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Autore: HitomiKisugi    16/06/2012    4 recensioni
Dieci secondi.
Possono passare in un soffio.
Possono essere un’eternità.
Tutto dipende da ciò che è la posta in palio.
In altre parole… la mia prima Jock, nonché la mia prima Fanfiction!
Attenzione! Possibilità di OOC!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brick, Jo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - La vendetta dell'isola
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Toronto, Canada.

Un ragazzo e una ragazza, due tipi con la mania della competizione, si stavano incamminando verso la casa di lei per accompagnarla dopo una serata decisamente movimentata.

-È stata proprio una gran bella idea quella di andare al bowling, Bricco di latte!- commentò spavalda Jo. –Adesso sappiamo chi è il migliore in questo sport!-
-Sgrunf.- commentò Brick cercando di non pensare alla sua ultima e cocente sconfitta. –Se hai vinto tu, era semplicemente perché oggi non era la mia serata fortunata!-
-Ah, ma davvero? Dato che ci siamo, facciamo un bel riepilogo: corsa, nuoto, salto in lungo, calcio, ping-pong… Neanche in quelle discipline hai avuto poi tanta fortuna! Pensi davvero che la prossima volta col basket andrà meglio?-

Ecco. Una delle specialità di quella ragazza era proprio affondare il dito nella piaga.
Il soldato le lanciò un’occhiataccia.
Sapeva benissimo che avere a che fare con Calamity non era per niente una cosa semplice, in quanto richiedeva una gran dose di coraggio, pazienza e una lingua pronta a ribattere le sue battutine sarcastiche. Come sapeva che stare con lei equivaleva ad una sfida continua. A dispetto di tutto questo, era disposto a sopportarla proprio perché in fondo le piaceva molto e la conosceva bene da sapere che nella bionda vi si celavano anche buone qualità che ostinatamente non traspariva agli altri tanto spesso.

Finalmente erano giunti davanti al cancello della casa di Jo.
-A riposo, soldato! Ci vediamo sabato prossimo al campo sportivo!- e dopo averlo congedato fece per andarsene, quando lui la trattenne.
-A-Aspetta Jo!-
-Dimmi.-
“Forza, puoi farcela!” s’incoraggiò mentalmente Brick.
Gli si parava un’altra sfida davanti, una delle più toste che potesse mai affrontare nella sua vita. Una con cui neanche nella sua consolidata esperienza nell’esercito si era scontrato perché era una cosa di tutt’altra natura.
Si era dannato per trovare le parole giuste, si era allenato per diffondersi sicurezza e autocontrollo. Forse quella era davvero la sua volta buona, il suo giorno fortunato.
“È lì che ti sta guardando, non fare la figura dell’impalato! Fai un respiro profondo e poi le parli! Uno… due… tre…!”
-Jo. Mi sono reso conto che ormai è da parecchio tempo che ci frequentiamo. Non pensi che ormai sarebbe meglio rendere ufficiale la relazione tra noi?-
Sì! Lo aveva detto! Ce l’aveva fatta!

Dopo l’attimo di stupore iniziale, la ragazza lo guardò con sospetto.
-Cioè, in altre parole, mi stai chiedendo di diventare la tua ragazza? Di fidanzarci?-
-Sì, signora!-
Passarono secondi in silenzio a fissarsi.
Lei si accorse che il suo rivale di sempre era più nervoso che mai per via della risposta che doveva dargli, ovviamente. Che gli poteva dire?
D’altro canto, Brick voleva che quell’estenuante attesa fosse stata rotta al più presto da un suo qualsiasi segnale. Un gesto, una parola… accidenti!

Jo sospirò chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, erano puntati verso il basso, come se quelle che stava per dire le sarebbe costato un enorme sforzo ed, in effetti, era così.
-Brick… Sai, all’inizio del reality ti credevo il classico babbeo senza spina dorsale. Invece poi… mi sono resa conto che per me sei la persona più coraggiosa di questo pianeta. Ed anche stavolta me lo hai dimostrato.-
La recluta capì che stava parlando di se stessa, come se gli stesse dando un avvertimento che già sapeva.
-Devo… devo prenderlo per un sì?-
Calamity si rianimò.
-Hey hey hey! Calma, soldato! Per una cosa del genere devo pensarci bene!-
-Comprensibile. Quanto tempo ti occorre?-
-Allora vediamo… Hmmm…- disse Jo portandosi l’indice sul mento. A Brick non piacque quello sguardo che aveva assunto. Quello tipico di chi piace tenere sulla corda il prossimo: sorrisino furbo e occhi da canaglia. Lui ebbe il presentimento che la risposta non gli sarebbe piaciuta. –Visto il valore della domanda… io dico che due mesi di tempo per pensarci saranno sufficienti!-

