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Autore: P h o e    15/06/2012    6 recensioni
- Perché si sa: a Shade piacciono solo le mele rosse
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fine, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un succoso pomeriggio





Il solito noioso e soleggiato pomeriggio con la solita noiosissima routine.
I tasti del telecomando risuonavano nella stanza vuota e buia -io detesto la luce del sole- e la melodia che stava contaminando l'aria mi incoraggiò a premere più bruscamente quei dannati bottoni gommati che mi stavano facendo venire l'esaurimento nervoso. Forse mi sbagliavo, ma era chiedere troppo un programma decente? No, per carità, non vorremmo che gli spettatori si scandalizzino con un pò d'azione, ancora qualche anno e tutti i canali sarebbero stati invasi da pupazzetti colorati che ballano e cantato. Trattenni a stento una gettata al solo pensiero e mi dedicai ad altro.
Sarebbe andata bene anche quella schizzo frenica di Rein, che non faceva altro che riempire la testa a sua sorella -e a me- di shopping e ragazzi, shopping e ragazzi, ragazzi e shopping, quella ragazzina a volte diventava molto simile ai dischi che s'incantano e non ritrovano più la via di casa -beh, la sua l'aveva già persa da tempo oramai-.
Mi alzai da quella che stava diventando la mia cuccia e andai a spegnere la televisione con un gesto stizzito della mano. Il seguito fu solo il rumore del silenzio più completo e mi maledì di non aver avuto questa brillante idea già da prima. Ritornai nella mia cuccia e mi voltai dalla parte opposta meditando su concetti dei quali neanche io avevo mai sentito parlare, ma il mio lavoro preferito era riuscire a pronunciare quante meno parole nell'arco di una giornata, il che era estremamente facile...
Il campanello rimbombò nell'intera villa e qualcosa nella mia testa mi stava ordinando di muovermi. Obbedì senza fare troppe storie
...A meno che una ragazza dai capelli rossi e gli occhi ciliegia non ti riempisse la testa di strane idee come il concetto allegria o solarità...
Aprì la porta con un sonoro crack trovandomi di fronte un sorriso ampio e ben accentuato, forse più luminoso del sole stesso
...Parli del diavolo...
«Fine» pronunciai il suo nome come se avessi appena corso una maratona di cinque ore senza sosta -beh aveva costretto la mia persona ad alzarsi dalla sua cuccia-. Non sarebbe di certo rimasto impunito. Mi concentrai sul suo sorriso e sulle sue guance arrossante -come sempre-. Forse la mia poteva considerarsi invidia, nei suoi confronti che riusciva sempre a rendere positivo tutto e solo a guardarla metteva il buon umore
«Shade!» si fece largo il suo tono spensierato simile a quello di una bambina ingenua, ed entrò in casa senza il mio consenso, quel gesto mi infastidì e mi ritrovai a pensare che avessi davanti la più grande sfacciata del pianeta terra, non mi ero reso nemmeno conto del sonoro sbuffo che le mie labbra avevano pronunciato, ma lei parve non averlo sentito o forse faceva solo finta
«Che c'è?» sospirai stancamente appoggiandomi allo stipite della porta e calciandola con fare seccato, notai il sobbalzo di Fine quando l'asse composta da materia legnosa era arrivata a chiudersi rumorosamente e lei girata di spalle com'era non l'aveva vista
«Sono venuta a chiederti una cosa...» informò titubante dondolando a destra e poi a sinistra il cestino in vimini che era riuscito a guadagnarsi la mia attenzione che subito si era spostata sulla mia interlocutrice incitandola a continuare «beh... stavo pensando visto che è una bella giornata e che molto sicuramente non ne troveremo altre così prima dell'arrivo dell'estate...»
«Vai al punto» ordinai cercando di mantenermi calmo, lei sapeva quanto odiassi i giri di parole, anche se in parte, ragionando su quello che mi era stato detto, avevo già intravisto i suoi piani e non seppi mai il motivo, ma era quasi certo che sarebbe riuscita a convincermi a fare quello che voleva
«Che ne dici di venire ad un picnic?» pronunciò tutto d'un fiato alzando il cestino ricoperto solo superiormente da tovaglioli rossi. Arcuai un sopracciglio e storsi la bocca, temendo di aver capito male, forse aveva sbagliato semplicemente casa o quel giorno proprio non ci stava con la testa
«Come?» domandai aspettando una conferma. La vidi sbattere le ciglia più volte con un espressione in volto molto buffa, poi arricciò il naso offesa, era carina quando si arrabbiava «Eddai!» cantilenò con un tono di voce che mi arrivò alle orecchie come un rumore sgradevole e insopportabile «ci divertiremo! Non puoi startene sempre in casa, esci, altrimenti perderai quel tuo bel colorito e pian piano comincerai a fare muffa, per non parlare poi di come le tue unghie si raggrinziranno e muteranno in un...»
«D'accordo, d'accordo vengo! Ma smetti per un secondo di parlare, ok?!» la bloccai prima che la mia mente andasse in fumo per troppa assimilazione concentrata di parole. La vidi sorridere allegramente e in quel momento mi sembrò una bambina
Chissà, forse mi sarei divertito





