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Autore: Arrow    13/06/2012    5 recensioni
Steve Rogers era un giovane tutto d’un pezzo: preciso, ordinato, minuzioso, calcolato e ben educato. Non riusciva proprio a sopportare il sorrisino imbarazzato che spuntava sulla sua faccia quando le ragazze dell’ufficio parlavano con lui, evidentemente attratte da quel suo lato ingenuo e da cucciolo, ma soprattutto non digeriva il fatto che si facesse calpestare dai suoi superiori senza dire una parola.
Lui, invece, era il suo esatto contrario. Tony Stark non si faceva mettere i piedi in testa tanto facilmente. Era egoista, spaccone, esibizionista e profondamente convinto del suo sex-appeal. Riusciva a rispondere a tono a qualsiasi provocazione e non mancava mai di mandare a farsi fottere i suoi superiori; che – a dir la verità – erano ben pochi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Man like me.

- chapter one -

 

Steve Rogers era un giovane tutto d’un pezzo: preciso, ordinato, minuzioso, calcolato e ben educato. Non riusciva proprio a sopportare il sorrisino imbarazzato che spuntava sulla sua faccia quando le ragazze dell’ufficio parlavano con lui, evidentemente attratte da quel suo lato ingenuo e da cucciolo, ma soprattutto non digeriva il fatto che si facesse calpestare dai suoi superiori senza dire una parola. Beh, tutti là dentro subivano lo stesso trattamento, ma la sua natura gentile e remissiva lo rendevano una preda facile.

Lui, invece, era il suo esatto contrario. Tony Stark non si faceva mettere i piedi in testa tanto facilmente. Era egoista, spaccone, esibizionista e profondamente convinto del suo sex-appeal. Riusciva a rispondere a tono a qualsiasi provocazione e non mancava mai di mandare a farsi fottere i suoi superiori; che – a dir la verità – erano ben pochi. Quelli non avevano il coraggio di licenziarlo, perché di tipi geniali come Stark se ne trovavano ben pochi a quei tempi.

Non capiva il perché quel giovincello un po’ sfigato attirasse la sua attenzione.

Il punto che rendeva poco chiara quella faccenda a Tony era che lui e Steve avevano scambiato due parole sì e no tre volte, da quando il più giovane aveva iniziato il suo tirocinio, sei mesi prima. Sapeva solo che tutto di quel ragazzo lo faceva incazzare e riflettere.

« Scusi, Signor Stark… potrebbe prestarmi una penna nera? »

Tony non potette credere alle sue orecchie quando un pomeriggio di una cupa e piovosa giornata di novembre sentì la voce di Rogers risuonare in una richiesta rivolta a lui. L’uomo si era voltato con un cipiglio scettico ad animargli il volto verso l’interlocutore e a contatto con la sua figura stagliata in piedi di fronte a lui, non riuscì a trattenere un sogghigno divertito.

Il biondino si guardava le scarpe come fosse un bambino che aveva appena commesso un guaio e che aspettava il suo rimprovero, come se questo fosse potuto arrivare sotto forma di pugno.

Vedendo che l’uomo seduto non accennava a rispondergli, il giovane proseguì: « Sa, la mia è terminata e non ho avuto la coscienza di portarne un’altra. » spiegò, accennando ad un sorriso imbarazzato, alzando un po’ il volto, ma non abbastanza da permettersi di guardare negli occhi Tony che roteò lo sguardo in direzione della scrivania del ragazzo, constatando che su questa non vi era posato nessun portapenne.

« Ora capisco… » sussurrò Stark, scatenando una reazione nell’altro che lo fissò all’improvviso con gli occhi spalancati e le gote eccessivamente rosse.

« Che cosa? » balbettò appena.

« Oh no, lascia perdere. » girò con la seggiola portando l’attenzione alla sua scrivania. Fissò incerto il suo portapenne e ne estrasse con uno sbuffo dieci penne. « Senti, non so quanto possano funzionare e quali siano blu o nere, ma prendile tutte. » disse tutto d’un fiato, sorridendo sinceramente.

« Grazie mille, Signor Stark, ma lei esagera. Come farà a scrivere? »

Una risata vibrò tra le labbra carnose dell’uomo. « Non uso quelle cose. » disse indicando le penne con fare riluttante. « Da quando hanno inventato i computer non muovo più in dito senza. Quelle stavano lì giusto per arredare un po’ questa scrivania bianca e triste. » spiegò con un gesto della mano.

