Fanfic su attori > Cast Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Essemcgregor    16/06/2012    4 recensioni
[Curt/Riker]
Un viaggio a Los Angeles può trasformarsi più di un semplice viaggio per affrontare un provino. Curt Mega è un aspirante attore/cantante, vive con la sua migliore amica Lindsay Pearce a New York, coglie l'occasione di presentarsi ad un provino per volare a Los Angeles. L'ultima sera, accetta l'invito di un ragazzo conosciuto il giorno dei provini, partecipando ad un falò insieme ad altri ragazzi. Lì incontra Riker, aspirante attore/ballerino, visto proprio quella mattina ai provini. Nonostante il morettino non creda all'amore a prima vista, dovrà ricredersi e quello che era un semplice falò, si trasforma in un piccolo paradiso d'estate.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Summer Paradise

 

 

- Linds… piantala.-
Curt si tappò le orecchie mentre Lindsay cercava di attirare la sua attenzione tirandolo per la manica. Aveva l’espressione arrabbiata e le guance gonfie per lo sdegno. Portò una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio, mentre cercava in tutti i modi di far ragionare il suo migliore amico. Curt dal canto suo, cercava di evitare quel discorso. Era passato un mese, un mese dalla fine dell’estate, un mese esatto da quella sera sulla spiaggia.

Lindsay non aveva intenzione di arrendersi, si sedette sul divano, mentre l’amico cercava di ignorarla in ogni modo. Da quando era tornato a New York, Lindsay non aveva fatto altro che tormentarlo.
- Smettila di essere così stupido e torna Los Angeles.-
La ragazza si era alzata di scatto puntando il dito in un punto a caso della stanza per enfatizzare il suo ordine, Curt sorrise scuotendo la testa. Lindsay aveva trovato la sua strada, giusto qualche giorno prima aveva debuttato a Broadway come protagonista di un musical, aveva una voce incredibile e per fortuna non era l’unico a pensarla in quel modo, al contrario di lui, che nonostante i mille provini, non ancora riusciva ad ottenere un ruolo in un musical o un ingaggio qualsiasi.

- Non ho un lavoro, non ho niente, come faccio a tornare a Los Angeles?-
Linds posò le mani sui fianchi inclinando la testa di lato. 

- Pago io il viaggio, anzi prenoto subito.-
Prima che la ragazza potesse fare qualcosa, il moro la trattenne per il braccio tirandola verso di lui.

- Non posso. E tu lo sai.-

La ragazza guardò triste il suo migliore amico, non l’avevo mai visto in quel modo, da quando era tornato da Los Angeles era cambiato. Per giorni non aveva mangiato, si era rifiutato di parlare con lei, fino a quando la ragazza non perse le staffe, estorcendogli tutto con la forza. 

Il Destino poteva essere crudele e Curt ne aveva avuto la prova, fece un piccolo sorriso alla ragazza, spostandosi verso la grande finestra che dava su Central Park.
Aveva accettato di vivere con Lindsay solo temporaneamente, il tempo di trovare un qualche ingaggio come attore o cantante, ingaggio che tardava ad arrivare. C’era sempre un ragazzo più bravo di lui, sia a recitare che a cantare. 

Aveva accettato di fare il cameriere in un pub lì vicino, solo per non pesare troppo sulle spalle della sua migliore amica. Linds non si era mai lamentata, era felice di offrire lui, vitto e alloggio. 

Gli orari erano impossibili, ma era il meglio che era riuscito ad ottenere, in più poteva esibirsi di tanto in tanto e non c’era migliore pubblicità se non un’esibizione live. 

- Se non torni a Los Angeles ti ci spedisco a calci, chiaro?-
Il ragazzo prese il giubbotto appeso all’attaccapanni, il sole stava lentamente tramontando sulla città, tingendola dei suoi colori rossi e arancio, le prime luci si accesero lungo le strade e piano piano gli edifici cominciarono ad illuminarsi. Era il momento della giornata che Curt preferiva, o perlomeno, era il momento della giornata che preferiva, da un mesetto a quella parte. 