Era certo che non mi sarei divertito neanche un pò a quel maledetto picnic. Il fatto che fosse venuta anche la sorella di Fine, la quale non taceva neanche a tirargli il collo e quell'idiota di Bright, che in tempi remoti avevo anche preso a pugni perchè quel figlio di papà mi faceva saltare i nervi, contribuiva di certo a rendermi la giornata peggiore di quanto già non lo fosse e come se non bastasse il sole picchiava quasi a spaccare le pietre. Mi lamentai tastandomi il capo rovente più di un vulcano e Fine sorrise divertita
«Io ti avevo avvertito di portarti un cappello» rimuginò il discorso fattomi poche ore fa a casa mia, mentre preparavo l'indispensabile, che non avevo assolutamente preso in considerazione perchè ormai le sue parole uscivano dalle labbra andando a finire da chissà quale parte, escluse le mie orecchie
«Non gli farà di certo male, chissà che qualche neurone si smuove un pò» se ne uscì Rein con una vocina insopportabile, anche peggio di un fischietto
«Tzè. Tu invece stai attenta che non ti voli via il cappello, sia mai che anche gli ultimi neuroni si brucino» risposi a tono senza dedicargli nemmeno un occhiata, infondo aveva cominciato lei a stuzzicare no? Mai dare la soddisfazione al nemico
«Sei un maleducato» starnazzò offesa
«E tu sei fastidiosa»
«Basta!» si intromise Fine afferrandomi la mano e scoccando un occhiataccia a sua sorella a modi rimprovero, per poi allungare il passo «Voi due rallentate, meno stiamo vicini e meglio è» ordinò infine scostando alcuni rami che intralciavano il nostro cammino
Stupida natura!
Quando i due bradipi furono superati e mi assicurai di avere la strada libera scostai prepotentemente la mano di Fine, la infilai in tasca insieme all'altra e superai la rossa senza dedicargli il minimo d'attenzione
Stupida natura e stupida ragazzina dai capelli rossi
«Sei veramente intrattabile!» si lamentò da dietro cercando di superarmi, senza successo, non gli avrei mai permesso di snobbarmi così
«Ti ricordo che l'idea di invitarmi è stata tua» fui veramente fiero delle mie parole, dato che era stata lei a cacciarmi in questo pasticcio di insetti e natura verde sarebbe stata lei stessa a prendersi le sue responsabilità e non addossare la colpa a me. Percepì i suoi passi farsi pesanti battendo rumorosamente il suolo erboso, poi un tonfo arrestò i miei di passi
«Ahi!» gemette la sua voce impastata dal dolore. La trovai seduta a terra con una mano appoggiata al ginocchio, dal quale fluiva un liquido rossastro, simile al colore dei suoi occhi. Il mio sguardo passò prima si di lei e poi di nuovo sul suo ginocchio
«Ti fa male?» domandai inesperto accovacciandomi per fasciarglielo e lei tirò la bocca di lato quasi stupita
«Che domanda idiota!» brontolò «secondo te?»
«Fa silenzio e mettiti questo in spalla» comandai ostico consegnandole il mio zaino e stringendo con forza il nodo della fasciatura, potevo intravedere chiaramente il liquido espandersi anche sotto le bende e questo, dovevo ammetterlo, mi spaventò
«Scusa ma se non riesco neppure a reggermi in piedi e pretendi che ti porti anche lo zaino?» la sua espressione contraria mi infastidì, la faccenda era già abbastanza complicata di suo e in più ci si metteva lei a fare i capricci, che sciocca, possibile che non avesse capito?
«Fai come ti dico»
Vidi il suo sguardo spostarsi sulla pesante borsa e con un'evidente alzata di spalle - e di resa- se lo caricò dietro e mi guardò aspettando la mia mossa. Mi diedi mentalmente del cretino mentre meditavo a quella stupida ragazzina che mi aveva cacciato in questa faccenda. Le passai le braccia intorno alle cosce e la sollevai caricandomela sulla schiena, senza il minimo sforzo, era... leggerissima. Lei allungò incerta le mani intorno al mio petto e mi parve di sentire il suo sguardo sui miei capelli
«Sei comoda?» chiesi annotando quella data come il "Gentil giorno", possibile che fossi diventato così orribilmente smielato? O era lei a farmi questo effetto?. In risposta approfondì quel contatto "mani-petto" stringendolo ulteriormente, provocandomi un sussulto, quando la sua testa si appoggiò alla mia spalla e il suo naso frusciò delicatamente contro il mio orecchio
«Grazie mille!» esclamò contenta come una pasqua.
Ripresi a camminare, ignorandola completamente, senza dare a vedere il sorriso che era spuntato involontariamente sulle mie labbra




