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Autore: silviabilia    16/06/2012    4 recensioni
(La storia è ambientata poco prima della Saga degli Androidi, quando Bulma è da poco incinta di Trunks (ma lei ancora non lo sa), e lei e Vegeta, dopo una poco duratura relazione, si sono lasciati.) Bulma trova un povero gerbillo gravemente ferito da una civetta davanti a casa sua, e decide di curarlo...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un super gerbillo!

La storia è ambientata poco prima della Saga degli Androidi, quando Bulma è da poco incinta di Trunks (ma lei ancora non lo sa), e lei e Vegeta, dopo una poco duratura relazione, si sono lasciati.


 

Il giardino della Capsule Corporation, da cui si poteva accedere dalla porta scorrevole situata in cucina, era davvero enorme, pieno di fiori, piante e arbusti di ogni tipo, senza contare il piccolo stagno con le varie fontanelle situato a nord del complesso, vicino ad un boschetto di larici. La signora Brief, infatti, amava la botanica (oltre che i pasticcini e i dolci) e aveva fatto piantare un casino di specie vegetali. Ciò attirava scoiattoli, ricci, uccellini, falene, raganelle, farfalle e le ormai rare lucciole, stanche del traffico della città dell’Ovest e bisognose di un po’ d’aria fresca.

Quel mattino di tarda primavera era caldo e afoso. Bulma sedeva in cucina, con una tazza di caffè, una croissant in una mano e il quotidiano nell’altra, mentre leggeva la sua ultima, esilarante intervista riguardo alla sua ultima scoperta nel campo dell’ingegneria medica. “La geniale e bellissima Bulma Brief, la figlia del famoso Dottor Brief, dopo lunghe ricerche, ha perfezionato le tecniche di trasfusione nel campo medico: grazie ad un macchinario chiamato VX-621cc, ora non è più necessario avere lo stesso gruppo sanguigno del donatore per fare trasfusioni. Basterà, infatti, “riadattare” il sangue del donatore, inserendolo in un becker posto dentro il macchinario che, a seconda del codice inserito, provvederà a cambiarne il gruppo sanguigno. Inoltre, non solo il macchinario VX-621cc sa cambiare il gruppo sanguigno, ma può cambiare la consistenza stessa del sangue: si potrà, quindi, fare le trasfusioni con il sangue di un vitello, di un maiale, di un cavallo! Geniale! Il tutto ad un modico prezzo di 4,560 dollari! Entro qualche mese questo macchinario sarà presente in tutti gli ospedali della regione, pubblici e privati. Al momento, però, c’è solamente il prototipo (funzionante) nel laboratorio segreto della Capsule Corporation.”

Geniale. Già. Era una ragazza geniale. Lo pensava ogni volta che leggeva sui giornali delle sue scoperte. Per lei erano così scontate, e invece le altre persone le trovavano delle vere e proprie rivoluzioni. Chissà, magari un giorno sarebbe riuscita a fare un macchinario che facesse cessare tutte le guerre nel mondo, o… una macchina del tempo! Sarebbe stata una cosa grandiosa, a dir poco.

Mentre fantasticava, però, fu interrotta dall’entrata in scena di un Vegeta appena sveglio, e per questo motivo ancora più odioso del solito: non c’era niente di peggio che un Saiyan la mattina. Vegeta si mise a tavola, senza degnarla di uno sguardo, e iniziò a fare colazione: quattro tazze di latte, sei croissant al cioccolato, due alla marmellata, due krapfen alla crema, un’intera scatola di cereali, due yogurt alla fragola, tre pesche, quattro albicocche e, per finire, anche il caffè. Le faceva venire il voltastomaco (nonostante Vegeta, in confronto a Goku, fosse molto più educato a tavola), talmente tanto che Bulma aveva iniziato ad alzarsi e a fare colazione prima di lui, in modo da non riuscire a vedere quelle oscenità. Oggi, però, era stata trattenuta dall’articolo di giornale. Inoltre, quella settimana, Vegeta era più mattiniero del solito… chissà cosa aveva in testa. “Quello scimmione è davvero insopportabile! E non dice nemmeno ‘buongiorno’, si limita a mangiare e basta! Che maleducato… come ho fatto a starci insieme? Sarò un genio della scienza, ma in fatto di scelte amorose sono davvero stupida… tra lui e Yamcha non so chi sia peggio!” pensò Bulma, nauseata e schifata nell’osservare quella scena.

