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Autore: GirlOnFire    14/06/2012    7 recensioni
Glee x Hunger Games.
Panem, anno indefinito. 24 ragazzi devono affrontarsi in uno scontro all'ulitmo sangue. Uno sarà il vincitore che avrà fama e ricchezza. Ma davvero i giochi all'interno dell'arena sono solo questione di soldi e popolarità?
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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I.  La mietitura.

Sapete cosa dicono della speranza?
Crea sofferenza eterna.

 
Ogni anno era la stessa storia. Tutti i distretti si preparavano per settimane ad accogliere i vari accompagnatori provenienti direttamente da Capitol City. Si preparavano ad avere le telecamere puntate addosso come riflettori, facendo notare come i distretti più ricchi rimanevano sempre tali e come i più poveri sembravano degradarsi ogni anno di più.
Ogni distretto si focalizzava nel ripulire il luogo dove sarebbe avvenuta la consueta cerimonia della Mietitura.
Mietitura. Già la parola stessa non faceva presagire nulla di buono. Non era una semplice raccolta, no. Strappavano due ragazzi dalle loro famiglie, dal loro luogo di nascita, dalle loro abitudini per sbatterli dentro un’arena ad ammazzarsi con tutti gli altri che avevano ricevuto la loro stessa sorte, per puro divertimento personale della gente di Capitol City, che non sapeva neanche cosa volesse dire sofferenza, tristezza, crudeltà. Quelle erano cose che solo la gente dei distretti, persino i più ricchi, potevano capire.
Il luogo dove avveniva la Mietitura era solitamente la piazza principale del distretto. Ognuno di esso era caratterizzato da un particolare ambito. Ad esempio c’era l’undicesimo che si occupava dell’agricoltura. Ecco, lì, la parola mietitura l’avevano bandita come sinonimo di raccolto. Era troppo dura anche solo pronunciarla, anche solo pensarla.
Ogni anno era la stessa storia. Ragazzi dai 12 ai 18 anni si preoccupavano per la loro sorte, o meglio, quelli dei distretti più poveri se ne preoccupavano. Alcuni erano l’unico sostentamento per la loro famiglia, quelli che facevano tessere per avere delle razioni in più di olio e farina.
Poi c’erano loro: i favoriti. Distretto 1 e Distretto 2. Ragazzi che, all’insaputa da Capitol, si allenavano per tutta l’infanzia per proporsi volontari alla Mietitura. I volontari negli altri erano rari, inesistenti.
Negli schermi ogni distretto vedeva in diretta solo il consueto discorso del presidente Sylvester, una donna austera, bionda tinta come da consuetudine per la gente di Capitol, ecco perché era sempre truccatissima e sempre con il viso giovane e fresco. Tutti sapevano che nella capitale quasi ogni giorno c’era chi si faceva risistemare qualcosa.
Tutto quel lusso, quello sfarzo era solo per ricordare ai distretti che loro dovevano stare al loro posto. Era questo anche lo scopo degli Hunger Games.
Ed ecco che quando la popolazione di ogni distretto si riuniva e gli accompagnatori annunciavano ‘felici Hunger Games’, alle due spaccate, i si accendevano in contemporanea in tutta Panem gli schermi e via al solito discorso che spiegava quei massacri che Capitol chiamava giochi.
Nel video si raccontava di come Panem fosse risorta dalle cenere del Nord America dopo essere stato distrutto da catastrofi naturali. Panem con al centro Capitol City e attorno 13 distretti. Poi vennero i ‘Giorni Bui’ in cui ici fu l’insurrezione dei distretti contro la capitale che li sconfisse tutti, distruggendone il tredicesimo.
Ed ecco la nascita degli Hunger Games.  Una sorta di reality show, ecco cos’era. Ventiquattro concorrenti che dovevano uccidersi sotto gli occhi della nazione intera. Il ricordo di come Capitol avesse in mano il controllo delle vite di ogni singolo cittadino.
Ventiquattro concorrenti. Un solo vincitore al quale spettava fama personale e ricchezza per sé e per il suo distretto, almeno per un anno.
I distretti 1 e 2 si erano arricchiti anche grazie ai loro Tributi – i ragazzi che partecipavano ai giochi – mentre gli altri rimanevano nella povertà. A coloro che tornavano vincitori spettava il ruolo di Mentore, colui o colei che si sarebbe occupato di ragguagliare i propri Tributi nella settimana di pre-allenamento e che si sarebbe occupato di cercare gli sponsors per i ragazzi, per farli sopravvivere almeno.
Il distretto 12 era l’unico che aveva avuto due soli mentori. Uno solo era ancora in vita, per così dire: Will Shuester, l’ubriacone del distretto. Nessuno si era mai preso la briga di conoscere la sua storia, e comunque lui non sarebbe riuscito a fornire una vera spiegazione con tutto quell’alcool che aveva in circolo. Probabilmente aveva più quello che sangue nelle vene.  
Gli altri distretti sono più fortunati. I loro ragazzi almeno avranno persone che ragioneranno e faranno il possibile per cercare di portare almeno uno dei due Tributi a casa.
Dopo il discorso annuale del sindaco inizia la vera Mietitura: il sorteggio dei due nomi, uno maschile e uno femminile.
Ogni annunciatore estrae prima il foglietto dall’ampolla che contiene i nomi delle ragazze e fa salire sul palco la designata, la mostra al pubblico come carne da macello mentre spaventata deve ancora capire cosa le succederà di lì a poco. Poi avviene lo stesso con il ragazzo.
Quelli sono i minuti di svolta. Due famiglie per distretto hanno sorte segnata: si preparano a non rivedere più i loro figli. Tutte le altre possono tirare un sospiro di sollievo, anche per quell’anno sono stati risparmiati.
Solo nei primi due distretti ci sono famiglie pronte a perdere un figlio o ritrovarne uno vincitore. Famiglie disposte a tutto per la fama.
Ma la mietitura è iniziata, e non c’è prosperità che tenga al silenzio che regna ovunque.
 


