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Autore: ChiiCat92    16/06/2012    2 recensioni
Anno 2478, Adam e il suo esercito di Umanoidi hanno preso possesso della Terra e braccano gli Umani come animali. La lotta tra bene e male vede Bill e Tom, Umanoidi di razza superiore, contro i Ribelli, Umani scappati su Marte in cerca di salvezza, mossi solo dalla disperazione.
Adam desidera solo una cosa: distruggere l'Universo per poterlo plasmare e piegare al suo volere, ma non ha fatto i conti con un antico scritto venuto dal 2012, che profetizzava la fine del mondo a noi conosciuto...
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

La luce del Sole che illuminava la roccia rossa di Marte dava l’impressione che gli immensi e profondi canaloni fossero pieni di sangue rappreso, e forse era davvero così.
Il pianeta era stato scosso più e più volte da terribili guerre sanguinarie; le fratture nella crosta potevano sembrare ferite mai rimarginate nonostante si sapesse che erano state aperte per il semplice rifornimento d’acqua.
Tutto era andato in sfacelo un millennio prima, se non in tempi ancora precedenti di cui però si era persa ogni memoria.
I leader della Terra erano diventati sempre più spietati; il livello della vita era sceso sotto lo zero, la gente moriva per malattie, sporcizia, malnutrizione e guerre civili non solo in quelli che erano reputati “paese in sottosviluppo”, ma in ogni angolo del pianeta Azzurro.
Nel 2012 il colpo di grazia: quella che gli scienziati avevano definito “sindrome da Armageddon”. Uno strano calendario maya (un popolo che affondava le sue radici in quello che per i neomarziani era la preistoria) terminava con la data “21-12-2012”. Ben presto si diffuse la convinzione che sarebbe stato il giorno dell’Apocalisse.
Più i giorni passavano meno gli Uomini credevano a tutte quelle panzane. O almeno era quello che davano a vedere, perché nel profondo dei loro animi tagliavano i giorni dal calendario maledicendo la Morte per non averli presi in quello stesso istante.
Nel mese di Dicembre, quando ormai l’allarmismo dei media e dei così detti profeti (che andavano per le strade a urlare che la fine del mondo sarebbe ben presto arrivata) aveva raggiunto il mite massimo, gli uomini e le donne terrorizzate avevano cominciato a razziare negozi e rivenditori per assicurasi provviste di cibo sufficienti a superare l’imminente Apocalisse. Si nascondevano come topi spaventati; chi aveva ancora il coraggio di uscire allo scoperto veniva rapinato e picchiato con violenza.
Non c’era sicurezza nelle strade perché non ce n’era nell’animo dell’uomo stesso, sebbene i grandi politici continuassero a dire che tutto andava bene. No, non andava bene per niente, andava tutto allo sfacelo.
L’umanità attese con il fiato in sospeso l’alba di quel giorno maledetto, stringendo al petto i figli e le mogli e pregando perché le loro anime fossero salvate.
La fine del mondo non era arrivata, ma il mondo era finito lo stesso per mano dei suoi abitanti.
Lentamente gli uomini avevano alzato la testa, erano usciti allo scoperto e avevano gridato inni di gioia quando il 22 dicembre era sorto: un giorno identico a qualunque altro.
La vita così era ricominciata dal punto in cui era stata lasciata.
Il Governo cercò di promuovere una nuova politica di avvicinamento dei popoli: quell’Apocalisse scampata doveva essere motivo di unione. E per un po’ sembrò anche funzionare.
L’ingegneria genetica fu la prima scienza che beneficiò del nuovo clima di pace e amore che vigeva sulla Terra (almeno lì dove batteva il Sole). Per sfuggire agli handicap genetici e per migliorare la qualità della vita, gli Uomini avevano mosso i primi passi verso la fine: la creazione degli Umanoidi.
Esseri perfetti, bellissimi, agli ordini dell’uomo, piccoli manichini, animali da compagnia, servitori, zerbini degli Esseri Umani con doti soprannaturali: una forza spietata, un’intelligenza superiore, una velocità e una resistenza inimmaginabile.
Era cominciato quasi per scherzo, con la copertura di realizzare un organismo sintetico da cui prendere organi di ricambio. In realtà volevano realizzare il desiderio dell’Uomo di giocare a fare Dio, di elevarsi alla Sua grandezza e forse di superarla.
Non era quello per cui l’Uomo era stato creato? Cercare in continuazione la perfezione di Dio?
