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Autore: fight club    15/06/2012    0 recensioni
Ricordate Katniss, Peeta e Gale? Bene, qui non c'entrano proprio nulla.
Kathleen Green ha 16 anni, proviene dal distretto 7 e dovrà concorrere suo malgrado agli Hunger Games. Nessun atto di eroismo l'ha spinta a parteciparvi. È stata la fortuna a non essere dalla sua parte. E nell'Arena, uccidi...o muori.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{ Guardate come prendiamo i vostri figli e li sacrifichiamo senza che vuoi possiate fare niente.
Se alzate un dito, vi distruggeremo dal primo… all’ultimo.



È passato così tanto tempo dall’ultima volta che ti sei arrampicata quassù da farti quasi dimenticare come ci si senta. Afferri un ramo e poi un altro, i tuoi piedi si muovono leggeri, esperti. Ti sistemi con cura su un ramo più spesso degli altri e lasci che una gamba penzoli inerme. Respiri a fondo. Qui l’aria non puzza di segatura e legno bruciato. Qui l’aria non puzza affatto, odora di pino, fresco, pungente pino; è limpida, come il ruscello che riesci a scorgere all’orizzonte e di cui odi il gorgoglio. Qui ti senti libera, padrona di te stessa e del mondo. Questo posto è tutto tuo, nessuno potrà mai violarlo. E ti godi il silenzio, la luna, che ormai sbiadisce, come tuo unico testimone. Le labbra si incurvano in un sorriso mesto. Si srotola sotto di te un immenso prato verde. È rigoglioso, florido, magnifico. I fiori sono sbocciati in un tripudio di colori vivaci. Riconosci il giallo, il bianco e il rosso, ma ormai sono ridotti ad un’unica macchia indistinta di gradevoli odori e allegri colori. Eppure, noti un fiore blu. È un fiore come gli altri, ne conserva le stesse identiche sembianze, ma è speciale. La sua tonalità lo rende unico e come tale non riesce ad amalgamarsi con il resto della massa. Spiccherà in ogni caso. Quel fiore sei tu. E non puoi fare a meno di pensarlo. Ma scuoti la testa, come a voler scacciare via questa verità. Tiri fuori dalla bisaccia di cuoio, che hai appeso ad un ramo adiacente, un involto. Lo fissi con bramosia e ti chiedi cosa ci sia dentro, tua madre non l’ha accennato. Lo apri con cura. Fremi ed hai l’acquolina in bocca, ti umetti avidamente le labbra. Oggi è un giorno speciale e speciale dovrà essere il tuo pasto. Ma le tue aspettative non vengono soddisfatte. Non vi trovi altro che radici e bacche. Ne hai abbastanza, di radici e bacche, non mangi altro da giorni, forse settimane. Ma hai fame e, seppur con rassegnazione, ti ficchi in bocca una radice secca e fibrosa, che ciancichi a fatica, la mascella che comincia a dolere. Il sapore è sgradevole come al solito e non riesci a mandare giù più di due bocconi; decidi per cui di passare alle bacche, che sono solo una piccola manciata. Almeno quelle sono buone. Le definiresti deliziose, se non fossi arrabbiata per le radici disgustose. Conclusa la tua frugale colazione, poggi la testa sulla superficie nodosa dell’albero su cui ti sei appollaiata. Tira un venticello fresco, che scompiglia i tuoi capelli, castani come le cortecce degli alberi che dominano il paesaggio; e probabilmente ne serbano anche lo stesso dolce profumo, profumo di casa. Tutto sarebbe perfetto, se oggi non fosse il giorno della Mietitura. Ricordi ancora quella dell’anno scorso, quella in cui si presero Raff. Furono crudeli con lui. Morì dopo pochi giorni, non era nemmeno riuscito a rientrare fra gli ultimi otto. Era arrivato decimo, forse nono. In ogni caso, era morto, ed è questo ciò che conta. Il semplice ricordo ti strappa un gemito di dolore e senti ancora la sofferenza scottare sulla tua pelle, percorsa da brividi freddi, ma ustionanti. Raff era tuo amico. Era amico di tutti, in realtà. Probabilmente era il ragazzo più popolare di tutto il Distretto 7. Era socievole, riusciva a parlare con tutti, persino con te; era simpatico e portava sempre un po’ di buonumore, anche nelle situazioni più disperate; era buono sino al punto dell’ingenuità