Steve strinse il mucchietto di penne con entrambe le mani, abbassò gli occhi al suolo e sorrise. « Capisco. » disse con fare pensieroso. « Grazie di nuovo. » e si congedò, lasciando Tony sospeso tra i pensieri di quel piccolo siparietto che si era venuto a creare tra loro.

 

*

 

Adorava ignorare i cartelli di divieto. La soddisfazione che lo colpiva ogni volta che al mattino passava sotto il cartello “Vietato fumare” con una sigaretta in bocca era inesprimibile. Pepper, una sua collega del reparto accanto, lo rimproverava ogni giorno, ma lui non se ne curava e gli rispondeva sorridendo genuinamente.

Era decisamente attratto da quella donna. Bionda, in carriera, sua superiore, gambe perfette e seno niente male; e poi girava la voce che fosse decisamente creativa a letto e ciò non aveva potuto che scatenare il suo interesse più sfrenato.

Quel giorno, quando la vide varcare la soglia del suo reparto, un’espressione perplessa si dipinse sul suo viso. « E il mio caffè, bellezza? » domandò, quasi offeso. La donna era infatti solita portargli un bicchiere di caffè caldo ogni mattina.

« Troppa fila alla macchinetta, sono in ritardo e non potevo aspettare. Vacci da solo, scansafatiche. » disse, facendogli l’occhiolino e sparendo nel suo ufficio.

Tony imprecò. Non aveva la minima voglia di alzarsi e arrivare al piano di sotto, ma se non avesse consumato entro dieci minuti un caffè, sarebbe sicuramente collassato sulla tastiera del computer. Fare le ore piccole gli piaceva; un po’ meno quando si trovava davanti un autore talmente imbranato da fargli drizzare tutti i capelli.

Tony Stark era un critico letterario molto importante e famoso e pur essendo tale non giovava per nulla alla sua reputazione essere davvero troppo critico, ma tutti sembravano mettere alla prova il suo spirito di analisi affidandogli testi di autori incapaci e privi di qualsiasi talento.

Con uno sforzo immane, sostenendosi alla superficie della scrivania, si mise in piedi e mosse dei passi svogliati in destinazione del piano inferiore, dove avrebbe potuto finalmente gustarsi il suo caffè.

Arrivò alla zona relax un minuto dopo, notando con disappunto misto a soddisfazione che non c’era praticamente nessuno, sennonché Steve Rogers, intento a trafficare con la macchinetta, in un disperato tentativo di bere qualcosa senza far esplodere nulla. Lo vide muoversi impacciato e non potette trattenersi dall’andare ad aiutarlo, perché tale visione non faceva che confermare l’ipotesi, che gli risultava stranamente antipatica, che fosse leggermente ritardato. Quella voce girava anche tra i suoi colleghi di vecchia data ed era dannatamente convinto che fossero arrivate anche alle orecchie del diretto interessato, ma che questi non avesse fatto né detto nulla come suo solito.

« Bisogno di aiuto? » chiese pacatamente, mani in tasca, sguardo fisso sul ciuffo biondo che ricadeva sulla fronte del giovane.

Steve sobbalzò spaventato, sbattendo una mano contro la macchinetta.

Sussurrò un “ahia” e si voltò quasi impaurito di scoprire chi avesse parlato.

Realizzando che era stato il signor Stark a porre la domanda, divenne ancora più teso e iniziò a sudare freddo.

« B-Buongiorno, Signor Stark. » salutò gentilmente, passandosi una mano tra i capelli. « Io… stavo solo… » non riusciva a spiegarsi tanto era imbarazzato.

« Lascia fare a me. » lo fece scostare con un gesto della mano sinistra, appena estratta dalla tasca dove riponeva il pacchetto di sigarette. L’uomo cliccò qualche tasto, tutto nel più completo silenzio che fu poi lui stesso a rompere: « Quanto zucchero? » girò solamente il capo verso l’altro.

« Tre, grazie. » ancora una volta non era riuscito a farsi guardare negli occhi.

« Tieni. » disse infine Tony, porgendogli il bicchiere bollente.

Steve lo afferrò senza dire una parola e, proprio grazie al suo silenzio, Tony si rese conto di ciò che stava facendo.

Perché lo stava aiutando? Perché non lo derideva come tutti gli altri? Cosa lo attirava di quel giovane? Ma soprattutto perché?

« Lo so che lei pensa che io sia strano, Signor Stark, ma la prego… non smetta mai di essere diverso dagli altri. » proferì Steve all’improvviso, tutto d’un fiato.

Il maggiore dei due spalancò impercettibilmente gli occhi. Non tanto per le parole del giovane davanti a lui, parole a cui in seguito avrebbe trovato un senso, ma per l’espressione che il biondo era riuscito a mostrargli.

