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Autore: Evazick    15/06/2012    6 recensioni
Eliminò tutto il resto, la musica che proveniva dall’iPod di Ezechiele, il fruscio delle foglie in giardino, l’odore del carbone che proveniva dal barbecue sul retro, spento già da un po’. Cancellò le facce intorno a lei, le voci, la sensazione del legno liscio sotto le sue dita. Al mondo c’erano solo lei e la palla bianca, un uovo tondo e duro. Prese la mira con precisione millimetrica, tirò indietro la stecca e colpì con un gesto secco l’uovo.
Le palle si dispersero subito su tutto il tavolo, e l’unica che entrò in buca fu quella nera.
[A te, che non la leggerai mai.]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stefano tolse il triangolo di legno dal panno verde e lo appoggiò su un mobiletto lì vicino. Afferrò la stecca che gli porgeva Titti e osservò per un’ultima volta le palle sistemate con precisione millimetrica sul tavolo da biliardo prima di chiederle: “Allora, lo dai te il colpo iniziale?”
Annuì mentre si metteva in posizione e si concentrava sulla palla bianca davanti a lei. La sua compagna di squadra, Alice, le diede una pacca portafortuna sulla spalla, a cui lei rispose con un breve cenno della testa. Eliminò tutto il resto, la musica che proveniva dall’iPod di Ezechiele, il fruscio delle foglie in giardino, l’odore del carbone che proveniva dal barbecue sul retro, spento già da un po’. Cancellò le facce intorno a lei, le voci, la sensazione del legno liscio sotto le sue dita. Al mondo c’erano solo lei e la palla bianca, un uovo tondo e duro. Prese la mira con precisione millimetrica, tirò indietro la stecca e colpì con un gesto secco l’uovo.
Le palle si dispersero subito su tutto il tavolo, e l’unica che entrò in buca fu quella nera.
Subito si levarono i fischi e le frasi scherzose. “Dai, che sfiga.” “La palla nera! Come hai fatto a prenderla al primo colpo?” “Che mira!” E risate, tante risate a cui si unì anche lei, perché le cose andavano avanti così da quando avevano visto il tavolo da biliardo nella casa in campagna dello zio di Marta, lei e la numero otto avevano un’affinità stretta e pericolosa. La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, e nel suo caso era sempre vero.
“Okay, okay, non è serata. Vado a godermi lo spettacolo prima di perdere di nuovo,” disse con aria di finta rassegnazione. Consegnò la sua stecca a Marta – sicuramente una giocatrice più abile di lei – e si lasciò cadere sul divano tra Ezechiele e Lorenzo, che teneva un braccio intorno alle spalle di Emily e ogni tanto le sussurrava qualcosa all’orecchio, facendola ridere. Vagò con lo sguardo per la stanza, osservando gli altri: Titti esultava per la palla appena imbucata, esibendo la maglietta giallo canarino che gli aveva affibbiato il suo soprannome per il resto della vita; Jasmine era uscita un attimo per chiamare Andrea, rimasto in città; Juan e Greta erano accanto e chiacchieravano fittamente, isolati da tutti gli altri. Vedere il sorriso sulle labbra di sua cugina fece mancare un battito al suo cuore, e sorrise triste, chiedendosi se sarebbe mai arrivato il suo momento. Tremò nella camicia blu, forse per il freddo, forse per altro.
“Ti passo la felpa?” le chiese Eze, forse con più premura del dovuto.
Annuì. Lui si sporse verso il bracciolo dal divano e afferrò dal mucchio di giacchetti la felpa nera dei My Chemical Romance che lei aveva portato con sé. Gliela passò e lei se la infilò in fretta, mentre lui commentava: “Ti ho già detto quanto mi piace la tua felpa?”
“Sì.” Sorrise, pensando ancora alla sua sorpresa di poche ore prima, quando lui le aveva confessato che anche a lui piacevano i MCR. In quel momento l’aveva amato, e probabilmente non solo in senso platonico.
“Ehi, ma tremi ancora. Ti scaldo un po’ io.” E prima che lei potesse dire qualcosa, Eze le aveva messo un braccio intorno alle spalle e l’aveva stretta a sé, scaldandole un braccio con la mano libera. Arrossì un attimo per quel contatto vicino – troppo vicino – e quel battito che sentiva nel suo orecchio, poi si lasciò andare al tepore che la stava riscaldando dall’interno. Quando si diede un’altra occhiata intorno, le sembrava che tutti gli sguardi fossero puntati su di lei: quello malizioso di Jasmine, appena rientrata dentro la stanza; quello incuriosito di Stefano, che stava aspettando che Titti tirasse; quello divertito di Juan, sulle cui labbra aleggiava un sorrisetto; e quello contento di Greta, che, mentre Eze non guardava, le sorrise e alzò il pollice in segno di vittoria. Probabilmente stava già pensando ai mesi successivi, a tutto quello che sarebbe successo a sua cugina, più piccola di un anno ma ancora così bambina dentro di sé.
A lei, però, bastava ben poco.
Sorrise e chiuse gli occhi. Mentre Titti mandava un’altra palla in buca e festeggiava la vittoria con Stefano, desiderò solamente di poter restare così, distesa ad ascoltare un cuore che batteva allo stesso ritmo del suo.















Colonna sonora -> http://www.youtube.com/watch?v=ITIPYRcKbKI

Niente di quello che è descritto è accaduto veramente. Nomi, luoghi e persone coincidenti alla realtà sono puramente casuali.
Certo, come no.
Un fondo di verità c'è, lo ammetto, ma finisce solo quando la protagonista si siede sul divano. Io e la palla numero 8 abbiamo davvero una strana affinità, e l'ho davvero mandata in buca al primo colpo quella sera. Tutte le persone che ho descritto esistono, e sono davvero meravigliose, nonostante abbiano tutte due, tre o addirittura otto anni più di me. L'unica che mi interessa davvero - quella che non leggerà mai questa storia - è l'unica a cui ho cambiato un pochino il nome, per non nominarla spudoratamente. L'ho fatto comunque.
Vorrei cambiare il passato, se fosse possibile?
Non lo so. Non l'ho ancora scoperto nemmeno io.

xoxo
Eva
  
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