e infine era allegro. Sempre. Qualsiasi cosa accadesse. Anche durante l’ora della sua morte. E l’immagine del suo sinistro sorriso di sangue ancora ti tormenta. Lo uccise una ragazzina del distretto 1, con un singolo e letale colpo. Quanto fosti contenta, nonostante sia così terribile a dirsi, quando quell’energumeno del distretto 4 la fece fuori! La trafisse con un rudimentale giavellotto, il colpo fu mortalmente preciso…Il sangue sgorgava a fiotti e ad intervalli regolari dal suo collo candido. Chissà che spasso a Capitol City. Avverti lo stomaco aggrovigliarsi e d’un tratto non hai più voglia di mangiare. Con un celere gesto, carico di malinconico furore, butti giù ciò che resta della tua colazione. Lo osservi cadere con i tuoi occhi blu, cerulei come il cielo terso di primavera. Non vedi l’ora che questa tortura finisca. Ma gli Hunger Games non avranno mai fine. Le radici atterrano con un tonfo smorzato.
Dopo qualche minuto, ti senti già intorpidita, rigida come una lastra di legno. Il sole sta sorgendo all’orizzonte, e il cielo è tinto di colori tenui, come il rosa striato di violetto. Ti sgranchisci un po’, per quanto il tuo precario equilibrio te lo permetta e, dopo aver raccattato le tue poche cose, cominci la tua discesa. Agile e veloce come gli scoiattoli che catturi insieme a tuo padre e tuo fratello, forte e robusta come un albero. Atterri con grazia e ti spolveri i vestiti, prima di incamminarti verso casa. La tua mente è vuota, e non puoi che esserne grata. Non potresti sopportare altre immagini di morte. Ti lasci la foresta alle spalle. Dopo qualche minuto di lento incedere, intravedi le casupole della città. La città è suddivisa in tre zone concentriche: la prima è quella intorno la piazza principale, grande ed opulenta, situata al centro esatto della città. Qui vi sono tutte le attività commerciali, il Palazzo di Giustizia e le residenze dei negozianti. Le strade sono spaziose, enormi e lussuose, costellate di piante e rampicanti. Ti piace andare lì con Nate. Poi, man mano che ci si allontana dalla piazza, la gente diviene più povera, le strade più strette, le case più logore e i bisogni più urgenti, per arrivare infine alla tua zona, quella dei poveri boscaioli. Oh, c’è anche un fiumiciattolo a suddividervi dai comuni cittadini! Non sia mai che vengano contagiati dalla vostra forza di volontà e determinazione! Cinge tutta questa parte e c’è un solo traballante ponte a consentirne l’accesso. Qui, le case sono tutte fatte di legno, ed hanno un piccolo cortile. Traboccano miseria, ma gli abitanti sono abbastanza coesi. E la cosa ti fa piacere. La situazione è già abbastanza gravosa così com’è, figuriamoci se non ci fosse nemmeno un po’ di aiuto reciproco… Vi riunite ogni tanto per festeggiare qualche evento, solo voi, solo i più poveri, solo gli scarti. A volte c’è bisogno di qualche frivolezza. Si balla e talvolta si canta, ma non si mangia né si beve, poiché i viveri non sono sufficienti. Ma è bello poter stare insieme e dimenticarsi, anche per poco tempo, delle proprie preoccupazioni. È durante uno di questi festeggiamenti che hai conosciuto Nathan. Avevi dieci anni. È il tuo vicino di casa, eppure non l’avevi mai visto prima. E la cosa sembra strana, poiché ha un così bell’aspetto che è quasi impossibile non notarlo. I capelli di un castano così scuro da sembrare nero e gli occhi grandi, contornati da lunghe ciglia, sono verdi come il bosco che vi circonda, il fisico prestante tipico della sua famiglia ed un sorriso mozzafiato. A scuola molte ragazze ne parlano, le senti, riesci a captare i loro discorsi e capita anche che vengano a chiederti consigli. In un primo momento non provavi alcun fastidio a riferire strategie d’attacco e particolari stuzzicanti su Nate, ti faceva sentire parte di qualcosa, per quanto fossi conscia dell’effimerità di quel legame. Ma era pur sempre meglio di nulla…Ma, ormai da tempo, sei riluttante a passare informazioni compromettenti, a donare alle