Al secondo yogurt di Vegeta, Bulma corse in bagno e vomitò anche l’anima. Dopo esserci  pulita e cambiata, iniziò a riflettere. “Va bene, Vegeta farà pur una colazione abbondante, ma… è da quando sono piccola che non vomito… non dirmi che… Oh, mamma!” e si portò una mano alla bocca.

 


Vegeta finì la colazione con calma, finché non fu (quasi) completamente sazio.

Umm… chissà perché Bulma si è messa a correre di sopra all’improvviso… due secondi prima stava leggendo il giornale! Bah, chi le capisce queste terrestri! Comunque, ho cose più importanti a cui pensare.

Vegeta salì le scale e camminò per il lungo corridoio, finché non aprì l’ultima porta della stanza che dava sulla terrazza: la sua stanza. Era una stanza semplice ma elegante: era luminosa per via delle ampie finestre, le pareti erano azzurre, di fronte alla porta vi era una porta scorrevole che portava sulla terrazza e a sinistra della porta di entrata vi era una seconda porta che portava al bagno privato. Sul lato sinistro della stanza vi erano il letto a due piazze e i due comodini, con sveglia, due lampade e anche una piantina. Sul lato destro, invece, vi erano una cassettiera e lo specchio.

Qui, Vegeta, si lavò e si cambiò, mettendosi la tuta da allenamento fatta da Bulma, e scese nella camera gravitazionale per allenarsi: da una settimana circa i suoi allenamenti erano duri e costanti, nonostante avesse raggiunto finalmente il suo scopo: diventare Super Saiyan. Finalmente era come Goku, ma questo non gli bastava: voleva allenarsi ancora, e ancora, per diventare più forte di lui! A maggior ragione, poi, doveva allenarsi per l’avvento dei cyborg che, a detta di quello strano tipo venuto dal futuro, sarebbero stati attivati dal Dottor Gelo esattamente tra un anno, sette mesi e due giorni.

Vegeta si allenò tutto il giorno, saltò anche il pranzo, fino a cena quando mangiò con Bulma. Anche in questo caso, nessun discorso, nessuna parola. E Bulma a metà della cena (dopo essersi strafogata più del solito) nuovamente si alzò e andò in bagno a vomitare.

Puah, le terrestri proprio non le capisco! Chissà perché quella donna si è di nuovo alzata correndo in questo modo! E non ha nemmeno finito la bistecca! Quanto spreco…” pensò Vegeta. “Ma chi se ne importa di quella lì, sono stravolto, è tutto il giorno che mi alleno. Meglio farsi una doccia e poi andare a riposarsi. Kakaroth, sappi che ti supererò!

 


Bulma, dopo essersi nuovamente ripulita, voleva accertarsi se i suoi dubbi fossero reali o meno, perciò si preparò per andare in quella parafarmacia aperta anche la sera. Chiuse la porta dietro di sé, quando una civetta lasciò cadere dai suoi artigli un povero gerbillo dal manto marrone, oramai quasi stecchito, ai piedi di Bulma.

«Oh, mamma, che schifo!» urlò.

