I.
La mietitura.
Sapete
cosa dicono della speranza?
Crea
sofferenza eterna.
Ogni anno era la stessa storia. Tutti i distretti si preparavano
per settimane ad accogliere i vari accompagnatori provenienti
direttamente da
Capitol City. Si preparavano ad avere le telecamere puntate addosso
come
riflettori, facendo notare come i distretti più ricchi
rimanevano sempre tali e
come i più poveri sembravano degradarsi ogni anno di
più.
Ogni distretto si focalizzava nel ripulire il luogo dove sarebbe
avvenuta la consueta cerimonia della Mietitura.
Mietitura. Già la parola stessa non faceva presagire nulla
di
buono. Non era una semplice raccolta, no. Strappavano due ragazzi dalle
loro
famiglie, dal loro luogo di nascita, dalle loro abitudini per sbatterli
dentro
un’arena ad ammazzarsi con tutti gli altri che avevano
ricevuto la loro stessa
sorte, per puro divertimento personale della gente di Capitol City, che
non
sapeva neanche cosa volesse dire sofferenza, tristezza,
crudeltà. Quelle erano
cose che solo la gente dei distretti, persino i più ricchi,
potevano capire.
Il luogo dove avveniva la Mietitura era solitamente la piazza
principale del distretto. Ognuno di esso era caratterizzato da un
particolare
ambito. Ad esempio c’era l’undicesimo che si
occupava dell’agricoltura. Ecco, lì,
la parola mietitura l’avevano bandita come sinonimo di
raccolto. Era troppo
dura anche solo pronunciarla, anche solo pensarla.
Ogni anno era la stessa storia. Ragazzi dai 12 ai 18 anni si
preoccupavano per la loro sorte, o meglio, quelli dei distretti
più poveri se
ne preoccupavano. Alcuni erano l’unico sostentamento per la
loro famiglia,
quelli che facevano tessere per avere delle razioni in più
di olio e farina.
Poi c’erano loro: i favoriti. Distretto 1 e Distretto 2.
Ragazzi
che, all’insaputa da Capitol, si allenavano per tutta
l’infanzia per proporsi
volontari alla Mietitura. I volontari negli altri erano rari,
inesistenti.
Negli schermi ogni distretto vedeva in diretta solo il consueto
discorso del presidente Sylvester, una donna austera, bionda tinta come
da
consuetudine per la gente di Capitol, ecco perché era sempre
truccatissima e
sempre con il viso giovane e fresco. Tutti sapevano che nella capitale
quasi
ogni giorno c’era chi si faceva risistemare qualcosa.
Tutto quel lusso, quello sfarzo era solo per ricordare ai distretti che
loro
dovevano stare al loro posto. Era questo anche lo scopo degli Hunger
Games.
Ed ecco che quando la popolazione di ogni distretto si riuniva e
gli accompagnatori annunciavano ‘felici Hunger
Games’, alle due spaccate, i si accendevano
in contemporanea in tutta Panem gli schermi e via al solito discorso
che
spiegava quei massacri che Capitol chiamava giochi.
Nel video si raccontava di come Panem fosse risorta dalle cenere
del Nord America dopo essere stato distrutto da catastrofi naturali.
Panem con
al centro Capitol City e attorno 13 distretti. Poi vennero i
‘Giorni Bui’ in
cui ici fu l’insurrezione dei distretti contro la capitale
che li sconfisse
tutti, distruggendone il tredicesimo.
Ed ecco la nascita degli Hunger Games.
Una sorta di reality show, ecco cos’era.
Ventiquattro concorrenti che dovevano uccidersi sotto gli occhi della
nazione
intera. Il ricordo di come Capitol avesse in mano il controllo delle
vite di
ogni singolo cittadino.
Ventiquattro concorrenti. Un solo vincitore al quale spettava fama
personale e ricchezza per sé e per il suo distretto, almeno
per un anno.
I distretti 1 e 2 si erano arricchiti anche grazie ai loro Tributi
– i ragazzi che partecipavano ai giochi – mentre
gli altri rimanevano nella
povertà. A coloro che tornavano vincitori spettava il ruolo
di Mentore, colui o
colei che si sarebbe occupato di ragguagliare i propri Tributi nella
settimana
di pre-allenamento e che si sarebbe occupato di cercare gli sponsors
per i ragazzi,
per farli sopravvivere almeno.
Il distretto 12 era l’unico che aveva avuto due soli mentori.
Uno
solo era ancora in vita, per così dire: Will Shuester,
l’ubriacone del
distretto. Nessuno si era mai preso la briga di conoscere la sua
storia, e
comunque lui non sarebbe riuscito a fornire una vera spiegazione con
tutto
quell’alcool che aveva in circolo. Probabilmente aveva
più quello che sangue
nelle vene.
Gli altri distretti sono più fortunati. I loro ragazzi
almeno
avranno persone che ragioneranno e faranno il possibile per cercare di
portare
almeno uno dei due Tributi a casa.