altre qualsiasi cosa possa offrir loro un vantaggio su Nate. Un vantaggio per cosa, ti chiedi. Per conquistarlo, forse? No, tu non lo desideri in quel senso. Che si prendano tutti i vantaggi che vogliono. E allora per cosa? Non lo sai. È semplicemente un tuo amico. Anzi, l’unico ormai. E forse è per questo, che lo vuoi tutto per te. E quindi perché senti le guance avvampare ogni volta che ti rivolge un complimento o hai la pelle d’oca quando ti abbraccia? Ma Nate, ti domandi, Nate prova lo stesso? Probabilmente no. Eppure potrebbe avere tutte le ragazze del distretto, e invece sceglie di passare il suo tempo libero con te. Nessuno ti ha mai definito come una bella ragazza, anzi, da piccola ti dicevano che assomigliassi a un castoro, poi ad uno scoiattolo ed infine ad una rana… Ti ripeti di non essere sciocca, perché di sicuro non sei l’unica ragazza della sua vita.
Tua madre è fuori la porta, sulla veranda a leggere un libro. Sorridi. Ha un’espressione così buffa quando si concentra! Le sopracciglia aggrottate e la lingua stretta fra le labbra. Riconosci il libro, tratta di caccia e anche dello scuoiamento degli animali catturati. Forse è questo ciò a cui si interessa, poiché non è molto ferrata sull’argomento… Sali i tre gradini della veranda e ti accosti a lei, furtiva. Sussulta e biascica qualcosa.
Non ti ho sentita arrivare.
sussurra, portandosi una mano sul cuore. Cosa hai intenzione di fare Kathleen? Restare lì, impalata? Guardi tua madre e non hai la forza di fare nulla. Questi potrebbero essere gli ultimi attimi della vostra vita insieme. La Mietitura è alle porte, in agguato e potrebbe sferrare un attacco micidiale quando meno te l’aspetti. No, in realtà te lo aspetti, e ti sei anche rassegnata all’idea. E non puoi abbracciare tua madre come se nulla fosse, non puoi illuderla che andrà tutto bene, perché non è così. Non hai la certezza di poterne uscire incolume anche questa volta. E poi, sei una dura, ricordi? Non puoi lasciarti andare a simili sentimentalismi. Fa un breve cenno di saluto e mastichi un “buongiorno”. Entri in casa, senza proferir parola, sotto lo sguardo vigile di tua madre, e con la coda dell’occhio leggi il suo disappunto e il suo tormento. Credi forse che lei non soffra? Si strugge, anche più di te. Non c’è nulla di peggio della sopravvivenza dei genitori sui propri figli. Il tuo sorriso se n’è andato, quel barlume di speranza si è spento. Lasci la borsa accanto la porta, sali le scale ed apri lentamente la porta della tua camera. La porta cigola, i cardini non vengono oleati da chissà quanto tempo, ammesso e non concesso che siano mai stati oleati. Le tapparelle sono accostate e riesci a vedere la polvere svolazzare lungo i fasci di luce. Dentro c’è Haylee che dorme. Lei ha il letto dalla parte del muro, perché ha paura di dormire vicino la finestra. Ti avvicini e ti inginocchi accanto al materasso rattoppato. Le scosti una ciocca di capelli castani dalla fronte e le dai un bacio. La guardi dormire teneramente, con la bocca socchiusa ed un’espressione così innocente da farti sentire in colpa; per cosa, non lo sai. Forse per il fatto che, di lì a poco, potresti abbandonarla, potrebbe non rivederti mai più, non avere più una sorella maggiore e l’ultima immagine che potrebbe conservare di te potrebbe essere la tua morte cruenta, inerme ed imbrattata del tuo stesso sangue. Vieni scossa dai brividi. La sola idea ti angoscia. Hay ha dieci anni, e per il momento è ancora salva. Ti rassicuri un poco. Dovrebbe vivere al meglio i pochi anni di spensieratezza che le restano. Ma, non riesci ad evitarlo, arriverà anche per lei il momento della Mietitura, è improrogabile. È come la morte. È la morte. E la sua prima, sarà la tua ultima volta. Temi di svegliarla e quindi non indugi troppo e la lasci dormire, non potresti mai rovinare qualcosa di così delicato. Mentre te ne stai andando, senti la sua sottile voce chiamarti
Kat. – sibila, quasi implorante – resta con me, non te ne andare.
