Sdraiata nel letto sfatto, Chichi pensò che quella sarebbe stata solo la prima. E le altre che si sarebbero susseguite, sarebbero state sempre più insopportabili. Un silenzio atroce, un gelo inaudito, in un letto che fino ad allora aveva conosciuto solo l’amore.
Sdraiata supina nel suo letto, osservava il soffitto, con lume acceso sul comodino, come quando aspettava che Goku venisse a dormire.
Ora la solitudine era quasi tangibile in quel letto ancora caldo, che aveva ancora l’odore di un matrimonio andato in frantumi.
Echeggiarono nel silenzio della casa dei passetti fuori la sua porta, ma lei non li sentì. E quando il piccolo Gohan si arrampicò nel suo letto e si sedette accanto a lei si sentì quasi in colpa per non essersi accorta nemmeno di suo figlio.
-Mamma- mormorò debolmente il bambino, ancora spaventato e indifeso. Lei lo prese tra le braccia e gli fece appoggiare la testa sul petto, come faceva sempre con Goku.
-Mamma, posso dormire con te stasera?-
Chichi annuì senza parlare, avvolgendo il figlioletto nel lenzuolo. Chiuse gli occhi, fingendo di dormire. Avrebbe voluto piangere, ma doveva darsi un certo contegno, almeno davanti a suo figlio. Quando lo aveva saputo, si era chiusa nella camera da letto che lei e Goku avevano condiviso per quegli anni che adesso le sembravano così brevi, e aveva pianto ogni singolo istante che non avrebbe più potuto rivivere.
Il respiro di Gohan era sollevante, udirlo la faceva sentire viva. Mentre stringeva a sé il loro bambino, accarezzava con le dita le lenzuola infreddolite, lì, dove al posto di Goku giaceva un silenzio insofferente.