Piazza Tien'anmen – Metropolitana
“Shiro, ti prego, dimmi dove mi stai portando!” chiese Mila esasperata dal silenzio continuo del ragazzo. Era ormai un ora che viaggiavano in metropolitana, e a nulla erano servite le domande di Mila: Shiro, irremovibile, si rifiutava di dirle cosa aveva organizzato. In tanti anni che viveva a Pechino, Mila non aveva ancora visitato la storica piazza simbolo della città, che a quell'ora era piena di gente che passeggiava. I ragazzini si muovevano in gruppo ridendo e scherzando, i bambini piccoli correvano veloce causando molta ansia ai genitori che li seguivano rimproverandoli, le coppiette camminavano mano nella mano. Mila era estasiata di fronte a tanta grandezza. In quel momento ripensò al Giappone, alla sua famiglia, al fratellino Sunny che ormai cresciuto si era sposato con una ragazza indiana dagli occhi color del mare, Latika, che somigliava ad Aishwarya Rai, e al padre, che, finalmente sposatosi con la signora Tajima, la sua vera madre, aveva finito per divorziare da quest'ultima per un tradimento da parte di lei nientemeno che con il cognato Jaidev Raji, il padre della moglie di Sunny. Jaidev aveva abbandonato la madre di Latika per stare con la signora Tajima circa 3 anni prima, causando uno scandalo epocale che ancora adesso era il principale argomento di conversazione a Tokyo. “Ci sono persone che non dovrebbero mai sposarsi”, pensava Mila, “e una di queste è mia madre. Non ha fatto altro che fare disastri, in tutta la sua vita non è stata in grado di combinare nulla di buono. Non è stata in grado di crescermi, di darmi l'affetto che meritavo, di essere una brava moglie per mio padre. Un figlio è una responsabilità da non sottovalutare, avrebbe dovuto pensarci, prima di metterne al mondo uno. Io ho scelto di non sposarmi per poter proseguire la mia carriera sportiva, rinunciando a costruire una famiglia. Non ho rimpianti, ma non posso non pensare a come sarebbe stato se la mia vita avesse preso una piega differente. Di sicuro non avrei commesso lo stesso sbaglio di mia madre, ho capito che i figli vengono prima di tutto.”
“Mila?
Che succede? Mi sembri persa...” le disse Shiro, preoccupato,
distogliendola dai suoi pensieri.
“Niente...va
tutto bene” rispose Mila tenendo gli occhi bassi.
“Ho
fatto qualcosa di sbagliato, forse?”
“No,
assolutamente! Ecco...pensavo a mio padre. Mi manca tanto, sai. E
vorrei tanto rivedere mio fratello, non lo sento da troppo tempo”
“Ti
capisco, anche a me manca la mia famiglia. Non siamo molto uniti, ma
si ha sempre bisogno di un po' d'affetto”
“Già...”
“Su,
non pensarci, adesso siamo qui, insieme. Ti piace questo posto?”
.
“È stupendo, Shiro”
“Non ho avuto
molto tempo per organizzare qualcosa di più galante, ma ti
prometto che ti porterò ovunque tu vorrai. Ci sono tante cose
che possiamo fare a Pechino...la Città Proibita, il Palazzo
d'Estate, il Tempio del Paradiso, lo Zoo...mi hanno detto che lo Zoo
è bellissimo” le sorrise guardandola teneramente.
Mila
lo ascoltò tremando come una foglia a causa del vento gelido
che si era messo a soffiare improvvisamente, ma emozionata per il
momento magico che stava vivendo. Spinta dal gelo di febbraio, si
buttò tra le braccia di Shiro, cercando un po' di calore e di
conforto.
“Ti amo, Shiro, grazie” balbettò
felice, cercando di asciugarsi il viso inumidito dalle lacrime di
gioia strofinandosi sulla sua giacca.
“Ehi, aspetta, non
possiamo qui, ci stanno guardando tutti” cercò di
ritrarsi, non sapendo bene come doveva comportarsi in quel
frangente.
Mila si staccò controvoglia, capendo che doveva
trattenersi e farsi passare la malinconia, se non voleva rovinare la
bella serata. Shiro si era già spinto molto in là
portandola a cena e fidanzandosi ufficialmente con lei, non poteva
pretendere che diventasse Mr Coccola istantaneamente.
“Puoi
portarmi a casa? Sono molto stanca...” gli disse sospirando, un
po' intristita dai pensieri familiari e dalla freddezza di
Shiro.
“Certo” annuì Shiro, un po' preoccupato
per il cambiamento repentino d'umore della ragazza.