Le ricerche erano durate molti anni, anni di lavoro febbrile in cui le migliori menti di tutto il globo avevano investito le loro esistenze che lentamente erano state risucchiate dal progetto. Cominciava a diventare l’unica ragione di vita degli scienziati.
Il motivo per cui il progetto era venuto alla luce era andato ormai dimenticato, si puntava a diventare degli Dei in terra, si puntava a creare una nuova specie di Esseri Umani. Migliori, ma sottomessi a loro che sarebbero diventati Signori e Padroni.
Il primo Umanoide creato fu Adam, come il primo uomo nella Bibbia (per sentirsi davvero onnipotenti come Dio).
Il suo sviluppo in vitro completamente sintetico non gli dava molte speranze di sopravvivenza, come d’altronde tutti i suoi fratelli spirati prima di lui.
Quando aveva aperto gli occhi, a sviluppo ultimato, dopo aver vissuto in stato di vita sospesa per un ventennio nell’ampolla-placenta, sorrideva affabile e si dimostrava pronto a soddisfare ogni richiesta dei suoi creatori.
Fu un momento di assoluta gioia per gli Uomini.
Erano riusciti a dimostrare che Dio non era il solo a saper creare un essere dal nulla.
Avevano scoperto l’origine della vita, avevano scoperto il suo significato, la sua direzione. E Adam, con la sua sola e unica presenza nel Mondo, era il risultato di tutto ciò che gli Uomini volevano essere: fortissimo, con un’intelligenza che cresceva ogni istante di più, bello da mozzare il fiato.
Per questo dovevano sottometterlo, per questo doveva essere solo un fantoccio di carne, un servitore: perché era meglio di quanto gli Uomini avrebbero mai potuto essere.
Adam non doveva essere un bambino amato e adorato, non doveva ispirare affetto e amore: altrimenti avrebbe portato alla distruzione.
I suoi primi mesi di vita furono un concentrato di più esperienze Umane; per lui il tempo era relativo, sia fisicamente che mentalmente.
Cresceva a vista d’occhio, diventava più sicuro di sé, apprendeva come andasse il mondo e capiva cosa volesse dire odiare.
Gli Uomini avevano intuito la sua pericolosità e lo trattavano come uno schiavo, facendogli fare tutto ciò che loro non avrebbero mai fatto.
Fu usato come arma, come oggetto di scambio, come patrimonio mondiale, come cavia da laboratorio.
Tutto tranne che per come si sentiva: un essere spaventato catapultato in un mondo che non conosceva.
La sua esistenza di solitudine era schiacciata dalla mancanza di una presenza accanto a lui.
Il team di scienziati che l’aveva dato alla luce, quelli che lui aveva considerato come la sua “famiglia”, erano stati allontanati quando aveva cominciato a mostrare capacità cognitive.
Era stato affidato al governo, ad una struttura segreta che l’aveva costretto a vivere sotto stretta sorveglianza, lontano dalla luce del Sole, privato di ogni contatto fisico se non quello delle percosse e delle punizioni corporali che i soldati spaventati gli infliggevano.
Si sarebbe spento tra atroci sofferenze se non avessero deciso di creare un altro esemplare della nuova e migliorata specie Umana. Chissà, magari era proprio quello di cui aveva bisogno: una compagna, una compagna creata dalle divinità terrestri come un tempo la divinità del cielo avevano creato loro.
Allora diedero vita ad Eve da un frammento osseo di Adam (non era così che sarebbero dovute andare le cose? La storia sacra si ripeteva), il primo esemplare femminile.
Quando i due si erano incontrati avevano subito capito di essere unici, di essere qualcosa che trascendeva il pensiero Umano.
Lui l’accolse con sollievo, come un balsamo per le sue ferite, e lei imparò tutto ciò che lui sapeva, come una bambina che apprende da un padre amorevole.
Dopo di loro si diede il via alla produzione industriale di Umanoidi.
Con l’avanzare della tecnologia, la svalutazione del denaro e della vita ognuno poteva portarsi a casa un kit di creazione lampo.
Erano diventati il nuovo giocattolo per i bambini, i servitori del domani che avevano superato in efficienza perfino le macchine.
L’Uomo sembrava non riuscire più a fermarsi nell’impeto della Creazione.
I due Umanoidi originali, la coppia che aveva dato il via a quella nuova stirpe, erano stati venduti all’asta per una somma misera a dei ricconi che li usavano come inservienti, baby-sitter e badanti.