Aprì la porta lentamente mentre la mora continuava a protestare, afferrò le chiavi di casa e le infilò in tasca, la salutò velocemente e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Scese velocemente le scale a piedi, godendo quegli ultimi raggi di sole che penetravano dalle vetrate lungo le scale. 

 

- Scusami… ti ho sporcato la maglia per caso?-
Non sapeva perché ma aveva accettato di prendere parte a quel falò. Non conosceva nessuno, se non un ragazzo conosciuto ad un provino il giorno prima, che aveva insistito perché andasse a quel falò. Non aveva niente da perdere dopotutto, la sera non usciva mai e stava chiuso in albergo, poteva essere un’occasione per conoscere gente nuova.
Quando mise piede in spiaggia, la festa era già iniziata: il sole stava tramontando e oltre il suono di una chitarra e tante voci che cantavano insieme, si sentiva solo lo sciabordare del mare. Un gruppo di ragazzi era riunito intorno al cerchio di pietre dove avevano allestito il falò, altri ragazzi invece erano riuniti in coppie e giocavano in riva al mare.
- Curt! Finalmente sei arrivato!-
Dominique Barnes, il ragazzo conosciuto quel giorno al provino, lo raggiunse con un grosso sorriso, posò una mano sulla sua spalla spingendolo poi verso il gruppo di ragazzi che cantava. 

Dominque era un ragazzo simpatico, dal viso paffutello e gli occhi verdi, aveva subito attaccato bottone con Curt ed entrambi non poterono fare a meno di trovare simpatia l’uno per l’altro.

Alcuni ragazzi salutarono Curt con cenni della mano, altri con un sorriso, ma tutti erano presi dalla canzone e nessuno gli dedicò troppa attenzione, cosa che al moretto non dispiacque. 

- Ci sono anche alcuni ragazzi che hanno fatto il provino con noi stamattina.-
Dominique indicò un ragazzo di colore, un ragazzo asiatico e un altro paio di ragazzi dal volto famigliare: uno di loro aveva tratti ispanici, l’altro invece era biondo, il ciuffo che ricadeva sul viso da ragazzino. 

Curt rimase per alcuni istanti a guardarlo, si ricordava di lui, ricordava il suo naso all’insù e la sua aria sbarazzina. Ricordava di averlo sentito cantare e ballare, ed era molto bravo in entrambe le cose. Non ricordava però, il suo nome. Per tutta la serata si aggirò intorno a lui cercando di attaccare bottone, incrociò il suo sguardo un paio di volte, ma non abbastanza da incoraggiarlo ad andare da lui.
Proprio quando stava per arrendersi, si era ritrovato faccia a faccia con lui: il biondo lo aveva urtato per sbaglio, ed il suo bicchiere pieno di birra oscillò pericolosamente, versando parte del contenuto per terra. 

- Scusami…-
Rimase a bocca aperta irrigidendosi di colpo.

- No non ti preoccupare, e poi è solo birra, va’ via facilmente.-
Curt notò una piccola macchia sui suoi pantaloncini corti, alzò gli occhi incontrando l’espressione spaventata del ragazzo. Sentì di nuovo le sue guance andare in fiamme, mentre il suo cuore saltò un battito.
Cercò di riacquistare il controllo di sé, sorrise imbarazzato e indicò il gruppo di ragazzi intorno al fuoco. 

- Penso che … andrò dagli altri.-
Il biondo annuì lanciando uno sguardo al gruppo. 

- Sei qui con un tuo amico?-
Bevve un po’ della sua birra incontrando di nuovo gli occhi di Curt, il quale non poté fare a meno di arrossire di nuovo. 

- In realtà non conosco nessuno, mi ha invitato un ragazzo che ho incontrato ai provini di oggi. Se non sbaglio anche tu eri ai provini…-
Infilò quell’allusione per avere conferma dei suoi sospetti e non fare brutte figure, fu sollevato quando il biondino di fronte a lui, sorrise annuendo. 