Distretto 1.


Brittany Susan Pierce si specchiò per l’ultima volta mentre lisciava i lunghi e fluenti capelli biondi. Quel giorno doveva apparire al meglio, sicura di sé come non mai. Era brava ad indossare le maschere d’altronde: aveva finto di essere un’ingenua da quando aveva capito che quell’atteggiamento le faceva ottenere la simpatia degli altri mentre lei poteva architettare loschi piani alle spalle di quelli che si fidavano di lei.
Diverso era Artie Abrams, il compagno del suo distretto che avrebbe partecipato ai giochi con lei. Un ragazzo genuino, magari gracile alla vista ma con un’intelligenza fuori dal comune.
Sì, il Distretto 1 quell’anno puntava a far valere astuzia e intelligenza per sopravvivere contro la forza brutale degli altri. E poi si sapeva, dovevano allearsi con quelli del Distretto due fino alla fine, avrebbero attinto alla loro forza e loro ci avrebbero messo il cervello, tenendosi il meglio per loro e per la fine, fintanto che gli avrebbero fatto comodo.
Alla Mietitura come da programma, dopo essersi offerti come volontari, salirono sul palco acclamati dal loro stesso distretto.
Un sorriso, una stretta di mano. I due sarebbero stati amici fino a che il gioco e gli altri concorrenti l’avrebbero consentito, dopodiché morte sicura avrebbe avuto uno di loro, che fosse per mano dell’altro o meno.

 

Distretto 2.

Un coltello sfiorò di poco la guancia di Sebastian Smythe mentre si voltava. Dio, se quella ragazza avrebbe provato ancora a graffiargli il viso con quelle sue maledette lame affilate, che a quanto si diceva nascondeva anche tra i lunghi capelli neri, l’avrebbe decisamente fatta a pezzi. Peccato che non sarebbe sopravvissuto senza di lei, nel migliore dei casi.
Non che Sebastian non fosse forte, o no. Era il migliore. Lo era sempre stato e finalmente adesso poteva proporsi come volontario.
No, Sebastian non sarebbe sopravvissuto senza lei perché, beh, lei era Santana Lopez.
“Nessun graffietto neanche stavolta, Bastian?”
La risata della ragazza era la migliore che lui avesse mai sentito. Entrambi sapevano che non dovevano innamorarsi negli anni degli Hunger Games, soprattutto se aspiravano ad essere Volontari, eppure per entrambi, era stato più forte di loro.
Un odio viscerale li aveva portati a conoscersi più a fondo tra frecciatine e battutine, tra scontri diretti e tentativi di omicidio premeditati. Si erano ritrovati fianco a fianco ad ogni allenamento, sempre a stretto contatto, finchè il contatto fu tra le loro labbra, i loro corpi.
Sapevano che quell’anno sarebbe stato quello distruttivo per loro: entrambi designatisi come volontari. Uno solo sarebbe tornato nel peggiore dei casi. Nel migliore, sarebbero stati liberi di amarsi nella morte.
Il giorno della mietitura, come da programma, Santana aspettò che chiamassero il nome di una ragazza che neanche conosceva per poi dire ad alta voce quello che ogni anno aveva sentito da altre ragazze come lei.
“Mi propongo come volontaria!”
Lo stesso fece Sebastian mentre raggiungeva sul palco la sua amata e rivale. Rivali, ecco come li vedevano tutti, persino chi li conosceva meglio.
Il loro amore proibito era l’unica cosa che gli ricordava la loro età, la loro personalità, tutto ciò che erano davvero.

 

E così fu anche per il distretto 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10. Ad ogni distretto i volontari iniziarono a scarseggiare finchè non ce ne furono del tutto.  Un ragazzo e una ragazza per ogni distretto, sconosciuti fino a quel momento, sarebbero stati considerati, quell’ anno, i martiri, il prezzo da pagare per i Giorni Bui.

 

Distretto 11.