Superato lo stupore iniziale, Bulma decise di portare dentro in laboratorio il gerbillo e di rinviare la visita alla parafarmacia, per controllare se si potesse curare la bestiola. “Uhm… il cuore batte ancora… e riesce a muovere le zampine, anche se lentamente… Uh, che ferite profonde! Hai perso molto sangue, piccolo? … MA CERTO! Il macchinario per le trasfusioni! Posso impostarlo in modo da salvare questa povera bestiolina da una morte certa! Uhm… però mi serve del sangue! Non ne abbiamo qui, alla Capsule Corporation, non siamo un ospedale. Io non posso, dato che il mio dottore ha detto che sono leggermente anemica, non vorrei avere un calo di pressione… poi come farei a curare il gerbillo se svengo? Uhm… Goku non parliamone, lui ha la fobia degli aghi, non riuscirei a prelevargli nulla… e poi non sento né lui né Chichi da un bel po’… mai che telefonano, quelli là! Grrr! Crilin, Yamcha e il Genio sono troppo distanti da casa, ora che mi raggiungono lo gerbillo sarebbe già… MA CERTO! Come ho fatto a non pensarci subito! Vegeta! So che non farebbe mai nulla per aiutarmi, ma a quest’ora già dorme come un sasso, i suoi allenamenti a gravità 550 lo sfiniscono ben benino… potrei prelevargli il sangue di nascosto! Tanto una fiala sarà più che sufficiente…”.

Così, Bulma salì pian piano le scale, in punta di piedi: l’udito di un Saiyan era superiore a quello terrestre, perciò doveva usare la massima cautela. Eccola, l’ultima camera in fondo al corridoio, quella che dava sulla terrazza. Abbassò pian piano la maniglia. La camera aveva la luci spente, e Vegeta dormiva un sonno profondo. Inoltre, dalle ampie finestre filtravano i raggi lunari, in modo che Bulma ci potesse vedere nonostante le luci spente. “Che fortuna sfacciata!” pensò.

Ecco, ora basterà che mi avvicini, che prenda l’avambraccio di Vegeta bucandolo con l’ago e prelevandogli il sangue, e il gioco è fatto!”. Bulma si avvicinò con cautela a Vegeta. Caspita! Aveva il braccio sotto il cuscino! Cercò di spostarglielo, ma nulla, non si spostò nemmeno di un millimetro. “Stupido Saiyan, forte anche mentre dorme! Ora vediamo che cosa fai se… OH!” Bulma inciampò nel tappeto, finendo sopra il letto, a lato di Vegeta, mancando di poco il suo naso con il gomito. “O mamma, e se si sveglia che faccio?!” ma Vegeta, con uno sbadiglio, continuò a dormire. “Mammina cara, menomale… beh, da qui posso prelevargli il sangue senza spostargli di molto il braccio… ecco, devo alzargli il cuscino e bucarlo qui…” Bulma, fortunata donna, riuscì al primo colpo a trovare il punto buono per prevelare il sangue, e riempì la fialetta trionfante.

«Si, ce l’ho fatta!» sibilò Bulma tra sé e sé. Ma la sua felicità durò poco: Vegeta era da un pezzo che la stava fissando torvo. «DONNA! Che stai facendo qui?! Mi hai svegliato! E poi che cosa mi hai fatto?! Che cos’è quell’ago, eh?!»

Cazzo, mi ha scoperta sul fatto… lo sapevo che sarebbe finita così…

«ALLORA?! Il gatto ti ha mangiato la linguaccia, donna?!»

«MA COME TI PERMETTI?! Guarda che io ho un nome, mi chiamo B-u-l-m-a! Non chiamarmi mai più ‘donna’, stupido scimmione cafone!»

«Taci, non hai ancora risposto alla mia domanda! Che cosa ne vuoi fare del sangue che mi hai prelevato, eh?»

Ma Bulma se l’era già svignata, e corse verso il laboratorio, con Vegeta che la inseguiva.

«Ma come osi?! Torna immediatamente qui, femmina!»

Ma Bulma con un doppio salto degno di Lara Croft balzò dentro il laboratorio e serrò la porta. Vegeta, però, con un pugno (nemmeno tanto forte), scassò la porta ed entrò sbraitando.

«Si può sapere che cosa stai facendo?! Ridammi il mio sangue!»

«Uffa, sei proprio noioso! Beh, avevo bisogno di un po’ del tuo sangue per curare LUI!» ed indicò con un dito il tavolo al centro del laboratorio. Vegeta si avvicinò al tavolo, arrabbiato per il carattere sfrontato di quella donna così arrogante, quando scorse un minuscolo roditore. Vegeta si girò verso Bulma, furioso.

«TU NON DARAI MAI IL MIO SANGUE AD UN TOPO!» urlò.