- Sì, ti ho sentito cantare. Hai una voce stupenda.-

Entrambi ignorarono le urla e gli schiamazzi dei ragazzi, Dominque chiamò Curt invitandolo a prendere dei Marshmallow da arrostire sul fuoco, invito che il moro declinò gentilmente. La verità era che non aveva molta voglia di tornare in mezzo al gruppo di ragazzi ed anche il suo interlocutore era dello stesso avviso, dopo che Dominique rivolse lo stesso invito anche lui. 

- Così ti chiami Riker?-
- Esatto. E tu ti chiami Curt.-
I due si strinsero la mano, poi scoppiarono a ridere, quel gesto così formale era piuttosto fuori posto. Curt prese un bicchiere di birra ed entrambi presero a camminare per la spiaggia, mentre dal gruppetto si levò un coretto di voci che cantava “Summer Paradise” dei Simple Plan. 

 

Tell me how to get back to

Back to summer paradise with you

And I’ll be there in a heartbeat, oh, oh

I’ll be there in a heartbeat, oh, oh

 


Curt non credeva all’amore a prima vista, era sempre convinto che per amare una persona la si dovesse conoscere a fondo. Non credeva alle frecce di cupido e non credeva che una persona potesse innamorarsi anche solo guardando qualcuno, lo trovava stupido e superficiale. Eppure era proprio quello che stava succedendo a lui in quel momento.
Le note di Summer Paradise accompagnavano la loro passeggiata lungo la spiaggia, nessuno dei due era interessato ad un unirsi al coretto di ragazzi, nessuno dei due era interessato al gruppetto di ragazze che ballava lì vicino mettendo in mostra il loro corpo perfetto. 

- Così… canti in un gruppo.-
Riker annuì giocherellando con il bicchiere di plastica ormai vuoto. 

- Sì, ho formato un gruppo con mia sorella e mie due fratelli, più un altro ragazzo che fa il batterista. Mi piacerebbe se venissi ad un nostro concert. Tra qualche giorno ci esibiamo proprio qui in spiaggia.-
Fu quasi dispiaciuto di dirgli che no, non si sarebbe fermato per molto, il giorno dopo sarebbe dovuto ripartire e tornare a New York, era venuto giusto per un paio di giorni, per i provini. 

- Capito…-
- Tu vivi qui a Los Angeles?-
Riker scosse la testa. 

- No, sono di Littleton, Colorado.-

Cominciarono a parlare delle rispettive famiglie, Curt era figlio unico e si divertì molto ad ascoltare i racconti di Riker sui suoi fratelli e sua sorella. Raccontò di come erano nati gli R5, del discreto successo raccolto anche grazie a suo fratello Ross, attore di Disney Channel.

- Bè non male, siete una famiglia di artisti.-
Il biondo sorrise, poi arrivò il turno di Curt di raccontare qualcosa di sé stesso. Non aveva avuto una vita eccitante come quella di Riker, perlomeno non era densa di ricordi dei casini che combinava con i suoi fratelli e sua sorella. Era figlio unico, aveva studiato a casa anziché a scuola, per quel motivi non aveva molti amici, aveva poi lasciato l’Università per tentare di realizzare il suo sogno, trasferendosi a New York. Sua madre gli aveva trasmesso la passione per il canto, dato che era insegnante di canto lirico,ed era stata proprio lei ad incoraggiarlo a trasferirsi nella Grande Mela. 

