino alla fine, inoltre quella situazione lo stava eccitando alla follia e a malapena riuscì a trattenere una di quelle risate scimmiesche che gli piaceva emettere in quelle notti di pura frenesia.
“Forse sa che in molti mi chiamano il mago del mondo, l’uomo che tutto può, seppur non completamente.”
“Arrivi al dunque, non ho tempo da perdere in quisquiglie!” ringhiò di nuovo il capitano, mentre la sua mano scorreva lentamente alla sua sciabola.
L’altro accennò di nuovo un sorriso compiaciuto.
“Amo le persone come lei, ma allo stesso modo odio chi non sa portarmi rispetto” disse ringhiando.
Per un attimo, l’attimo in cui si eresse sulle sue due gambe, parve un gigante, ma avanzando verso il capitano sembrò riprendere le sue normali dimensioni.
“Vede, a volte le persone vogliono essere gentili con il prossimo e cosa ne ricevono? Solo insolenza…”
Non fece in tempo a finire la frase. Ormai era alla portata di Klein, che estrasse la sciabola e, veloce e sinuoso come un’onda, lo trafisse. Un’espressione soddisfatta si delineò sul viso del capitano, mentre lentamente estraeva la spada dal giaccone che copriva il corpo dell’avversario. Il lungo vestito scuro si adagiò scompostamente a terra, privo di ossatura. Lùcifer era sparito.
Una diabolica, perché non possiamo far altro che definirla così, risata sembrò provenire alle spalle del Capitano. Appena si voltò però la situazione sembrava cambiata: il riso rimase strozzato nella gola di Lùcifer, mentre un altro uomo dai lunghi capelli neri lo minacciava, pungolandogli la schiena con una lunga spada.
Era il vice-capitano della nave, Joe lo Schivo lo chiamavano: l’unica persona con cui riusciva ad emettere poche e stentate parole era il suo capitano, per il resto stava tutto il tempo sul ponte a lucidare la sua spada oppure ad allenarsi nel suo utilizzo.
Nonostante tutto il nuovo venuto non parve minimamente preoccupato dalla piega che aveva preso la situazione, anzi con calma e con aria sprezzante si era staccato dalla punta della spada ed era avanzato verso il suo precedente interlocutore.
“Adesso basta scherzare!” disse con la massima calma, mentre il ponte veniva urtato rumorosamente dalle armi degli altri due. Joe rimase impietrito ad osservare la sua amata spada abbandonare la sua mano senza la sua volontà, mentre Klein cercò di non dare a vedere il suo stupore.
“Dobbiamo parlare fra noi, soltanto io e tu, Klein. Nessun’altro!” riprese il mefistofelico personaggio. Il capitano non indugiò oltre, non terrorizzato da quella figura, ma profondamente curioso da ciò che stava succedendo, a tal punto da dimenticare ciò che era accaduto fino a pochi minuti prima; e chiese al suo vice di ritirarsi per il momento.

Lùcifer posò il suo bicchiere, completamente disidratato, con leggerezza sul tavolo, mentre il suo interlocutore si ripuliva la bocca bagnata da gocce di rhum con il dorso della mano.
“Non indugiamo oltre” iniziò il moro che adesso, alla luce, mostrava i nobili caratteri del suo viso “Conosco bene i tuoi desideri, non sei l’unico ad averne di simili, ma fra tutti ho voluto scegliere l’uomo più interessante.”
Klein avrebbe voluto obbiettare qualcosa, ma in quel momento non trovò il coraggio di placare la sua sete di conoscenza.
“Bene… Io posso fornirti il mezzo per raggiungere gli alti lidi dei tuoi sogni”
“Nessuno offre qualcosa per niente” commentò sprezzante il capitano, facendo sorridere di compiacimento l’altro.
“Noi due ci capiamo. Il prezzo da pagare non è alto, richiedo soltanto il tuo aiuto e il possesso della tua anima dopo la morte”
L’altro sembrò ponderare sull’offerta.
“Non mi sembra un prezzo così alto, in fondo”
“Nessuno ha mai detto che lo fosse” sorrise per convincerlo “Ti fornirò un potere che ti permetterà di rendere invisibile il suo vascello. Nessuna nave sarà più in grado di avvistarti e nessuno potrà mai più sconfiggerti”
Klein si versò un altro bicchiere di rhum e lo bevve tutto d’un fiato e mormorò quasi fra sé un’interessante.
“Basterà che ogni sera, al crepuscolo, tu accenda un fuoco sul ponte e lo cosparga con una polvere magica. Questo ti permetterà di mantenere il potere per sempre.” Prese da sotto il mantello in piccolo sacchetto di pelle, legato nella parte alta con una corda. Lo poggiò sul tavolo. Klein fece per prenderlo, ma con velocità gli fu tolto dalla sua portata.
"Eh no. Non così in fretta. Prima dobbiamo sugellare il nostro accordo" e, da bravo mago dell'esoterismo, fece comparire una fiamma sul tavolo, che andò consumandosi senza rivelare alcuna traccia di cenere, bensì una pergamena. Un altro piccolo fuoco fece comparire una penna, già inchiostrata.
Lucifèr con un sorriso amabile:
"Prego" spostando il palmo della mano con un movimento circolare fino ad indicare il contratto.
C'era ancora qualcosa che non tornava al Capitano:
"Si parlato di un potere per sempre, ma la polvere mi sembra assai poca per ottemperare ad un simile periodo di tempo..." L'altro rise, sinceramente compiaciuto dall'osservazione dell'uomo che sedeva davanti a lui. "La polvere necessaria è minima, ma logicamente quel sacchetto non ne contiene una quantità infinita... Giustissimo. Quando sarà finita, basterà chiamarmi ed io arriverò con altra polvere. Non c'è di che preoccuparsi." "Bene..." Ma la decisione era importante e Klein non sapeva ancora se poteva fidarsi oppure no. Eppure... Eppure la proposta era così allettante. Niente sarebbe potuto sottrarsi al suo dominio marittimo. Niente e nessuno. Il sogno di qualunque pirata. E non ci sarebbe voluta un'armata, nè una flotta, sarebbe bastata la sua nave, soltanto la sua nave! La penna volò direttamente nella sua mano e nemmeno il tempo di concludere quei sogni di gloria che la firma del Capitano s'impresse sulla pergamena, per poi farla sparire di nuovo come era venuta. Lucifèr trovò ancora l'occasione di ridere di gusto e lanciò il piccolo sacchetto al suo contraente. Klein lo afferrò al volo, ma quando tornò a guardare verso la sedia davanti a lui, non vi vide più nessuno. Era sparito. Così come era arrivato. Sorrise fra sè, preoccupato ed estasiato al tempo stesso. Fuori la tempesta sembrava essersi calmata e la nave dondolava dolcemente, ultimo residuo del bel tempo andato. Era l'ora di concedersi un giusto riposo, ma prima lo aspettava un bel falò. Un sorriso compiaciuto gli bagnò dolcemente le labbra, mentre usciva dalla sua stanza.
  
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