Ti mordi il labbro inferiore. Le sue parole hanno tutto l’aspetto di una preghiera sommessa e di fronte alla sua inquietudine non puoi far altro che stenderti accanto a lei. Non devi piangere Kat, non qui, non ora, non davanti ad Haylee. Ma anche tu hai bisogno di lei, tanto quanto lei ha bisogno di te. La cingi con le tue braccia, esili ma forti, e appoggi il mento sulla sua testolina.
Non ti lascio, Hay, sta’ tranquilla, non vado da nessuna parte.
senti il suo corpicino che si rilassa e il suo viso si distende in una smorfia che sembra quasi pacata. Ma tu sai. Tu conosci la verità. Ci sono troppe tessere con il tuo nome dentro quelle ciotole, il nome Kathleen Green compare più del dovuto. Dovrebbero essercene una trentina. E sono molte, forse troppe. Tuo fratello è riuscito a scampare alla Mietitura. Ora ha 19 anni e vive beatamente. È un bel ragazzo, alto, moro, occhi nocciola, ma non vuole legarsi a nessuno. Lo capisci; per te è ancora più difficile che uccidere un animale a sangue freddo, con un solo colpo d’accetta. Ha i tuoi stessi lineamenti, dolci e raffinati, quasi eleganti. Inusuali per dei boscaioli. Ma soprattutto è avventato ed irresponsabile quanto te. È un miracolo che ancora non v’abbiano fustigato in piazza. Ma nulla riappacifica, e corrompe, più di un succulento tacchino. Lasci che Hay si addormenti, per scivolare via dal suo letto e dirigerti con passo felpato da Bran. Lui saprà cosa dirti, o almeno lo speri. Non è in camera sua e nemmeno in cortile. Forse si trova a caccia con tuo padre. E subito senti le gote che s’imporporano. Sono andati a caccia senza di te. E questo non accadeva mai. È da quando avevi sei anni che ti rechi nella foresta insieme a tuo padre e tuo fratello. E ora quei due hanno deciso di interrompere questa tradizione. Ti senti tradita, ferita. Avrebbero dovuto dirtelo. Ma forse tu non saresti dovuta sgattaiolare per i boschi… No, è solo colpa loro. Sono loro a doverti delle scuse, non tu. Tu hai sempre ragione, vero Kat? Con la schiena incurvata, come un gatto rabbioso, raggiungi il cortile terroso, arido, da cui strappi alcuni di quei pochi steli d’erba che hanno avuto la fortuna di crescervi. Li spezzetti, li sminuzzi con stizza e poi li lasci cadere. Alzi lo sguardo, le sopracciglia aggrottate e gli occhi ridotti a due fessure, un po’ per il sole abbacinante, un po’ per la collera. Vedi Nate, indossa una vecchia camicia di suo padre, che gli sta un po’ larga. Ha arrotolato le maniche fin sotto i gomiti, lasciando scoperte le sue braccia muscolose. Sei sorpresa, non te l’aspetti. Credevi che avrebbe passato il resto della giornata con i suoi familiari e, invece, come te, è solo. Ti fa piacere. No, non ti fa piacere, ti fa impazzire. Come puoi guardare negli occhi il tuo migliore amico, con la consapevolezza di avere la possibilità di rincontrarlo nell’Arena e doverlo…? Scacci subito via l’agghiacciante immagine che si è fatta vivida e micidiale nella tua mente. Non potresti mai nemmeno pensarci. Si passa una mano fra i capelli, apre il cancello ormai distrutto, che si regge su un solo cardine, e lo richiude con cura. Avanza lentamente, strascicando i piedi sul terreno, provocando un rumore che pare assordante. Si siede accanto a te. Ti guarda, ti scruta, ti soppesa. E tu odi il suo sguardo smeraldino su di te, lo senti bruciare sulla tua nuca, ti mette a disagio. Poggi i gomiti sulle ginocchia e segui con lo sguardo i suoi movimenti. Si sistema, sollevando della polvere, che ti fa tossire appena. Scruta l’orizzonte: davanti a lui ci sono solo alberi, alberi e ancora alberi. Salvezza e prigione al contempo.