- Lì ho conosciuto Lindsay e siamo diventati molto amici. Ci siamo conosciuti ad un provino per un musical di Broadway, buffo, no?-

 

 

Il viaggio da casa di Lindsay al pub, era di pochi minuti, motivo per il quale Curt fu proprio deciso a prendere quel posto di cameriere. La paga non era proprio altissima, ma per sua fortuna riusciva a guadagnare qualche straordinario cantando durante il finesettimana.
Sapeva suonare chitarra e pianoforte, ed insieme ad un paio di altri ragazzi, proponeva varie cover. Quella sarebbe stata la serata karaoke, la sera che Curt adorava più di tutte: era il momento in cui la maggior parte dei clienti, abbandonava i propri problemi, le proprie paure e le proprie inibizioni, esibendosi davanti a tutti. Stonati o meno, tutti venivano applauditi ed incoraggiati a cantare ancora. 

Quando mise piede nel locale fu subito accolto dai due colleghi, già pronti di tutti punto per il servizio ai tavoli. 

- Jamie, Scott.-
Il moro batté il pugno contro quello dei due ragazzi, poi raggiunse il retro del locale per cambiarsi. Indossò una camicia nera ed un papillon rosso e blu, sopra un paio di jeans scuri. 

Il locale si riempiva di solito dalle nove in poi, ed il karaoke cominciava sempre verso le dieci di sera.
Uno dei due ragazzi della band aveva dato buca quella sera, per quel motivo si erano dovuti arrangiare con un computer e delle basi scaricate da internet.
Il locale alle dieci, era strapieno, la maggior parte erano ragazzi universitari in cerca di svago post studio, ed erano quindi i più facili da convincere a salire sul palco. 

- Avanti ragazzi, nessuno si fa avanti?-
Quella sera dopo i primi due, nessun altro aveva deciso di tentare, la maggior parte dei ragazzi cercava di convincere uno dei loro amici, con scarsi risultati. Curt era quasi tentato di prendersi una pausa e andare a bere una birra al bancone, quando un ragazzo si alzò in piedi. 

- Mi offro volontario.-
Curt ridacchiò, il giovane si era alzato di scatto facendo sobbalzare i propri vicini. 

- Hey tranquillo! Non siamo mica agli Hunger Games!-
La sua battutina scatenò qualche risata, mentre il ragazzo incappucciato, salì sul palco. Curt non ebbe modo di vedere il suo viso, aveva la testa bassa e lo sguardo puntato sul pavimento. Sussurrò un paio di parole al collega di Curt che annuì e si fece da parte: ad un cenno di lui, quattro ragazzi salirono sul palco: tre ragazzi ed una ragazza. Il palco era piuttosto piccolo, ma trovarono comunque il modo di entrarci tutti.
La ragazza andò alla tastiera, uno dei due ragazzi andò alla batteria, e gli altri due imbracciarono chitarra e basso.

Il moro li guardò perplesso, poi scrollò le spalle decidendo di non fare domande, sembravano sicuri del fatto loro, perciò scese dal palco, dopo averli presentati. 

 

My heart is sinking as I’m lifting up

Above the clouds away from you

And I can’t believe I’m leaving

Oh, 

I don’t kno-kno-know what I’m gonna do

 

But someday I will find my way back

To where your name is written in the sand…

 

‘Cause I remember every sunset

I remember every words you said

We were never gonna say goodbye

Singin’ la-ta-ta-ta-ta

 

Il gruppo cominciò a suonare l’intro della canzone, Curt la riconobbe subito, era la canzone che i ragazzi del falò stavano cantando, quando aveva conosciuto lui. 

Il cantante calò il cappuccio dal viso, rivelando un famigliare ciuffo biondo, gli occhi del ragazzo cercarono quelli di Curt, che in quel momento era paralizzato dalla sorpresa.
Una ragazza si accostò a lui sorridendo, era Lindsay.

- Cosa ci fai qui?-
La morettina sorrise sospirando. 

- Puoi ringraziarmi più tardi.-
Il moro la guardò stupito, mentre il gruppo continuava a cantare. 

- Sei stata tu?-
Non appena concluse la domanda, la ragazza allungò la mano per schiaffeggiargli la nuca. 

