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Autore: Ilmaredentroognicielo    15/06/2012    7 recensioni
E' una storia realmente accaduta.
L'ho provata, l'ho sofferta, l'ho ascoltata.
Se ne è andata via e ho ancora la lettera sul primo cassetto della mia scrivania.
Sapevo di violare l'amore, ma Nina non aveva paura, non era infastidita;
aveva solo bisogno di raccontare del suo primo amore, di far sognare qualcuno con gli occhi grandi e il cuore pulito.
Nina ha scelto me e per qualche giorno, e per qualche anno e ancora adesso, riesco a sognare ricordando e leggendo la lettera che il suo primo e unico amore le scrisse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ispirata ad un fatto realmente accaduto. - 



Quand'ero più piccola, vicino casa mia, abitava una vecchietta. 
Aveva i capelli bianchi e gli occhi blu scuro. 
Da giovane doveva essere stata una bella donna sposata con un bell'uomo e felice di un amore che ti perfora l'anima. 
Immaginavo la sua vita passata; lei a sedici anni, lei a otto, nove, dieci. 
La immaginavo col vestito bello per il ballo di fine anno e con il grembiule sporco, mentre preparava la torta per il suo compleanno. 
La salutavo ogni mattina, sapete come vanno queste cose, mia madre ci teneva, io infondo ne ero entusiasta, quel saluto mi sembrava una sorta di racconto romanzesco. 
Era più grande, molto più grande di me. 
E nonostante questo, mi sembrava innamorata. 
Mi sembrava avesse gli occhi di una ragazza che passa il tempo a ricordare del primo amore. 

Un giorno mi fermai a parlarci. 
C'era caldo e io ero tornata da scuola. 
La salutai come al mio solito e le chiesi se era tutto okay; 
teneva in mano una medaglietta e aveva gli occhi lucidi, gli occhi di chi ha passato la notte a piangere.
Ricordo che le presi la mano e gliela strinsi. 
Non ero una ragazza sfacciata, non lo sono stata mai, eppure mi avvicinai con il cuore che martellava e gli presi la mano. 
Alcune cose mi sono sempre venute spontanee. 
" Le va se entro e mi racconta? "
La signora mi scrutò per qualche momento e sorrise, lievemente. 
Lasciò la mia mano e aprì il cancello. 
Mi facevano paura le persone anziane. 
Avevo sempre avuto il timore che fossero troppo cresciute, che avessero troppe cose da dire, troppe emozioni da repriemere. 
Ma la paura era stata sotterrata dalla luce fioca del soffitto. 
La sua casa era un ricordo. 
Un ricordo, davvero. 
Aveva così tante foto e così tanti oggetti cari da perderci tempo. Un orologio appeso sul muro, qualche foto in bianco e nero, un cappello sulla mensola piena di 
libri, una catenina e un crocifisso su una parete completamente vuota. 
Mi soffermai su una cornice. 
Una fotografia un po' rovinata ai bordi che raffigurava due ragazzi. 
Lei, capelli lunghi, occhi grandi, sorriso lucente; una gonna lunga di cui non avrei mai potuto sapere il colore e una camicetta sicuramente bianca che le si stringeva
in vita. 
Lui, un braccio appoggiato sulla sua spalla a sfiorare i capelli e lo sguardo fisso su di lei. 
Ricordo di aver provato brividi soltanto guardando quella foto. 
Ricordo di aver immaginato il sorriso di entrambi mentre si stringevano la mano, l'ansia di stare insieme, di parlare di cose stupide, serie o perfettamente belle. 
L'amore di quei tempi era diverso. 
Non esisteva facebook. 
Dovevi cercarle le persone, dovevi parlare del cielo e delle stelle, guardandole negli occhi. 
Sorrisi e la afferrai, stringedola nelle mani. 
Non volevo trascinare il ricordo della signora, volevo guardarla ancora. 
Mi sedetti timida sul divano, mentre la vecchietta dagli occhi blu sistemava i biscotti che sapeva già non avrei mangiato. 
Non avevo paura di parlare ma nella maggior parte dei casi stavo zitta, mi piaceva ascoltare; eppure mi sistemai meglio e chiesi. 
" Chi sono questi ragazzi? " 
" Sono io. " 

Altro brivido. 
" Lei e..."
" Io e mio marito. "

Abbassai lo sguardo e la vecchietta si sedette vicino a me. 
Quando qualcuno mi presentava l'amore, sentivo una fossa allo stomaco e mi girava la testa. 
Non ricordo come, non ricordo il perché. 
Mi ritrovai ad ascoltarla, per delle ore, forse anche nei giorni successivi. 