«E’ un gerbillo, Vegeta, è un gerbillo… e poi, poverino, è stato attaccato da una civetta! E’ gravemente ferito, ha perso molto sangue… aveva bisogno di una trasfusione, e così…»

«E così sei venuta a disturbarmi mentre dormivo, rubandomi il mio prezioso sangue blu anziché usare il tuo sangue da sporca terrestre e…»

«Sentimi bene, il dottore ha detto che sono anemica, quindi non rompere! E poi, mettiti nei panni di questo povero gerbillo…!»

«Noi Saiyan siamo forti, coraggiosi e valorosi, non ci facciamo intimidire da nessuno, tantomeno da un uccellino!»

«Finiscila di fare il pallone gonfiato e renditi utile una buona volta!»

«Non me ne frega niente se ti sono utile o meno! Non osare…!» ma Vegeta non fece in tempo a finire la frase che Bulma mise il sangue nel becker del macchinario, impostò il codice per gerbilli fischiettando e si girò con fare di sfida verso Vegeta.

«T…TU!» sbraitò Vegeta fuori di sé. «Quelli come te, quelli SFRONTATI come te, a quest’ora sarebbero stati torturati e uccisi dalle mie stesse mani!»

«E’ da anni che mi auguri la morte, non sai dirmi altro?»

«Con questa frase mi hai solo fatto capire quanto io sia stato clemente con te! E’ la volta buona che finisci la tua inutile vita, terrestre!»

«Certo, certo… uccidi pure la madre di tuo figlio!» Bulma si mise una mano sulla bocca: si era lasciata sfuggire quello che si era giurata di non dire fino ad un momento abbastanza maturo. Vegeta, intanto, era paonazzo in volto, ma non di rabbia: aveva gli occhi sbarrati e non muoveva più un muscolo. “Ma… MADRE?! FIGLIO?! Ho… ho sentito bene?!” poi riprese conoscenza.

«Tu… tu stai bleffando!»

Bulma decise di dirgli tutto. Dopotutto, non poteva rimangiarsi la verità dei fatti. «Guarda che è vero: oggi a colazione e a cena sono andata in bagno a vomitare… secondo te, perché?!»

Vegeta era ancora più rosso in volto. Passò almeno un minuto buono prima della risposta. «Fai quello che vuoi con il tuo stupido topo!» e tornò nella sua stanza, un po’ arrabbiato un po’ stupito.

«Va bene!» disse Bulma con un sorriso.

*Biiiip* Il macchinario aveva finito il suo lavoro: mancava solamente la trasfusione e la ricucitura delle ferite. Il tutto sarebbe durato nemmeno quattro ore. Iniziò il lavoro e, dopo qualche ora, tutto finì per il meglio.

Ora devi riposarti, caro. Domani mattina vengo a controllare come stai. Ecco, ora ti metto qui…” e lo mise in una comoda e grande gabbietta per criceti, dotata di cibo, acqua e di lettiera comoda. “Notte, piccolo Gerbillo!

La mattina dopo Bulma, dopo essersi lavata e aver fatto colazione, andò saltellando al laboratorio. Aprì la porta, andò verso la gabbietta e…

«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»

L’urlo di Bulma fece accorrere Vegeta, forse per l’incolumità della madre di suo figlio o forse per pura curiosità, ma non notò nulla di strano. «Si può sapere che hai da urlare?!»

«Il gerbillo… è… la sua gabbia… è… oddio! Dov’è il gerbillo!»

Le sbarre della gabbia erano incenerite in un punto, e formavano un buco largo più o meno 12 cm.

«Sarà scappato! Che domande…» Vegeta fece spallucce.

«Già, forse è scappato perché ti ha visto in faccia, brutto scimmione che non sei altro!» Bulma era fuori di sé. «Ma CERTO che è scappato! Ma chi è stato a fare questo buco?! Ho controllato, la gabbia era integra ieri sera! Giuro Vegeta che sei stato tu non la passi liscia stavolta! Quel gerbillo era in pessime condizioni di salute, doveva rimanersene nella gabbietta tranquillo! Grrr!»