Due mesi.
Il ragazzo la guardò incredulo, cercando in quel mentre di capire se ella stesse parlando seriamente oppure volesse soltanto prenderlo in giro.
L’asso di tempo richiesto era un tantino eccessivo. Decisamente eccessivo.
-Ehm… Io trovo che sessanta giorni per decidere siano come dire… troppi! Che ne diresti invece qualcosa del tipo venti giorni?- “Anche molto meno…!” fu la frase sottintesa e speranzosa che avrebbe voluto aggiungere.
Ma il suo tentativo di persuasione era destinato a fallire.
Calamity sbuffò, si girò dandogli le spalle e incrociando le braccia.
-Questa è una cosa importante, soldato! Non puoi pretendere che la prenda alla leggera!- sbottò categorica.
-No, sei tu che ne stai approfittando per prendertela comoda!- replicò secco Brick sul punto di impazzire.

Ecco un nuovo battibecco tra i due, l’inizio di un’altra sfida.
Era il loro modo personale di comunicare, un rituale, un’abitudine che non potevano e non volevano fare a meno.
Jo, approfittando di non essere vista in faccia, sorrise sibillina.
-Visto che tu hai cominciato a farmi seriamente arrabbiare e visto che non riusciamo a trovare un comune accordo, cosa che tra l’altro non è per niente un buon inizio per una coppia, direi che a questo punto dovremmo ricorrere a tempi molti lunghi. Credo che avrai una mia risposta non prima di dieci mesi!-

Brick sussultò.
Dieci mesi? DIECI MESI?!
Un’eternità! Nel frattempo sarebbe morto di attesa!
Ma quanto le faceva costare dirgli subito un “sì” o un “no” e farla finita una volta per sempre? Anzi, quel “no” preferiva in gran lunga non riceverlo, sinceramente.
Ma se voleva la guerra, allora guerra sia!
Ormai la pazienza era andata a farsi benedire. Leggermente infastidito si lanciò al contrattacco. Quel che è troppo è troppo!
-Immagino che tu avessi voluto dirmi dieci giorni, invece!-
-Dieci settimane!-
-Dieci ore!-
-Dieci secondi!-
La recluta fece per ribattere ma si fermò all’istante.
Sbarrò gli occhi. Aveva detto… veramente… secondi?

Dieci secondi. In sé erano uno scorrere da niente, ma se venivano associati a qualcosa di importante diventavano più difficili da sopportare, addirittura estenuanti.
Brick non li contò nemmeno quei secondi.
Aspettò e poi si buttò fidandosi del suo istinto.
-Ora.-

Tutto dipendeva dalla sua decisione. Lei lo sapeva, lo sapevano entrambi.
Il cadetto la stava aspettando impazientemente col cuore in gola.

Finalmente Jo spezzò il silenzio con un sussurro.
-Idiota.-
Ma non c’era ombra di cattiveria in quella parola. Nessuna.
Del tutto improvvisamente la ragazza si voltò, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
Brick, dopo un attimo di sorpresa, chiuse immediatamente gli occhi e l’abbracciò stretta a sé. Un bacio ricambiato, lungo, appassionato.
Già aveva intuito che risposta che gli avrebbe dato.

Jo appoggiò la testa sul suo torace, sorridendo dolcemente, felice quanto lui.
-Sì, accetto!-



FINE.




Nota dell'autrice.

Non so che roba sia saltata fuori ai vostri occhi, ma... Grazie mille per avermi dedicato un po' del vostro tempo per la mia storia!
Sono nuova di qua e quindi spero che non abbia fatto errori con i dati, se ne avete trovato qualcuno vi prego di farmeli notare. In quanto alla sezione "Personaggi" avrei voluto anche aggiungere Jo ma non ho trovato il modo per farlo. Help me!

Alla prossima (forse!).
   
 
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