- Goditi l’esibizione e taci.-
Curt non rispose, incrociò gli occhi di Riker e dentro poté rivedere tutti quei sentimenti, tutte quelle emozioni che era riuscito a provare quella notte.
Non staccò gli occhi da lui nemmeno per un momento, lo stesso fece Riker e fu evidente per tutto il locale che quell’esibizione era solo per lui.

Tell me how to get back to

Back to summer paradise with you

And I’ll be there in a heartbeat, oh, oh

I’ll be there in a heartbeat, oh, oh

 

Come lui, Riker non aveva dimenticato nulla di quel giorno di un mese fa. Non erano riusciti a scambiarsi il numero di cellulare, a malapena erano riusciti a salutarsi.
E per un mese intero Curt aveva vissuto con quell’unico rimorso, perché Riker era scappato a causa della sua indecisione, era scappato per colpa sua.
Aveva avuto paura di quel sentimento sviluppatosi in una sola sera, aveva avuto paura delle conseguenze, aveva avuto paura di soffrire. 

Quante volte si era addormentato con l’espressione ferita di Riker nella mente, quante volte aveva stretto il cuscino immaginando di stringere lui. 

 

 

Quando tornarono al falò, lo trovarono quasi spento, alcuni rimasugli di legna continuavano ad ardere, mentre la maggior parte dei ragazzi dormiva sulla spiaggia. Alcuni reggevano ancora le loro bottiglie di birra, altri invece dormivano avvinghiati ad una ragazza. Curt non riuscì a ritrovare Dominique, forse era tornato a casa e non era rimasto. 

- Ehm… credo sia tardi.-
Riker guardò l’orologio e annuì. 

- Forse è il caso che io ritorni in albergo.-
Il moretto indietreggiò di qualche passo, si era divertito, aveva passato tutta la notte con Riker a parlare, a passeggiare sulla spiaggia e schizzarsi con l’acqua dell’oceano, come due bambini di cinque anni. 

Avrebbe ricordato quella sera, come la più bella passata in quella città. 

- Perché non aspettiamo l’alba?-
Il viso del biondino era rivolto verso l’orizzonte: la luna stava concludendo il suo percorso, e le stelle piano piano si stavano spegnendo di fronte la luce crescente del sole. Curt sorrise, di lì a poche ore doveva trovarsi in aereoporto e quella sera stessa si sarebbe trovato a New York, lontano da quel piccolo angolo di paradiso. 

- D’accordo.-
Curt era quasi sicuro di essersi addormentato, perché ciò che successe dopo apparteneva sicuramente ad un sogno. Sfumature chiare di rosa, si mischiarono al blu della notte, le stelle erano quasi scomparse quando i due ragazzi decisero di inaugurare quel giorno, con un bel tuffo nell’oceano.
Abbandonarono maglia e scarpe a riva, i loro piedi furono ricoperti dall’acqua dell’oceano per un istante, era ancora tiepida.
Riker prese Curt per mano e dopo una breve corsa, si tuffò in acqua, seguito dal moro. Entrambi riemersero ridendo, ingaggiando una battaglia di spruzzi, che si concluse con la resa di Curt.
Aveva ingurgitato tanto di quell’acqua a forza di ridere, che rischiava di soffocare. 

- Basta! Mi arrendo!-
Alzò le mani al cielo, Riker era vicinissimo, le mani pronte ad alzare altre porzioni di acqua, ma di fronte alla resa dell’altro, le portò sulle sue spalle. Curt aprì gli occhi quando sentì le mani dell’altro sulle sue spalle, ricambiò il sorriso di Riker portando le mani sui suoi fianchi.
- Davvero ti arrendi?-
Curt annuì, non avrebbe sopportato un’altra battaglia di spruzzi. 

- Wow! Allora ho vinto io!-
Il moro annuì di nuovo, riusciva solo a pensare a quanto il viso di Riker fosse vicino al suo.