«Ahahahah, Bulma, guarda che ti ricordo che il topo ha il mio stesso sangue… oh mamma, Bulma, non è che il gerbillo è diventato un super gerbillo?» disse Vegeta preoccupato.

«………AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! Vegeta, questa è la cosa più STUPIDA che una persona potesse mai dire! Ma nemmeno Goku fa queste domande! Mi sorprendi, davvero! AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!»

«Non è vero! Kakaroth fa solo domande stupide! La mia è intelligente e sensata!»

«Si, certo! E i paguri volano!»

«Finiscila, donna! Mi stai innervosendo!»

«Ahahahah! Ma stai zitto che ti innervosisci praticamente per tut… OHI!» Bulma fece un salto. Qualcosa l’aveva colpita alla caviglia, che ora le bruciava. «Vegeta, se sei stato tu non è divertente! Io stavo solo scherzando!»

«Io non ho fatto proprio niente, sei tu che hai le traveggole!»

*Squit, squit, squiiiiiiiit*

Vegeta e Bulma si girarono all’unisono: un gerbillo dal manto biondo, avvolto da un’aura dorata e i peli rivolti verso l’alto come un punkabbestia ad un rave party era davanti a loro che li scrutava.

«IO TE L’AVEVO DETTO CHE SI ERA TRASFORMATO IN UN TOPO SUPER SAIYAN!» disse Vegeta, ancora incredulo di ciò che stava guardando.

«E’ un gerbillo, per diamine! E se è incavolato, è solamente per colpa tua, che gli dai del topo!»

«Non è vero, è colpa tua, che l’hai richiuso in quella gabbia!»

Bulma non fece in tempo a rispondere che il gerbillo iniziò a squittire inferocito, e mise le zampette in una strana posizione alla sua destra.

«Ma, sbaglio o è il mio speciale Big Bang attack, quello?!» Vegeta sbarrò gli occhi.

«Non essere ridicolo, Vegeta! Sarà anche un super gerbillo, ma resta pur sempre un gerbillo! Non potrà mai imparare le tue mosse!»

*Squitti-squitti SQUIT!*

Un’onda di energia divampò dalle zampette del gerbillo, e bruciò una buona parte della tuta di Vegeta, mancando di poco Bulma. Vegeta e Bulma, increduli, iniziarono a correre verso la porta di uscita del laboratorio, e si chiusero fuori.

 «CHE TI AVEVO DETTO! Quello è il mio speciale Big Bang attack!»

Bulma, dopo un attimo di stupore e di spavento, iniziò a ridere. «Ahahahahah! Vegeta tanto intrepido nell’affrontare Ginew, Freezer e compagnia bella, ma scappa davanti a un gerbillo!»

«Lui non è un semplice topo…!»

«Gerbillo, Vegeta, gerbillo…»

«… lui è un GERBILLO Super Saiyan! Mai sottovalutare i Saiyan!»

«Si, va bene… MA ORA LIBERATI DI LUI PRIMA CHE MI DISTRUGGA IL LABORATORIO!»

«Okay, ora entro! Mi basterà calpestarlo e finirà comunque spiaccicato come una frittata, perché io sono più grosso e più…»

*SQUIT!*

«Il gerbillo ha bucato la porta con un’onda d’energia! Vegeta, fa qualcosa!»

«Quel brutto filibustiere di un topo! Ora se la vedrà con me!»

Vegeta partì all’attacco. Bloccare il criceto non fu affatto facile, dato che saltellava qua e là e lanciava onde di energia a destra e a manca, sconquassando il laboratorio. Inoltre, tra becker e provette distrutte, attrezzi rovesciati, vetri spaccati, squittii, urla d’attacco e Bulma che urlava di fare attenzione ai pc e ai suoi esperimenti, c’era un casino infernale.

«L’HO PRESO!» urlò Vegeta trionfante. «E ora ti strozzerò… uhm… non riesco a strozzarlo… ma che?!» Il criceto faceva di tutto per non farsi stritolare dalla mano di Vegeta, e ci era riuscito. Poi gli morsicò il dito. Vegeta mollò la presa. «MANNAGGIA A TE! Ma ora non la scamperai liscia, stupido topo!»