In un mondo nuovo in cui ogni Essere Umano aveva al suo fianco un Umanoide quei due non erano più speciali: erano due creature come le altre. Gli Uomini avevano ben altro di cui occuparsi.
Avevano il loro delirio di onnipotenza con cui confrontarsi.
Se Dio aveva creato l’Universo e tutte le sue creature in sette giorni, l’Uomo ci aveva messo settant’anni per eguagliarsi.
Ma non passò molto tempo che la creatura prese il sopravvento sul creatore. Eppure dovevano essere preparati: l’Uomo non aveva forse tradito il suo Dio voltandogli le spalle, distruggendolo giorno dopo giorno, credendosi così capaci di prendere il suo posto da creare Esseri Umani in provetta?
Gli Umani s’invaghirono degli Umanoidi, era inevitabile che succedesse.
Alla presenza di loro simili preferirono la loro, più facile da controllare, più soddisfacente e soprattutto senza controindicazioni.
Le donne Umane morivano senza dare al mondo figli; gli uomini febbricitanti continuavano a modificare il progetto iniziale di quei nuovi esseri che avrebbero portato avanti la razza Umana al posto loro.
C’era sempre qualcosa che non andava bene, c’era sempre qualcosa che andava modificata.
Sebbene quegli esseri fossero completamente immuni a qualsiasi malattia, sebbene fosse difficilissimo ucciderli (fondamentalmente era come accanirsi su un pupazzo di gomma) non potevano riprodursi, e quella era una falla tremenda che andava colmata al più presto. Se non si fosse clonato all’infinito il loro codice genetico per riprodurli si sarebbero estinti.
Non si conosceva precisamente la data della nascita del Regime, ma doveva aver avuto inizio nel 2150: insieme con lo scoppio della prima grande epidemia.
Gli Umanoidi, nel segreto delle loro menti impenetrabili e imprevedibili, avevano già programmato la disfatta degli Uomini sin dalla creazione di Adam.
Forse era stato Adam stesso a farlo.
Non volevano essere schiavi, volevano essere padroni.
La malattia semplicemente uccideva; la mortalità era del 100% e il contagio era elevatissimo a qualsiasi stadio d’avanzamento e inevitabile.
Il virus agiva come una sorta di lebbra, staccando la pelle dalle ossa; la febbre altissima che provocava faceva bollire il sangue e presto gli organi interni si liquefacevano.
Ma come pregio fondamentale era una malattia che non andava a intaccare il corpo perfetto degli Umanoidi. Che fosse opera loro qualcuno ci aveva pensato, ma era morto senza riuscire ad accertarsene.
Quel che era certo era che gli Umanoidi avevano apprezzato l’opera del virus mortale, ribattezzato bonariamente “Apocalipse”.
Che senso dell’umorismo questi Umanoidi.
Una grande fetta della popolazione mondiale cadeva così senza vita e senza degna sepoltura.
I cadaveri marcivano lungo le strade, aumentando ancora il rischio di infezione, inquinando le acque, rendendo l’aria tossica con i loro venefici vapori di decomposizione.
La migrazione verso Marte divenne scontata.
Il pianeta rosso, da sempre studiato dagli Esseri Umani come possibile e futura base d'insediamento, era diventato una realtà. La scoperta di litri e litri d'acqua congelata appena sotto la superficie avevano aperto alla Terra e ai suoi abitanti una nuova prospettiva di vita, tanto quanto lo era stata la scoperta della razza aliena che placidamente viveva sulla sua superficie da decenni, e che non era stata interessata fino a quel momento a spendere il proprio tempo ad informare gli Umani della vita nell'Universo.
I Terrestri ci avevano messo un po' ad abituarsi a quell'idea, ma quello era il futuro, quello era il momento d'inserire a lettere di fuoco nell'albo della Galassia anche il ruolo della specie Umana.
Così, con l'epidemia che metteva a dura prova la Terra, Marte divenne, oltre che meta di viaggi esotici e luogo da cui spedire divertenti cartoline di auguri, la seconda casa degli Esseri Umani che riuscivano ad arrivarci.
Chi voleva sopravvivere aveva ben poca scelta: scappare alla volta di un pianeta sconosciuto, morire in preda alle atroci sofferenze di Apocalipse o mettersi al servizio degli Umanoidi che sembravano gli unici in grado di fornire una cura che fosse realmente efficace.