Fissavo il prato verde, annoiato dalla ramanzina di Rein, che stava andando avanti da dieci minuti, troppi. Quante storie! Non è di certo colpa mia se Fine era stata così goffa da cadere come un sacco di patate al suolo ed io avevo anche fatto la gentile cortesia di portarmela in groppa, che diavolo voleva da me?
«E un altra cosa, vedi di non seccare troppo, è chiaro?» terminò facendo scivolare le mani sui fianchi e puntandomi un dito contro
Un dito contro.
Ma chi si credeva di essere?
«Hai finito?» domandai confondendo la mia voce con uno sbadiglio annoiato, che seccatura!
Lei si voltò sventolando i capelli azzurrini e se ne tornò dalla sorella per controllare come stesse, mentre io bofonchiavo qualcosa al riguardo

Poco dopo Fine mi raggiunse zoppicando, con le mani occupate da frutta, che comprendeva mele verdi e mele verdi, probabilmente voleva lasciare sua sorella sola con Bright. Non potei fare a meno di trattenere un sorrisetto, Fine era davvero buffa, tentava in tutti i modi immaginabili di tenersi in piedi e si vedeva che stava sforzando incredibilmente la gamba
«Eccomi!» si tuffò fra l'erba che profumava di rugiada fresca e rise cristallina, la sua risata era qualcosa di contagioso e allegro. Teneva le braccia aperte mentre fissava l'azzurro del cielo sfumato di nuvole che mutavano in forme differenti a seconda del vento
«Cosa fanno, secondo te le nuvole quando il cielo è limpido?» mi chiese. E quella domanda fu la più sciocca che sentì nella mia vita, che razza di stranezze va a pensare?
«Tsk. Che stupidaggine!» risposi voltandomi dalla parte opposta
«Dai stavo scherzando» rise nuovamente, ma cos'aveva sempre da ridere per ogni singola cosa? Mi avrebbe fatto venire il mal di pancia a forza di farmi sentire la sua risata «sono venuta per chiederti se avevi fame»
L'osservai con la coda dell'occhio mentre tirava fuori dal cestino in vimini due mele verdi, cominciando a sbucciarle con cura e tagliandole per poi infilzarle con degli spiedini di legno. Mi porse anche il succo di mela e sorrise «buon appetito»
Rifiutai con un gesto della mano «non mi piacciono le mele». La vidi ritirare la mano con un espressione in volto quasi delusa e poi sorrise nuovamente «sono sicura che queste ti piaceranno, all'inizio anch'io non riuscivo ad ingoiarle ma quando ho assaggiato le mele rosse ho subito cambiato opinione, a Rein invece piacciono molto quelle verdi» e mi avvicinò lo spiedino al viso
«Non mi piacciono le mele» ribadì più secco alzandomi e arrampicandomi senza fatica su un albero, mentre lei mi guardava innocente, con una scintilla di amarezza negli occhi. Forse avevo esagerato, ma tutta quella natura mi dava sui nervi e diventavo praticamente intrattabile. La vidi girarsi di schiena per non guardarmi più in faccia e cominciò a sgranocchiare silenziosamente quello che doveva essere il mio spiedino.

Passate due ore decisi di scendere da quell'albero che mi aveva fatto compagnia quasi tutto il pomeriggio, ero rimasto a fissare il cielo senza rendermi conto del tempo che passava, la domanda di Fine mi aveva attraversato la mente ma l'avevo subito scartata pensando a quanto fosse sciocca, ma non potei fare a meno di incantarmi davanti alla sua figura che dormiva beata tra l'erba. Le ciglia lunghe, le labbra socchiuse e le mani davanti al viso con le dita piegate verso l'interno della mano. Probabilmente era sfinita per aver perso così tanto sangue e ora si stava riposando come un angelo.
Istintivamente il mio sguardo si posò su una figura rotonda e rossa attaccata al ramo di quello che probabilmente doveva essere un melo, e neanche me n'ero accorto. L'afferrai senza il minimo sforzo e me la gustai, era deliziosa
«Ma non avevi detto che non ti piacevano le mele?» domandò una voce ai piedi dell'albero, Bright, che se ne stava appoggiato con il palmo della mano al tronco. L'osservai ostico, non dovevo per forza rispondergli, no? Era solo un figlio di papà viziato e cresciuto nell'oro...
«In effetti...» ammiccai disinvolto dondolando la gamba destra per aria e l'altra piegata, appoggiata sul ramo
...Nonostante il ribrezzo che provavo nei suoi confronti avevo deciso di rispondergli, e non me ne spiegai mai il motivo
«Io odio le mele...verdi, però non ho mai disprezzato quelle rosse»





Buon pomeriggio, o forse sarebbe meglio dire buona sera!
Allora, so di avervi detto che questa settimana non ci sarei stata, ma ho trovato il tempo
e non mi sono lasciata sfuggire l'occasione di scrivere questa one-shot
non so com'è uscita, fatemelo sapere voi.
Un bacione enorme da Alice
  
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