Vegeta si mise innanzi alla porta del laboratorio, allungando la mano verso il gerbillo che si trovava sopra il tavolo al centro del laboratorio. Bulma intuì le intenzioni di Vegeta. «NO! COSì DISTRUGGERAI TUTTI I MIEI ESPERIMENTI!» Ma era troppo tardi. Vegeta lanciò un’onda d’energia che devastò il laboratorio. Non c’era più nulla, e anche il gerbillo era morto definitivamente.

«Che ti avevo detto? Ce l’ho fatta! E non ho nemmeno dovuto trasformarmi in Super Saiyan, a differenza sua!» disse Vegeta trionfante.

«Certo, ma lui era un gerbillo» disse Bulma scocciata. «E poi guarda…» quasi le vennero le lacrime agli occhi. «… guarda! Tutti i computer, i miei esperimenti, le mie ricerche… speriamo che mio padre possieda tutte le copie negli altri pc… e menomale che oggetti importanti come il radar cerca-sfere non erano qui, sennò chi li sentiva gli altri… e poi, NO!» Bulma si inchinò innanzi alle ceneri della sua (ex) macchina per le trasfusioni. «Era l’unico prototipo che avevo! E adesso? Come farò con gli ospedali? Se non presenti i macchinari entro quattro, cinque mesi che figura ci farò?! Mi toccherà rifare tutto, senza i miei appunti!» e a questo punto si girò infuriata verso Vegeta. «… e lo sai perché?! PERCHE’ ME LI HAI BRUCIATI CON LA TUA SFERA D’ENERGIA, PERCHE’ NON SAI UCCIDERE UNO STUPIDO GERBILLO!»

«Non ti accontenti mai, tu!»

«Basta, per favore, ora non voglio più parlarne!» Bulma uscì infuriata dall’ormai ex laboratorio, e si diresse sulla terrazza. Vegeta, intanto, andò in camera sua per cambiarsi e fare gli allenamenti giornalieri. “Anche se per oggi ne ho abbastanza, sono comunque importanti.” Disse tra sé e sé.

Fece per cambiarsi quando vide Bulma in terrazza, appoggiata allo scorrimano, che guardava le nuvole in cielo. Decise di andare anche lui lì.

«Non fare l’arrabbiata, era necessario, e tu lo sai.»

«Nessuno ti ha chiesto di venire qui, e poi sei davvero un insensibile! Ma, d’altronde, tu le parole ‘fatica’, ‘lavoro’, non sai nemmeno cosa significhino…»

Vegeta non rispose, e iniziò anche lui a guardare le nuvole. Fino a quando, dopo minuti di totale silenzio, Bulma riprese a parlare.

«Riguardo al bambino… è praticamente certo, anche se oggi vado in parafarmacia per avere le conferme. Non te lo volevo dire così, per colpa di uno stupido gerbillo… Comunque, voglio tenerlo, con o senza il tuo consenso. Sono abbastanza grande, ormai.»

«Va bene, fai quello che vuoi, non mi interessa. Ma sappi che nonostante io sarò il padre di quel marmocchio, non ci tengo a tornare insieme a te solo per quel motivo.»

«Figurati io! A ‘sto punto preferisco provarci con il Genio!»

«IO NON SONO MINIMAMENTE PARAGONABILE A QUELLO LA’!»

«Già, sei anche peggio!»

Ma se un giorno cambierai idea, e accetterai le parole ‘famiglia’, ‘casa’ e ‘amore’ con me, beh, allora io sarò lì. Ti aspetterò, nonostante tu sia un arrogante scimmione che non sa mangiare civilmente, nonostante tu non sappia pronunciare il mio nome, nonostante tu mi abbia spaventata a morte su Namek e che abbia quasi ucciso Goku, nonostante tu mi abbia distrutto l’intero laboratorio e mandato quasi a monte i miei piani lavorativi per uno stupido gerbillo. Che sia questo, il vero amore?

E tornò a guardare il cielo.

  
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