Durante il
viaggio di ritorno in metropolitana, Mila continuò a fissare
fuori dalla porta, immersa nei suoi pensieri. I due non si rivolsero
la parola, tanto che Shiro pensò di aver commesso un grave
errore a rifiutare l'abbraccio. D'altro canto queste erano le
convenzioni: in Cina, come in Giappone, era ineducato dare sfogo ai
sentimenti in pubblico. Nel privato tutto è concesso, ma il
decoro è importante, pensava tra sé e sé.
Scesi dalla metropolitana, Shiro chiamò
un taxi e accompagnò Mila al dormitorio. Era già l'una
e mezza del mattino, un orario impensabile per una giocatrice nel
pieno di un torneo di pallavolo. Shiro stava per salutare Mila quando
apparve correndo la signora Yang in camicia da notte con un aria
molto alterata. Stava rischiando di perdere le babbucce di lana ai
suoi piedi dalla foga con cui si avventava su di loro.
“Come
vi è saltato in mente stare fuori fino a quest'ora? Non vi
sembra sconveniente? Allenatore Takiki, torni subito al suo
dormitorio! Mila, vieni con me, dobbiamo parlare”
Mila fece
un cenno rassegnato a Shiro e si allontanò con il direttore
sportivo della squadra, che la condusse nella sua stanza. Dopo
essersi sedute sul letto a due piazze, la signora Yang apostrofò
Mila:
“Mila, questo tuo comportamento non è corretto
nei confronti delle tue compagne, che sono tornate a un orario
decente, pur essendo accompagnate da dei bei giovani esattamente come
te. Sai bene che siete nel pieno del torneo ed è richiesta una
grande concentrazione...tanto più che domani vi aspetta un
doppio allenamento, mattina e pomeriggio. Presto dovrete battervi
contro le Smashing Ponies, ti ricordi che l'ultima volta vi hanno
impartito una sonora sconfitta? Perciò adesso fila a letto, e
domani rimarrai in campo anche la sera ad allenarti da sola, come
punizione per la tua scorrettezza. Mi aspetto un comportamento più
rigoroso da te, signorina”
Mila la lasciò sfogare,
concentrandosi sul quadro con degli orologi appeso alle spalle della
signora Yang, poi annuì e si ritirò dalla stanza senza
dire una parola. La signora Yang rimase sul letto a massaggiarsi la
testa, temendo di essere stata troppo dura con la sua migliore
giocatrice. Non poteva esimersi dal rimproverarla, ma forse sarebbe
bastato solo punirla con l'allenamento in più, in quanto Mila
sembrava davvero amareggiata e in procinto di scoppiare a piangere.
Dormitorio delle Dragon Ladies
Mila si diresse a tentoni verso il
proprio letto, cercando di non finire addosso alle compagne che
dormivano o inciamparsi sui vestiti e le scarpe lasciate a terra. Che
disordine che c'era! Le ragazze non avevano proprio badato a
sistemare la stanza una volta tornate a casa! Dopo aver raggiunto il
letto, scoprì il pesante panno di lana e si rintanò
raggomitolandosi in posizione fetale. Aveva solo bisogno di riposo e
di non pensare a nulla. Stava per seppellirsi sotto le coperte quando
vide una luce accendersi alla sua destra: era l'abat-jour di
Gina.
“Pss” sussurrò l'alzatrice
“Gina?
Sei ancora sveglia?” chiese Mila con un tuffo al cuore.
“Si!!
Com'è andata con Shiro? Dai, raccontami, sono
curiosa!”
“Spegni la luce, non voglio svegliare le
altre! La signora Yang ha appena finito di farmi la predica, non
vorrei farla arrabbiare ancora di più!”
“Ok”
spense la luce “Dove ti ha portato?”
“Piazza
Tien'anmen” bisbigliò Mila, cercando di usare il tono di
voce più basso consentitole dal suo diaframma.
“Forte!
Anch'io vorrei vederla! Io e Antonio abbiamo parlato tutta la sera, è
stato bellissimo...lui è così...fantastico...”
Mila riusciva a percepire gli occhi a cuoricino dell'amica
“Vi
rivedrete?”
“Non lo so...Sarà dura con tutti
questi allenamenti...Comunque ci proveremo”
“E le
altre?”
“Le altre cosa?”
“Come hanno
passato la serata?”
“Mah...non ho fatto molto caso a
loro...ho passato la maggior parte del tempo a parlare con
Antonio...però aspetta..è successa una cosa
strana!”
“Cosa?”