- E cosa ho vinto?-
La domanda di Riker sembrava quasi una battuta, eppure Curt vi lesse altro. I suoi occhi saettarono alle sue labbra, erano ancora distese in quel piccolo sorriso, erano sottoli, rosee. In un attimo la distanza tra loro si annullò, entrambi si avvicinarono quel tanto per far sfiorare le loro labbra.
Il solo contatto provocò in Curt una scarica di elettricità lungo la schiena. Il respiro si fece pesante mentre cercava sempre di più le labbra dell’altro. Cominciò a baciarle, morderle, mentre le sue braccia avvolgevano i suoi fianchi, mentre le braccia di lui avvolgevano il suo collo. 

Si abbandonarono alla corrente dell’acqua trovandosi a riva. 

Riker era sdraiato sotto di lui, gli occhi che brillavano di una strana luce, entrambi erano consapevoli di quello che sarebbe successo di lì a poco, entrambi sapevano che era giusto, che doveva succedere. 

Le mani di entrambi non riuscivano a stare ferme, toccavano sfioravano, esploravano il corpo dell’altro, mentre le loro bocche si cercavano, assaporando quando potevano, porzioni di pelle. 

Curt non riuscì a ricordare altro, se non quei brividi lungo la schiena, la voce di Riker mormorare il suo nome sempre più forte, i loro corpi scossi da brividi di piacere.

Fu lì che si rese conto di quello che stava facendo, e la paura crebbe fino ad impossessarsi di lui. Non riuscì a baciarlo, non riuscì a guardarlo negli occhi, ricordò solo che scappò prima che l’altro potesse fare qualcosa. 

 

 

 

I remember where we first kissed

How I didn’t wanna leave your lips

And how I’ve never ever felt so high

Singin’ la-ta-ta-ta-ta

 

So tell me how to get back to

Back to summer paradise with you

And I’ll be there in a heartbeat, yeah oh, oh

I’ll be there in a heartbeat

Oh, oh, I’ll be there in a heartbeat

 

Gli applausi esplosero intorno a loro, alcuni ragazzi si alzarono in piedi saltando sul posto, altri chiedevano il bis. Curt era rimasto fermo per tutto il tempo della canzone, mentre la sua mente ripercorreva ogni singolo momento passato con Riker durante quella notte. La passeggiata lungo mare, la macchia di birra sui pantaloncini, lo sguardo divertito di Riker quando aveva provato a lavarlo via bagnando i pantaloncini in acqua.
Ricordava le labbra di lui, morbide e sottili, il sapore della sua pelle e la magnifica sensazione di completezza.
Il biondino scese dal palco mentre il resto del gruppo decise di andare a prendere una birra al bancone, Lindsay seguì il gruppetto parlando allegramente con la sorella di Riker, nessuno di loro li degnò più di attenzione.
I clienti tornarono alle loro chiacchiere, ed il collega di Curt annunciò una piccola pausa, svignandosela poi, nel retro del pub.
- Non pensavo che… è bello vederti qui.-
Riker annuì con un piccolo sorriso, da quando aveva finito di cantare non aveva detto una sola parola, né ai suoi fratelli né a lui.
- Io… ti devo delle scuse.-
Ancora silenzio. 

- Mi sono comportato come uno stronzo, ti ho lasciato in spiaggia senza nemmeno una spiegazione, il fatto è che… ho avuto paura. Paura di noi, paura di quello che poteva succedere. Se solo potessi tornare indietro…-
La mano del biondo fermò quel flusso di parole. 

- Avresti rifatto lo stesso, Curt.-
Aveva ragione, o forse no? Non seppe cosa rispondere, abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore. 

- Non fartene una colpa, è una cosa nuova per entrambi.-
Curt si abbandonò ad una triste risata. 

- Ma tu non sei scappato con la coda tra le gambe. Avrei dovuto parlartene, affrontare il problema con te.-

Riker annuì. 