"Io ero una donna emancipata, figlia di genitori benestanti, avevo avuto un'infanzia felice, ed ero viziata da far schifo. 
La mia famiglia era sempre troppo seria, sempre troppo rigida. Bisognava studiare, bisognava imparare la vita di casa. Mi chiamavano Nina. "
Le sorrisi. 
Nina era un bel nome;
ricordo di aver pensato per qualche secondo di sbagliare; quello era il suo amore; stavo invadendo la vita privata di quella donna, ma dopo lei si avvicinò, sorrise e mi offrì i biscotti. 
" L'ho conosciuto che avevo sedici anni. L'aria di chi affronta il mondo e non ha paura. Aveva soltanto un anno in più di me. "
" E' davvero bello. "
Osservai, guardando la foto. 
" Aveva gli occhi blu. Quando è morto avevo paura di dimenticarli, le foto di quand'eravamo piccoli sono tutte in bianco e nero. "
" Come ha capito che lo amava? "
" Non lo so, non andavamo mai d'accordo. Litigavamo sempre, lui era un tornado, io ero la pace dei sensi. Era geloso, non potevo andare a comprare il pane, perché il signore che li vendeva era poco più grande di me. Sosteneva che ci provava, ma in realtà era solo paranoico perché sapeva che ero bella. "

Sorrisi e mi avvicinai. 
" Allora lo comprava lui? " 
" Mi guardava, mi dava un bacio e mi susurrava ' aspetta qui, torno subito.' I primi anni, dopo la sua morte, mi fermavo delle ore a ricordare, davanti a quel panificio ormai chiuso. 
Sentivo le sue mani sul mio collo. Mi sembrava di averlo vicino. "

" Suo marito è in questa casa signora, lo sta respirando anche adesso. "
Non ricordo bene se chiuse gli occhi o io immaginai tutto, eppure si portò una mano sul cuore e continuò. 
" La sua famglia era una famiglia povera, possedevano soltanto una casa. Quando mia madre lo scoprì decise che non era buono. Innamorarsi di un ragazzo così, non era buono. Ci separarono; litigammo, anche l'ultimo
giorno; lui diceva che era meglio così, che io dovevo studiare, che lui non era la mia famiglia, che eravamo piccoli ma io lo volevo, tutti i giorni, per tutta la vita. Gli urlai di promettermi che non mi avrebbe dimenticata. 
Chiusi più volte lo sportello della sua macchina, che lui insisteva ad aprire. Finimmo a fare l'amore, incazzati l'uno con l'altra. La mattina dopo mi urlò ' te lo prometto, Nina." 
lui mi avrebbe amata, mi avrebbe scritto, mi avrebbe trovata. Avrebbe comprato una casa grande per me e saremmo stati insieme. "
"Le ha mantenute le promesse? "
" Una ad una. Non credere che per l'amore ci sia il giusto tempo. A sedici anni, diciassette, quindici, diciotto, si può amare. Si può amare sempre, non c'è un tempo e le promesse si mantengono, quando si vogliono mantenere."

" Si deve solo trovare l'amore, la persona disposta a cambiare i propri progetti. "
Ricordo di averlo detto, sì. Ricordo gli occhi di quella signora e ricordo ancora l'aria di sorrisi spenti che avevo respirato in quei giorni. 
Ricordo di averci rimuginato per giorni.
"Alla fine vi siete sposati. "
" Mi hanno portata via da casa, ho cambiato città, ci siamo scritti per un anno; ho avuto altre mani addosso, ho sognato le sue e ho immaginato i suoi baci con la paura di perderlo per sempre. Avevo perso le speranze. "

Mi sentivo come portatrice di un amore che non era mio. 
Quegli occhi che avevano dentro altri due occhi. 
" Mi aveva promesso che mi avrebbe amata per sempre. Un anno dopo mi ha trovata, siamo scappati insieme... ci siamo sposati, mi ha amata per sempre. "
Gli occhi della signora si riempirono di lacrime. 
" Al matrimonio sono venuti i miei genitori, hanno accettato la situazione. E' stato il giorno più bello della mia vita. "
Il giorno più bello della sua vita. 
Un altro brivido. 