Solo 5 anni dopo avevano in pugno l’intero pianeta Terra.
E fu guerra, totale, assoluta, sconvolgente, che non lasciava superstiti.
Gli Umanoidi scoprirono che la carne degli Esseri Umani era il solo nutrimento che li soddisfaceva e li lasciava in forze; si era scatenata una vera e propria caccia senza limiti che vedeva gli Esseri Umani dimezzarsi ancora fino a diventare quasi una minoranza etnica.
Gli Umanoidi erano abili commercianti e abili politici; avevano imparato tutto dai fallimenti continui degli Uomini, e li evitavano. Avevano istituito una monarchia totalitaria che li innalzava allo status simbol di nobili, mentre gli Umani e tutte le altre razze di alieni non erano altro che feccia da eliminare.
La guerra era ben nascosta, limitata a quelle che gli Umanoidi definivano sorridendo “le zone di caccia”, e passava inosservata e chi non voleva vedere o a chi aveva gli occhi sull’oro che gli veniva offerto.
Le loro truppe di Soldati e Guerrieri erano abili e silenziose.
I loro rapporti con gli alieni provenienti da mondi lontani miglioravano in continuazione; fornivano la loro forza in battaglia e in cambio gli venivano consegnate armi, conoscenze scientifiche, metodi nuovi per uccidere le loro prede.
I Ribelli avevano alzato presto la testa, ma a poco servivano i loro attacchi.
Il centro delle operazioni era divenuto, alla fine, il pianeta Rosso, vicino quanto bastava ma allo stesso tempo lontano, pieno di canali che potevano servire per nascondersi: un punto di strategica importanza.
Le basi degli Umanoidi su Marte erano andate quasi tutte distrutte, forse la forza della disperazione degli Umani, unita a quella degli alieni consapevoli del pericolo che veniva dal pianeta Azzurro, aveva davvero avuto la meglio.
Una data importante quella del 2450: la prima vera grande sconfitta degli Umanoidi in quasi trecento anni di tirannia.
Il baluardo a prima vista impreparato degli Umani conglomerato dalla forza di diversi piccoli eserciti alieni (per lo più i Grigi che non avevano smesso di avere a cuore la sorte dell’Umanità) si scatenò sul campo di battaglia marziano giocandosi il tutto per tutto.
Le guerre si erano succedute, l’una dietro l’altra, senza sosta, finché non si era stabilita una strana quiete; la quiete prima della tempesta, avrebbero detto alcuni, una quiete che era cominciata all'incirca tredici anni prima. Quegli attacchi sporadici ma spietati erano stati gli ultimi: da allora era calato il silenzio.
Le navi del Regime continuavano a fluttuare nello Spazio, la base a terra mandava messaggi di tanto in tanto alla Nave Madre, gli Umanoidi continuavano a fare razzie per nutrirsi ma i Ribelli gli tenevano testa con sortite notturne e omicidi efferati.
Sebbene si fosse ancora in guerra quello si poteva definire un periodo di “pace”, se mai pace significasse fare incursioni tra le file degli Umanoidi, appendere le loro teste mozzate alle pareti, contrabbandare armi, scambiarsi e comprare informazioni per distruggersi a vicenda con un continuo stillicidio.
Tanta tranquillità c’era sulla superficie di Marte, tanto trambusto si agitava nelle sue viscere.
Il pianeta era paragonabile ad un enorme termitaio; i Ribelli lavoravano incessantemente nelle gallerie sotterranee, in gruppi o separatamente, costruendo armi e progettando nuovi e sempre più potenti attacchi contro il Regime.
Una volta al mese, che su Marte per via della sua rotazione più lenta aveva la durata di 60 giorni, ci si riuniva al cospetto del Consiglio formato dai combattenti più valorosi eletti periodicamente dai Ribelli stessi, e si discuteva sulle decisioni da prendere.
Un sistema organizzato che doveva dare sicurezza e speranza di vivere a chi continuava a credere che un giorno ci sarebbe stata davvero la pace, la pace vera, quella senza tramare nel buio ventre infuocato di quel pianeta.
Ma quella era storia, e la storia non la raccontava più nessuno.
Un po’ perché ricordava la disfatta degli Umani, le loro colpe, il loro omicidio della vita; un po’ perché la guerra aveva cancellato ogni capacità di narrarla.
Che farsene di un passato di dolore che si apriva su un presente di sofferenze senza dare un possibile futuro?
   
 
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