Dicono che sia appena finita la Mietitura del Distretto 1.
esordisce e ti lascia spiazzata. Hanno già cominciato. Ormai non ci vorrà molto ad arrivare anche al Distretto 7.
Chi te l’ha detto?
chiedi guardinga. Lui scrolla le spalle ed accenna ad un certo Tom, che lavora per una ricca famiglia del Distretto, dotata ovviamente di un televisore funzionante.
Oh, allora Treesha sarà qui a momenti! Che dici, anche quest’anno tempesterà la sua chioma con aghi di pino? In fondo, a parte gli uccelli che ci avevano fatto il nido, le donavano!
Sorridi e sorride anche Nathan. Vi concedete una breve risata, priva di nervosismo. Uno spiraglio di normalità, di serenità. E poi cala il silenzio, interrotto solo dal melodico cinguettare degli uccelli. Siete entrambi troppo tesi. Per Natequesta è l’ultima Mietitura, e se tutto andrà bene, l’ultima della sua famiglia. I suoi due fratelli più grandi lavorano come boscaioli, mentre sua sorella pulisce la casa di un ricco signore del centro. Al contrario delle aspettative, è molto gentile con lei. La famiglia di Nathan è molto, forse troppo, numerosa per gli standard del Distretto. Ci sono troppe bocche da sfamare e troppo poco cibo a disposizione, l’ingente numero di tessere e il perenne rischio di essere scelti per la Mietitura. Di solito sono le famiglie più numerose a subire il maggior numero di vittime durante la Mietitura. Nate sospira. E poi, inaspettatamente, agguanta la tua mano e la tiene ben salda. Non esiti a stringerla forte. Il fragile castello d’indifferenza che avevi costruito crolla, in un attimo. Non puoi far finta di nulla, che non ti interessi, che lo odi, nemmeno durante il giorno della mietitura. La sua mano, stretta nella tua, è un appiglio, un’ancora di speranza, di salvezza. Un idillio che nessuno dei due ha voglia di spezzare. Rimanete in silenzio per qualche minuto. Lo stomaco è in subbuglio ed hai come l’impressione che miriadi di farfalle volino al suo interno, compiendo giravolte ed arzigogoli. Rimpiangi d’aver mangiato quelle bacche e la radice, perché ora ti si rinfacciano pericolosamente. – Siamo in trappola, non c’è via di scampo… – sussurri, in modo tale che solo Nate possa udirti. Egli annuisce impercettibilmente ed avverti la sua stretta farsi più forte. Non c’è futuro né speranza, e di questo ne sei certa.

Angolo Autrice Grazie per essere giunta/o sin qui! :3 Sia che tu abbia letto l’intero capitolo (Sei un grande), sia che tu abbia semplicemente scorto la pagina sin quaggiù (sei un grande lo stesso. u_ù).
Qui si chiude il primo capitolo, con una valanga di pura suspense... Il titolo è provvisorio, ed è una frase tratta dalla canzone posta all'inizio della fic. I titoli mi sono particolarmente ostici, così come i nomi. D:
Mio Dio, è una discreta ciofeca. Anzi, è un ciofeca totale. Non ne sono affatto sicura. D: Spero che comunque v'abbia intrigato abbastanza da non sputarci sopra. ç_ç
Fatemi sapere un po’ cosa ne pensate! :3 Accetto critiche, apprezzamenti e buoni pasto, per cui non siate timidi! u_ù E lasciate una recensione. *w*
<3
  
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