- Avresti dovuto.-
La tensione si tagliava con un coltello, Curt non aveva capito allora perché era venuto sin lì, perché cantare quella canzone quando tutto ciò che voleva fare, era rigirare il coltello nella piaga e farlo sentire uno schifo. Non che si sentisse meglio in quei giorni. 

Il biondino fece un piccolo sorriso, quasi avesse letto Curt nel pensiero, si accinse a rispondere alla sua domanda tacita. 

- Sono qui perché ti amo. Anche se sei scappato Curt, ti sei portato via un pezzo di me, un pezzo del mio cuore e della mia anima. Anche se ho pianto e sofferto, non ho mai rimpianto nulla, perché ti ho desiderato con tutto me stesso e ti desidero tutt’ora.-
Quelle parole entrarono nel suo corpo alleviando il dolore che ancora lo tormentava. Incrociò i suoi occhi e vide quella stessa luce, sentì nuovamente dentro di lui quel brivido, quella consapevolezza che tutto era giusto, che lui era giusto. Le mani tremanti raggiunsero quelle di lui, sfiorandole. 

- Tell me how to get back to summer paradise with you.-

 

 

Riker guardò Curt sorridendo, accarezzò lentamente il suo fianco mentre lo osservava dormire, il silenzio era rotto solo dal respiro del moretto, intervallato da quello del biondino. Le lenzuola di cotone bianco, coprivano i loro corpi dalla vita in giù, alcuni cuscini erano stati calciati via dal letto finendo sgraziatamente a terra, sulla moquette. 

Era l’alba e Riker era ancora sveglio. Le prime luci del sole penetrarono dalla grande vetrata di fronte al letto, che dava sulla città ancora addormentata. Il biondo si alzò per osservare le luci spegnersi ad una ad una, lentamente, mentre il sole cominciava ad illuminare le cime dei palazzi più alti. Un fruscio di coperte lo fece voltare, Curt si era svegliato e guardava l’altro sorridendo. 

- Sei bellissimo.-
Riker tornò a sdraiarsi al suo fianco, posando le labbra sulla sua fronte. 

- Ecco cosa ti sei perso quando sei scappato via.-
Il moro fece un piccolo gemito di disappunto. 

- Prometto che non scapperò più, soprattutto non dopo aver visto come ti dona l’alba.-
Le gambe di lui si intrecciarono a quelle del biondo, non riusciva a ricordare a quante volte avevano fatto l’amore, non ricordava neanche a come era arrivato in quella camera d’albergo, ricordava solo la bocca del biondo che esaminava ogni singolo centimetro del suo corpo, ricordava il battito del loro cuore che andava all’unisono, ricordava quei gemiti e quei brividi.
Il biondo si spostò di nuovo sopra di lui sorridendo, baciando le sue labbra con desiderio, mentre le sue mani stringevano forte i suoi fianchi. 

- Curt?-
Il moro si ritrovò a fissare gli occhi nocciola dell’altro. 

- Sì?-
- Promettimi che la nostra estate non avrà mai fine.-

Non importava cosa sarebbe successo, non importava la distanza, non importava neanche cosa avrebbero pensato i suoi genitori, o la gente in generale. Era felice, era innamorato, aveva ritrovato il suo paradiso estivo.

- Te lo prometto.-



Per prima cosa volevo ringraziare tutti i ragazzi del gdr BTS e NY perchè le mie FF spesso si ispirano a ruolate xD
Questa me l'ha ispirata il Riker del mio Curt e la canzone Summer Paradise dei Simple Plan, canzone che ultimamente non riesco a togliermi dalla testa!
Ringrazio anche la Linds del gdr... perchè anche lei contribuisce xD
non capisco perchè non i poveri Warblers non siano contemplati tra gli attori di Glee, ma vabbè. 
Non è una FF proprio reale, Riker e Curt sono etero, Curt è sposato con una delle donne più belle che io abbia mai visto ecc ecc ecc. 
Spero vi piaccia lo stesso e che mi lasciate un commentino ^^
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: Essemcgregor