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Autore: michi_993    14/06/2012    1 recensioni
Ho trovato un’ottima distrazione per immergermi in un mondo che amo, non mi limito più a giocarci su ps3 ma ho deciso di creare un piccolo capitolo giusto per rendere Assassin's Creed un po' più mio. Spero vi piaccia :D
Farida è un assassina che vive ad Alamut è considerata solo dal suo migliore amico Kadar al Sayf, fratello minore di Malik, ma ben presto succederà qualcosa che cambierà radicalmente la storia della forte Farida...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kadar Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1)Vita da Farida.

Odiavo essere una donna. Sottovalutata dal resto del mondo. Spesso dicevano che le donne non potevano varcare il confine tra il giardino e la fortezza. Il giardino era una prigione senza muri, le donne che vivevano al suo interno erano plagiate, tenute allo scuro di tutto, usate come premio per gli assassini dopo i lunghi viaggi nelle città d’oriente. C’è del marcio anche qui, ma nessuno vuole ammetterlo.
I rilievi che circondavano Alamut all’alba offrivano un riparo ottimale dal vento pungente d’inverno, e ora d’estate offrivano riparo dal sole soffocante che sfiniva tutti nella cittadella. Come ogni giorno mi recavo nel cortile e assistevo ai duri allenamenti dei novizi. Erano anni che vivevo in quella fortezza e avevo sempre dimostrato di cavarmela con la spada ma nessuno mi aveva mai preso sul serio. D’altronde sono una donna, dicevano, cosa pretendo.
Sentii un fruscio dietro le mie spalle feci in tempo a girarmi, estrarre la spada e parare un colpo. Kadar. L’unico uomo che mi considerava alla sua altezza, o quasi. Da quando sono entrata a far parte della confraternita mi ha considerato una parte attiva di essa. Contribuivo alle missioni e le portavo a termine, facevo la mia piccola parte all’interno di quella grande famiglia. Se devo essere sincera, consideravo Kadar un uomo affascinante, alto, capelli neri pece e occhi scuri che rapivano la mia curiosità. Ma era il suo carattere quello che mi colpiva di più, sfuggente e misterioso ma soprattutto ironico. Si divertiva a prendermi in giro su vari fattori ed episodi che mi riguardavano. Ero un po’ permalosa a volte, ma dopo anni ci avevo fatto l’abitudine.

- Buongiorno Farida!- sorrise.
-Oh si! Proprio un buongiorno, hai uno strano modo di salutarmi!-
Riposi la spada nel fodero e cosi fece anche Kadar.
-Devo fare delle commissioni per il Maestro al villaggio, ti va di accompagnarmi?-
Annuì. D’altra parte non avevo nulla da fare. Si, mi assegnavano delle missioni, ma in una società di uomini io ero l’anello debole e non avevo missioni importanti da portare a termine.
-Chi arriva ultimo al pozzo è un templare!-
Kadar cominciò a correre giù dal pendio che conduceva al villaggio. Lo segui.
Correva veloce, il cappuccio era ricaduto sulle spalle, i suoi capelli corvini erano spettinati dal vento caldo d’oriente. Era quasi l’alba, ansimavo ma non potevo lasciarmi battere da un uomo. Kadar era alla fine del pendio svoltò l’angolo e imboccò una scorciatoia. Non fui da meno. Mi aiutai saltando sul muretto che costeggiava la strada e con un balzo riuscii ad aggrapparmi ad una sporgenza del tetto scivolando, ma riuscii a resistere. Puntai i piedi sul muro candido di una casa sentii imprecare, probabilmente era il proprietario. Stavo perdendo tempo ma sui tetti si può osservare tutto e raggiungere un luogo in molto meno tempo. Strano che Kadar non abbia fatto lo stesso. Corsi sui tetti biancastri delle case, saltando da un edificio all’altro con grande abilità, sentivo 1000 occhi su di me, i bambini del villaggio mi osservavano a bocca aperta, indicandomi. Sentivo nei miei capelli corvini il caldo vento del deserto, la tunica scura, tipico del basso rango, pesava sul mio fisico stanco, la cintura rossa volteggiava dietro di me e il cappuccio resisteva ancora sulla mia testa. Finalmente raggiunsi lo spiazzo dove c’era il pozzo Kadar non era ancora arrivato, per fortuna. Eseguì un salto della fede cascai in un mucchio di paglia, mentre uscivo vidi Kadar raggiungermi, con un balzo riuscii ad arrivare prima di lui. Trattenni il fiato per dimostrare all’assassino di non aver faticato. Ma fu invano.
- E brava Farida!- disse sorridendo e ansimando.
Il pozzo si trovava di fronte all’entrata principale del villaggio, in lontananza si intravedeva qualcosa. Un uomo a cavallo si stava avvicinando. Il mistero durò pochi attimi.
- Altair è tornato!-  incalzò la folla.
-Altair...- sbuffai.
Kadar mi guardò sbigottito.
Era nota la mia perplessità  verso Il Maestro Assassino, come tutti lo chiamavano. Un uomo altezzoso, che disprezzava il credo, elogiato dal Maestro per le sue note abilità nel togliere la vita, anche io lo ammiravo per le abilità ma decisamente non per il carattere difficile e arrogante che dimostrava, eppure tanto amato dalla folla. Entrò in città a piedi con passo deciso, si avvicinò al pozzo per abbeverarsi. Il villaggio pareva essersi fermato tutti osservavano l’assassino, incantati.
- Pace e Sicurezza Altair- Kadar abbassò il capo e appoggiò il pugno sul petto.
Mi girai verso Kadar con sguardo stranito, ma subito rivolsi lo sguardo verso Altair. Il Maestro Assassino non lo degnò di uno sguardo. Girò le spalle e si diresse verso la fortezza.
- Sei patetico Kadar- incalzai appena Altair fu distante.
- No, è solo che lo ritengo un grande Assassino-
- è arrogante e presuntuoso e per lo più non rispetta il credo!-
- Farida so che pensi, per me rimane un sogno affrontare una missione con lui, sono giovane ed inesperto ho tanto da imparare ancora-
- Kadar piuttosto che imparare da Altair che a quanto pare non ti degna di uno sguardo, c’è tuo fratello che è altrettanto bravo-
- Malik? Puff- sbuffò dandomi le spalle – Non sarà mai al suo livello-.
Aveva una grande stima di Altair ma non riusciva a confrontarlo con Malik, suo fratello maggiore. Lo riteneva bravo ma mai abbastanza e a mio parere Malik lo aveva notato, per questo tra lui e il Maestro Assassino non c’era simpatia. Malik riteneva Altair un uomo con pochi valori, l’unico dono a suo avviso era l’abilità di combattere. Tra i due c’era molta competizione e invidia da parte di Malik. Ovviamente non capivo come si potesse adorare un uomo cosi particolare come il Maestro Assassino, magari la mia giovane età mi impediva di capirlo, o magari un giorno sarei stata anche io ammaliata da quest’individuo. Solo il tempo lo dirà. Staremo a vedere se diventerò patetica come Kadar.
- Andiamo leccapiedi! – incalzai. Avevo anch'io il diritto di prenderlo in giro d’altronde.
  
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