“A un certo punto ho
visto Nami correre in bagno, seguita da Glin...mi sembrava in
lacrime...forse quel Schmidt l'ha fatta piangere”
“Non
mi è mai piaciuto quel tipo...Povera Nami! Spero non sia
successo niente di grave..”
“Non penso...Nami è
forte, non si farà certo abbattere da uno stronzetto
qualsiasi!”
“Lo spero”
Mila era rimasta
turbata dalle parole di Gina: fissava preoccupata il letto di Nami,
che dormiva tranquilla e ignara della conversazione.
“Quella
ragazza è uno schiacciasassi, nessuno può ferirla!”
pensava sconcertata.
“Beh Mila, ti saluto, sto crollando dal
sonno!” sorrise Gina
“Buonanotte Gina, a domani!”
rispose Mila poggiando la testa sfinita sul cuscino.
Dormitorio delle Dragon Ladies – La mattina dopo
“Dove
sono i miei pantaloncini? Uff, che disordine! Non si trova niente in
questa stanza!” sbraitava Glin isterica circumnavigando il
proprio letto.
“Glin,
è presto, torna a letto!” sbuffò Ming Hua
tirandosi la coperta fin sopra la testa
“Oggi
è giornata di allenamenti, dobbiamo essere puntuali! Forza
Ming Hua, giù da quel letto!”
“Alza
le tapparelle, Glin, altrimenti nessuno si sveglierà con
questo buio!” disse Xiu Lan, emergendo dal lenzuolo
sbadigliando spinta dal senso del dovere.
“Ma
che ore sono?” Gina aprì gli occhi guardando prima Glin,
poi Xiu Lan, ma non ricevette risposta. Nel frattempo Glin alzò
le tapparelle, rivelando un'intensa luce mattutina.
“Ragazze,
non vorrei allarmarvi, ma sono le 9.20” esclamò Mila,
che aveva acceso il cellulare. L'appuntamento sul campo era 10 minuti
più tardi.
Le ragazze scattarono in piedi in preda a
un raptus, chi cercando le scarpe, chi la maglietta sepolta sotto i
vestiti della sera prima e chi le ginocchiere sotto il
letto.
“Scusatemi, ma chi aveva il compito di impostare la
sveglia?” ruggì Maria improvvisamente squadrando le
compagne
Ming Hua arrossì fino alla punta dei capelli, per
poi rivelare balbettando: “Io l'avevo impostata...ma quando ha
suonato ero troppo stanca per alzarmi....quindi l'ho spenta e mi sono
riaddormentata. Non l'ho fatto apposta, giuro!!”
“MING
HUA!!” fecero in coro le Dragon Ladies fissandola sconsolate
“E
comunque stavate tutte dormendo, nessuna l'ha sentita, perciò
non potete incolpare solo me, perchè non vi sareste alzate
neanche voi!”
“Non importa ragazze, sbrighiamoci! La
signora Yang non ce la farà passare liscia questa volta! E
Shiro sarà molto deluso da noi!” disse Xiu Lan
risoluta
“Shiro...” pensò Mila agguantando un
reggiseno dal cassetto “Chissà se anche lui ha passato
una notte agitata quanto me...La nostra storia non è partita
sotto la migliore stella, spero che non abbia avuto
ripensamenti”
“Niente colazione stamattina allora!”
proruppe Amanda, che fino a quel momento non si era sentita
“Non
credo proprio che potremmo farcela, tu che dici?” Glin alzò
il sopracciglio scuotendo la testa. Amanda, mortificata, prese in
mano la prima cosa che trovò fingendo di metterla a
posto
“Amy, guarda che sono le mie mutande!” rise
Nami. Vedendola poi sempre più a terra, le bisbigliò:
“Non fare caso a Glin, è un po' fissata...”
facendole abbozzare un sorriso.
Dieci minuti esatti dopo, la ragazze
erano pronte e si dirigevano verso la palestra, affamate e stravolte.
Glin era euforica: era sempre stata fan degli allenamenti
spacca-ossa. Amava talmente tanto la pallavolo che accettava senza
lamentarsi anche gli esercizi più difficili, anzi li svolgeva
sempre con una carica in più che contagiava anche le altre
ragazze. Era come se fosse nata per quello sport, la passione per ciò
che faceva era più forte di qualsiasi altra cosa e solo quando
giocava si sentiva completa e in pace col mondo. Nient'altro riusciva
a darle questa sensazione.
Shiro e la signora Yang stavano
aspettando le Dragon Ladies seduti sulla panchina, parlottando tra
loro concitatamente. Appena videro le ragazze entrare, si alzarono
con l'intento di farle avvicinare. Le Dragon Ladies capirono che i
due avevano qualcosa da comunicare loro e si mossero speditamente.