Ora ne era certo, quel ragazzo si rivelava essere una sorpresa ogni giorno di più.

Era serio, senza incertezze, ma soprattutto lo guardava dritto negli occhi.

Tony non seppe cosa dire; troppo sorpreso e poco convinto del significato delle parole dell’altro, per formulare una risposta coerente.

« Con permesso. » disse Steve, oltrepassandolo e andandosene.

Stark si voltò e la figura dell’altro che si allontanava gli parve diversa, più maestosa.

 

*

 

Natasha non si fidava di lui, lui non si fidava di lei; ma in compenso i due riuscivano a parlare di qualsiasi cosa.

Sì, era inutile negarlo. Erano stati a letto insieme più di una volta e avevano fatto faville, perciò avevano un certo feeling e non avevano peli sulla lingua per qualsiasi argomento.

« Quanti questa settimana? »

La donna rise di gusto: « Non mi crederesti. »

« Oh, ormai niente di te mi sorprende più. »

Natasha sorrise maliziosamente. « Nove. » rispose, passandosi la lingua sul labbro superiore.

Tony scoppiò in un fischio di sorpresa e rise. « Notevole, Signorina Romanoff. Davvero niente male. »

« E tu, invece Signor Stark? Che mi racconti? » domandò la rossa, rigirandosi il bicchiere di whisky tra le mani; facendo tintinnare di quando in quando i cubetti di ghiaccio contro la superficie vitrea.

« Sono ad un passo dall’esaurimento nervoso al lavoro, credo che mi comprerò un gattino e sono quasi certo che entro due mesi mi porterò a letto la cara Pepper. » raccontò in sintesi con un sorrise antipatico stampato in faccia.

« Nient’altro? » ammiccò la donna.

Tony posò, sorpreso, il bicchiere e la fissò intensamente. « Che vuoi dire? »

« Sono sicura che hai tralasciato qualcosa. » bevve un sorso.

Tony cambiò espressione. Appoggiò i gomiti al tavolo, avvicinandosi pericolosamente a Natasha. « Ad esempio? Illuminami, dolcezza. » la provocò.

« Oh, no. Sono solo voci di corridoio, ma pare tu abbia scambiato più chiacchiere del solito con lo scemo dell’ufficio. » si passò l’indice vicino alle labbra. « Com’è che si chiama? Ah, sì. Rogers! » sorrise contenta di esserselo ricordato.

L’uomo mosse le mani all’aria con fare riluttante « Ma che diavolo- »

« Oh, non fare finta di non sapere. » sul bel viso della rossa s’era formato il tipico sorriso di chi la sa lunga, molto lunga.

Natasha era anche conosciuta con il soprannome di “Vedova nera”. Era una professionista in interrogatori e anche quella volta aveva fatto le domande e le provocazioni giuste, per stringere Tony in una morsa e farlo cantare come un uccellino.

« Ci ho solamente parlato e mi ha detto una cosa, di cui non voglio capire il senso. Punto. » tagliò corto Stark, sentendosi a disagio per essere crollato sotto i colpi silenziosi della donna davanti a sé. « Tu come cavolo l’hai saputo? »

« Ho i miei informatori. »

« Mi spii? »

« Basandomi sulle mie fonti » iniziò, ignorando la domanda di Tony « quel ragazzo deve essere davvero un tipo fuori dall’ordinario. Come nato in un’epoca non sua. »

Aveva dell’incredibile il fatto che quell’affermazione corrispondesse alla stessa idea che Tony aveva di Steve.

« Gentile con chiunque, impacciato, silenzioso, ordinato, una camicia a righe o quadri ogni giorno differente, pantaloni aderenti, scarpe lucidate, occhi chiari e dolci e – soprattutto – ciuffo biondo ricadente sulla fronte in tipico stile anni quaranta. » fece una pausa, riprendendo il bicchiere dapprima posato, posizionandolo all’altezza dell’occhio destro, guardandovi attraverso la figura deforme dell’uomo di fronte a lei. « Lo sai, Tony? Non capisco cosa ti freni. Sei un uomo di mentalità aperta, no? Se fossi in te, proverei. »

Si alzò, lasciando la donna lì a quel tavolo, sola con quel suo stupido ghigno malefico. Se ne andò non volendo sentire una parola di più.

“Eppure una volta mi hai confidato che non ti sarebbe dispiaciuto provare del sesso con un uomo. Sembravi sincero, sai?”

