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Autore: Gwen Chan    15/06/2012    4 recensioni
Il Generale Inverno avanza implacabile e, dopo la Rivoluzione, Ivan non è più lo stesso.
Kolchoz era la lurida prigione dove Ekaterina lavava le mani decorate di tagli con lacrime di ghiaccio.
Raggomitolò le ginocchia al florido petto mentre il respiro dell'implacabile Generale si intrufolava in ogni piega del corpo.
"Sorellona?"
La voce di Ivan era di timido bimbo in disperata necessità di perdono.
Oh Ivan, Ivanuchka, sua era la sciarpa che ora riscaldava la gola ricolma di tristezza dell'ucraina.

[Seconda classificata al Hurt/Comfort contest di adamantina]
[Vincitrice del premio stile]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Russia/Ivan Braginski, Ucraina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Gwen Chan
Titolo: Tre gesti per consolare, tre gesti per perdonare
 
Fandom: Axis Powers Hetalia
 
Rating: giallo
 
Genere: storico, drammatico
 
Avvertimenti: hurt/comfort; drabble
 
Pacchetto scelto: atleta
 
Introduzione: Il Generale Inverno avanza implacabile e dopo la Rivoluzione, Ivan non è più lo stesso.
 
Note dell'autore: (facoltative)
Allora, la scena si ambienta nel periodo staliniano della Rivoluzione Russa, quando milioni di contadini delle regioni dell’Ucraina (il granaio dell’impero zarista) e del Caucaso furono costretti ad abbandonare le loro terre e a lavorare in fattorie collettive, i Kolchoz (secondo alcuni nel fandom la risata kol kol di Russia non sarebbe altro che l’abbreviazione di Kolchoz). Di fatto moltissimi ucraini morirono, a causa della carestia e della fame.
Ekaterina è uno dei nomi assegnati dal fandom a Ucraina.
Il Generale è il Generale Inverno.
 
   
 

Tre gesti per consolare, tre gesti per perdonare
 

 
 
Ivan era scoppiato in una nuova risata, degna ancella del neonato regime, che si arrampicava dalle profondità della gola e usciva demoniaca dalla chiostra dei denti.
 
Kol kol... kolchoz
Kolchoz era la lurida prigione dove Ekaterina lavava le mani decorate di tagli con lacrime di ghiaccio.
Raggomitolò le ginocchia al florido petto mentre il respiro dell'implacabile Generale si intrufolava in ogni piega del corpo.
 
"Sorellona?"
La voce di Ivan era di timido bimbo in disperata necessità di perdono.
Oh Ivan, Ivanuchka, sua era la sciarpa che ora riscaldava la gola ricolma di tristezza dell'ucraina.
Immerse le dita nella lana da lei stessa cardata e filata in tempi lontani di fiaba.
"Sorellona?"
Ivan, l'incompreso Ivan, si era tolto il pesante cappotto, caldo e lucente, dono dei nuovi capi, e in esso l'aveva avvolta, sostituto di un abbraccio di carne di cui la ribelle Ucraina non era considerata più degna.
"Sorellona!"
Il russo le pose le palme su un liscio manico di legno, levigato da ore di fatica e sudore, bagnato dall'immondo liquido delle vesciche esplose.
Eppure Ekaterina provò solo la gioia del ritrovare il proprio forcone, sottratto al grumo informe del volere staliniano.
E il Generale si adornò di timidi fiori.
   
 
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