Dopo essersi salutati, Shiro prese la parola: “Ragazze, mi ha
riferito il cuoco che questa mattina non vi siete presentate in sala
da pranzo per fare colazione. Che è successo?”
Le
Dragon Ladies stettero in silenzio, timorose. “La colazione
preparata appositamente per voi è stata buttata via. Posso
sapere a cosa devo questo spreco? Forse nessuna aveva fame?”
continuò Shiro.
Poiché nessuna si degnava di
rispondere, la signora Yang si spazientì: “So io cos'è
successo: le signorine hanno dormito fino a tardi a causa del loro
appuntamento di ieri sera. Eppure io e l'allenatore Takiki siamo
arrivati puntuali come sempre, o mi sbaglio?”. Sul campo calò
il gelo. Mila era sempre più nervosa: non credeva di meritarsi
tutte quelle ramanzine per essere uscita una santa volta nella sua
vita e le sembrava che la signora Yang stesse facendo una tragedia
greca per un nonnulla. Le altre ragazze erano stanche e non vedevano
l'ora di farla finita con tutti quei giri di parole: che si finisse
ora e subito.
La signora Yang capì lo stato d'animo della
squadra e cercò di mantenere la calma, provando a pensare ai
tempi in cui anche lei era una giocatrice. “Uno sbaglio può
capitare a tutti” pensò. “Inoltre sono brave
ragazze, certo, ai miei tempi era diverso, io non mi sarei mai
permessa di commettere un'azione simile, ma riconosco che non è
giusto tenerle sempre segregate e in tensione”.
“Che
non si ripeta più”, terminò decisa, stringendo
gli occhi abbastanza da acquisire uno sguardo torvo che incutesse
timore.
Le Dragon Ladies annuirono, poi, ad un cenno
dell'allenatrice, filarono nel campo cominciando il
riscaldamento.
“Le Smashing Ponies hanno una resistenza
invidiabile, perciò dobbiamo potenziare il fiato. Alla fine di
questa mattina non vi reggerete più su quelle gambette,
vedrete” sentenziò risoluta.
Fine giornata – Palestra
In accordo coi patti presi con la signora Yang, Mila era rimasta ad allenarsi anche dopo che le altre se n'erano andate. Stava facendo esercizi di allungamento per non sovraffaticare i muscoli dopo l'intera giornata passata in palestra, mentre pensava alle sue amiche e a Shiro. Il pensiero di Nami che piangeva l'aveva accompagnata dalla sera prima, non riusciva ancora a capacitarsi che qualcuno potesse averle fatto del male, poiché Nami era una roccia. “Uomini...solo voi siete capaci di ridurci così” riflettè mentre sdraiata a terra girava il braccio e la gamba opposti per allungare la schiena. “Perchè i rapporti con il mondo maschile sono così difficili? Ogni secondo si può commettere un passo falso...anche Shiro ieri sera mi ha allontanata facendomi sentire colpevole. Ma colpevole di cosa? Possibile che lui non riesca mai ad avere fiducia in me?”.
In quel momento Shiro uscì dalla porta dell'amministrazione e passò per il campo per andare verso il proprio dormitorio. Notando Mila che si allenava, decise di rimanere a guardarla, sperando che non si accorgesse della sua presenza. Sapeva bene di non poter restare lì, ma lo stesso non riusciva a muoversi.
“PERCHÈ?” disse Mila
ad alta voce per sfogarsi, producendo un rimbombo nella palestra
vuota.
“Perchè cosa?” rispose istintivamente
Shiro, facendola sobbalzare dallo spavento.
“Shiro...che ci
fai qui?” Mila si alzò da terra,lasciandosi sfuggire un
tenero sorriso appena si rese conto che lui era rimasto a guardarla
da un po'. Il dispiacere e la delusione nei suoi confronti le
passarono istantaneamente, lasciando il posto solo alla voglia di
fare pace.
“Stavo firmando della carte di là” -
rispose indicando la porta dell'amministrazione - “Ho appena
finito, sono qui da poco” aggiunse, quasi per difendersi
dall'essere stato colto in flagrante.
Quella frase intristì
un po' Mila, che si aspettava almeno una parola di scuse, o comunque
un tono più affettuoso dal suo fidanzato.
“Se vuoi
andare sei libero di farlo” le scappò detto, pentendosi
subito dopo di avergli chiesto di andare via. Era l'ultima cosa che
avrebbe voluto, ormai però il danno era fatto.
