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Autore: Raffaelemods    14/06/2012    1 recensioni
Marco, svegliandosi una mattina, realizza di essere tornato nel passato. Dovrà cercare una spiegazione e salvarsi da un'incidente che lo porterà alla morte.
Genere: Avventura, Science-fiction, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l’alba. Marco se ne accorse per via dei raggi di sole che entravano dalla finestra davanti al lui attraverso la tapparella non del tutto abbassata. Non era la prima volta che si svegliava prima del suono della sveglia. La cercò sul comodino di fianco al letto, la prese ma gli scivolò di mano e cadde. Si innervosì, si alzò, lasciò la sveglia per terra e andò al piano terra per fare la colazione che sperava che sua madre gli avesse già preparato. Era così. Sul tavolo in cucina c’era una tazza di latte ancora fumante con dei biscotti confezionati sparsi sulla tovaglia. Mangiò, si lavò e dopo essersi vestito e dato un’ultima occhiata allo specchio era pronto per uscire. Guardò l’orologio appeso alla parete in salotto, erano le 7:46 e era in anticipo, come aveva previsto. Prese la cartella piena di libri, le chiavi di casa e si avviò verso la scuola. Essa non distava molto da dove abitava e poteva tranquillamente arrivarci in 10 minuti escludendo ovviamente imprevisti del viaggio quali incontri con amici. Difatti incontrò Paolo alla fermata dell’autobus intento a rollarsi una sigaretta, o qualunque cosa essa fosse. Si salutarono stringendosi la mano, parlarono per qualche minuto fino a quando non arrivò il suo autobus. C’era molto traffico in strada quella mattina, le auto sfrecciavano veloci per un tratto di strada per poi fermarsi in coda e ripartire al segnale del semaforo. La scuola era oramai a poche centinaia di metri, dall’altro lato della strada , Marco doveva solo attraversarla. Cosa che fece dopo aver trovato le strisce pedonali. Non poteva minimamente immaginare che a metà della carreggiata un’auto lo colpì in pieno, il suo corpo sbattè violentemente sulla carrozzeria, deformandola, il parabrezza si distrusse e Marco atterrò a terra. Molte persone accorsero in suo soccorso e un uomo in particolare gli disse di chiudere gli occhi e di riprovare. Marco li chiuse. Era l’alba. Marco cadde da letto e sbatté la testa sul comodino facendo cadere la sveglia. Si guardò intorno spaesato e impaurito, ma allo stesso tempo felice che ciò che era successo era stato solo un sogno. Era rimasto comunque molto scosso in quanto tutto era sembrato estremamente reale. Si alzò, uscì dalla camera e con sua grande sorpresa trovò al piano di sotto la tazza con il latte fumante e i biscotti sparsi sulla tovaglia, esattamente come nel sogno. Cercò di non pensarci eccessivamente, mangiò, si vestì e guardò l’ora; erano le 7:46. Si incamminò verso scuola, incontrò Paolo alla fermata dell’autobus intento a fumare, lo salutò, ci parlò e si rese conto che stavano parlando degli stessi argomenti che aveva sognato e per quanto si sforzasse di cambiarli alla fine la conversazione rimaneva identica come nel sogno. Arrivò sulle strisce pedonali che portavano all’altra parte della strada, dov’era situata la scuola. Non era una persona scaramantica (o almeno non lo era stato fino a quel momento) ma pensò di andare ad attraversare più avanti. Così fece, ma una macchina di colore blu lo investì nuovamente. Mentre se ne stava disteso al suolo lo stesso uomo del sogno, gli si avvicinò ma non fece tempo di parlagli che Marco chiuse gli occhi. Era l’alba. Marcò aprì gli occhi e scoppiò a piangere. Questa volta lo aveva vissuto, non era stato un sogno, ne era sicuro. Si fece un milione di domande ma non ne trovò risposta neanche ad una. Pensò che magari stava diventando un pazzo o la sua mente ancora da ragazzo sedicenne concepì l’idea che forse era stato la vittima di un viaggio nel tempo. Forse, era tornato nel passato. Gli sembrò un’idea bizzarra, assurda, ma non aveva altre spiegazioni. Si alzò ed era talmente distratto che andò a sbattere contro il comodino. Andò al piano terra, non fece colazione, si vestì, uscì di casa e si incamminò verso scuola. Si sentiva completamente spaesato, non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto fare. Incontrò