Non lo scorderò mai. 
Non scorderò mai gli occhi blu di quella vecchietta, non scorderò mai quella foto e quel racconto. 
L'amore, quella sera ho conosciuto l'amore. 
Che non era mio. 
Nei giorni successivi mi raccontò di come suo marito si era ammalato di cancro, di come ogni notte vaneggiava, aveva perso i capelli, mi raccontò piangendo di come gli aveva chiesto di non essere mai di nessun altro. 
" Resta mia, non lasciare che altre mani ti tocchino. "
Mi fece leggere la lettera. 
Gliel'aveva scritta quattro giorni prima di morire. 
Me la regalò. 
Diceva che io ero stata il suo punto fisso, che raccontare le aveva fatto ricordare e che non era stata male. 
Sei mesi dopo, morì. 
Ricordo che al suo funerale piansi così tanto. 
Stringevo la lettera e piangevo. 



Cara Nina. 
Vorrei poter mantenere quest'ultima promessa che ti ho fatto.
Vorrei poterti dire che domani starò meglio e che potrò prendere il solito caffè con te, in cucina.
Non era la vita che volevi, questo posso immaginarlo. 
Mi hai sempre detto che non era quella che ti aspettavi, perché è stata molto meglio. 
Mi hai detto che mi ami, che mi amerai sempre. 
Niente giardini lussuosi, una semplice casa. 
Niente sabati a Roma, soltanto serate a fare l'amore con una luce soffusa e una cena modesta. 
Lo so che tua madre me ne vuole ancora, ma ti amavo, che avrei dovuto fare?
Volevo solo proteggerti dal mondo. 
Vorrei poterti dire che domani mi sveglierò bello come mi hai conosciuto, senza occhiaie e malanni. 
Vorrei poterti sentire dire che è tutto okay, ma io ti sento, mentre piangi la notte. 
Scusa amore mio. 
Scusami se mi sono ammalato, se non sono ricco e non sono quello che volevano i tuoi. 
Scusami se ti ho fatto piangere, perché litigavamo sempre. 
Se ero geloso. 
Abbiamo passato momenti stupendi.
Ti ho insegnato a guidare la macchina.
Abbiamo fatto il bagno nel laghetto ghiacciato e mi hai insegnato che amore significa anche avere paura di perdersi. 
Promettimi che resterai mia, che altre braccia non ti abbracceranno come ti abbraccio io, che altre labbra non ti baceranno e che guarderai le foto vivendomi come ogni giorno. 
Come hai fatto ogni giorno.
Nina, io sarò nel caffè che ogni mattina prenderai. 
Negli occhi di una bambina che ti chiama 'nonna' e che è nostra nipote. 
Sarò nelle lenzuola che sono certo avranno il nostro profumo e nelle foto di noi mentre ci abbracciamo. 
Nelle vie che abbiamo percorso, per nasconderci dal resto delle persone;
Ti amo, adesso che sto male, e prima, mentre stavo bene. 
Sei stata il mio miracolo. 
Rileggimi nelle notti dove ti mancano i miei sospiri e in quelle dove la mia giacca non basta per farti stare meglio. 
Ovunque sarò, ovunque il mio cuore verrà gettato, ricordati che quello che abbiamo passato, è nostro. 
Che quell'anno in cui ti ho scritto, ti pensavo ogni notte e mi addormentavo con i sogni tra le dita. 
Che ti amo perchè sei coraggiosa e hai lasciato tutto per me. 
Ho paura, non lo nego, amore. 
Ma la vita ci ha seperato una volta, noi siamo sempre noi. 
Cielo e mare. 
Non dimenticarmi, me lo hai promesso. 
Io ti amerò, da qualche parte. 
Non dimenticarti dei miei occhi, di come ci dicevamo certe cose, di come ti sfioravo bene e di come mi sorridevi, quando giocavo con i tuoi capelli. 
Non muoio se tu ricordi. 
Non piangere. 
Ti amo. 

Lei e suo marito adesso sono insieme, lo so.
  
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