« ‘Fanculo, brutta puttana. » imprecò, ridendo ma trattenendo tra i denti un singhiozzo carico di rabbia.

 

*

 

Lamentele, denunce, lamentele e di nuovo lamentele.

Sentiva di star per esplodere. Quelle fottute buste postali non facevano altro che arrivare da ore in concomitanza con le mail e le telefonate al capo-ufficio. E tutta quella tortura per cosa? Solo per aver detto la verità: quello sfigato non aveva il minimo talento e il suo suggerimento di darsi all’ippica era puramente spassionato. Odiava come la gente si offendesse facilmente a quei tempi; per persone dirette come lui era dura sopportare certe situazioni… infatti, stava dando i numeri.

« Cazzo, se non fate smettere quel telefono entro tre nanosecondi, giuro che riduco tutto a brandelli e me ne vado! »

« Tony calmati. » quell’eco gli rimbombava nelle orecchie ad ogni sua uscita isterica.

« Col cazzo che mi calmo. ‘Fanculo! Io vado da ognuno di quei figli di puttana e li ammazzo con le mie mani. »

« Avrebbero da contestare anche su quello, Signore. »

« Benissimo, che lo facciano pur- » le sue parole vennero smorzate dalla visione che il cervello mandò ai suoi occhi. Era Steve che aveva parlato, tono calmo e ora sguardo vagante per la stanza. « Credo che altre lettere siano arrivate proprio adesso. » constatò tornando a concentrare l’attenzione sul suo superiore.

Tony si passò una mano sulla fronte sino ad arrivare ai capelli. Sbuffò, stringendo gli occhi, cercando di scovare tutta la calma nascosta nel suo animo.

Non potette accorgersene, ma quel suo gesto provocò una breve, ma intensa reazione nel biondo.

« Senti, Rogers… »

« La prego, Signor Stark » alzò una mano in sua direzione « Mi chiami Steve. » concluse leggermente imbarazzato.

Tony accennò ad una smorfia d’approvazione « D’accordo… Steve. Potresti gentilmente andare dal tipo delle poste del piano inferiore e dirgli di non far passare più nulla? Le mail posso gestirle e credo che i taxi parcheggiati qui sotto riceveranno presto una visita dal telefono della mia postazione, ma le lettere non posso sopportarle. Fa’ qualcosa, per favore. » quasi lo supplicò.

Steve rimase qualche istante a contemplare la figura dell’uomo, poi – come riscossosi con un brivido – fece un cenno affermativo con la testa. « Sarà fatto, Signore. » e corse via ad eseguire la sua richiesta.

Lo stava osservando parlare col tizio delle poste, quando gli balenò in mente di non aver ancora trovato un senso alle sue parole di pochi giorni prima. Ad essere sinceri la sua mente era stata occupata da ben altri pensieri; infilati a forza nella sua mente dall’affermazione della Vedova nera. Non che si fosse messo a valutare ciò che la donna aveva detto; ma aveva provato a pensare a Steve in maniera diversa e tutto quello che aveva ottenuto era un “No” gigantesco stampato tra i suoi neuroni.

Steve Rogers era decisamente una creatura rara, fuori dal comune – come aveva detto Natasha – e data la sua ingenuità e purezza qualsiasi coinvolgimento sessuale con chiunque sfasava del tutto la sua natura. Riusciva semplicemente a vederlo come una persona in grado di amare familiari e amici, o tutt’al più provare rispetto e stima per qualche persona di grado importante. A quel proposito si era anche domandato se per lui provasse un minimo di stima, ma aveva lasciato in sospeso la cosa perché sentiva che la sua testa si stava colmando di idiozie e – dato il suo lavoro – non poteva permetterselo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sì, ok. Aprite il fuoco, ORA! *chiude gli occhi. Anyways... ho questa storia salvata sul computer da un paio di mesi credo, e alla fine mi sono convinta a pubblicarla. Non l'ho ancora conclusa, ma diciamo che sono un pezzo avanti. Non so, io amo Tony e Steve (sì, più di Thor e Loki, scusate fangirls!) e sin da quando ho visto il film non ho potuto che immaginarli in questi panni. L'ingenuo e puro Steve che ha una bella cotta per l'indomabile Tony Stark. Non so, suona bene x°D Beh, voglio dedicare questa storia a mia moglie MartyStyle e ad una carissima amica: Mushroom. Non so, vi voglio bene e mi avete sopportata mentre ero in crisi con alcune parti e poi siete così felici quando la continuo, quindi... è tutta per voi. ♥ Ok, fuggo! Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. :) A presto. ~

   
 
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