Dopo il discorso annuale del sindaco inizia la vera Mietitura: il
sorteggio dei due nomi, uno maschile e uno femminile.
Ogni annunciatore estrae prima il foglietto dall’ampolla che
contiene i nomi delle ragazze e fa salire sul palco la designata, la
mostra al
pubblico come carne da macello mentre spaventata deve ancora capire
cosa le
succederà di lì a poco. Poi avviene lo stesso con
il ragazzo.
Quelli sono i minuti di svolta. Due famiglie per distretto hanno
sorte segnata: si preparano a non rivedere più i loro figli.
Tutte le altre
possono tirare un sospiro di sollievo, anche per quell’anno
sono stati
risparmiati.
Solo nei primi due distretti ci sono famiglie pronte a perdere un
figlio o ritrovarne uno vincitore. Famiglie disposte a tutto per la
fama.
Ma la mietitura è iniziata, e non c’è
prosperità che tenga al silenzio
che regna ovunque.
Distretto
1.
Brittany Susan Pierce si specchiò per l’ultima
volta mentre
lisciava i lunghi e fluenti capelli biondi. Quel giorno doveva apparire
al
meglio, sicura di sé come non mai. Era brava ad indossare le
maschere d’altronde:
aveva finto di essere un’ingenua da quando aveva capito che
quell’atteggiamento
le faceva ottenere la simpatia degli altri mentre lei poteva
architettare
loschi piani alle spalle di quelli che si fidavano di lei.
Diverso era Artie Abrams, il compagno del suo distretto che
avrebbe partecipato ai giochi con lei. Un ragazzo genuino, magari
gracile alla
vista ma con un’intelligenza fuori dal comune.
Sì, il Distretto 1 quell’anno puntava a far valere
astuzia e
intelligenza per sopravvivere contro la forza brutale degli altri. E
poi si
sapeva, dovevano allearsi con quelli del Distretto due fino alla fine,
avrebbero attinto alla loro forza e loro ci avrebbero messo il
cervello,
tenendosi il meglio per loro e per la fine, fintanto che gli avrebbero
fatto
comodo.
Alla Mietitura come da programma, dopo essersi offerti come
volontari, salirono sul palco acclamati dal loro stesso distretto.
Un sorriso, una stretta di mano. I due sarebbero stati amici fino
a che il gioco e gli altri concorrenti l’avrebbero
consentito, dopodiché morte
sicura avrebbe avuto uno di loro, che fosse per mano
dell’altro o meno.
Distretto
2.
Un coltello sfiorò di poco la guancia di
Sebastian Smythe mentre
si voltava. Dio, se quella ragazza avrebbe provato ancora a graffiargli
il viso
con quelle sue maledette lame affilate, che a quanto si diceva
nascondeva anche
tra i lunghi capelli neri, l’avrebbe decisamente fatta a
pezzi. Peccato che non
sarebbe sopravvissuto senza di lei, nel migliore dei casi.
Non che Sebastian non fosse forte, o no. Era il migliore. Lo era
sempre stato e finalmente adesso poteva proporsi come volontario.
No, Sebastian non sarebbe sopravvissuto senza lei perché,
beh, lei era Santana Lopez.
“Nessun graffietto neanche stavolta, Bastian?”
La risata della ragazza era la migliore che lui avesse mai
sentito. Entrambi sapevano che non dovevano innamorarsi negli anni
degli Hunger
Games, soprattutto se aspiravano ad essere Volontari, eppure per
entrambi, era
stato più forte di loro.
Un odio viscerale li aveva portati a conoscersi più a fondo
tra
frecciatine e battutine, tra scontri diretti e tentativi di omicidio
premeditati. Si erano ritrovati fianco a fianco ad ogni allenamento,
sempre a
stretto contatto, finchè il contatto fu tra le loro labbra,
i loro corpi.
Sapevano che quell’anno sarebbe stato quello distruttivo per
loro:
entrambi designatisi come volontari. Uno solo sarebbe tornato nel
peggiore dei
casi. Nel migliore, sarebbero stati liberi di amarsi nella morte.
Il giorno della mietitura, come da programma, Santana
aspettò che
chiamassero il nome di una ragazza che neanche conosceva per poi dire
ad alta
voce quello che ogni anno aveva sentito da altre ragazze come lei.
“Mi propongo come volontaria!”
Lo stesso fece Sebastian mentre raggiungeva sul palco la sua amata
e rivale. Rivali, ecco come li vedevano tutti, persino chi li conosceva
meglio.
Il loro amore proibito era l’unica cosa che gli ricordava la
loro
età, la loro personalità, tutto ciò
che erano davvero.
E così fu
anche per il distretto 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10. Ad ogni distretto i
volontari
iniziarono a scarseggiare finchè non ce ne furono del tutto.
Un ragazzo e una
ragazza per ogni distretto,
sconosciuti fino a quel momento, sarebbero stati considerati,
quell’ anno, i
martiri, il prezzo da pagare per i Giorni Bui.