Paolo per l’ennesima volta intento a fumare ma non lo salutò, con l’idea che forse qualcosa sarebbe cambiato. Arrivò sulle fatidiche strisce pedonali e dopo aver riflettuto decise di attraversarle, tenendo conto del fatto che se le avesse attraversate da un’altra parte sarebbe stato comunque investito, se avesse saltato la scuola sarebbe morto in un altro incidente, era destino. Probabilmente doveva andare a finire così e si rassegnò. Si incamminò e come le altre volte un’auto (questa volta però di colore rosso) lo investì, ma mentre il suo corpo sbatteva sulla carrozzeria Marco vide un ragazzo che lo guardava dall’altro lato della strada. Cadde per terra, sull’asfalto ruvido, e molte persone si avvicinarono a lui con l’intento di soccorrerlo. Si avvicinò più di tutti un uomo, lo stesso delle altre volte, ma questa volta lo vide meglio, sebbene la vista gli si stesse offuscando e era un ragazzo con la sua stessa felpa e il cappuccio che gli copriva la testa. Sgranò gli occhi quando realizzò che il ragazzo era lui. -Ho trovato la soluzione finalmente, adesso chiudi gli occhi e poi riuscirai a vedere- gli disse a bassa voce. Marco non riuscì a parlare e voleva stare sveglio, non voleva… chiudere gli occhi. Era l’alba. Ma non era nel suo letto, questa volta era davanti al suo corpo inanime in strada. Si fece largo tra la gente tenendosi il viso ben coperto col cappuccio, e si diresse versò il parco vicino alle scuole. Si sedette su una panchina, si tolse il cappuccio e si mise le mani tra i folti capelli marroni. Ci era riuscito, era ancora vivo. Se ne stette al parco tutto il giorno e quando cominciò a farsi sera tornò a casa. La madre di Marco, Maria, tornò a casa in lacrime. Disperata per aver dovuto vedere quel corpo all’ospedale. Avrebbe volto stare lì con lui tutta la notte ma i medici le avevano detto che sarebbe stato meglio se fosse tornata a casa. Aprì la porta, andò in cucina, accese la luce e si trovò suo figlio Marco seduto su una sedia. Maria scoppiò a piangere, più per lo stupore che per la gioia di rivederlo ancora vivo. Gli fece domande di ogni genere, ma Marco non rispose, la abbracciò stretta solamente, poi dopo alcuni istanti cominciò a raccontarle quello che era successo. Maria non si mosse minimamente, ancora paralizzata dallo stupore e dalla confusione, ma ebbe una reazione più fredda di quella che si immaginava Marco. -È stato incredibile, per due volte di fila mi sono svegliato la mattina, uscivo di casa e tutto era così diverso: la mia casa, la strada e la via dove abito non si chiamava come credevo si chiamasse, camminavo dove mi portava il mio istinto e fu così che vidi un altro me che dall’altro lato della strada veniva investito e io non potevo fare niente, provavo ogni volta ad avvicinarmi a lui per provare a salvarlo, finché una mattina successe qualcosa di diverso e qualcosa si accese dentro la mia testa, sapevo che cosa dovevo fare - disse. -È una storia incredibile Marco, ho visto il tuo corpo disteso su quel letto d’ospedale e…- rispose Maria. -Questa non è casa mia capisci? Tu non sei la mia vera madre. Ho pensato che forse io provengo da un altro mondo, un’altra dimensione in cui le cose sono andate in modo diverso nella nostra vita e che io sia entrato nella vostra per qualche motivo-. Maria si alzò, lo baciò in fronte e si stava incamminando verso il salotto quando Marco la fermò. -Mio padre, nella mia dimensione è morto di tumore, o almeno così mi è stato detto, perché da quando sono qui ho pensato e ripensato a ciò che mia aveva detto l’altra mia madre e ci sono un sacco di particolari che non quadrano per niente e così sono giunto alla conclusione che forse quello che mi raccontava non era vero, di cosa è morto il padre del tuo Marco?- Maria lo guardò e sorrise leggermente. -Anche perché mi ricordo certe cose che ha vissuto l’altro me. Questa mattina ad esempio, la sveglia non è caduta per terra. Sono andato a controllare prima che tu tornassi, che l’ha spostata sopra la scrivania?- Maria sorrise nuovamente. -Ho già visto tuo padre morire così, perché non riusciva a trovare una soluzione, ho semplicemente deciso di cambiare un particolare e ha funzionato-
  
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