Mike Chang finì di volteggiare da un fune ad un’altra come camminasse sulla terra ferma a mani nude. E così fece anche Tina Cohen-Chang che aveva imparato ad arrampicarsi e costruire rifugi su ogni tipo di fusto, grazie all’amico di infanzia per il quale aveva una cotta.
Nessuno dei due si era immaginato che quel giorno sarebbe stato l’ultimo che avrebbero passato insieme, felici e senza preoccupazioni se non quello di sostentare la propria famiglia.
Nessuno dei due si aspettava di sentire il nome dell’altro alla Mietitura.
Tina era paralizzata quando il suo nome fu pronunciato dall’accompagnatore venuto da Capitol per lei e il Tributo che di lì a poco avrebbe avuto un volto e un nome.
Si mosse come un automa mentre arrivava sul palco, la salivazione assente.
Perse un battito quando sentì il nome di Mike come suo compagno nei giochi di quell’anno. Non voleva crederci, non poteva essere.
Si ritrovarono assieme, come ogni giorno. Stavolta però non erano sugli alberi o tra i campi, no. Stavolta stavano andando incontro alla morte.

 

Distretto 12.

Due paia di occhi si cercavano distrattamente mentre i ragazzi dai 12 ai 18 anni si disponevano in file ordinate. I maschi a destra, le femmine a sinistra.
Quinn Fabray, la figlia del sindaco, cercava gli occhi di un ragazzo ben preciso, un ragazzo che aveva sempre ammirato da lontano. Un ragazzo che la sua migliore amica, o l’unica che potesse davvero considerare tale tra le sue amicizie nel Distretto 12, Rachel Berry, aveva la fortuna di condividere ogni giorno tra i boschi mentre cacciavano insieme per le loro famiglie. Mentre raccoglievano bacche, piante, e le fragole che poi portavano a lei e al padre che li pagava cospicuamente.
Proprio Rachel trovò nella sua ricerca gli occhi di Noah Puckerman, il ragazzo di cui Quinn era infatuata, il ragazzo che era segretamente innamorato di lei, o forse non così segretamente.
Ogni volta che cacciavano insieme Noah proponeva alla bruna Rachel di scappare insieme verso una vita migliore, magari proprio nei boschi. Una vita assieme. Adesso, a Rachel non sembrava una cattiva idea.
E poi c’erano gli occhi di Finn Hudson, il figlio del panettiere della città Burt, che erano concentrati sul discorso annuale, o forse erano solo concentrati sul pregare che non estraessero il suo nome.
Emma Pillsbury, l’accompagnatrice dai buffi capelli arancioni e la voce da bambina, estrasse il primo foglietto dall’ampolla designata ai nomi delle ragazze.
“Quinn Fabray!”
La bionda sgranò gli occhi e deglutì mentre vedeva il padre sul palco dove sarebbe dovuta stare in piedi, davanti a tutti, in pochi secondi. Non capì neanche il perché del trambusto alle sue spalle. Le sue orecchie sembravano ovattate mentre Rachel gridava.
“VOLONTARIA! Mi offro come volontaria!”
La bruna correva verso la bionda, scrollandola per le spalle mentre quella si riprendeva.
“Cos..Rachel NO! Cosa hai fatto??”
Gli occhi della ragazza cercarono quelli di Noah che al minimo segnale prese di peso la bionda che si dimenava e si opponeva a quel cambio.
Rachel invece prendeva atto di quello che aveva fatto e si ripromise di non piangere, di non mostrarsi debole. Di proseguire, passo dopo passo, verso il palco. Aveva tutti gli occhi puntati addosso mentre stava lì in piedi di fronte all’intero distretto. Vedeva i suoi due papà stringersi tra loro. Non c’erano lacrime nei loro volti, ma solo orgoglio. Aveva salvato la vita della figlia del sindaco, di un’amica. Loro se la sarebbero cavata. E poi la loro bambina era forte, poteva farcela. Lei, poteva davvero farcela.
Attese con il fiato sospeso di sentire il nome del compagno che avrebbe avuto, sperando che non fosse Noah, e per sua fortuna non lo fu. Per sua sfortuna il nome era quello di Finn Hudson.

 

 

✰✰✰✰

GirlOnFire’s Notes.

 

Non ci credo! Ce l’ho fatta! Finalmente ho iniziato questo crossover, sperando che possa interessare e che la mia idea sia buona.
Volevo ringraziare chi mi ha spinta a scriverla: damnhudson (my sunshine
) e Locomotta (moglia ). Senza di voi e i nostri scleri a quest’ora non starei qui a scrivere tutte queste fan fiction!
E beh, che dire, spero piaccia davvero! Non so ancora quanti capitoli saranno, voglio provare a seguire la linea temporale del libro ampliando i personaggi usati. E a proposito di questi ultimi, spero che non me ne vogliate per quelli che ho scelto io. So bene che ognuno ha i propri preferiti e li vorrebbe vedere protagonisti, come per le ships stesse. Io ho usato la Sebtana come Clato, la Quick come GalexMadge, la Finchel come Peenis.
Ovviamente cercherò di mantenerò un po’ dei caratteri dei personaggi di Hunger Games e di Glee in ognuno di loro.
E.. nulla. Al prossimo capitolo.

   
 
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