'sta cosa è a marcire tra i miei documenti da qualche giorno, con l'intezione di inviarla per un contest e così è deciso.
Il contest, che poi è una challenge, vede delle situaizioni scelte casualmente, io ho messo in ordine 10 personaggi di dragonball e sono uscite delle cose davvero assurde che faticherò a scrivere, ma chissene!
Chi non vuole vedere Goten sposare Crillin?! Eh, chi?!
Questa storia è la situazione 4_Primo giorno di lavoro per Goku e Vegeta. Si vedranno le mutande di Goku.
Volevo scrivere anche di meno, rimanere sulle 500, ma niente, non ci sono riuscita >___>
Con questa storia, quindi, inizio una specie di orribile pubblicazione di storie assurde...poveri voi.
Alla prossima,
Mid_
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[L'ho rubato a Lusty che l'avra rubato da qualcu'altro]
||Good Job Mastrolindo||
Quando ormai le speranze sembravano perdute, finalmente Goku trovò un posto di lavoro in una ditta di pulizie.
Il grande e grosso ragazzo, mai spaventato dai robot o dagli strani essersi di altre galassie che avevano invaso il pianeta, ora temeva il suo primo giorno di lavoro.
Si inginocchiò per l’ennesima volta davanti il principe dei sayan,- Ti prego, Veggeggia, accompagnami-.
-In che lingua, oltre alla tua che già capisci poco, devo dirti che mai mi sognerei di fare una cosa tanto stupida con l’essere più stupido?-, domandò, ma non necessitava di una risposta.
-Riprovo: se vieni con me, al mio primo giorno di lavoro, poi ci sfideremo e mi potrai uccidermi-, a quel dire gli occhi del regal moro divennero ancora più scuri, invasi da qualche emozione di delirio e onnipotenza mischiati con trepidazione e odio profondo.
-E sia, ma non toccherò porcheria umana-
Così i due giovani baldi si addentrarono nella loro prima abitazione, Goku con una coppia di tutti gli strumenti per la pulizie che in parte l’altro si era rifiutato di portare.
-Che schifo di casa-, borbottò Vegeta annusando qualche odore inesistente di umano di bassa classe sociale.
-Sembra la mia-, rise il moro più giovane posando tutto il necessario a terra.
-Tsz, che orgoglio-
L’altro fece come se non avesse sentito, oramai gli insulti del principino non offendevano più nessuno, perfino i padroni del supermercato avevano inteso che “Merce di terza classe” e “Voi abietti umani” erano una consuetudine per l’uomo e non una particolare forma di antipatia nei loro confronti.
La vecchietta che gli aveva aperto se ne stava seduta in balcone aspettando di vedere il lavoro finito.
Goku iniziò a spolverare, ma ogni cosa che toccava finiva irrimediabilmente a terra rotta o sformata.
-Ma che diav…?!-, esclamava ogni qual volta, eppure con questo metodo ripulì ogni superficie sia dello sporco sia della mobilia.
Vegeta si guardava le unghie annoiato seduto sul divano; la vecchia sembrava non sentire lo scricchiolare dei suoi mobili e neanche il fracasso del legno spezzato.
-Karoth-, lo chiamò improvvisamente e l’altro voltò il capo nella sua direzione, piegato a terra con un cagnolino a pulire un basso tavolino.
-Uhm?-
-Hai le mutande con Mastrolindo?-, chiese e una miriade di venette iniziarono a pulsare sulla sua ampia e regale fronte.
-Pensavo mi avrebbero aiutato a pulire!-, sorrise l’altro alzandosi e sistemandosi i pantaloni, gli stavano così scomodi, non c’era affatto abituato.
-Sono orribili-, sentenziò Vegeta.
-E tu non le guardare-, replicò Goku.
-Io guardo quello che mi pare, non sarai tu a dirmi che non posso guardarti le mutande o il culo-, appena finì di pronunciare la frase il viso del principe di incrinò in una smorfia e veloce una mano andò a coprirgli il viso.
Karoth iniziò a ridacchiare e solo allora la vecchia sembrò sentirli.
-Giovanotti, avete finito?-, ma appena vide lo sfacelo totale della sua modesta casa si infuriò cacciando via i due.
-Come si è permessa quella vecchia di cacciarmi?-
Goku ancora sogghignava per quello che l’altro aveva detto e quando Vegeta lo notò gli tirò un pugno in mezzo allo stomaco.
-Idiota di un reietto di terza classe, smettila di ridere, tanto di ucciderò lo stesso!-
E il giovane moro, facendogli una linguaccia, si teletrasportò nel posto più lontano possibile.