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Autore: MaryCarry    14/06/2012    1 recensioni
Di nuovo ciao a tutti! Sono stata ispirata a scrivere una Piccola one shot su momenti, seguenti al finale di città degli angeli caduti, di Sebastian e Jace.  Dal testo: La cerimonia era completa, una giovane e terribile vita ricominciava da dove era stata interrotta grazie al ritorno di un'altra più pura, in una sfida tra il cielo e L'inferno. Nella speranza di avervi un po incuriositi vi auguro Buona lettura :) 
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cerimonia era completa, una giovane e terribile vita ricominciava da dove era stata interrotta grazie al ritorno di un'altra più pura, in una sfida tra il cielo e L'inferno. Jhonatan Morgenstren e Jhonatan Herondale ora avevano un legame infrangibile, demoniaco, più forte di qualsiasi altra cosa, le idee di uno erano condivise dall'altro, il dolore di uno era il dolore dell'altro, un graffio sulla pelle del primo, sarebbe stato sangue su quella del secondo; il marchio di Lilith che gli univa era così forte che non poteva essere curato,  così potente che garantiva a Sebastian il controllo su Jace. Aveva scelto di farsi chiamare così, Sebastian, per celebrare il suo ritorno alla vita, ponendo un distacco da quella che era stata la sua vecchia esistenza, questo nome non gli era stato dato da una madre codarda ne tanto meno da un padre ormai morto. Subito dopo lo scambio di sangue , Jace perse i sensi, così Sebastian, con una smorfia irritata, fu costretto a caricarselo in spalla e scappare nel primo posto venutogli in mente: l'appartamento di Valentine. Logicamente questo non era un luogo comune, si trattava di un appartamento interdimensionale, era in grado di materializzarsi in qualsiasi posto desiderato, non poteva essere rintracciato e ovviamente era invisibile a un banale occhio umano. L'unico modo per accedervi era visualizzarsi nella mente l'immagine dell'ingresso  della cucina, in quanto la casa non aveva porte che conducevano al mondo esterno. Non appena arrivati, Sebastian depose un  Jace ancora svenuto, in una delle tre camere da letto dell'appartamento, non aveva bisogno di star li a sorvergliarlo, grazie al legame instaurato da Lilith, poteva capire quando Jace era o meno cosciente e da quando lo aveva conosciuto, praticamente non lo era mai! questa strana abitudine  sarebbe dovuta sparire presto, non la tollerava.  Il mattino seguente, Jace si svegliò piuttosto confuso, non gli piaceva sentirsi tanto stordito, il suo ultimo ricordo era il viso di Clary che scompariva, sovrastato da una voce melodica e suadente, che una volta era stata oggetto di odio puro, quella di Sebastian. Non capiva dove si trovasse e i suoi ricordi erano alquanto annebbiati, ma, nonostante ciò, si sentiva bene, dopo essere stato per tanto tempo una marionetta nelle mani di Lilith finalmente si sentiva come se si fosse sbarazzato di un grande peso che lo opprimeva e ora poteva finalmente affermare di star veramente bene. "Finalmente fratellino! Temevo di doverti dare un bacio per farti rinvenire!", di nuovo quella voce, ma questa volta non era nella sua testa, proveniva dal ragazzo appoggiato alla porta, Sebastian. "Strano, molti non si sarebbero trattenuti e avrebbero approfittato della situazione!" Poi tutto riaffiorò, così, all'improvviso, la festa di fidanzamento, Lilith, Simon, la bara con dentro il corpo morto di Sebastian, il rituale e Clary ,piena di graffi e di sangue,col vestito tutto strappato, La sua Clary, che scendeva dal palazzo per rassicurare la madre, -torno fra cinque minuti- aveva detto... Dov'era Clary? Stava bene?, Jace venne assalito dal panico "Clary, dov'è Clary? Come sta?" Sebastian sbuffò deluso "ti trovi davanti a un uomo che fino all'altro giorno giaceva in una bara morto, a causa tua tra l'altro, e il tuo primo pensiero è diretto a sua sorella? Mi sento sottostimato, comunque sia, presumo che Clary sia a New York, e presumo inoltre, che sia disperata in quanto lei è la e tu sei qua...hai la minima idea di dove sia 'qua'?, Lei sicuramente no" il silenzio di Jace lasciò intendere a Sebastian di averlo colto di sorpresa, e non riuscì a trattenere un ghigno, " ci troviamo a Firenze, devo parlare con delle persone, non ci fermeremo qui a lungo, domani andiamo a Londra", Jace non capiva il motivo, ma non provava odio per quel ragazzo davanti a lui, era a Firenze perché doveva incontrasi con delle persone? A lui andava bene, ma doveva vedere Clary, vedere che stava bene "Ho bisogno di vederla, quanto meno di chiamarla! Devo accertarmi che stia bene, l'ultima volta che l'ho vista a malapena si reggeva in piedi...per l'Angelo l'ho minacciata puntandole un coltello alla gola...devo parlarle!" Sebastian ora era veramente irritato, non solo a Jace non importava niente di quello che gli aveva detto, ma continuava a pensare a Lei, probabilmente faceva lo stesso effetto a molti!, non era geloso ma arrabbiato, la runa di Lilith avrebbe dovuto far diventare Jace una specie di  bambola telecomandata, non si era opposto al fatto che lo avesse rapito in effetti, ma a prescindere da tutto lui riusciva ancora a pensare a Clary. Oltre al piano progettato, Sebastian  si impose  il dovere di sovrastare questo strano sentimento, a detta di Valentine distruttivo, che lui non riusciva proprio a capire, il quale era l'amore; poteva questo sentimento essere davvero così potente da superare la forza di Lilith? "Ora calmati! Clary ci serve, presto la porteremo dalla nostra parte, anzi tu lo farai, e allora potrai stare con lei" detto questo, nonostante il tono di ghiaccio e fermo tipico di un padre che rimprovera il figlio usato da Sebastian,  Jace sembrò tranquillizzarsi, e dopo avergli spiegato il sul piano e aver risposto a varie domande del ragazzo, Sebastian si ritirò in camera sua a dir poco irato; se Jace era ciò che Clary voleva bene, avrebbero potuto condividerlo, lui usarlo per raggiungere il suo obbiettivo e sua sorella per divertirsi, ma presto o tardi Clary avrebbe dovuto capire che Lei apparteneva solo a Sebastian e a nessun altro, infondo lo sapeva, anche lui apparteneva a Lei.
  
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