Distretto
11.
Mike Chang finì di volteggiare da un
fune ad un’altra come camminasse
sulla terra ferma a mani nude. E così fece anche Tina
Cohen-Chang che aveva
imparato ad arrampicarsi e costruire rifugi su ogni tipo di fusto,
grazie all’amico
di infanzia per il quale aveva una cotta.
Nessuno dei due si era immaginato che quel giorno sarebbe stato
l’ultimo
che avrebbero passato insieme, felici e senza preoccupazioni se non
quello di
sostentare la propria famiglia.
Nessuno dei due si aspettava di sentire il nome dell’altro
alla
Mietitura.
Tina era paralizzata quando il suo nome fu pronunciato
dall’accompagnatore
venuto da Capitol per lei e il Tributo che di lì a poco
avrebbe avuto un volto
e un nome.
Si mosse come un automa mentre arrivava sul palco, la salivazione
assente.
Perse un battito quando sentì il nome di Mike come suo
compagno
nei giochi di quell’anno. Non voleva crederci, non poteva
essere.
Si ritrovarono assieme, come ogni giorno. Stavolta però non
erano
sugli alberi o tra i campi, no. Stavolta stavano andando incontro alla
morte.
Distretto
12.
Due paia
di occhi si cercavano distrattamente mentre i ragazzi dai
12 ai 18 anni si disponevano in file ordinate. I maschi a destra, le
femmine a
sinistra.
Quinn Fabray, la figlia del sindaco, cercava gli occhi di un
ragazzo ben preciso, un ragazzo che aveva sempre ammirato da lontano.
Un
ragazzo che la sua migliore amica, o l’unica che potesse
davvero considerare
tale tra le sue amicizie nel Distretto 12, Rachel Berry, aveva la
fortuna di
condividere ogni giorno tra i boschi mentre cacciavano insieme per le
loro
famiglie. Mentre raccoglievano bacche, piante, e le fragole che poi
portavano a
lei e al padre che li pagava cospicuamente.
Proprio Rachel trovò nella sua ricerca gli occhi di Noah
Puckerman, il ragazzo di cui Quinn era infatuata, il ragazzo che era
segretamente innamorato di lei, o forse non così
segretamente.
Ogni volta che cacciavano insieme Noah proponeva alla bruna Rachel
di scappare insieme verso una vita migliore, magari proprio nei boschi.
Una
vita assieme. Adesso, a Rachel non sembrava una cattiva idea.
E poi c’erano gli occhi di Finn Hudson, il figlio del
panettiere
della città Burt, che erano concentrati sul discorso
annuale, o forse erano
solo concentrati sul pregare che non estraessero il suo nome.
Emma Pillsbury, l’accompagnatrice dai buffi capelli arancioni
e la
voce da bambina, estrasse il primo foglietto dall’ampolla
designata ai nomi
delle ragazze.
“Quinn Fabray!”
La bionda sgranò gli occhi e deglutì mentre
vedeva il padre sul
palco dove sarebbe dovuta stare in piedi, davanti a tutti, in pochi
secondi.
Non capì neanche il perché del trambusto alle sue
spalle. Le sue orecchie
sembravano ovattate mentre Rachel gridava.
“VOLONTARIA! Mi offro come volontaria!”
La bruna correva verso la bionda, scrollandola per le spalle
mentre quella si riprendeva.
“Cos..Rachel NO! Cosa hai fatto??”
Gli occhi della ragazza cercarono quelli di Noah che al minimo
segnale prese di peso la bionda che si dimenava e si opponeva a quel
cambio.
Rachel invece prendeva atto di quello che aveva fatto e si
ripromise di non piangere, di non mostrarsi debole. Di proseguire,
passo dopo
passo, verso il palco. Aveva tutti gli occhi puntati addosso mentre
stava lì in
piedi di fronte all’intero distretto. Vedeva i suoi due
papà stringersi tra
loro. Non c’erano lacrime nei loro volti, ma solo orgoglio.
Aveva salvato la
vita della figlia del sindaco, di un’amica. Loro se la
sarebbero cavata. E poi
la loro bambina era forte, poteva farcela. Lei,
poteva davvero farcela.
Attese con il fiato sospeso di sentire il nome del compagno che
avrebbe avuto, sperando che non fosse Noah, e per sua fortuna non lo
fu. Per
sua sfortuna il nome era quello di Finn Hudson.
✰✰✰✰✰
GirlOnFire’s Notes.
Non ci
credo! Ce l’ho fatta! Finalmente ho iniziato questo
crossover, sperando che possa interessare e che la mia idea sia buona.
Volevo ringraziare chi mi ha spinta a scriverla: damnhudson (my
sunshine ♥) e Locomotta (moglia ♥). Senza di voi e i nostri scleri a
quest’ora non starei qui a scrivere tutte queste fan fiction!
Ovviamente cercherò di mantenerò un po’
dei caratteri dei
personaggi di Hunger Games e di Glee in ognuno di loro.