Shiro non si
scompose di fronte alle parole di Mila, ma capì che era
necessario modificare l'approccio. Era stanco dei silenzi e dei musi
lunghi, non ne poteva più di sentirsi in colpa e di ferirla
tutte le volte. Era quasi meglio quando non stavano insieme
ufficialmente, almeno riuscivano a parlarsi senza timore e con
spontaneità.
“Mila, sono stanco di discutere”
le disse cercando di mantenere un tono neutro.
“Anche io”
rispose lei, sperando una riappacificazione.
Poiché nessuno
dei due parlava, Mila chiese: “e quindi?”
Shiro non
sapeva cosa rispondere: il cuore gli diceva di avvicinarsi a lei, ma
la testa gli suggeriva di filarsela prima che la situazione si
complicasse ulteriormente.
Mila rimaneva ferma, aspettando la
decisione di Shiro. In cuor suo, sarebbe volata tra le sue braccia,
ma non voleva più rischiare di compromettere di nuovo la
situazione. Questa volta avrebbe lasciato fare a lui.
Finalmente,
Shiro si decise: “Io voglio ancora stare con te, ma dobbiamo
smetterla di litigare” disse d'un fiato
Mila si illuminò:
“Davvero? Non hai cambiato idea su di noi?”
“No”
disse sicuro. “Non voglio buttare tutto via. Tengo...molto a
te”
Mila stava per scoppiare dalla felicità. Le tornò
in mente quando al torneo benefico Shiro le aveva detto “Sei
bellissima” davanti a tutto il pubblico dello stadio. Shiro
stava incominciando a sciogliersi, a dimostrarle finalmente il suo
amore per lei! Non era ancora il massimo del romanticismo, ma voleva
provarci, si vedeva. Altrimenti perchè quell'appuntamento e
quelle dichiarazioni sull'impegno che le aveva fatto a cena?
“Anche
io non voglio buttare via tutto. Non ho mai voluto...io ti aspetto da
sempre, lo sai” gli disse col cuore in mano
Le parole di
Mila fecero crollare momentaneamente la razionalità di Shiro,
che rimase profondamene colpito. Quella ragazza era troppo perfetta,
come poteva volerlo ancora così intensamente dopo tanto
tempo?
“Lo so, Mila. E il momento è arrivato, non
dovrai aspettarmi più. Sono qui, adesso, non scapperò
più da te, da noi. Te lo dirò molte altre volte,
abbastanza perchè tu mi creda davvero. Io...”
Mila
non resisteva più. Corse verso di lui con gli occhi lucidi e
si fermò a pochi centimetri dal suo corpo.
“Tu?”
Gli chiese col fiato sospeso
Shiro si chinò leggermente per
guardarla negli occhi. Non sapeva da dove gli venisse quel coraggio,
ma si lasciò andare e la baciò dolcemente.
Fu un
momento che durò un'eternità, un momento atteso da un
vita intera, che li ripagò di tutta la fatica per arrivare
fino ad esso. Si staccarono emozionati, pronti a cominciare una nuova
vita, dove avrebbero vissuto solo momenti come quello, momenti
felici. Mila sentiva che tutte le partite di questo mondo non
avrebbero potuto darle una gioia più grande di quella che
sentiva stando insieme a Shiro. Quello era il suo posto, quella era
la sua meta finale, ciò a cui aveva sempre teso. Ciò
non significava che la pallavolo per lei non contasse niente, perchè
le aveva regalato grandi soddisfazioni, ma semplicemente che era una
parte del suo lungo percorso per arrivare all'uomo della sua
vita.
Shiro le sorrise, facendole battere il cuore dalla gioia,
poi le disse: “è meglio che vada ora. Non vorrei che
qualcuno ci vedesse. E poi non voglio interrompere il tuo
allenamento”
“Oh certo, sempre questa stupida paura
del giudizio degli altri! Neanche in momenti come questi riesce a non
pensarci!” si disse Mila incredula. Ma era ancora troppo sulle
nuvole per riuscire a ribattere qualcosa di sensato, così
stette in silenzio e annuì, guardandolo allontanarsi dalla
palestra. Lo stomaco le si contraeva dall'ansia e dai crampi per la
fame, ma decise di non ascoltarlo e proseguì con l'allenamento
per un'altra mezzora, anche se non riuscì per niente a
concentrarsi sugli esercizi che seguirono.
ANGOLO DI SQUIDINA
Ciao a tutti!!
Non sono proprio ispiratissima in questo periodo...anzi...però questo capitolo l'ho scritto un sacco di tempo fa e volevo pubblicarlo...
avrei voluto allungarlo un altro pochino ma spero che vi piaccia ugualmente...
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Spero di tornare “in forma” presto
Bacini
aquidina