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Autore: Celest93    16/06/2012    1 recensioni
La campagna non aveva molte attrattive, ma li si sentiva in pace, amata.
Non particolarmente dai ragazzi, le bastava il sorriso di riconoscenza che le rivolgeva l'anziana signora che abitava a pochi metri da casa sua, o il saluto accompagnato da un dolce sorriso dal panettiere che stava in paese.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vestito azzurro le fasciava i morbidi fianchi, metteva in risalto il seno florido, mentre la gonna a ruota lasciava nude, da poco sopra il ginocchio, le gambe fin troppo morbide.
Il vento le sferzava il viso, i capelli biondi simili al grano le coprivano la visuale di quel cielo bianco, quasi accecante.
Gli occhi celesti che si chiudevano, il viso che si tendeva verso il cielo, il sorriso che le incurvava le labbra verso l'alto.
Era pronta, come tutti i giorni.
 
Si era svegliata di buon ora, come sempre, per cominciare a prepararsi.
La casa aveva bisogno di una pulita, il giardino doveva essere curato.
Cominciò preparandosi la colazione, gustandosi il sapore del tè e dei pasticcini fatti il giorno prima.
Ordinò con cura il salotto, la cucina, e le camere da letto, lasciando per ultima la propria stanza.
Poi incominciò a preparare il pranzo.
Abbondò con le dosi, preparò panini su panini, canticchiando un'allegra sinfonia.
Finì il tutto con il sorriso sulle labbra, mettendo ogni panino all'interno di un sacchetto per alimenti, per poi mettere tutto all'interno di uno zaino.
Corse in camera sua a cambiarsi, per mettere un comodo abitino estivo al posto del leggero pigiama a fiori che la soffocava.
Una spazzolata, un leggero velo di trucco, una passata di matita sugli occhi, un paio di comode ballerine, e aveva finito l'opera. 
Ora l'aspettava una buona mezz'ora di camminata in mezzo ai campi, ma non si lasciava mai scoraggiare.
Amava osservare i fiori, il cielo, gli uccellini che volavano, il passaggio di qualche bicicletta sgangherata e ascoltare i rumori della natura.
Il sibilio del vento in mezzo alle foglie degli alberi, lo scroscio dell'acqua di un lontano ruscello, il cinguettio degli uccelli.
Le dava una sensazione di pace mai provata prima.
Amava la freschezza che le accarezzava le gambe scoperte, o come i raggi del sole le baciavano la pelle lattea...
Questa era la calma che aveva sempre cercato.
Aveva abbandonato la città dopo la morte dei suoi genitori, e non voleva più sapere di soffrire per amore.
Non voleva essere additata come quella 'grassa'. Non voleva sentire le risatine delle ragazze alle sue spalle. Non voleva più piangere dalla disperazione perché era dannatamente sola.
Non voleva.
Non più.
Così aveva preso la decisione di cambiare aria, in tutti i sensi.
La campagna non aveva molte attrattive, ma li si sentiva in pace, amata.
Non particolarmente dai ragazzi, le bastava il sorriso di riconoscenza che le rivolgeva l'anziana signora che abitava a pochi metri da casa sua, o il saluto accompagnato da un dolce sorriso dal panettiere che stava in paese. 
Adorava essere chiamata per nome, nonostante non lo avesse mai sopportato, ma sempre meglio dei nomignoli che le venivano affibbiati a scuola. 
Si sentiva finalmente viva.
Arrivava a fine giornata ansiosa di iniziarne un'altra.
Alcuni mesi prima, desiderava solo farla finita, addormentarsi per non doversi svegliare più.
E invece è riuscita a scoprire il vero significato della parola amore. 
Amore fraterno, e forse, ma non si permetteva di pensarlo per non soffrire, anche l'amore romantico.
Già.
Lui che la guardava sempre mentre passava di fianco a loro nel cantiere, o le regalava qualche fiore da mettere in mezzo ai capelli. Le rivolgeva attenzioni come nessuno aveva mai fatto, stava sempre intorno a lei, cercando di intavolare con lei una conversazione. Peccato per il suo essere timida, o avrebbe già mosso qualche passo verso quel ragazzo.
"Hey, Lucia!"
Sorrise nel sentire il suo nome pronunciato da quelle labbra. Si voltò in direzione del cantiere, dove sei teste la stavano osservando.
Sorrise a tutti, prima di salutarli: "Ragazzi, io sono qua se volete pranzare, quanto vi manca?" Si coprì gli occhi per non farsi accecare dal sole, mentre loro ribattevano: "Un quarto d'ora!" Mugugni di disapprovazione salirono dalle loro bocche, mentre lei faceva una linguaccia, proprio come una bambina.
"Vi aspetto, a dopo."
Si incamminò per procederli nel loro posto sperduto in mezzo all'erba e agli alberi, stendendo la coperta e tirando fuori i panini che aveva preparato.
Si mise all'ombra di un albero li vicino, aspettando i ragazzi.
Loro erano la sua famiglia.
Loro la facevano sorridere.
Loro la facevano sentire finalmente amata.
Un paio di muscolose braccia la cinsero per le spalle, sorprendendola.
Le scappò un urlo, subito coperto dalle risate di lui.
Ah, se la rideva?
Non ci mise mezzo secondo a saltargli addosso per riempirlo di solletico, fino a fargli venire le lacrime agli occhi.
Non le importava se pesava e lo stava praticamente spiaccicando a terra, proprio no.
Ora era al massimo della felicità. 
Essere li, con lui, farlo ridere...
Si, era finalmente felice.





 
 
Sono consapevole che una storia (?) come questa, finirà nel dimenticatoio XDXD
Ma è un modo perfetto per sfogarsi, ne avevo bisogno. Sperare in un po' di dolcezza, come la loro storia, non fa mai male, no? **
   
 
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